Archivi tag: Commissione Cultura Cosenza

Riconoscimento della commissione cultura al prof. Filippo Crea

COSENZA – Il prof.Filippo Crea, ora Ordinario di Cardiologia all’Università Cattolica di Roma, dove è anche direttore del dipartimento di Medicina Cardiovascolare e della Scuola di specializzazione in cardiologia è tornato nella sua Cosenza per ritirare dalle mani del Sindaco Mario Occhiuto il riconoscimento assegnatogli dalla Commissione Cultura di Palazzo dei Bruzi per gli alti meriti scientifici e per l’eccezionale contributo offerto alla ricerca cardiovascolare, ma anche – come recita la motivazione – per l’alto merito di aver portato fuori dalla Calabria e all’estero encomiabili valori culturali e scientifici”.sindaco occhiuto consegna riconoscimento al prof.filippo crea

La cerimonia di consegna del riconoscimento si è svolta in una gremitissima Sala “Quintieri” del Teatro “Rendano”, alla presenza del Sindaco Mario Occhiuto.

“La professionalità e la persona del Prof.Crea  ha detto Occhiuto – ci rendono orgogliosi di essere cosentini, anche perché spesso non riusciamo a cogliere questa professionalità elevata che ci fa pensare che, come cosentini e calabresi, ce la possiamo fare. In casi come questo, è come se ci riconoscessimo nei molteplici meriti di questo illustre concittadino. La presenza a Cosenza del Prof.Crea ci deve spingere a pensare con orgoglio a questo grande capitale umano di professionalità che vengono dalla nostra terra. Siamo felici di averla qui – ha aggiunto Occhiuto rivolgendosi a Crea – Il riconoscimento che le viene assegnato dalla Commissione cultura e dalla città di Cosenza è poca cosa rispetto a quanto lei ha fatto per la scienza e per la comunità, ma siamo certi che per lei avrà un significato importante”.

Ad introdurre la cerimonia era stato il Presidente dell’organismo consiliare Claudio Nigro per il quale “Filippo Crea è da ritenersi un orgoglio non solo per la città di Cosenza, ma per la Calabria intera. Con il suo impegno professionale e culturale si è affermato in Italia e nel mondo divenendo una personalità eminente ed una vera e propria eccellenza.”

La relazione centrale della Commissione è stata svolta dal Vice Presidente Maria Lucente. “Filippo Crea – ha esordito – occupa un posto di rilievo nel mondo scientifico e medico, ma è pienamente nel cuore del cosentino, orgoglioso per questa eccellenza. Una popolazione in genere è sempre afflitta per gli stereotipi e le negatività che si associano, suo malgrado, ad una sorta di fatale dna sociologico, quasi esistenziale, e soffre perché gli altri rimuovono la sua storia e la sua cultura. Per cui, quando un suo cittadino riesce ad imporsi in spazi culturali, professionali ed umani come quelli del prof.Crea, questo popolo si esalta ed opera una magica osmosi o omologazione: è come se tutti noi riuscissimo ad assorbire e ad appropriarci di una parte di quella stima, di quel rispetto che il nostro concittadino registra dappertutto, anche in mondi ed ambienti scientifico-professionali di livello e di spessore straordinariamente alti.

In Commissione Cultura Antonio Sergi, autore del libro “Assoggettati”

Screenshot_2015-06-11-19-37-55-1In Commissione Cultura Comune di Cosenza, il giornalista Antonio Sergi. Lunedì 15 giugno, alle ore 18,00 al Chiostro di San Domenico. Presieduta da Claudio Nigro, assegnerà il riconoscimento all’autore per il  libro “Assoggettati”, pubblicato da Comet con la postfazione dello scrittore Fulvio Abbate. Il riconoscimento ad Antonio Sergi rientra nell’ambito della rassegna “Autori di Calabria” attraverso la quale la Commissione Cultura ha aperto, da tempo, una significativa finestra su alcuni scrittori e poeti calabresi, tra i quali si annoverano anche alcuni giovani e interessanti talenti. Nel corso dell’incontro con Sergi, ricercatore sociale e scrittore, nato a Cosenza, ma cresciuto a Reggio Calabria (attualmente lavora per la rete televisiva regionale “Telemia” e collabora con “Gazzetta del Sud”, “il Giornale” e “il Giornale OFF”) si tornerà a parlerà del volume, caratterizzato da elementi sociopolitici, narrativi, tecnici ed emozionali. Un libro senz’altro intimista, ma nel quale sono analizzati, da prospettive non convenzionali, i nuovi modelli biopolitici, anche rispetto alle più moderne forme di biopotere. Al centro della pubblicazione, la crisi economica, che si tramuta in crisi di sentimenti, perdita dell’Identità, sottomissione nel mondo del lavoro e accettazione di tutte le pratiche contemporanee. Problematiche, che l’autore tenta di sviscerare con la forza dolce della cooperazione e quella pratica delle idee, che diventano azioni. In “Assoggettati” sono analizzati numerosi temi: il principale è quello della precarietà nel lavoro, che genera quella dei sentimenti. A differenza del passato il nuovo assoggettamento opera sulle coscienze prima ancora che sui corpi, è rimossa la concezione del futuro come ambito progettuale. Screenshot_2015-06-11-19-34-23-1E’ un libro provocatorio che può apparire politicamente scorretto, ma in realtà si oppone semplicemente al trionfo del pensiero unico, ai luoghi comuni, al neoliberismo selvaggio, che privatizza le anime, alienandole.

La Commissione Cultura assegna riconoscimento al regista Pierluigi Sposato

comune-cosenza-215Lunedì 1 giugno, alle ore 17,00,  la Sala Quintieri del Teatro Rendano ospiterà la cerimonia di consegna di un riconoscimento, da parte della Commissione cultura del Comune di Cosenza, al regista cosentino Pier Luigi Sposato, autore del film ” Il colore verde della vita ” che sarà presentato in anteprima mercoledì 3 giugno al cinema Modernissimo di Cosenza e dal 4 giugno sarà distribuito in 40 copie nelle sale cinematografiche di tutta Italia. Quello che attribuirà la Commissione cultura a Pierluigi Sposato è un riconoscimento al suo talento, ma soprattutto alla tenacia dimostrata dal regista nel portare a termine il suo ambizioso progetto. Pierluigi Sposato, infatti, venne ospitato per la prima volta dalla Commissione Cultura di Palazzo dei Bruzi il 20 giugno del 2012, quando il film era ancora in lavorazione ed aveva subito un brusco stop per mancanza di fondi. Sposato non si è mai perso danimo trasferendosi per un certo periodo in Germania, a Berlino. Ora può vedere finalmente la luce, dopo tre anni di lavorazione con location esclusivamente calabresi, compreso il centro storico di Cosenza. Dalle anticipazioni e da quel che se ne sa, il film è una sorta di action movie con accenti da thriller, che racconta la vicenda dellincontro tra due generazioni, rispettivamente rappresentate dal giovane Elias, che per una rapina finita male in cui ha trovato la morte un amico, sta sfuggendo alle forze dellordine, e da un uomo saggio che, scorgendo nel giovane la figura di un ragazzo afflitto dalla tossicodipendenza, gli offre la sua amicizia per farlo uscire dal tunnel. La storia raccontata da Sposato che firma, oltre alla regia, anche la sceneggiatura del film, azzera il conflitto generazionale tra i due protagonisti incanalandolo sui binari del rapporto empatico che prelude allhappy end. Per il cast Pierluigi Sposato ha reclutato gli attori fuori dalla Calabria, a cominciare da Francesco Maccarinelli (Elias) che si è fatto le ossa in teatro per aver lavorato molto con Giorgio Albertazzi e Leo Gullotta e per aspirare ad essere diretto prossimamente da Antonio Latella, uno dei più apprezzati registi teatrali contemporanei. La parte di Franco Forgione, luomo saggio nel quale si imbatte Elias e che contribuisce a cambiargli la vita, è stata affidata a Roberto Rizzoni, tra gli attori preferiti da Giuseppe Patroni Griffi, mentre per il ruolo femminile di Mia il regista si è lasciato catturare dalla bravura della russa Olga Guseva. Girato a costi molto contenuti e con sacrifici non indifferenti, Il Colore verde della vita viene definito dallo stesso regista “una favola moderna” sul disagio giovanile e sui conflitti generazionali.  Egli ha dimostrato  scrive Frammartino nella prefazione al libro  come la caparbietà proverbiale dei calabresi altro non sia che consapevolezza delle proprie idee. Ben venga questa testardaggine, perché chi è baciato dallestro deve porre il proprio tassello per la rinascita sociale e morale della regione.

La scrittrice ed esperta di enogastronomia Nuccia Carmagnola ospite degli incontri della Commissione cultura

COSENZA – La Commissione cultura del Comune di Cosenza ha attribuito un riconoscimento alla scrittrice ed esperta di enogastronomia Nuccia Carmagnola per la sua intensa attività di operatrice culturale.

L’incontro si è tenuto nella Sala “Quintieri” del Teatro “Rendano”, alla presenza del Presidente dell’organismo consiliare Claudio Nigro, della Vice Presidente Maria Lucente e del consigliere Mimmo Frammartino.

Sommelier, autrice di molte pubblicazioni (“Sapori di Calabria”, “Dolce e piccante: scoprite la vita”, “Calabria, storie di gusto…”, ecc.) e infaticabile organizzatrice di importanti eventi culturali, Nuccia Carmagnola può come pochi esibire una profonda cultura del cibo in tutte le sue declinazioni: dal vino al pane, dall’olio al peperoncino, dalla castagna alla patata, agli agrumi, al miele, ai cibi della cucina contadina.

Amante della convivialità che induce al buonumore, ha saputo nel tempo, con grande competenza, approfondire sapori e saperi della cucina calabrese, anche quella cosiddetta “delle feste”.

La relazione introduttiva dell’incontro in Commissione cultura è stata svolta dalla Vice Presidente Maria Lucente che per prima ha proposto il riconoscimento a Nuccia Carmagnola, raccogliendo l’unanimità dei consensi anche degli altri componenti dell’organismo consiliare.

“Da membro dell’Accademia dei Vini e della Cucina di Calabria, fin dalla sua istituzione (era il 1977) – ha sottolineato Maria Lucente durante il suo intervento – Nuccia Carmagnola ha condotto ricerche storiche e culturali volte al recupero della cucina tipica calabrese, soprattutto quella contadina in via di estinzione. Tra gli altri meriti – ha proseguito Lucente – ha avuto l’intuizione di dover raccogliere e salvaguardare la nostra arte culinaria, perpetuando le tradizioni alimentate , specie nei paesi della nostra provincia, soprattutto dalle donne anziane, in una sorta di resistenza ad oltranza alle lusinghe del fast food e dei cibi precotti nei quali spesso la frenetica vita dei nostri giorni ci costringe a rifugiarci.

Nei suoi scritti ha saputo sottolineare il mondo contadino che viveva di ritualità”.

Chi si accosta alla lettura dei libri di Nuccia Carmagnola può cogliere, infatti, al di là della piacevole riproposizione di ricette che recuperano le tradizioni della cucina calabrese, una dimensione altra, quella dedicata ad approfondimenti semplici, ma rigorosi, sulla storia della Calabria. “Ecco perché – ha spiegato ancora Maria Lucente – anche le ricette, nella loro essenzialità, diventano polverose di storia e scientifiche, perché tramandate nei secoli e retaggio di antiche civiltà”.

Un lavoro, quello di  Nuccia Carmagnola, intenso, paziente, prezioso. Diversi i premi che ha ricevuto per la sua attività culturale e per il suo instancabile attivismo.

Ed in questo ricco carnet di attività, la Carmagnola non ha trascurato di aprire una finestra anche su altre culture, come quella orientale, riconoscendo alla cucina l’importante ruolo di baluardo identificativo e veicolo, per le diverse etnìe, grazie al quale è possibile  mantenere la propria specificità e caratterizzazione.

“Al di là degli innegabili meriti di Nuccia Carmagnola – ha concluso la Vice Presidente Lucente –  il riconoscimento attribuitole dalla Commissione cultura ha un valore simbolico, proprio nel momento in cui il cibo è tornato prepotentemente alla ribalta, a livello mediatico, anche in virtù del fatto che proprio al cibo e all’alimentazione è dedicato l’Expò 2015 che si apre il primo maggio a Milano”.

Lucente punta, però, l’indice su una sorta di rimozione del ruolo femminile. “Con grande evidenza spopolano in tv – dice ancora la Vice Presidente della Commissione cultura –  i grandi chef maschi, mentre la figura femminile risulta piuttosto appannata e relegata al ruolo domestico di cuoca di casa. Il lavoro di ricerca di Nuccia Carmagnola contribuisce a restituire alla donna un ruolo che può e deve condividere con l’uomo, ma che non vuole e non può abbandonare. Dare il cibo è un segno-simbolo di potere, forse uno dei pochi rimasti alle donne e quindi meglio tenerselo stretto!”.

Nuccia Carmagnola annuisce e ringrazia la Commissione per il riconoscimento assegnatole e anche i molti ospiti intervenuti: tra gli altri, Wanda Marsico e Gigliola Langher.

L’attore e regista cosentino Franco Monaco in Commissione Cultura

Una voce che pochi possono ancora sbandierare con orgoglio e che lo accomuna, quanto a potenza, rigore, profondità e capacità seduttiva a quella dei grandi del teatro, come Giorgio Albertazzi, Vittorio Gassman, Giulio Bosetti, senza voler per questo esagerare o istituire paragoni improponibili.

Non è noto se nei suoi sessant’anni di attività teatrale si sia mai cimentato con una Lectura Dantis, ma se non lo ha fatto, si immagini cosa potrebbe diventare, affidata alla sua voce, la declamazione dei versi del sommo poeta.

Stiamo parlando di Franco Monaco, attore e regista cosentino, una vita dedicata al teatro e consacrata alle tavole del palcoscenico.

In occasione dei suoi sessant’anni di teatro, la Commissione cultura del Comune di Cosenza gli ha voluto consegnare un riconoscimento per il contributo che Monaco ha dato allo sviluppo della cultura in città ponendosi, con i suoi insegnamenti, al servizio anche delle giovani generazioni.

A volere fortemente Franco Monaco in commissione cultura è stata la Vice Presidente Maria Lucente che, durante la seduta nella quale l’attore e regista è stato ospite, ha ripercorso puntualmente buona parte del suo cursus honorum, soffermandosi anche e soprattutto sull’attività di formazione che Monaco ha svolto al servizio delle scuole cosentine, per una diffusione sempre più capillare del teatro negli istituti scolastici e per l’approfondimento che ha dedicato alla storia del teatro sotto l’aspetto didattico-educativo.

Il riconoscimento della Commissione cultura, ritirato alla presenza, oltre che della Vice Presidente Lucente, dei consiglieri Mimmo Frammartino, Francesco Perri, Antonio Ruffolo e Pino Spadafora, ha molto inorgoglito Franco Monaco che non ha trattenuto l’emozione.

“Se anche fosse stata un francobollo – ha detto – questa targa mi avrebbe emozionato come lo sono adesso. Ho il cuore che mi batte, un cuore che ha quattro volte vent’anni”.

Quel cuore davanti al quale, come dice la poesia di Aldo Palazzeschi,  “Chi sono?”, che ha regalato alla Commissione cultura e a tutti coloro che con la loro presenza lo hanno circondato d’affetto, mette una lente per farlo vedere alla gente. E proprio nello sciogliere l’interrogativo sulla sua identità, ispirato dalla poesia di Palazzeschi, Franco Monaco si definisce “il saltimbanco dell’anima mia”.

La sua lunga carriera è costellata da una totale dedizione al teatro e alla cultura.

Fondatore, nel 1954, del Gruppo Teatrale “Piccolo Teatro di Prosa Cosentino”, di cui è stato anche direttore, Franco Monaco chiuse questa prima esperienza  facendola confluire, nel 1969, dopo 16 anni di attività, nel “Gruppo Teatro Calabria”, di cui è stato direttore e nel quale si è impegnato in moltissimi lavori, sia come attore che come regista.

Nel 1967, Sindaco Mario Stancati, inaugura  il “Rendano” di Cosenza, dopo la ristrutturazione,  con tre atti unici di Ciardullo (Michele De Marco) : “Quarantuottu ‘u muortu chi parra”, ‘U suonnu di chist’uocchi”, “Vie de ‘nfiernu”.

Il Gruppo Teatro Calabria si scioglie nel 1972, ma è in quell’anno che prende il via un’altra delle esperienze più importanti dell’attività di Franco Monaco, il “Teatro Scuola”, di cui è direttore artistico. E’ in quegli anni che incontra il regista Rai Enrico Vincenti con il quale avvia un proficuo sodalizio artistico.

Negli allestimenti cui ha partecipato, sia come attore che come regista, Franco Monaco si è cimentato spesso con i classici e con le pagine più significative della nostra drammaturgia. Fanno parte di questa copiosissima schiera di lavori teatrali alcuni Pirandello, come “Bellavita”, “La patente”, “L’uomo dal fiore in bocca” e “Questa sera si recita a soggetto”, “Non ti conosco più” di Aldo De Benedetti, l’Antonello Capobrigante di Ghigo De Chiara, quasi un cult per quei tempi, era il 1961.

Ed è proprio De Chiara, che presiede nel 1970 la giuria del Premio “Incontri Silani” che lo premia  a Lorica con la “Giunchiglia d’oro”, come miglior giovane artista calabrese. Completano il quadro alcune messe in scena di testi del compianto Vincenzo Ziccarelli.

Tra le regie più significative e che restano scolpite nella memoria, anche un recital sui personaggi femminili pirandelliani, con la grande attrice Lydia Alfonsi. E la donna torna nei lavori di Monaco. La riprova sono, con un salto temporale di quasi trent’anni, siamo nel 1999, la regia e il testo di un altro significativo spettacolo, “La donna nella poesia di Fabrizio De Andrè”.

Da ricordare anche la lunga la militanza in Rai, nella sede regionale della Calabria. Erano gli anni del pionierismo radiotelevisivo nella nostra regione, contrappuntati dai primi giornali radio trasmessi con la sua inconfondibile voce, della felice stagione dei radiodrammi e del programma “Musica a richiesta” di cui chi era bambino negli anni sessanta ha un ricordo ancora nitido, mandando a memoria non solo la voce di Monaco, ma anche quella di un’altra grande professionista della Rai calabrese, Pupa Pisani. Al tributo della commissione cultura non hanno voluto mancare alcuni suoi compagni di viaggio, accomunati a Franco Monaco dall’inguaribile passione per il teatro: la moglie Anna D’Andrea, compagna d’arte e di vita, ma anche, tra gli altri, Graziano Olivieri ed Elio Giacobini. E Franco è felice, come un bambino!

Commissione cultura alla Città dei Ragazzi

COSENZA – Seduta speciale della Commissione Cultura del Comune di Cosenza alla Città dei Ragazzi. Si è così concretizzato il  proposito manifestato il 24 aprile scorso, alla riapertura delle attività della Città dei Ragazzi, dal Consigliere comunale Giovanni Cipparrone che, in occasione dell’inaugurazione del nuovo corso della struttura, avvenuta alla presenza del Sindaco Mario Occhiuto e dell’Assessore alla scuola e alla formazione della coscienza civica e alla città a misura di bambino Geppino De Rose, aveva preannunciato l’intenzione di una visita della Commissione presieduta dal consigliere Claudio Nigro. I lavori sono stati introdotti dallo stesso Presidente Nigro che ha espresso apprezzamento per l’avvio di questa nuova fase, sottolineando “lo sforzo dell’Amministrazione comunale che si è molto adoperata per far rivivere una struttura che rappresenta –ha detto Nigro – un autentico fiore all’occhiello per la città e che non era giusto lasciare chiusa ed improduttiva”.
Subito dopo, è intervenuto il consigliere Giovanni Cipparrone che ha evidenziato il ruolo e l’importanza della Città dei Ragazzi, sia nel processo di crescita dei bambini e ragazzi del territorio, sia nell’attività di supporto alle famiglie.
Nel corso dell’incontro, sono state affrontate anche alcune problematiche legate alla piccola manutenzione della struttura e i componenti la commissione hanno dichiarato la loro disponibilità ad adoperarsi presso l’Amministrazione comunale per risolvere il problema della manutenzione degli spazi aperti, con particolare riferimento al taglio dell’erba.
Ai lavori della Commissione hanno partecipato i presidenti delle tre società che si sono aggiudicate la gara per la gestione dei tre lotti: Lucia Ambrosino, per la Cooperativa delle Donne (che ha in gestione il cubo azzurro); Antonio Curcio, della Società TECA (che gestisce il cubo rosso) e Sergio Principe, della Cooperativa “Don Bosco” (che si occupa della gestione del cubo giallo).
Tutti e tre i presidenti hanno ringraziato la Commissione Cultura  per la presenza e per la vicinanza dimostrata.
Lucia Ambrosino ha, in particolare, rimarcato l’avvio, in questa nuova fase, di una serie di collaborazioni, prima fra tutte quella con l’Università della Calabria, soprattutto per le attività scientifiche e multimediali, al fine di rinnovare e diversificare le stesse attività. Pur sottolineando lo sforzo negli investimenti che si stanno portando avanti e non nascondendo i progetti ambiziosi, la Ambrosino ha evidenziato la necessità di una continuità nell’offerta educativa.
“Se si apre per pochi mesi e poi si richiude – ha detto Lucia Ambrosino – la percezione collettiva sarà che la Città dei Ragazzi è chiusa e si avrà difficoltà a far capire il contrario alle scuole e alle famiglie”.
Dal canto suo Antonio Curcio ha poi illustrato le attività previste dal bando, con riferimento anche a quelle che hanno migliorato l’offerta, sottolineando l’attivazione per la prima volta di laboratori per l’apprendimento della lingua inglese per i bambini e i ragazzi, senza costi aggiuntivi, e l’apertura  ai bambini con disabilità, come pure l’avvio di laboratori sulla disabilità aperti alle scuole. Anche per Curcio è importante la continuità, “soprattutto per i bambini della città”.
Sergio Principe ha poi evidenziato l’importanza della collaborazione tra istituzioni e realtà che operano nel sociale. “Con i suoi importanti progetti – ha detto Principe – la Città dei Ragazzi può diventare attrattiva per grandi numeri, da tutta la regione e anche da fuori regione. Da parte nostra c’è la volontà di attuare questi progetti anche sperimentando forme di autonomia”.
A tirare le somme dell’incontro, il Presidente della Commissione Cultura Claudio Nigro che ha assunto l’impegno di convocare a breve un’altra commissione, a Palazzo dei Bruzi, alla presenza dell’Assessore De Rose e dell’Assessore al bilancio Luciano Vigna per comprendere gli indirizzi dell’Amministrazione sul futuro, a medio e lungo termine, della struttura.

Ricordata in Commissione cultura la figura di Pietro Buffone

COSENZA – Il Comune di Cosenza potrebbe presto intitolare una strada o una piazza a Pietro Buffone, il deputato della Democrazia Cristiana, scomparso il 29 gennaio scorso nella sua Rogliano, all’età di 95 anni, in Parlamento dal 1953 al 1976, sottosegretario alla Difesa, con delega ai servizi segreti, in due governi consecutivi, guidati rispettivamente da Giulio Andreotti e Mariano Rumor.

L’impegno è stato ribadito in Commissione cultura, alla presenza del Sindaco Mario Occhiuto e del Presidente del Consiglio comunale Luca Morrone, durante la seduta nel corso della quale è stata ricordata la figura di Buffone, in occasione della presentazione a Palazzo dei Bruzi del libro del giornalista Ferdinando Perri, “Il deputato del popolo al servizio della gente di Calabria”, pubblicato di recente da “Editoriale Progetto 2000” e dedicato proprio al politico scomparso.

Nel corso della seduta, al giornalista e scrittore Ferdinando Perri, ideatore e conduttore di trasmissioni radiofoniche sulla storia delle istituzioni per la testata della RAI “Gr Parlamento”, la Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta dal consigliere comunale Claudio Nigro, ha assegnato un riconoscimento per la sua attività professionale e per l’impegno profuso, in moltissime pubblicazioni, sia come scrittore che come ricercatore.

Numerosi gli interventi che si sono succeduti: dallo stesso Presidente Nigro che ha introdotto l’incontro, al relatore della Commissione cultura Mimmo Frammartino, al Vice Presidente dell’organismo consiliare Maria Lucente. Presenti, tra gli altri, Mario Bozzo, Presidente della Fondazione Carical che ha sostenuto la pubblicazione del libro di Perri sull’on.Buffone e che ha per lo stesso volume scritto un contributo sulla figura dell’uomo politico dalla “solida cultura delle istituzioni”, l’on.Pierino Rende, ex parlamentare democristiano e il Direttore della sede RAI per la Calabria Demetrio Crucitti che ha lanciato la proposta di girare una docu-fiction che abbia come protagonista proprio Pietro Buffone, gli ex Assessori e consiglieri comunali di Cosenza Franco Pichierri e  Francesco Savastano. All’incontro ha partecipato anche una delegazione del Comune di Rogliano guidata dal Sindaco Pino Gallo, accompagnato dal Vicesindaco Giovanni Altomare.

Intervento conclusivo, quello del Sindaco Mario Occhiuto che dopo aver ricordato l’apprezzata attività giornalistica e di ricercatore di Ferdinando Perri, si è soffermato sulla figura dell’on.Pietro Buffone. “Nelle non molte occasioni in cui ci siamo visti ciò che traspariva maggiormente – ha detto Occhiuto – era, al di là della sua figura politica immensa,  la sua enorme carica umana grazie alla quale, negli anni del dopoguerra e della ricostruzione dell’Italia, che erano anni di speranza condivisa, riusciva a stabilire una vera e propria empatia con la gente. In Buffone ciò che colpiva – ha aggiunto il Sindaco Occhiuto – erano l’umiltà e la grande capacità di ascolto e  di immedesimazione nei bisogni dei cittadini. A questo si aggiunga la sua serenità quasi francescana e il suo essere sempre accogliente ed ospitale.”

Su questa lunghezza d’onda si era espresso anche il consigliere Mimmo Frammartino per il quale “Ferdinando Perri ha avuto il grande merito di aver messo in rilievo nel suo libro la passione politica di Buffone, una passione all’antica, palpabile nei suoi interventi in Parlamento quando, grazie a lui, la terra di Calabria ha avuto voce.”

Amara la constatazione finale di Frammartino: “pensare che oggi voci come la sua o di Giacomo Mancini o Francesco Principe non siano più al loro posto per dare dignità alla nostra regione alimenta non solo la nostalgia, ma è un po’ come dire che la classe politica oggi non ci rappresenta come loro hanno saputo fare.”

Per Maria Lucente, vice Presidente della Commissione cultura, che conobbe un po’ tardi Buffone, il parlamentare di Rogliano era “un politico sanguigno e soprattutto un politico  del fare, di quelli che oggi non esistono più”.

“Veramente un deputato del popolo” – ha sottolineato il Sindaco di Rogliano Pino Gallo che ha ricordato alcuni momenti di collaborazione con Buffone e le battaglie comuni condotte per l’Ospedale di Rogliano.

Prima di ricordare Pietro Buffone, il Presidente della Fondazione Carical Mario Bozzo ha riconosciuto a Ferdinando Perri, autore del libro “Il deputato del popolo”, il merito di aver contribuito a far conoscere, con tutte le sue pubblicazioni che raccontano la microstoria, punti inesplorati della storia della Calabria e non solo di Rogliano. “E’ dalla microstoria – ha detto Bozzo – che deve nascere una nuova storia della Calabria.”

Molteplici i ricordi di Bozzo sul politico e sull’uomo Pietro Buffone. “Quando si candidò a Sindaco di Cosenza – ha ricordato – ed ebbe una grande affermazione in termini di voti, disse in tutte le piazze che, in caso di elezione, avrebbe rinunciato all’indennità. Non aveva la laurea – ha aggiunto Bozzo – ma parlava e scriveva senza fare errori di grammatica. Era una figura politica di avanguardia nel panorama calabrese, con una tensione etica oggi smarrita.”

Un giudizio quest’ultimo ribadito anche dall’ex parlamentare democristiano Pierino Rende: “la figura di Pietro Buffone è di un’attualità sconvolgente. Trovo, senza esagerazioni – ha detto Rende – nelle parole del nuovo Papa Francesco, l’ispirazione di alcuni interventi di Buffone. Egli continuava a servire la democrazia rappresentativa. Oggi non c’è più un Parlamento, c’è solo un teatrino che ha i riflessi condizionati dalle televisioni”.

Quando è toccato a Ferdinando Perri prendere la parola, ha anzitutto ringraziato la Commissione cultura per l’invito che gli è stato rivolto, assegnandole poi il compito di non far morire le pubblicazioni locali, veicolandole nelle scuole. Ha quindi spiegato la genesi del libro dedicato all’On. Pietro Buffone che racchiude una copiosissima attività parlamentare e che occupa ben 130 pagine di titoli riferiti alle interpellanze ed interrogazioni presentate dal 1953 al 1976.

Perri ne ha ricordato le battaglie per la propria terra: a cominciare da quella, all’inizio degli anni sessanta, combattuta per l’istituzione dell’Università della Calabria che avrebbe dovuto dislocare in ogni capoluogo di provincia le diverse facoltà per un coinvolgimento di tutto il territorio regionale. “Per Buffone – ha detto Ferdinando Perri – la politica era esclusivamente servizio. Divideva la sua pensione di parlamentare con i bisognosi ed è stato colui che si è ritirato volontariamente dalla politica per permettere un ricambio generazionale, rifiutando incarichi prestigiosi come la Presidenza della Carical o dei Contributi Unificati. Rifiutò sdegnosamente anche l’auto blu.”

Quanti oggi si comporterebbero allo stesso modo?

In Commissione cultura Pina Brenner, la poetessa dell’immagine

COSENZA – La commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Claudio Nigro, ha consegnato un riconoscimento a Pina Brenner, artista cosentina, considerata per il lirismo che trasuda dai suoi dipinti, ma anche dalle sue fotografie, una vera e propria poetessa dell’immagine.

La cerimonia di consegna del riconoscimento si è svolta in un affollatissimo foyer del teatro “Rendano”, presenti, oltre al Presidente Nigro, anche gli altri componenti della commissione cultura. L’ospite è stata introdotta dalla consigliere relatrice Maria Lucente, vice presidente dell’organismo consiliare. Tra gli intervenuti, anche il consigliere Mimmo Frammartino.

L’artista cosentina è figlia di Gustav Brenner, ebreo austriaco arrestato ed internato nel 1940 a Ferramonti di Tarsia, mentre lavorava a Milano presso una casa editrice.

Allieva di Cesare Baccelli e Raffaele Crovara, Pina Brenner è un’artista a 360 gradi.

Dai disegni ai carboncini, dai  pastelli agli  olii, agli acquerelli, quel che traspare è un grande amore per la sua città d’origine: Cosenza. La sua dedizione per Cosenza è stata una delle motivazioni che ha spinto la Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi a tributarle un doveroso omaggio.

Per Pina Brenner, infatti, Cosenza ha un’importanza preponderante. Non è solo la città d’origine, ma è senz’altro qualcosa di più: un microcosmo che racchiude la sua realtà vissuta e sognata e le sue impressioni infantili e adolescenziali. Un universo nostalgico che si intreccia con quegli affetti familiari lontani segnati dalla crudeltà della guerra. Un diario per immagini delle cose perdute che tornano in una realtà trasfigurata che suscita un misto di commozione e meraviglia.

La Cosenza di ieri si intreccia, nelle creazioni della Brenner con quella di oggi.

Dalla sua prima personale, curata da Raffaele Crovara, datata 1975 e allestita in Sila, a Lorica, di tempo ne è passato, ma l’amore di Pina Brenner per Cosenza è rimasto inalterato, da quando aprì il suo piccolo atelier di pittura nei pressi di Piazza dei Bruzi.

Significativo che proprio dal Comune arrivi un riconoscimento al suo impegno di artista a tutto tondo.

 

Commissione cultura consegna riconoscimento ad Eugenio Carbone, lo stilista cosentino che vestì Mina

Cosenza – Quando in televisione passano le immagini conservate nelle teche RAI, della cantante Mina che duetta con Totò in un vecchio sketch di “Studio uno”, storica trasmissione della tv in bianco e nero, nessuno ha mai pensato che l’elegante abito nero della grande Mina potesse essere una creazione di uno stilista cosentino, eppure è proprio così.

 

Eugenio Carbone, stilista e modellista di particolare talento cosentino (originario di Mendicino), ha lavorato per oltre mezzo secolo nel campo dell’Alta moda femminile con alcuni degli atelier più prestigiosi del panorama nazionale, da Germana Marucelli alle sorelle Fontana, a Renato Balestra. Sono suoi alcuni degli abiti indossati durante gli anni sessanta, dalle cantanti Mina e Katyna Ranieri, moglie quest’ultima del compositore di musiche da film Riz Ortolani, e dall’attrice Rosanna Schiaffino.

La sua storia non è sfuggita alla Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Claudio Nigro che, ieri, ha voluto che l’iniziativa, nel corso della quale è stato tributato allo stilista cosentino l’omaggio della città di Cosenza, si svolgesse al Teatro “Rendano”, alla presenza anche di una delegazione del Comune di Mendicino, guidata dall’Assessore alla cultura Francesca Reda e integrata dal consigliere provinciale Mario Giordano e da Antonio Catalano, uomo di cultura, anch’egli mendicinese e amico d’infanzia di Eugenio Carbone.

Nella buvette del teatro di tradizione cosentino Carbone, che si è soffermato anche a visitare la sartoria del “Rendano”, è stato ricevuto dalla Commissione cultura al gran completo.

Breve introduzione del Presidente Nigro che ha considerato “un onore ospitare in commissione Eugenio Carbone” e poi spazio alla relazione del consigliere Mimmo Frammartino che ne ha ripercorso la figura di artista poliedrico, stilista, ma anche grande pittore. Dopo l’apprendistato, iniziato all’età di 14 anni  in una sartoria del suo paese e dopo averne aperto una tutta sua a Cosenza, dove si recavano le signore della buona borghesia della città, all’età di 30 anni si trasferì a Roma per dolorose vicende familiari, Eugenio Carbone fece l’incontro che gli cambiò la vita, con Germana Marucelli, pioniera dell’Alta moda Italiana che per prima cominciò ad affrancarsi dalla dipendenza italiana dalla moda parigina.
Dal 1982 Eugenio Carbone comincia ad insegnare nelle più importanti scuole di moda, attività che continua ancora oggi. Al periodo trascorso nell’atelier romano della Marucelli risale l’incontro con Mina. Nell’altro atelier della Marucelli, quello di Milano, che era stato trasformato in una sorta di salotto artistico-letterario, frequentato prevalentemente da poeti, Eugenio Carbone conobbe Salvatore Quasimodo, ma da quelle stanze passarono anche Eugenio Montale e Giuseppe Ungaretti, come ha ricordato in commissione cultura anche il Presidente Claudio Nigro. Con Germana Marucelli, Carbone restò fino al 1969, per poi approdare all’atelier delle sorelle Fontana, prima come operaio nella produzione, poi come creatore di modelli per la nota maison nella quale lavorò per oltre  30 anni.
Quando gli tocca prendere la parola, senza rinunciare alla sua indole mite ed appartata, dopo i sinceri ringraziamenti, Eugenio Carbone si mostra riconoscente “per il grande regalo che mi avete fatto. Al termine della mia carriera – sottolinea – dopo aver fatto il sarto, il modellista, lo stilista e l’insegnante di moda, il mio desiderio più grande è proprio quello di trasferire il bagaglio di esperienze che ho accumulato alla giovani generazioni”.che si è arricchita di un nuovo e importante tassello. Lo stilista cosentino ha brevettato un rivoluzionario metodo didattico che innova profondamente gli insegnamenti ancora troppo legati alla tradizione delle scuole di taglio. L’obiettivo di Eugenio Carbone, con il suo metodo di insegnamento esclusivo, ottenuto con la progettazione libera su un manichino appositamente brevettato, è quello di trasferire competenze e capacità alle nuove generazioni, in una sorta di passaggio di testimone. Con vantaggi che vanno dai costi, molto più contenuti, ai tempi di realizzazione che risultano notevolmente più brevi.