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Frode fiscale e appropriazione indebita aggravata, sequestro preventivo di beni nel Reggino

VILLA SAN GIOVANNI (RC) – I finanzieri del comando di Reggio Calabria hanno eseguito un sequestro preventivo di conti correnti bancari e postali,  depositi e altre disponibilità finanziarie per oltre 195mila euro nei confronti di una società cooperativa operante nel settore della navigazione nel comune di Villa San Giovanni,  e del suo rappresentante legale. L’ attività di indagine ha permesso di accertare l’emissione di fatture per operazioni inesistenti
per oltre 130mila euro e l’ appropriazione indebita delle somme di denaro da parte del rappresentante legale per un valore complessivo di circa 195mila euro. Il Tribunale di Reggio  Calabria ha emesso il decreto di sequestro preventivo nei confronti di rappresentanti legali e dei conti societari per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti e appropriazione indebita aggravata.

Frode fiscale per oltre due milioni di euro, denunciato imprenditore

COSENZA –  Aveva intestato una società ad una “persona inesistente” ma i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza sono ugualmente riusciti ad individuare una frode fiscale, nel settore del commercio di prodotti tecnologici, con evasione di imposte per oltre due milioni e mezzo di euro. Ad insospettire i finanzieri sono stati i prezzi di vendita dei prodotti, praticati dalla società, molto più bassi rispetto a quelli applicati dalle imprese concorrenti operanti nel medesimo settore commerciale. La verifica fiscale svolta nei confronti della società ha permesso di accertare l’emissione di documenti falsi per acquistare beni tecnologici senza l’applicazione dell’Iva. Proprio questo stratagemma consentiva all’azienda di rivendere i beni a prezzi decisamente più bassi rispetto a quelli praticati sul mercato, con conseguenti effetti distorsivi sulla concorrenza ed indebito risparmio d’imposta. La società è risultata formalmente gestita da un legale rappresentante “inesistente”, mentre era effettivamente amministrata da un imprenditore cosentino, operante anche in altri settori di mercato, denunciato per dichiarazione fraudolenta ed emissione di altri documenti per operazioni inesistenti, violazioni sanzionate con la reclusione da uno a sei anni. Al fine di assicurare la restituzione delle imposte evase ed il pagamento delle relative sanzioni sono state attivate le procedure finalizzate al sequestro dei beni patrimoniali esistenti per valore equivalente a quello evaso.

Processo Mediaset: la pistola carica puntata in faccia al nostro governo

 

Il processo Mediaset è giunto al suo ultimo grado di giudizio. Stamattina, la corte composta da Antonio Esposito (Presidente), Amedeo Franco (relatore), Ercole Aprile, Giuseppe de Marzo e Claudio d’Isa (consiglieri) si riunirà per la decisione finale ed entro giovedì il popolo italiano saprà se l’ex Primo Ministro sarà colpevole. L’accusa di frode fiscale, poco più di sette milioni di euro evasi nel 2002 e nel 2003, pende anche sulle teste di Frank Agrama (produttore statunitense e socio occulto) e degli ex manager Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto. In primo e secondo grado, Mr.B era stato condannato a quattro anni di reclusione (tre di questi sono coperti dall’indulto e da un provvedimento che alleggerisce la pena per gli ultrà settantenni) e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. La Cassazione potrebbe comunque rinviare il verdetto decisivo (giungerebbe così la gratificante prescrizione, da non confondere con l’assoluzione) o al massimo costringere l’imputato ad un anno di servizi sociali. Resterebbe intatta solo l’interdizione dai pubblici uffici, che vieta di mettere mani e piedi nei luoghi della governance italiana.

Questa battaglia legale, combattuta tra gli inquirenti e la difesa dell’imprenditore brianzolo (quelli che propagandano la persecuzione giudiziaria ai danni del Cavaliere di Arcore) conoscerà fra pochissimo il suo punto di svolta. Potrebbe sporcare la fedina penale di un politico che il resto del mondo non ci invidia e far morire il governo delle larghe intese. L’esecutivo presieduto da Enrico Letta da mesi discute di giustizia. Della lentezza dei processi, della separazione delle carriere, delle inadeguate risorse dei tribunali (scarso personale e pochi soldi per comprare fogli e cartucce per stampante) ? No, non scherziamo. L’argomento principale sono i processi di un singolo individuo e il modo per salvarlo.

Perchè ? Perchè il procedimento penale in corso è una pistola carica puntata sull’instabilità del Paese. Se Berlusconi venisse condannato, il governo rischierebbe il tracollo. Se la Cassazione dovesse confermare ciò che è stato deciso in primo e in secondo grado, l’imputato sarebbe chiamato a compiere le sue contromosse: defilarsi e affidare ad una prestanome (la figlia Marina) la cura dei suoi interessi oppure aizzare il suo pubblico/elettorato portandolo ad occupare le piazze al grido di “chi non salta comunista è“.

Comunque andrà a finire, daremo il benvenuto alla catastrofe.

 

 

“Operazione Cocktail”: evasione fiscale tra Calabria e Toscana per 500 mln

Un blitz andato a buon fine grazie all’efficace sinergia della Guardia di Finanza di Catanzaro e l’Agenzia delle Dogane di Catanzaro.

Eugenio Facciolla – procuratore del Tribunale di Rossano – stamane ha illustrato i particolari dell’ “Operazione Cocktail”, partita nel 2011, e volta a stanare una frode fiscale di circa 500 milioni di euro e un’associazione per delinquere dedita all’emissione ed all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti al fine di conseguire indebiti crediti d’imposta; 10 societa’, beni mobili e immobili, conti correnti e partecipazioni per un valore complessivo di circa 13.400.000 euro sequestrati. L’organizzazione era dedita all’emissione ed all’utilizzo di false fatturazioni, con sede operativa nel territorio della sibaritide.

I Militari della Guardia di Finanza, hanno sottoposto a sequestro per equivalente beni mobili ed immobili siti in Calabria, Campania e Lazio, conti correnti e partecipazioni.

L’organizzazione utilizzava un’articolata rete di strutture societarie, di diritto nazionale ed estero, con ramificazioni nel Regno Unito e in Bulgaria, dimostratesi soggettivamente ed oggettivamente collegate tra di loro. Fittizie cessioni intracomunitarie in cui i prodotti viaggiavano all’estero senza l’imposizione del valore aggiunto – rimanendo in realtà all’interno del territorio nazionale – in modo tale da creare un vantaggio competitivo sul mercato (poiché inesistente l’imposta di iva e accise).

Attività illecite che riguardavano la sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa su prodotti alcolici con emissione di fatture fiscali inesistenti, e l’esenzione dell’IVA con una dichiarazione di redditi fraudolenta.

Fatture false, evasione fiscale, distruzione di documenti e creazione di crediti d’imposta inesistenti sono i reati contestati a 5 persone agli arresti domiciliari ed a 12 prestanome amministratori delle societa’ coinvolte (di cui due ancora irreperibili). Tra i denunciati anche il direttore di un’agenzia di banca, Francesco Domenico Ungaro, a quanto pare mente delle attività illecite.