Archivi categoria: Enogastronomia

Mulino di San Floro, Molinaro: «Un bell’esempio di filiera agricola italiana»

SAN FLORO (CZ) – Sono ritornate a funzionare le macine di pietra di un antico mulino in un casolare in bio-edilizia  a San Floro. La Coldiretti Calabria loda questa iniziativa perché si coniuga perfettamente con il territorio e da un contributo alla crescita che ha un disperato bisogno proprio del coraggio di nuove idee e realizzazioni che in questo ultimi anni stanno venendo  proprio dai giovani e nell’agricoltura e agroalimentare. «Uno straordinario ritorno al passato che sa tanto di presente – commenta Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria – davvero tutto ottimo  e con punte di eccellenza per un’immersione confortante nei sapori sempreverdi della tradizione e  che  da lustro e promuove il territorio.  Due  aspetti mi preme sottolineare: il ricorso al crowdfunding o finanziamento collettivo,una forma di microcredito dal basso lanciato sui social e che ha visto l’attivazione di un  processo collaborativa di tante persone che hanno  messo a disposizione il proprio denaro per sostenere la realizzazione; l’altro aspetto  è la riscoperta e valorizzazione di grani antichi prodotti nei nostri territori che sicuramente rafforzano la necessità, come già richiesto dal governo nazionale,  dell’indicazione obbligatoria dell’origine per la filiera grano pasta in Italia».

Sinergia scuola-lavoro, prodotto il primo olio IGP di Calabria

ROSSANO (CS) – Il primo olio IGP di Calabria è stato prodotto grazie alla  laboriosità di 32 ristoranti, di cinque istituti scolastici/superiori di Rossano,  di tre enti di ricerca, l’Arsac di Calabria, per la parte agraria,  il Crea  per le analisi di degustazione ed etichettatura e  l’università Federico II° di Napoli per il ciclo di trasformazione in alta qualità dell’olio extravergine di oliva, poi ottenuto con l’apporto dell’oleificio  dei F.lli Minisci . «L’azione- precisa Pingitore – viene fuori da una sinergia tra scuola, azienda olearia interessata, ristoratori, enti, istituti in un esempio di formazione-lavoro nel quale ciascun soggetto interagisce con proprie capacità ed esperienze per mettere forza in  vocazioni, risorse, intuizioni e buona volontà». Fine dell’iniziativa, oltre quello di creare un prodotto di qualità, era anche di suscitare interesse , formare dei ragazzi e incamminarli alla conoscenza delle metodiche specifiche per fare un olio extravergine di oliva di razza. «Una grande soddisfazione- ha commentato Angelo Minisci dell’omonima Azienda – che ci fa ben sperare per le vocazioni millenarie dei nostri Territori, da sempre magnanimi con chi gli ha dato attenzione e opportunità di vera crescita. Un ringraziamento doveroso va a tutti per aver condiviso questo cammino, ed in particolare ai presidi ed ai docenti delle scuole che hanno accolto la sfida progettuale, oltre ai 32 ristoratori che si sono messi in gioco ed a disposizione dei  ragazzi per promuovere e divulgare le potenzialità che la nostra agricoltura esprime».

Il capocollo calabrese

Con le basse temperature, in Calabria si preparano i prodotti di eccellenza, vanto della produzione enogastronomica della regione, conosciti in tutto il mondo: i salumi.

Tra le varie preparazioni, re dei salumi Calabresi, troviamo il capocollo seguito dalla regina madre “la Soppressata”.

A Cassano allo Ionio la carne utilizzata per gli insaccati deriva dal prosciutto, dalla spalla, dal guanciale e dal lardo, con l’aggiunta di aromi naturali.

Il Capocollo, dalla tipica forma cilindrica, ha un caratteristico colore roseo o rosso più o meno intenso a seconda della presenza di pepe nero o di peperoncino rosso macinato. Al taglio il salume ha un colore roseo vivo, con striature di grasso tipiche del taglio del lombo. Il sapore è delicato e personale, mentre il profumo è caratteristico e di giusta sapidità. La sua carne deriva dalla porzione superiore del collo del maiale. disossata e quindi salata a secco o in salamoia. E’ un salume versatile in cucina, che può fare la differenza in un piatto, sia come ingrediente per un condimento di pasta che per un’insalata, o anche in un semplice spuntino, al naturale, con del pane tipico calabrese e un buon bicchiere di vino.

Metodo di produzione

capocollo in stagionaturaIl Capocollo Calabrese si ottiene dalla lavorazione delle carni della parte superiore del lombo dei suini, disossato e salato a secco o in salamoia, con sale da cucina macinato. Il peso del capocollo fresco è di 3,5-5,5 chilogrammi. Per procedere con la lavorazione, il taglio deve presentare uno strato di grasso di circa 3-4 millimetri, al fine di mantenere morbida la carne durante la fase di stagionatura. Una volta lavorata, la carne viene salata con l’uso di soli ingredienti naturali quali sale, pepe nero in grani e in polvere, pepe rosso piccante, pepe rosso dolce, aceto di vino e aromi naturali. Possono inoltre essere utilizzati anche acido ascorbico e/o sale sodico, lattato di sodio, nitrato di sodio e/o di potassio, nitrito di sodio e/o di potassio. Il processo di salatura dura in media dai 4 ai 10 giorni, dopodiché il capocollo viene lavato con acqua e aceto di vino, massaggiato e ricoperto di pepe nero in grani, quindi insaccato e legato con spago naturale. Segue la stagionatura in ambienti a temperatura e umidità controllate. La sua maturazione, lenta e graduale, non dura meno di 100 giorno dalla salatura. La lavorazione delle carni suine nella regione Calabria risale ai tempi della colonizzazione greca delle coste del Mare Ionio. Un tempo, e qualcuno lo fa ancora oggi, veniva legata con spago e pezzi di canna; a legatura ultimata si provvederà a forare il rivestimento, in modo da permettere la fuoriuscita dei liquidi in eccesso e per una corretta stagionatura. La stagionatura dura dai 200 ai 240 giorni, ed il tempo varia in base al locale, che deve essere molto freddo, e alle dimensioni del salume. Infine, in estate si potrà gustare il sapore genuino di questo particolare salume calabrese.

Il Capocollo di Calabria è protetto dal marchio DOP, ed è protetto dal Consorzio di Tutela dei Salumi di Calabria costituito in data 8 gennaio del 2007.

 

Ingredienti  e materiali per la salatura:

2,5 kg. di maiale nel pezzo del capocollo

1 kg. e 1/2 di sale fino

 

per l’agliata:

1 lt. di aceto bianco

1 manciata di sale

4 spicchi d’aglio

1 rametto di rosmarino

1 cucchiaino di pepe

1 cucchiaino di peperoncino

per l'”impanatura”:

3/4 di bicchiere* di sale

1 bicchiere scarso di pepe

1/2 bicchiere scarso di peperoncino (usare peperoncini piccoli e macinati al mixer, non polvere)

1 manciata di semi di finocchio

usare i bicchieri di carta come misura

utensili:

ciotole, bacinelle, spago, carta di budello vegetale (o carta forno) carta paglia.

procedura:

Prendete  una grossa ciotola, meglio se di vetro, fate uno strato di sale fino sotto e poggiate il pezzo di capocollo. Coprirlo bene con il resto del sale, completamento avvolto. Non si deve vedere carne. Coprite con carta di alluminio, poi tenetelo in zona fredda oppure  in frigo per 72 ore.Dopo 3 giorni, lo tirate  fuori ,lavate bene la carne togliendo tutto il sale che nel frattempo avrà assorbito molti dei liquidi che la carne tirerà fuori grazie alla salatura.Mettete  il pezzo su un tagliere di legno ben pulito, e da una forma più regolare possibile al pezzo. Non gettare gli scarti, ma passate al tritacarne per farci un bel ragù. Poco prima avrete preparato l’agliata, così si chiama a Cassano. Prendente una bottiglia di aceto bianco e versatela in una bacinella che possa contenere il pezzo di carne, sbucciate l’aglio e schiacciatelo nell’aceto con l’aggiuntai degli altri ingredienti. Lavare per  bene la carne, massaggiandola. Questa operazione toglie l’odore e darà alla carne la carica necessaria per affrontare la stagionatura. Senza asciugare la carne (altrimenti non aderisce) mettetela in una bacinella larga, dove precedentemente avrete preparato l’impanatura con gli ingredienti sopra ben miscelati.Rotolare bene il pezzo di carne facendo attenzione che tutta l’impanatura aderisca bene. A questo punto, preparate un foglio di carta vegetale o budello e avvolgi strettamente in questo la carne. Legate bene la carne avvolta nel foglio, con uno spago, stringete bene perché poi asciugandosi si allenta, e cercate di dare una forma più possibile rotonda al pezzo. Il tempo della stagionatura varia anche in base alla grandezza del pezzo di carne, è possibile che ci voglia più o meno tempo, bisogna regolarsi, toccando la carne. Appendetelo in una stanza abbastanza fredda per un mese e mezzo o fino a che toccandolo senti che il capocollo è duro, ovvero ben stagionato.

Anna Maria Schifino

Le zuppe, piatto ideale per le serate invernali

Con la neve  e il gran  gelo,cosa c’è di meglio di una bella zuppa calda e fumante?

Zuppe, minestre, minestroni e vellutate sono infatti piatti tipici che riscaldano le serate invernali, sono davvero buoni e piacevoli da gustare ed arricchiti da ingredienti tutti calabresi.

Non solo, questi piatti oltre che buoni fanno anche bene al nostro organismo.

Le basse temperature impongono al nostro corpo di difendersi e adattarsi. Una buona alimentazione è importante perché aiuta il corpo a tenersi caldo e a mantenere la sua temperatura di 36-37°. Per trasferire calore al corpo e combattere il freddo è bene scegliere alimenti molto nutrienti. Le zuppe e le minestre rispondono bene sia perché sono ricche di sostanze nutrienti e vitamine, sia perché il loro metodo di cottura, lento e prolungato, permette di trasferire al corpo nutrimento e calore. Una bella minestra fumante aiuta a scaldare e rinforzare l’organismo in una stagione che lo mette a dura prova e a prevenire gran parte dei malanni da raffreddamento.

Protagonista assoluta sulla tavola, specie nelle zone montuose della Calabria ,è la calda zuppa di patate e borlotti preparata con cura  dalle donne di casa.Un primo piatto rustico, gustoso e molto nutriente dove richiede una  cottura di un minimo  20 minuti .

Ingredienti per 5 persone:

1 kg di patate della Sila

400 gr di fagioli borlotti

pancetta stagionata (q.b)

olio d’oliva

uno spicchio d’aglio

sale e pepe

un cucchiaio di pepe rosso macinato

Preparazione:

Lessare patate e fagioli separatamente, nel frattempo far rosolare in una pentola olio, aglio e pancetta per circa 1 minuto, inserire un cucchiaio di pepe rosso senza farlo bruciare, dopo un secondo mettete un mestolo d’acqua dei fagioli gia lessati e a seguire le patate ben scolate, dopo qualche secondo i fagioli. Pepate e salate. Fate cuocere il tutto per circa 20 minuti. Per chi lo preferisci la zuppa può essere accompagnata da croccanti fette di pane tostato, può costituire un abbondante e ricco piatto unico.

Anna Maria Schifino

Viticoltura locale, nasce l’Accademia del Magliocco

COSENZA – È nata pochi giorni fa a Cosenza l'”Accademia del Magliocco”, associazione con l’intento di valorizzare e promuovere i vini prodotti dalle uve dei vitigni autoctoni calabresi, con particolare attenzione al vitigno “Magliocco”, prodotto nel territorio delle Terre di Cosenza Dop e del Savuto Dop. Come soci fondatori, ne fanno parte 16 professionisti del settore vitivinicolo, della comunicazione enogastronomica, della promozione territoriale, della ristorazione, dell’imprenditoria e della cultura, che nella serata di costituzione del sodalizio hanno scelto all’unanimità, in qualità di presidente, Anna Sacco. Funzionario pubblico, esperta in processi di internazionalizzazione e di sviluppo del territorio con 15 anni di esperienza tra Italia e Paesi esteri, la Sacco sarà affiancata dal comitato direttivo composto da Francesco Mauro Minervino, Maurizio Rodighiero, Simona Crea e Mario Reda. L’associazione “Accademia del Magliocco” nasce con lo scopo di attivare studi e attività di ricerca in ambito storico, culturale e tecnico-scientifico sui vitigni autoctoni calabresi e sui vini da essi derivanti, allo scopo di colmare le lacune di conoscenze che attualmente ne rallentano e penalizzano la competitività sui mercati nazionali e internazionali, promuovere attività di ricerca sul territorio di prodotti gastronomici e ricette storiche e tradizionali oltre a particolari emergenze di carattere ambientale, architettonico, storico-artistico di ambito materiale e immateriale che possano valorizzare gli aspetti più tipici e tradizionali del Magliocco dolce e dei vitigni autoctoni presenti nel territorio delle Terre di Cosenza DOP e del Savuto DOP. Tra le attività previste anche l’ambito della formazione finalizzata alla diffusione della conoscenza dei vitigni autoctoni calabresi, dei vini da essi derivanti e dei territori dai quali essi hanno origine, rivolte ai consumatori e agli operatori del commercio e della ristorazione; la valorizzazione delle produzioni vitivinicole e la attività di sperimentazione e divulgazione anche attraverso la pubblicazione di materiali cartacei e multimediali. «C’è tanto lavoro da fare – ha commentato Anna Sacco – e sono certa che la passione comune ci guiderà e ci consentirà di realizzare iniziative ed interventi significativi per la promozione e la valorizzazione del Magliocco e del territorio in cui esso si produce. Nasciamo con la volontà di mettere insieme le risorse umane e culturali di cui l’associazione è ricca con le altrettanto poderose ricchezze di cui il territorio a cui facciamo riferimento è pregno, certi che la valorizzazione del nostro vitigno innescherà sinergie utili allo sviluppo della nostra area».

Viticoltura, Coldiretti annuncia legge “tagliascartoffie”

CATANZARO – Con l’entrata in vigore della “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino”, il cosiddetto testo unico del vino, si dimezzerà la burocrazia che affligge gli operatori del settore. Difatti, come ricorda Coldiretti Calabria, dal vigneto alla bottiglia si possono sprecare fino a 100 giorni all’anno di scartoffie. «Il vino rappresenta un prodotto cardine per il sistema agroalimentare regionale  – ha commentato Pietro Molinaro, Presidente di Coldiretti Calabria -, anche al di là dei numeri, traducendosi spesso nel primo ambasciatore del territorio sui mercati nazionali e internazionali. Quindi burocrazia molto più leggera anche per il vigneto calabrese. La burocrazia è considerata dai vitivinicoltori e non solo il principale ostacolo al loro lavoro. Dal vigneto alla bottiglia fino ad oggi era necessario adempiere a più di 70 pratiche che coinvolgono 20 diversi soggetti, per soddisfare le 4mila pagine di normativa che regolamentano il settore. È questa una delle notizie attese dagli agricoltori. Da tempo Coldiretti stava conducendo una vertenza per lo snellimento delle procedure, in particolare per la vitivinicoltura. Questa legge voluta dal Ministro Maurizio Martina e che visto il parlamentare calabrese Nicodemo Oliverio tra i suoi principali artefici è ampiamente condivisa e raccoglie molte nostre proposte che consentono di ridurre gli oneri anche economici a carico delle imprese senza abbassare la soglia di garanzia qualitativa attraverso i controlli». Inoltre, il testo unico porterà alla revisione del sistema di certificazione e controllo dei vini a denominazione di origine ed indicazione geografica con un contenimento dei costi, ma anche semplificazioni sulla normativa accise da lungo tempo attese e norme per garantire trasparenza sulle importazioni dall’estero e a sostegno delle esportazioni del vino Made in Calabria.   Si tratta di un risultato importante, come hanno commentato in Coldiretti, dal momento che in Calabria la produzione di vino si attesta in 11.100 ettari di superficie vitata, con oltre 80 cantine,  circa 400 etichette e 23 tra Dop e Igp. «Un comparto, quello vitivinicolo, che oggi – afferma Pietro Molinaro – è uno dei più importanti e dinamici dell’economia calabrese che ci sta facendo crescere costantemente nella reputazione nazionale ed internazionale con un consolidamento continuo di prestigio delle case vinicole».

Epifania tutte le feste porta via

L’Epifania è la festa liturgica più solenne della Chiesa Cattolica. Essa è detta anche “Prima Pasqua” e rappresenta nella cultura popolare il culmine delle cerimonie cicliche che scandiscono il corso dell’anno.

La notte che precede la festa dell’Epifania è considerata notte di eventi miracolosi . Gli animali parlano e per questo sono capaci di maledire il padrone e fare in modo che la sua famiglia vada incontro a misteriose disgrazie. Per evitare ciò, la sera della vigilia, bisogna nutrirlo abbondantemente. Inoltre la si racconta che durante questa suggestiva  notte, le fontane versano olio e nei fiumi scorre vino ma nessuno è in grado di accorgersene.

Nella festività dell’epifania si inserisce la figura  della befana che vuole ricordare, tra le altre cose,  i tre Magi che portarono in dono a Gesù Bambino l’oro, l’incenso e la mirra.  Fenomeni questi che, secondo la cultura popolare, avvengono solo se si è sinceri e inconsapevoli. Tradizionalmente in questa notte si celebra anche la messa della Stella, dove tre persone impersonano i tre Magi venuti dall’Oriente, si dirigono  a cavallo verso la chiesa seguendo una stella di carta adagiata su un filo e illuminata da dentro da una candela e, se la stella si brucia, questo è inteso come un segno infallibile della mano di Dio.

In alcuni paese della Calabria le ragazze, la notte della vigilia, prima di addormentarsi, recitano una canzoncina augurale: se sogneranno una chiesa in festa o un giardino fiorito sarà per loro un anno fortunato se per caso sognano brute cose sarà presagio di un brutto anno.

La notte dell’Epifania i bambini sono soliti appendere la calza vicino al camino o lasciare le proprie scarpe con la speranza di trovarvi dentro cose buone da mangiare. Attendono tutti l’arrivo della befana mentre ormai si disfa il presepe o l’albero di Natale. La befana è un personaggio mitico, di estrazione popolare, e viene rappresentata come una strega brutta e vecchia ma altrettanto benefica che porta tanti doni ai bambini buoni. Ella è vestita di stracci e scende dal cielo viaggiando su una scopa, si infila poi nel camino e giunge nelle case nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. L’Epifania, infatti, è un giorno speciale perché vi ricorrono più eventi legati alla vita di Gesù: innanzitutto la sua manifestazione ai Magi, come già detto, ma anche il suo battesimo e il suo primo miracolo (l’episodio delle nozze di Cana); non sorprende dunque che nella cultura popolare la si consideri una notte fuori dall’ ordinario in cui possano continuare ad accadere dei prodigi. Protagonista assoluta di questa notte magica carica di mistero, è ancora la tavola dove si prepara una cena a base di pesce preparato in vario modo.

Un tradizionale dolce è rappresentato da i “bocconotti o boconotti” preparati con pasta frolla farcita con la mostarda o altre marmellate, dove il ripieno varia a seconda delle località di provenienza. Una variante ad esempio prevede l’utilizzo anche di pasta di mandorle e amarene per il ripieno.

Ingredienti (per 12 bocconotti)

Per la Pasta Frolla:

500 gr di farina 00

200 gr di zucchero

3 uova

150 gr di strutto

1 bustina di vanillina

1 bustina di lievito per dolci

Per Farcire:

q.b. di confettura a piacere

Per Spolverizzare:

q.b. di zucchero a velo

Per preparare i bocconotti iniziate a preparare la pasta frolla: riunite un una ciotola la farina, lo zucchero, la vanillina, il lievito e le uova.

Iniziate a lavorare gli ingredienti con una forchetta, poi aggiungete lo strutto a temperatura ambiente e lavorate ancora, prima nella ciotola, poi trasferite l’impasto su un piano da lavoro e lavoratelo ancora fino ad ottenere un panetto liscio ed omogeneo.

Avvolgete il panetto nella pellicola per alimenti e fatelo refrigerare per 10-15 minuti, poi riprenderlo e stenderlo su un piano da lavoro infarinato, aiutatevi con un matterello, in una sfoglia di 3mm di spessore.

Prendete gli stampini per le tartellette, imburrateli o ungeteli con un olio secco, ritagliate dei pezzi di pasta un po’ più grandi delle formine e sistemateli negli stampi, tagliando la pasta che fuoriesce

Farcite l’interno del bocconotto con la confettura del gusto che preferite, io ho scelto frutti di bosco, gustosa e dal colore intenso.

Ricoprite il bocconotto con un altro pezzo di pasta frolla, sigillando bene i bordi e tagliando le eccedenze.

Infornate i bocconotti in forno preriscaldato a 180° per 20 minuti circa, o fin quando non li vedrete ben dorati, quindi sfornateli e lasciateli raffreddare.

Prima di servirli e una volta raffreddati spolverizzateli con dello zucchero a velo.

Anna Maria Schifino

Passulate calabresi, il “dolce” portafortuna per il 2017

Messe da parte le abbondanti cene dell’antivigilia di Natale, della vigilia e del venticinque Dicembre, eccoci pronti per il cenone di Capodanno.

Il mondo è bello perché è vario, e lo è nella lingua, nei dialetti, nelle tradizioni popolari, culturali e gastronomiche. A tavola in ogni posto del mondo si festeggia  l’ultimo dell’anno in maniera differente, portando sulle tavole dal pesce alla carne, dalla verdura ai formaggi, e poi ancora i dolci classici del pandoro o del panettone, spumante o champagne. Insomma l’imbarazzo della scelta c’è, eccome.

In vista del prossimo cenone di questo lungo mese di feste, ecco che arriva la vigilia di capodanno dove, anche in Calabria, la tavola si arricchisce pietanze a base di carne e pesce a partire all’antipasto di salumi e formaggi a cui segue un primo a scelta tra pasta con ragù di maiale oppure una più leggera minestra di verdure miste. Tra i secondi degni di nota nelle varie zone calabresi, il pesce accompagnato ad un contorno di broccoli, oppure del capretto al forno. Tra i dolci, i fichi al cioccolato e le mitiche “Passulate calabresi” che chiudono il pasto della tradizione. Non possono assolutamente mancare per il veglione di San Silvestro alcune pietanze ricche di simbologia. Tradizione vuole che la notte del trentuno dicembre si mangino le lenticchie, perché come tutti i legumi, simboleggiano l’abbondanza. L’uva passa pare che porti fortuna economica per il nuovo anno. Il melograno rappresenta invece la fedeltà tra i coniugi, quindi simbolo di un legame indissolubile. Lo zampone e il cotechino promettono un nuovo anno ricco di prosperità vista l’abbondanza e la poca magrezza del maiale. Infine i fichi secchi portano un po’ di dolcezza. Insomma ce n’è per tutti i gusti. Chi vuole lasciarsi cullare dalla tradizione, chi vuole trasgredire e chi cerca, anche nella tavola e nel cibo, riti propiziatori per l’anno che verrà.

Di seguito la ricetta delle passulate, biscotti che fanno parte della tradizione della cucina calabrese e che vengono preparati durante le festività di Natale e Capodanno.

Ingredienti per le Passulate calabresi:

Nocciole Tostate E Spellate: 250 Gr

Mandorle Tostate E Spellate: 250 Gr

Uvetta Sultanina: 400 Gr

Cannella In Polvere: 1 Cucchiaio

Chiodi Di Garofano: Qb

Farina: Qb

Miele: Qb

Limone: 1

Olio d’oliva: 2 Cucchiai

Procedimento:

Prendete un tagliere e usando la mezzaluna fate un trito di nocciole, mandorle, uvetta sultanina e scorza di limone, poi aggiungete cannella e i chiodi di garofano tritati, mescolate il tutto e poi aggiungete farina e miele quanto basta per avere un composto omogeneo. Stendete il composto con un mattarello e fate una sfoglia di un centimetro, poi tagliate i biscotti a forma di quadrati e losanghe, metteteli su una teglia oliata e cuoceteli in forno caldo a 180°C per 30 minuti circa.

Servite i biscotti quando si saranno raffreddati.

Anna Maria Schifino

La cena di Natale

Per festeggiare il Natale, i calabresi rimangono legati alla tradizione: tutto inevitabilmente in famiglia, dal cenone del 24 dicembre allo scambio dei regali, anche per non tradire il vecchio detto “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”.

A tavola accade la stessa cosa, la tradizione che vuole portare a tavola non meno di 13, chiaro riferimento ai 13 apostoli.

Ma non è per tutti così. A Cassano allo Ionio, ad esempio, le pietanze devono essere 9, tante quanto i mesi di una gravidanza.

Nei preparativi concorrono tutti, anche i vicini di casa, perché sedersi attorno ad una tavola non abbondante, non è di buon auspicio. Gli ingredienti principali utilizzati legati alla vecchia tradizione sono: baccalà, broccoli, finocchi, zucca fritta. E durante tutto il periodo natalizio. I piatti più popolari, senza i quali non sarebbe Natale, sono quasi per tutti quelli provenienti da una “cucina povera”. Per il cenone della Vigilia, protagonista assoluto è il pesce: frittelle di baccalà e baccalà fritto, frittura mista, pesce al forno e capitone. Sempre presenti i broccoli di Natale, chiamati in gergo “piere ‘e vruoccole”, ma guai se manca “l’insalata di rinforzo”, cavolfiore lesso, insaporito da alici salate, olive e sottaceti . Il peperoncino, ovviamente, non manca mai anche sulla sempre valida ricetta degli spaghetti con mollica di pane e alici.

Ovviamente oltre al pane non deve mancare in assoluto la pitta liscia calabrese ,la sua  caratteristica è di essere un pane basso, molto morbido e dalla superficie bruciacchiata. E’ particolarmente buono se, appena sfornato, viene farcito con verdure e provola.

Ancora in voga in Calabria è il “Fuoco di Natale” un enorme falò che si accende in alcune piazze la notte del 24 e viene alimentato per tutta la notte dalla legna che i giovani hanno accumulato appositamente nei giorni precedenti. I paesani dopo la messa di mezzanotte si riuniscono attorno alla fòcara cantando accompagnati dall’organetto e dalla fisarmonica, mangiando e bevendo. Il fuoco, infatti, rappresenta il simbolo della purificazione dal peccato originale quindi accenderlo significa bruciare tutto ciò che di negativo ha caratterizzato il vecchio anno.

 

Ricetta di “Spaghetti con mollica e alici “

 

In un pentolino si scalda in un po’ di olio extra vergine, con due 2 spicchi di aglio, e si fanno sciolgliere le alici sotto sale precedentemente dissalate in acqua. Nel frattempo si fa tostare la mollica di pane casareccio in forno o in padella. Per un kg di spaghetti, cotti al dente vengono così conditi con l’olio in cui sono state sciolte le alici, con la mollica di pane oltre, naturalmente, per chi lo desidera, il peperoncino.

Cittadella regionale scenario della manifestazione “Rosso Calabria”

CATANZARO – Si terrà venerdì 16, presso la sede della Cittadella regionale, l’appuntamento con “Rosso Calabria” per la valorizzazione delle eccellenze calabresi. A partire dalle ore 15,30, nella sala “verde” della Cittadella, avrà inizio la manifestazione. L’evento si aprirà con una tavola rotonda su: “Rosso Calabria Sensi e Sapori”, occasione di dibattito tra diversi esperti del settore enogastronomico e di quello turistico, alla quale seguirà una degustazione di prodotti tipici curata dai Consorzi di tutela Dop e Igp calabresi e da alcuni istituti alberghieri regionali. L’evento nasce per comunicare la qualità delle produzioni agroalimentari calabresi, il patrimonio costituito dai territori, dalla loro storia e dalle loro tradizioni. “Rosso Calabria” ha lo scopo di valorizzare le eccellenze calabresi e di creare una forte sinergia tra i Consorzi di Tutela, le aziende vitivinicole, gli istituti alberghieri ed i presidi “Slow Food”.

«Valorizzare le nostre eccellenze agroalimentari  – ha detto il Presidente della Regione Mario Oliverio – equivale a promuovere  la nostra terra ed il turismo in una regione bellissima, che non è solo mare, ma anche montagne, colline, borghi e, soprattutto, tante tradizioni uniche, che meritano la giusta attenzione. Attenzione che si può conquistare rafforzando la cooperazione tra gli operatori del settore e le istituzioni regionali. Con “Rosso Calabria” puntiamo molto anche a diffondere il concetto di dieta mediterranea, nel quale le nostre produzioni di qualità rientrano a pieno titolo, e i cui effetti benefici sulla salute sono stati rimarcati da recenti e attendibili studi internazionali».

I lavori si apriranno con il saluto del Consigliere regionale, delegato del Presidente per l’ Agricoltura Mauro D’Acri. Interverranno Sergio Bruni del Dipartimento “Scienze Statistiche” dell’Università della Calabria, che relazionerà su “Il ciclo economico ed i dati dell’agricoltura e del turismo. Un commento al Rapporto Svimez”; Silvio Greco  dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che parlerà delle “Opportunità di sviluppo e nuovi mestieri”; Carlo Pietrasanta, Presidente Nazionale del Movimento del Turismo del vino, che affronterà il tema: “Il ruolo delle aziende vitivinicole nei percorsi enoturistici”; Jole Piscolla della “Città del vino”, il quale parlerà di “Sviluppo dell’enoturismo: numeri e prospettive”; Luigi Canino, Presidente “Unasco” che illustrerà  la “Strategia futura dell’olio calabrese”; Filippo Teramo, giornalista de “I Viaggi del Gusto” sul tema: “Collaborare per competere. Nessun vincitore crede al caso”.