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[#Anime] “Mirai” di Mamoru Hosoda, la recensione

Ritornano le recensioni anime di Nerd30 con un film uscito recentemente al cinema per soli 3 giorni, distribuito da Dynit e Nexo Digital.

Mirai è il nuovo lungometraggio diretto da Mamoru Hosoda, regista di film eccezionali come Summer Wars e La ragazza che saltava nel tempo, oltre che di un capolavoro come Wolf Children. Il film può vantare il bellissimo character design di Hiroyuki Aoyama, perfettamente in linea con quello di Yoshiyuki Sadamoto (character designer di Neon Genesis Evangelion), che aveva curato l’aspetto dei personaggi dei lungometraggi di Hosoda fino a Wolf Children.

LA TRAMA

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Kun-chan è un bambino viziato di 4 anni, che con la nascita della sorellina Mirai (futuro in giapponese) sente venir meno l’affetto dei suoi genitori, “rubato” dalla nuova arrivata.

Sopraffatto dalla gelosia, raggiunge un giardino magico dove incontra la versione adolescente di sua sorella neonata, insieme alla quale affronterà una serie di avventure grazie alla quali capirà cosa significa essere il fratello maggiore.  (Wikipedia)

IL COMMENTO

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Hosoda è un regista che fa sempre parlare molto di sé.

I suoi film hanno quasi sempre un giudizio positivo unanime, ma in questo caso, ancor di più che per The boy and the beast, ci troviamo di fronte ad una pellicola che ha spezzato i giudizi della critica. Diciamo subito che sono tra quelli che lo reputano un ottimo film, forse non ai livelli dei primi 3 di Hosoda, ma è un’opera che definire “brutta” è sbagliato, ma proprio a livello oggettivo.

Hosoda ha voluto sperimentare sia a livello narrativo che a livello tecnico e secondo me ci è riuscito abbastanza bene.

 

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Questo film utilizza un canovaccio abusatissimo nel cinema e nella letteratura, ovvero quello del fratellino geloso del nuovo arrivato, ma riesce comunque a inserire delle trovate interessanti ed originali. Una di quelle cose che hanno fatto storcere il naso alla critica è stata sicuramente la gestione episodica e “spezzettata” della trama, un qualcosa non proprio “alla Hosoda”, ma che a mio avviso è riuscita a dare il giusto spazio ai personaggi.

 

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Il piccolo Kun, attraverso il suo “giardino magico”, riesce ad entrare in contatto con altri mondi, posti nel passato, nel presente e nel futuro.

Non è chiaro se il tutto sia frutto dell’immaginazione del bambino, ma Kun riesce ad entrare in contatto con altre generazioni della propria famiglia, traendo un insegnamento da ognuna di esse. Devo ammettere che il personaggio che più mi ha colpito è senza dubbio il bisnonno di Kun, molto interessante la sua storia.

Attraverso i viaggi di Kun capiamo che Hosoda vuol comunicarci la sua visione della vita.

Ogni passo che facciamo è il primo passo verso il futuro e l’ultimo passo per il nostro passato. Per Hosoda nessuna azione è insignificante, perché nasce da un percorso durato generazioni e sarà un tassello importantissimo per la nostra vita e per quella delle generazioni future. Con il passare degli episodi il piccolo Kun si trasforma sempre di più in un fratellino per Mirai.
Hosoda riesce quindi a proseguire il suo discorso familiare in modo egregio, a mio avviso, mantenendo comunque un ritmo piacevole e senza particolari cali.

COMPARTO TECNICO 

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Come abbiamo già detto, la regia del film è decisamente più sperimentale rispetto ai precedenti di Hosoda.

Il regista utilizza delle lunghe sequenze (cut) in cui possiamo ammirare delle bellissime animazioni. La pellicola ha dunque un numero di cut decisamente inferiore rispetto alla media, oltre ad utilizzare molti movimenti di macchina, come delle panoramiche “a schiaffo” (inquadratura che si sposta velocemente da un soggetto all’altro senza stacchi) o rotazioni tridimensionali. Musiche molto belle e grande doppiaggio italiano.

IN CONCLUSIONE

Mirai è un film che conferma il talento di Hosoda nel costruire storie familiari di grande tenerezza e con degli ottimi insegnamenti. Aspettiamo con impazienza il suo prossimo film.

Antonio “SaiTony” Vaccaro

[#Anime] Your Name (Kimi no Na wa), La recensione

L’uscita di Your Name nei cinema italiani è stato sicuramente uno degli appuntamenti più attesi dai fan dell’animazione giapponese.

La pellicola di Makoto Shinkai (distribuita in Italia da Dynit e Nexo Digital) ha ottenuto un successo stratosferico in Giappone, diventando il quarto maggiore incasso della storia nipponica, dietro film come Frozen, Titanic e La città incantata. Tutto questo ha messo addosso una forte curiosità nei fan italiani, che si sono mobilitati in massa per visionare la pellicola, complice l’ottima campagna coupon (da parte di VVVVID, J-Pop e altri) e per acquistare il biglietto a prezzo ridotto.

Trama

Mitsuha Miyamizu, una studentessa delle superiori che vive nella piccola cittadina di montagna di Itomori, è stufa della sua vita monotona: vorrebbe essere infatti un affascinante ragazzo di Tokyo. Sua madre è morta, mentre suo padre, il sindaco della città, è quasi un estraneo. Vive così in un tempio insieme alla sorella minore, Yotsuha, e all’anziana nonna Hitoha, che fa la sacerdotessa. Successivamente Taki Tachibana, anche lui uno studente che però vive nel centro di Tokyo e svolge un lavoro part-time nel ristorante italiano Il giardino delle parole, si sveglia nel corpo di Mitsuha, senza sapere che quest’ultima si è svegliata proprio nel suo corpo. (fonte Wikipedia)

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Il Commento

Partiamo subito dicendo che la visione del film è stata soddisfacente sotto ogni punto di vista, nonostante i 10,50 euro pagati per il biglietto ridotto.

Prima del film abbiamo un messaggio di ringraziamento da parte di Shinkai ai fan italiani, che purtroppo dice un paio di paroline di troppo, quasi spoilerando la direzione presa dal finale.

In ogni caso il film è stato una bella sorpresa dall’inizio alla fine.

Ovviamente tenterò di parlare del film nel modo più diretto e oggettivo possibile, cercando di non farmi trascinare da quello che è stato il mio grandissimo appagamento emotivo, che credo sia stato condiviso dalla stragrande maggioranza delle persone che lo hanno visto.
Alcuni hanno gridato al capolavoro, parole che condivido se si parla di “capolavoro emotivo”, ma un po’ meno se si parla di “capolavoro intoccabile”. Infatti il film soffre di alcuni difettucci di scrittura che Shinkai si è sempre portato dietro dalle pellicole passate, che ad oggi non gli hanno permesso di creare un film che sia veramente un capolavoro dell’animazione.

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In ogni caso si parla di un film straordinario, che unisce momenti divertenti a momenti tristi. Tra l’altro il buon Shinkai ha deciso di lavorare molto sulla tensione, soprattutto nel finale, cosa che non aveva quasi mai fatto nei film passati. Quando parlo di “appagamento emotivo” mi riferisco proprio alla grande varietà di emozioni che il film è in grado di suscitare, portando lo spettatore ad uno stato di totale immersione nella vicenda. Shinkai è veramente un maestro quando si parla di trascinare emotivamente i suoi spettatori.

In sala la gente rideva, piangeva, si esaltava.

I due protagonisti sono caratterizzati abbastanza bene, anche se non in maniera equilibrata. Infatti si nota una leggerissima predilezione per il personaggio di Mitsuha, che viene approfondita maggiormente rispetto a Taki. Dopo la visione del film è la protagonista femminile quella che rimane maggiormente impressa, ma la cosa non può essere considerata un difetto, visto che è il personaggio su cui si concentra l’evento più importante del film.

Il tema più interessante è senza dubbio la connessione tra due persone, che viene espressa simbolicamente con un filo intrecciato. Shinkai stesso, prima del film, spiega che ognuno di noi ha una persona importante, distante nel tempo e nello spazio, che prima o poi entrerà a far parte della propria vita. Un tema non molto originale, ma trattato con grandissima sensibilità dall’autore.

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Un difetto che si può riscontrare nella pellicola è un’eccessiva voglia di sintetizzare l’evoluzione del rapporto tra i due protagonisti.

Magari tramite intermezzi musicali che sono molto belli a vedersi, ma che nel complesso non giustificano il loro affetto reciproco. Uno può anche dire che era destino che fosse così, ma questo fa comunque perdere una certa quadratura del tutto. Stessa cosa per la trovata sul tempo, che è sicuramente interessante, ma viene difficile credere che nessuno dei due abbia visto la data quando si trovavano nel corpo dell’altro.

In ogni caso si parla di difetti che non vanno ad inficiare assolutamente la visione. Un punto in più per il ristorante italiano in cui lavora Taki, intitolato Il Giardino Delle Parole.

Apparato tecnico

Quando si parla di Shinkai e Comix Wave bisogna solo levarsi il cappello di fronte alla bellezza visiva della pellicola. La regia di Shinkai è ottima come al solito, con delle bellissime scene in camera 3d e dei campi lunghi veramente spettacolari, anche se credo che possa ancora migliorare con il tempo, perché si notano dei fondali leggermente statici rispetto a quelli dei film precedenti, inoltre non ci sono guizzi registici particolari, ma più una messa in scena di mestiere. Nonostante la staticità, i fondali risultano dettagliatissimi, quasi delle fotografie.

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Le musiche dei Radwimps sono semplicemente stupende e sono uno dei motivi per cui la pellicola è così emotivamente potente. Il doppiaggio italiano è in perfetto stile Dynit, quindi ottimo su tutti i fronti.

Concludendo

Your name è un fantastico film d’animazione, adatto a tutti perché tutti abbiamo un cuore che vuole provare emozioni. Un’esplosione di colori, di momenti magici e toccanti. Se non siete riusciti a vederlo in sala, aspettate pazientemente il bluray, perché è un crimine vedere un film simile in bassa qualità.

Antonio Vaccaro