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Eataly USA, successo a New York per i prodotti tipici calabresi

NEW YORK – Si è appena chiusa con successo la “quattro giorni” di eventi dedicata ai prodotti calabresi disponibili da quest’anno negli store Eataly USA.

La kermesse si è aperta venerdì 29 giugno, quando lo store di Eataly Downtown a New York ha ospitato una tavola rotonda con rappresentanti della Regione Calabria che hanno raccontato le tante qualità di questa terra, dal punto di vista dell’enogastronomia, della cultura, della storia e dell’arte, guidati da Ornella Fado, autrice e conduttrice del pluripremiato format TV “Brindiamo!”. Al suo fianco una guru dell’enogastronomia, Lidia Bastianich, ambasciatrice della cucina calabrese nel mondo, che ha preso parte al cooking show a cura dello Chef Luca Caligiuri, dell’Associazione Regionale Cuochi.

L’Associazione, grazie all’accordo con il Presidente della Regione Calabria Gerardo Mario Oliverio, sta promuovendo i prodotti tipici di questa regione e le ricette della Dieta Mediterranea nel mondo. Non è mancato un momento di spettacolo con il regista e coreografo Cesare Vangeli. Il tutto si è svolto sotto le telecamere di “Brindiamo!”, che dedicherà uno speciale sul canale di Stato di New York, NYC TV Life e sulla piattaforma Amazon.

Dopo la serata di apertura, lo store Eataly Downtown è stato teatro di tre appuntamenti sotto il brand “Foodiversità Takeover”: i rappresentanti delle aziende del settore agroalimentare calabrese hanno presentato i loro prodotti e raccontato le particolarità del territorio. I racconti si sono alternati con momenti di cooking show e degustazioni a cura dello Chef Luca Caligiuri.

Gli eventi hanno fatto conoscere meglio l’enogastronomia calabrese, le sue ricette – tipiche della Dieta Mediterranea – ed alcuni degli oltre 80 prodotti della Regione Calabria che saranno disponibili sugli scaffali di Eataly, tempio dell’enogastronomia italiana.

La regione Calabria con i suoi prodotti era in questi giorni presente al “Fancy Food Show 2018”, il più grande evento del Nord America dedicato all’industria enogastronomica.

La partecipazione della Regione a questi eventi di promozione del territorio e delle sue eccellenze è stata promossa dal Presidente Gerardo Mario Oliverio sotto il brand “Rosso Calabria”, fortemente voluto per valorizzare non solo i prodotti tipici ma anche il carattere, il fascino e le particolarità turistiche, artistiche e culturali di una terra dalle radici antiche. “Rosso Calabria” si ispira anche al Codex Purpureus di Rossano, un codice custodito proprio in questa regione, le cui pagine rossastre contengono una serie di miniature che ne fanno uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento conservati fino ad oggi. Rosso come la passione che accomuna i calabresi in ciò che quotidianamente fanno per valorizzare l’agricoltura, il turismo e l’artigianato regionali.

L’omaggio di Luigia Granata alla città di New York

COSENZA – Luigia Granata torna a New York. Illustratrice di riviste internazionali e universitarie, ha esposto per anni nelle più prestigiose mostre de “La Grande Mela”. Oggi, mentre lavora incessantemente al lancio della sua prima azienda di moda e design, la GDesignItaly, una delle sue creazioni vola a Manhattan per rendere omaggio al Capo della Polizia di New York, in occasione della consueta “Dinner Dance”. Una giornata, organizzata dall’ Associazione Nazionale dei Carabinieri, che si terrà domenica 19 novembre dalle 19.30, ora italiana.

L’opera, dal titolo “Torri Gemelle”, nata in memoria delle vittime dell’attentato terroristico alle twin towers, che sconvolse l’America e il mondo intero l’11 settembre 2001, racconta la paura, lo sgomento e il dolore dell’ artista di fronte alle spaventose immagini proiettate in tv e alla percezione, immediata, che nulla sarebbe più stato come prima. Un lavoro realizzato pensando ai bambini, vittime innocenti della strage e a tutti coloro che, in quel tragico evento, hanno perso qualcuno.
«La mia arte è sempre il riflesso delle mie emozioni più profonde e di ciò che mi piacerebbe comunicare al mondo. Sono onorata che una mia opera sia stata scelta per un’ occasione così importante e di questo ringrazio, particolarmente, il Presidente dell’ ANC Tony Ferry e la benemerita dell’ Arma Ivana Perri», dichiara Luigia Granata.
A conclusione della serata, l’opera, di grande attualità, rimarrà esposta presso il Plaza Police di Manhattan, in memoria dei tanti attentati terroristici che accadono quotidianamente, come messaggio di pace e speranza.

Dal 25 novembre, in mostra, a Roma, le opere più belle dell’artista

E, sempre in ottica di  pace e speranza, dal 25 novembre, a Roma, presso la Galleria Medina Roma, sarà possibile visitare la mostra di Luigia Granata dal titolo “Senza Nero”. L’esposizione, che rimarrà aperta al pubblico fino al 7 dicembre, a preludio delle festività natalizie, sarà inaugurata alle 18,00 di sabato 25 novembre. Un viaggio tra i sentimenti che abitano l’animo umano, raccontato attraverso intense sfumature di colore, con un unico grande assente: il nero. Un messaggio e un invito a vivere la vita con positività e coraggio, che si tramanda attraverso l’opera d’arte. Un’ estenuante lotta tra bene e male, da cui esce vincitore solo chi riesce ad osare.

 
 

Maratona di New York, il crotonese Argirò ai nastri di partenza

NEW YORK  –  Da Crotone a New York. Dalla storia della Magna Grecia al simbolo dell’era moderna. Dopo migliaia di chilometri percorsi, allenamenti durissimi e tanti sacrifici riparte  l’avventura del maratoneta crotonese Alfredo Argiró, anche quest’anno presente alla 47esima edizione della “TCS New York City Marathon”. Lo farà con l’orafoMichele Affidato, che accompagnerà il runner crotonese nella “Grande Mela”. Il maestro orafo crotonese ha sposato il progetto del runner di portare i colori dell’Italia, della Calabria e della città di Milone negli States. Un progetto nato ormai diversi mesi fa e che ha incuriosito particolarmente Affidato il quale ha sentito quasi il dovere di stare vicino a questo giovane a acheo dell’era moderna. La gara prenderà il via il 5 novembre dalla stupenda cornice del ponte di Verrazzano alle 9,40 in punto dopo l’esecuzione dell’inno nazionale statunitense e il colpo di cannone che darà lo start alla gara. Ai nastri di partenza circa 60.000 partecipanti circa 3000 italiani, motivo di vanto e di forte motivazione per Argirò sarà quello di arrivare tra i primi per far risplendere ancora una volta quel sapore di mito sportivo miloniano. «Ho accettato con grande piacere la possibilità di stare al fianco ad Alfredo in questa sua terza avventura in cui calpesterà il suolo dei cinque quartieri di New York – commenta Affidato – per poter diffondere maggiormente la nostra grande cultura sportiva, una sfida che da subito mi ha entusiasmato e non nascondo che potrebbe portarmi fisicamente nella prima domenica di novembre a sostenere il nostro concittadino durante la gara. Sono veramente orgoglioso che la classe, lo stile e l’arte di un maestro come Michele Affidato – aggiunge Argirò – abbia scelto me. Darò il massimo per rappresentare la mia città al meglio».

Regione, l’assessore Rossi parteciperà al “panel” tematico sui beni comuni urbani

NEW YORK – L’assessore regionale all’Urbanistica Francesco Rossi  parteciperà il prossimo ventidue febbraio ad un “panel” tematico sui beni comuni urbani, organizzato nel campus New School di New York dalla Parsons School of Design e dalla Fordham University. «Un tempo – ha detto l’assessore Rossi – i luoghi della vita sociale erano il frutto di una pianificazione urbanistica ed erano dunque fissati e circoscritti sulla base di una programmazione; oggi invece sono gli stessi cittadini, o gruppi sociali ben individuati, ad essere protagonisti di una valorizzazione spontanea degli spazi cittadini e territoriali al punto che è ormai impossibile ragionare di fenomeni temporanei. La prospettiva è, insomma, diversa. I cittadini hanno creato una vera e propria categoria di “appropriazione”, trasformazione, uso e gestione dei luoghi. Tutto ciò – ha aggiunto Rossi –  rappresenta una sfida di non poco conto per gli urbanisti intenti a progettare gli spazi urbani e per la politica che ha l’obbligo ed il dovere di programmare l’uso, lo sviluppo e la vivibilità dei territori. Sono temi di alto respiro e la loro attualità vale anche in una regione nella quale proprio sotto il profilo urbanistico non è che si possa dire di aver avuto una lungimirante programmazione; ora che i tradizionali strumenti urbanistici vanno in crisi c’è, tuttavia, l’opportunità di intercettare, comprendere e governare fenomeni nuovi. Ecco perché ritengo di assoluto valore l’intenzione espressa dall’UDLab dell’Università della Calabria che, in collaborazione con la Regione, intende avviare un percorso di sperimentale per capire come attraverso l’osservazione e la condivisione delle buone pratiche di trasformazione attive sul territorio si possano costruire le basi per una urbanistica innovativa basata sulla collaborazione. L’obiettivo è quello di istituire un LABoratory for the GOVernance of the Commons (“LabGov“)  presso l’Università della Calabria; più semplicemente  potremmo dire che tramontata la tradizionale e certa efficacia degli strumenti urbanistici la sfida di oggi  è quella di pensare, programmare e costruire le dimensioni urbane e territoriali tenendo conto della spontaneità con la quale i cittadini scelgono e modellano da soli gli spazi dello stare assieme. Questa prospettiva riguarda ormai tutto il mondo ed è dunque più che opportuno avviare anche in Calabria una approfondita discussione che coinvolga la politica, gli organi di governo regionali e locali, le competenze accademiche, il lavoro dei professionisti».

Un po’ di Calabria a New York con il Fini Dance festival del villapianese Antonio Fini

NEW YORK – Un po’ di Calabria  positiva anche nella Grande Mela. Merito, stavolta, di Antonio Fini, danazatore e coreografo 33enne, originario di Villapiana. Fini è infatti un nome noto dell’ambiente nella grande metropoli d’oltreoceano. Primo ballerino presso la Machiael Mao Dance di New York dal 2010, è anche il fautore del Festival Alto Jonio Dance, tenutosi per ben 5 edizioni, dal 2010 al 2015 nella sua Fini Dance FestivalVillapiana. Da quest’anno è anche l’organizzatore del Fini Dance Festival, un concorso internazionale di danza nato per unire la cultura americana e quella italiana e che, proprio per suggellarne lo spirito, si è svolto sia a Crotone che nella sua nuova casa, New York. Proprio qui la scorsa domenica si è svolta la giornata conclusiva del Festival, presso il Manhattan Movement & Art Center, dove si sono esibiti numerosi artisti, sia italiani che americani, guadagnandosi uno spazio anche sul prestigioso New York Times. «La serata del 24 luglio è stata trasmessa in diretta web affinché anche in Italia, benché notte fonda, si potesse avere la possibilità di immergersi in un vero e proprio festival dei due mondi», ha dichiarato Antonio Fini. «Desideriamo fortemente che la danza sia uno dei tanti fili sottilissimi capaci di legare popoli, culture e tradizioni. Non c’è niente di più bello di un mondo in cui capirsi e riconoscersi reciprocamente e vogliamo dare il nostro contributo affinché ciò si materializzi attraverso ciò che sappiamo fare meglio, ossia danzare». E per non tralasciare le radici, lontane ma non dimenticate, il Festival si è concluso sulle note di una energica tarantella, con protagonisti i ragazzi della sua Summer School americana e da una “danza delle bandiere”, eseguita dallo stesso Fini. Entusiasmante anche il duetto “Memorie di Tirana”, insieme a Blakeley McGuire, prima ballerina della Martha Graham Dance Company, evocativo delle origini arbereshe di Antonio Fini.

Molti i riconoscimenti assegnati a esponenti illustri della danza, italiani e internazionali: come a Petra Conti, già prima ballerina alla Scala milanese e ora prima ballerina al Boston Ballet, e a Jacqulyn Buglisi, direttrice della Buglisi Dance Theatre di New York, alla quale è stato consegnato il premio alla carriera  Fini Dance Italian International Lifetime Achievement Award.

 

 

Antonio Fini, un villapianese alla conquista di New York

VILLAPIANA (CS) – É senz’altro il villapianese più famoso negli Stati Uniti. Antonio Fini, danzatore e coreografo 33enne, è “principal dancer” presso la Michael Mao Dance di New York già dal 2010. A lui si deve la nascita del festival Alto Jonio Dance, tenutosi proprio a Villapiana per cinque edizioni dal 2011 al 2015, e del Fini Dance Festival, un concorso internazionale di danza nato per evocare un abbraccio tra la cultura americana e quella italiana e che quest’anno ha avuto luogo nel mese di luglio sia a Crotone che a New York. _MG_8471
Proprio nella Grande Mela, al Manhattan Movement & Art Center, domenica scorsa si è tenuta la cerimonia conclusiva del Festival che ha trovato spazio addirittura tra le colonne del New York Times e nel corso del quale diversi artisti, sia italiani che americani, si sono esibiti incantando i presenti. Sono infatti stati assegnati diversi riconoscimenti prestigiosi a illustri esponenti della danza mondiale, italiani o di origini italiane, come Petra Conti – già prima ballerina alla Scala di Milano e ora prima ballerina al Boston Ballet – che aggiunge alla sua prestigiosa bacheca il Fini Dance Italian International Extraordinary Dancer Award, e Jacqulyn Buglisi, direttrice della Buglisi Dance Theatre di New York, alla quale è stato consegnato il premio alla carriera Fini Dance Italian International Lifetime Achievement Award.
Antonio non ha mai spezzato il cordone ombelicale che lo lega alla sua terra. Il Festival newyorchese, infatti, è stato chiuso da un’energica tarantella che ha visto protagonisti i ragazzi della sua Summer School americana e da una “danza delle bandiere” eseguita proprio da lui con l’intento di unire metaforicamente Italia e Stati Uniti. Inoltre, nelle sue vene scorre sangue arbereshe: il duetto “Memorie di Tirana” danzato insieme a Blakeley McGuire, prima ballerina della Martha Graham Dance Company, ha portato sul palco di Manhattan vibrazioni intense che hanno mostrato quanto siano importanti le sue radici.
«La serata del 24 luglio è stata trasmessa in diretta web affinché anche in Italia, benché notte fonda, si potesse avere la possibilità di immergersi in un vero e proprio festival dei due mondi», ha dichiarato Antonio Fini. «Desideriamo fortemente che la danza sia uno dei tanti fili sottilissimi capaci di legare popoli, culture e tradizioni. Non c’è niente di più bello di un mondo in cui capirsi e riconoscersi reciprocamente e vogliamo dare il nostro contributo affinché ciò si materializzi attraverso ciò che sappiamo fare meglio, ossia danzare».

Fini Dance Festival 2016, la Calabria esporta l’arte della danza a New York

CROTONE – Mancano meno di tre settimane all’inizio del Fini Dance Festival, il concorso internazionale di danza diretto da Antonio Fini in programma dal 4 al 9 luglio a Crotone e dal 18 al 29 luglio a New York. Una grande opportunità per tanti ragazzi che coltivano questa grande passione e che sognano che la danza diventi la loro vita.

La tappa calabrese del festival prevede la Fini Dance International Summer School, ossia una scuola estiva della durata di cinque giorni ricca di corsi dedicati ai giovani danzatori, che si svolgerà dal 4 all’8 luglio presso la Scuola Teatro Danza Olimpia di Crotone, e il concorso finale che si terrà il 9 luglio in piazza Padre Pio a Torre Melissa (KR), durante il quale saranno assegnate numerose borse di studio internazionali, tra cui alcune uniche in Europa, e verranno premiate diverse figure di spicco della danza internazionale. Nello specifico, verranno consegnati il Premio alla Carriera a Blakeley McGuire, Prima Ballerina della Martha Graham Dance Company, il Premio Best Dancer a Lauren Jaeger e il Premio Coreografo Emergente, il cui vincitore verrà proclamato durante il concorso.

Il premio più ambito da parte dei partecipanti al Fini Dance Festival è sicuramente la borsa di studio compresa di viaggio per New York che l’A.S.D. Alto Jonio Dance, insieme all’associazione Marcobaleno, metterà a disposizione.
Non è, tuttavia, l’unico premio messo in palio da Fini Dance Festival: molte altre sono infatti le scholarships internazionali che verranno rilasciate durante il concorso.
Inoltre, tra le borse di studio più prestigiose, Fini Dance Festival concede la possibilità di frequentare corsi invernali totalmente gratuiti presso la Paul Taylor American Modern Dance, il cui coreografo è stato definito dal Times “il maestro regnante della danza moderna”, mentre Vanity Fair lo ritiene “il più grande coreografo del mondo”. Dall’universo della danza in genere è considerato una leggenda vivente.

«Penso sia importante creare un filo conduttore tra l’Italia, in particolar modo la Calabria, e gli Stati Uniti – dichiara Antonio Fini – non solo per portare in Calabria la danza mondiale, ma anche per dare un ulteriore segnale di vicinanza ai tanti calabresi che vivono a New York e in tutta l’America. A New York esistono tanti ballerini italiani di origini italiane, come Edward Villella, creatore del Miami City Ballet, il cui padre era originario di Cosenza, ma non tutti sono a conoscenza di questo. Per questo ho deciso di istituire l’Italian International Dance Award, che premia le eccellenze della danza italiana nel mondo e che quest’anno daremo a Jacqulyn Buglisi, direttrice della Buglisi Dance Theatre di New York».

La giuria del festival crotonese sarà composta da Maria Postelnicu (Prima Ballerina dell’Opera Nazionale di Bucarest,Davide Accossato e Mirko Giordano, mentre Marisa Cataldo accompagnerà con le sue percussioni le lezioni della Summer School. Le iscrizioni alla Summer School sono già terminate, mentre quelle per partecipare al concorso finale scadranno il 25 giugno. Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito finidance.nyc e la pagina Facebook Fini Dance.

 

Il tenore calabrese Francesco Anile confermato al MET di New York nel cast dell’Otello

Cosenza ( Cs) – Sarà ancora nel tempio dell´Opera il tenore Calabrese Francesco Anile. Confermato ufficialmente nel cast dell´Otello di Verdi prodotto dal MET Opera di New York con la regia di  del regista Bartlett Sher. Secondo giro di palco per una produzione osannata da tutta la critica americana e non solo. “Magnificence worthy of the Met… Aleksandrs Antonenko sang brilliantly.” —Financial Times Željko Lučić “is superb as Iago, a chilling and malevolent portrait of evil personified… A stark and simple yet often powerful new production of Verdi’s passionate and masterful rendering of one of Shakespeare’s greatest plays.” —Huffington Post. A chiusura della stagione 2015/2016 le pagine ufficiali del Metopera annunciano giá la nuova produzione che prenderà il via nel prossimo settembre. “Sono soddisfatto e portato a credere ancora di più che la tenacia e i sogni vanno perseguiti. Questo mio successo l´ho dedicato alla mia cittá , Polistena e alla mia terra, la Calabria, che mi hanno forgiato nel carattere e nella caparbietá“- dice Francesco Anile, che tornerà in Italia il prossimo  fine settimana. In scarpe da tennis e maglietta potrà riabbracciare la sua gente e sentire il calore giá dimostrato sui social in questi ultimi dieci giorni.

Carmine Abate porta a New York la sua vita ‘per addizione’

In un periodo di globalizzazione culturale c’è chi ha fatto della 10428707_966735636679338_7289542583581455035_npropria esistenza una vita ‘per addizione’, una costante condivisione della propria multiculturalità. Carmine Abate, scrittore calabrese di origine arbëreshë, trapiantato in Trentino ed emigrato in gioventù in Germania, è una delle massime espressioni di questa vita da sradicati che si portano dietro la propria radice per trapiantarla in altri terreni, acquisendo nuovi nutrimenti non in sostituzione dei precedenti, ma quasi a completarli.

 

Lasciata la natia Carfizzi, in provincia di Crotone, alla volta di Bari e poi proseguendo per Amburgo, in terra teutonica, il nostro scrittore, premio Campiello nel 2012 per l’ancestrale romanzo ‘La collina del vento’, è tornato agli onori della cronaca letterindexaria con il suo ultimo lavoro, una più approfondita revisione di un’opera già pubblicata anni addietro: ‘La festa del ritorno’. E proprio con il nuovo lavoro sottobraccio, Abate ha rifatto i bagagli per affrontare un altro viaggio, questa volta attraversando l’oceano fino ad approdare in America dove, dal primo aprile scorso, ha avuto inizio il tour con l’incontro di tre classi di studenti del Mount Holyoke College South Hadley, l’istituto formativo che accolse la poetessa Emily Dickinson.

 

All’indomani della Pasqu21983_969621823057386_5361353093589730059_na, lo scrittore è giunto a New York, dove nel tardo pomeriggio di oggi 7 aprile terrà una conferenza al Calandra Italian American Institute con Amara Lakhous, scrittore algerino ‘cittadino della lingua italiana’, e Michael Reynolds, agente ed editore americano di entrambi gli autori.

 

Partire per tornare sui propri passi, partire perché si ha ‘una pistola puntata alla tempia’, per necessità, per fame, per desiderio di riscatto: questi saranno i temi intorno ai quali lo scrittore calabrese si soffermerà, mostrandosi nelle vesti del cittadino ‘global’ che acquisisce senza mai perdere nulla dal proprio bagaglio esistenziale.

 

Nel romanzo breve, aggiornato e ripubblicato lo scorso Natale, Abate si sofferma sulla partenza quale anello 11149555_969622059724029_8931653326585262487_ndi congiunzione di un rapporto difficile tra padre e figlio, una relazione costellata da incomprensioni, tra punti d’incontro e momenti di distacco, uniti insieme da quell’affetto quasi embrionale tanto profondo quanto sfuggente. Eppure la partenza è sempre ritorno, in un modo o in un altro. Si ritorna sui propri passi, su quella terra arsa e inaridita che è la Calabria senza lavoro per i propri figli, senza spazi, piena di rupi e di sterpaglie, di rughe e di sofferenze. Una terra vergine dalla quale per troppo tempo è stato difficile ma necessario fuggire.

 

Con uno stile veloce e meticoloso, dal tratto deciso, Carmine Abate rapisce il lettore alternando le voci dei protagonisti, mostrando i rispettivi punti di vista, i desideri, le frustrazioni e le gioie di due uomini che hanno costruito la propria storia ‘addizionando’ i terreni nei quali hanno messo radice. Prima il padre, poi il figlio, hanno entrambi percorso il cammino che li ha portati alla partenza agognando costantemente il momento del ritorno. Con quest’ultimo lavoro, lo scrittore si mostra ancora una volta come un porto sicuro nel quale s’incrociano esperienze e racconti, dal quale partono speranze e aspirazioni e dove finalmente si si approda in cerca della propria casa, ovunque essa sia.

 

Il futuro, per un bambino, è una parola. Io volevo stare accanto a mio padre ogni giorno della vita presente. Sempre”.

 

Daniela Lucia

L’attesa: cortometraggio tra New York e Altomonte

COSENZA – Lunedì 15 luglio alle ore 20 presso il cinema Garden sarà presentato il film “L’attesa”.

Fare cinema in Calabria, senza avere a disposizione grandi troupe e grossi budget: è possibile. Lo dimostrano Marco Caputo e Davide Imbrogno. I due giovani artisti calabresi – già autori di numerosi videoclip, spot pubblicitari e un cortometraggio dal titolo “Il rappresentante” – si sono imbattuti in una nuova impresa. Dare vita ad un cortometraggio ambientato tra New York e la Calabria. Il corto – intitolato “L’attesa” – è stato finanziato dalla famiglia Barbieri di Altomonte, noti ristoratori calabresi, che hanno creduto nell’idea proposta dai ragazzi. La prima parte del cortometraggio, scritto da Davide Imbrogno per la regia di Marco Caputo, è stata girata nella Grande Mela. I due artisti, accompagnati dall’attore protagonista – il cosentino Paolo Mauro – si sono recati oltre oceano con la voglia di potersi esprimere senza temere il confronto con una grande realtà, avendo a disposizione una piccola troupe e un cast italo americano. Nel cast newyorkese vi è anche Josh Gaspero – noto editore americano – il quale ha messo a disposizione, per alcune scene in interno, un locale al centro di Manhattan del quale Gaspero è socio con Chris Noth (il noto divo americano di “Sex and the City”). Le riprese del cortometraggio di Marco Caputo e Davide Imbrogno si sono concluse ad Altomonte. Nel cast, insieme a Paolo Mauro, si sono aggiunti altri nomi della scena artistica calabrese, tra i quali l’attore Giovanni Turco, la partecipazione straordinaria di Dario Brunori (questa volta in veste di attore, con un ruolo molto sui generis e non ancora svelato).

Il cortometraggio narra la storia di un pubblicitario italo-americano in crisi esistenziale, pronto a scappare via e rifugiarsi in Calabria per ritrovare se stesso, ci riuscirà? Si metterà in risalto la differenza tra i due mondi, sottolineando e confrontando diversi stati d’animo del protagonista. Una riflessione sull’esistenza e sulle sue sfumature.

L’idea del corto non è solo quella di raccontare una storia e fare cinema, ma è anche un’idea di promozione del territorio, un connubio tra comunicazione e cinema, quello che gli americani definirebbero un advert-drama. Tra le persone che hanno dato fiducia ai ragazzi, vi è anche Hugo Race – musicista australiano, ex membro del gruppo di Nick Cave – che ha gentilmente concesso i diritti per l’utilizzo di un suo brano.