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Scoperti lavoratori “in nero” utilizzati da 5 società in una serie di cantieri edili

COSENZA – La Guardia di Finanza di Cosenza, nel corso di alcuni controlli, ha scoperto in una serie di cantieri, la presenza di nove operai, impiegati completamente “in nero” da 5 società nella realizzazione e ristrutturazione di abitazioni di lusso. I controlli sono stati effettuati principalmente nelle località turistiche dell’Alto Tirreno cosentino, dove molti turisti, negli ultimi anni, hanno acquistato seconde case da utilizzare per le vacanze, alcune delle quali ancora in fase di realizzazione. Le società controllate, inoltre, sono state diffidate alla regolarizzazione delle inosservanze riscontrate, entro i termini previsti e i lavoratori riconducibili a tali imprese dovranno essere assunti per almeno 3 mesi. Le norme in materia di regolarità del rapporto di lavoro contengono risvolti sanzionatori anche nei confronti dei privati che non si avvalgono di alcuna ditta, con cui stipulare un contratto di appalto, ma si affidano ad operai “alla giornata” sprovvisti di un rapporto di lavoro e non titolari di una partita iva.

Spagnuolo: «Opacità comportamenti delle pubbliche amministrazioni preoccupanti»

COSENZA – Indagine complessa che fa emergere uno spaccato inquietante in un momento in cui tante famiglie faticano ad arrivare a fine mese. «Sono indagini che toccano il funzionamento delle pubbliche amministrazioni che rivelano, ancora una volta, un’opacità di comportamenti che preoccupano». Ad affermarlo il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo illustrando alla stampa i risultati dell’inchiesta sull’assenteismo all’Asp di Cosenza e nel comune di San Vincenzo La Costa e quella su una bancarotta fraudolenta. «Specie se consideriamo che alcune di queste persone avevano la responsabilità di lenire e alleviare le condizioni di salute di alcuni nostri concittadini in gravi difficoltà e in condizioni di disabilità. Poi, toccano la formazione illegale del patrimonio e rivelano un’economia cosentina in crisi, aggravata da imprenditori che violano la legge a discapito di quella parte sana che con difficoltà cerca di portare avanti il proprio lavoro. Questo è solo l’inizio». Una promessa quella fatta da Spagnuolo che fa presagire ad altre operazioni che potrebbe scattare nei prossimi mesi. «Un’operazione ad alta vocazione sociale» l’ha invece definita il comandante regionale della Guardia di finanza, Gianluigi Miglioli. «Saremo sempre più determinati nel proporre esempi di legalità – ha continuato il generale – e stiamo rivolgendo la nostra particolare attenzione anche alle uscite dalle casse dello stato, affinché vadano nel verso per le quali sono state determinate».

Bancarotta fraudolenta, arrestato un imprenditore e sequestrati beni per 900mila euro

COSENZA – I finanzieri di Cosenza hanno notificato una misura cautelare ad un imprenditore cosentino operante nel settore edile per il reato di bancarotta fraudolenta e 3 misure interdittive, divieto dell’esercizio dell’ufficio di amministratore di imprese e società giuridiche, nei confronti di 3 parenti stretti dell’arrestato. Contestualmente si sta disponendo il sequestro preventivo di beni immobili (magazzini, terreni, ecc.), di quote societarie nonché di denaro, titoli ed altri valori mobiliari nella disponibilità dell’imprenditore. Le indagini hanno accertato il dissesto finanziario della società e, quindi, il depauperamento del patrimonio attraverso la cessione della parte attiva ad una nuova società, formalmente intestata a familiari del titolare ma, di fatto, amministrata dallo stesso imprenditore. Ciò ha permesso di “svuotare” la società in forte esposizione debitoria. Contemporaneamente, i beni strumentali, i terreni e gli immobili per un valore complessivo di circa 900mila euro sono stati distratti, attraverso un articolato sistema di trasferimento fittizio, in favore della nuova società, incaricata di alienare a terzi in buona fede (e, quindi, al riparo dalle pretese dei creditori) senza alcun ritorno economico per la fallita. La nuova società, in sostanza, sin dalla sua costituzione, non aveva alcuna capacità operativa, limitandosi ad operare come schermo della fallita per perpetrare le distrazioni fraudolente. Tra i creditori, ci sono fornitori per circa 330mila euro ed Enti Pubblici (Agenzia delle Entrate, Inps ed Inail) per circa 770 mila euro, per il mancato pagamento delle imposte e l’omesso versamento di contributi per i lavoratori dipendenti. La ricostruzione delle vicende societarie è stata resa difficoltosa dal fatto che la documentazione amministrativo-contabile è risultata distrutta e la sede sociale risultava trasferita prima a Roma, e, successivamente, in Romania. Le indagini hanno consentito all’autorità giudiziaria inquirente di richiedere ed ottenere i provvedimenti notificati agli indagati, i quali devono rispondere dei reati di bancarotta fraudolenta e di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi. Parallelamente, l’opera dei finanzieri ha puntato a ricostruire il patrimonio della società avviata al fallimento, disperso in mille rivoli, al fine di porre a disposizione beni, denaro ed immobili anche per garantire e soddisfare i diversi creditori.

“Furbetti del cartellino”, 20 indagati e 12 misure cautelari tra Asp e un comune – NOMI e VIDEO

COSENZA – I militari del Comando Provinciale Guardia di Finanza di Cosenza hanno notificato 12 misure cautelari nei confronti di dipendenti del comune di San Vincenzo la Costa e di personale dell’Azienda Sanitaria Provinciale del Servizio Cure Domiciliari Integrate (ex A.D.I.) . Venti i dipendenti pubblici indagati per truffa aggravata ai danni di Ente Pubblico per essersi indebitamente assentati dal luogo di lavoro senza far risultare i periodi di assenza. Le condotte criminose sono state accertate tramite un’attività di videoregistrazione effettuata con delle microtelecamere poste a controllo visivo dei locali adibiti a timbratura o registrazione ed anche attraverso pedinamenti, indirizzati a rilevare i reali comportamenti dei dipendenti pubblici. Quattro i dipendenti dell’Asp di Cosenza impiegati presso il Servizio Cure Domiciliari Integrate, un medico e quattro infermieri, che timbravano il cartellino marcatempo attestando “falsamente” orari di ingresso e di uscita non corrispondenti a quelli reali. Il medico, con incarico di effettuare visite domiciliari, dopo aver timbrato la mattina presto, si recava da parenti e rientrava in ufficio dopo alcune ore. Gli infermieri, con incarico di effettuare terapie domiciliari, si scambiavano costantemente e “vicendevolmente” i propri tesserini aziendali, che venivano timbrati, nelle varie occasioni, dall’uno o dall’altro dipendente. In sostanza, un solo dipendente eseguiva la timbratura del cartellino marcatempo in modo di far risultare la “presenza” anche dei colleghi assenti. In diverse occasioni di entrata e uscita nel corso della giornata gli impiegati “fingevano” di timbrare il proprio tesserino, digitando solo alcuni numeri, al fine di dare l’impressione ai colleghi di aver ottemperato all’obbligo di marcatura. Diverse le attività di natura privata svolte dagli impiegati in orario di servizio, da visite ad amici a prolungate soste in bar e ristoranti. Per tutti i dipendenti dell’Asp di Cosenza il gip, ha disposto la misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio presso l’Azienda sanitaria per la durata di dodici mesi. Sedici, invece, i dipendenti pubblici indagati in servizio presso il comune di San Vincenzo la Costa per aver attestato falsamente la presenza nel Comune pur essendosi ingiustificatamente allontanati. Gli impiegati, attraverso ingressi tardivi ed arbitrari allontanamenti a piedi o in auto, si assentavano durante l’orario di lavoro, senza autorizzazione, per dedicarsi ad attività di carattere privato. Il comune, nel periodo oggetto dei controlli, aveva accertato la presenza del dipendente attraverso la trascrizione che era tenuto ad effettuare a mano su un apposito “registro delle presenze” cartaceo dell’orario di ingresso e di uscita e delle eventuali variazioni, apponendo la propria firma autografa. L’attività svolta dai finanzieri ha consentito di evidenziare la prassi dei dipendenti comunali di timbrare il cartellino di entrata ed uscita e annotare gli orari sul “registro delle presenze” anche per altri colleghi. Attraverso indagini, pedinamenti, appostamenti e videoregistrazioni, è emerso un quadro di inosservanza degli obblighi di condotta previsti per i dipendenti in servizio presso il comune, agevolata dall’assenza di un efficace sistema di controlli interni. Ripetuti e continui i tardivi ingressi non registrati e gli allontanamenti dal posto di lavoro per lo svolgimento di attività private. Condotte reiterate a danno del comune e dei cittadini in termini di disservizi e rallentamento delle attività istituzionali. Per otto dei dipendenti indagati il gip ha disposto l’obbligo di presentarsi tutti i giorni lavorativi, per due volte al giorno, presso le forze di polizia.

Per il Comune di San Vincenzo La Costa otto le misure interdittive nei confronti di dipendenti che riguardano l’obbligo di firma. Si tratta di Giancarlo Lo Bianco, Giancarlo Saullo, Emilio De Filippis, Carmelo Naccarato, Francesco Ruà, Giovanni Aceto, Rocco Serpe e Maria Francesca Madotta.

Per l’Asp di Cosenza, invece, sono state disposte quattro interdizioni dai pubblici uffici per un anno nei confronti di un medico e tre infermieri. Si tratta di Fiorentina Gagliardi, Angela Corrente, Salvatore Grimaldi e Franco Medaglia.

 

Autobus in fiamme a Lamezia Terme, si ipotizza un corto circuito

LAMEZIA TERME (CZ) – Un autobus delle linee urbane ha preso fuoco stamani a Lamezia Terme durante una corsa. A bordo del mezzo, che effettua collegamenti tra i quartieri della città, in quel momento non c’erano passeggeri ma solo l’autista che è rimasto incolume. L’ipotesi più probabile è che si sia verificato un corto circuito.
Ad accorgersi delle fiamme e del fumo nero che uscivano dalla parte posteriore dell’autobus dove è collocato il motore è stato proprio il conducente solo a bordo in quel momento che, giunto nelle vicinanze del Commissariato di Polizia, ha bloccato la marcia evitando ulteriori conseguenze. Sul posto sono giunti i vigili del fuoco del locale distaccamento che hanno spento le fiamme. I vigili urbani hanno attuato delle deviazioni del traffico veicolare per limitare i disagi agli automobilisti.

‘ndrangheta, sequestrato patrimonio da un milione a imprenditore vicino a cosca

REGGIO CALABRIA – Beni per circa un milione di euro sono stati sequestrati da personale della Dia di Reggio Calabria, con il coordinamento della Dda, all’imprenditore Rosario Aricò, di 57 anni, che operava nel settore dell’ortofrutta. Il sequestro è stato disposto dal Tribunale su proposta del direttore della Dia Nunzio Antonio Ferla. L’uomo, coinvolto nell’inchiesta “Archi”, è stato condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione con sentenza passata in giudicato per associazione mafiosa quale partecipe della cosca Tegano. Secondo l’accusa, avrebbe supportato le azioni criminali della cosca. Per l’emissione del provvedimento il Tribunale ha tenuto conto anche della sproporzione tra i redditi dichiarati dall’uomo e dal suo nucleo familiare rispetto agli acquisti effettuati nel tempo. Contro Aricò hanno fatto dichiarazioni anche i collaboratori di giustizia Giovambattista Fracapane e Roberto Moio. Il sequestro ha riguardato una villetta e due appartamenti, due auto e disponibilità finanziarie.

Grave incidente stradale, auto si ribalta. Un morto e due feriti

CATANZARO – Una persona è morta e due sono rimaste ferite in un incidente stradale verificatosi all’alba sulla statale 280 dei due mari in direzione di Lamezia Terme. Secondo quanto si è appreso si tratta dei passeggeri di un’Alfa Mito. L’auto, all’uscita della galleria del Sansinato, per cause in corso di accertamento, si è ribaltata. Nel violento impatto uno dei feriti sarebbe stato sbalzato fuori dall’abitacolo. sul posto la polizia stradale, i sanitari del 118, i vigili del fuoco, il personale Anas.

“Furbetti del cartellino”, 16 le misure cautelari in esecuzione

COSENZA – Dalle prime luci dell’alba gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza sono impegnati nell’esecuzione di 16 misure cautelari nei confronti di altrettanti dipendenti della pubblica amministrazioni accusati di assenteismo. L’operazione riguarda, dunque, i cosiddetti “furbetti del cartellino”. Le fiamme gialle sono intervenute nel comune di San Vincenzo la Costa e negli uffici Asp dell’Adi, a piazza Santa Teresa di Cosenza. I particolari dell’operazione ancora in corso, che è stata coordinata dalla Procura della repubblica di Cosenza saranno resi noti in una conferenza stampa che si terrà alle ore 10,30 negli uffici della Procura della Repubblica di Cosenza.

Bombe a Reggio Calabria, scadono termini di custodia. Libero l’autore

REGGIO CALABRIA – Torna in libertà il presunto autore degli attentati compiuti alla Procura generale di Reggio Calabria del 3 gennaio 2010 ed alla casa del procuratore generale Salvatore Di Landro, del 26 agosto successivo. La Corte d’Appello di Reggio Calabria, infatti, ha disposto la scarcerazione di Antonio Cortese, di 55 anni, per scadenza massima dei termini di custodia cautelare. Cortese, che era detenuto nel carcere milanese di Opera, era accusato anche di avere piazzato un bazooka vicino alla sede della Dda reggina come atto intimidatorio nei confronti dell’allora procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone. Per questi fatti è stato condannato a 5 anni e otto mesi di reclusione ed è in attesa del processo d’appello che inizierà a Catanzaro il maggio prossimo. L’uomo stava scontando anche una condanna a 12 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa ed estorsione. Per questa seconda condanna era in attesa del verdetto della Cassazione. Cortese, arrestato il 20 ottobre 2010 al confine sloveno mentre faceva rientro in Italia dalla Romania per la vicenda delle bombe di Reggio, è indicato dagli inquirenti come esponente della cosca Lo Giudice e uomo di fiducia del capo clan pentito Antonino Lo Giudice. Era stato proprio quest’ultimo, che si era autoaccusato di essere il mandante della stagione delle bombe reggine, a chiamarlo in causa come l’autore materiale degli attentati. Ruolo che Cortese ha sempre respinto.

Rende, arrestato un trentenne in flagranza di reato per furto aggravato e lesioni

RENDE (CS) – Nella tarda serata di ieri,  agenti in servizio presso il Reparto Prevenzione Crimine Calabria Settentrionale della Polizia di Stato, unitamente a personale dell’Aliquota Radiomobile dei Carabinieri di Rende hanno tratto in arresto in flagranza di reato Mijailovic Zeljko, di anni 34 di nazionalità serba, per furto aggravato in concorso, lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Nel primo pomeriggio di ieri Carabinieri in servizio si portavano alla località Surdo del comune di Rende, al fine di rintracciare ed identificare gli occupanti di una vettura con targa straniera, segnalati come probabili autori di vari furti in appartamenti. Gli operanti, una volta giunti all’incrocio tra Via Manzoni e Via Molinaro della località Surdo di Rende, notavano l’autovettura segnalata poco prima, parcheggiata nei pressi di un’edicola ivi ubicata e, pertanto, si fermavano per effettuare i dovuti controlli. Non appena uno dei carabinieri si avvicinava allo sportello lato guida di detta autovettura, il conducente dava una sportellata al militare facendolo cadere a terra e immediatamente, effettuando una manovra repentina si dava alla fuga in direzione del centro storico di Rende. I carabinieri di lanciavano all’inseguimento di tale auto e dopo circa 100 metri la affiancavano intimando l’alt. Il conducente di detta vettura con l’intento di spingere l’auto dei carabinieri fuori strada e arrestare l’inseguimento, effettuava una improvvisa manovra di speronamento entrando in collisione con l’autovettura di servizio. Nonostante il forte urto subito e i danni meccanici riportati dall’auto i militari continuavano l’inseguimento per altri circa 300 metri allorquando, in una curva a gomito i fuggitivi perdevano il controllo del proprio veicolo, andando a sbattere violentemente sul cordolo in cemento armato che delimita la carreggiata. A seguito dell’urto gli occupanti dell’ auto inseguita si davano alla fuga a piedi. In perfetto coordinamento le informazioni sull’accaduto venivano scambiate tra le Sale Operative delle due Forze di Polizia e scattava immediatamente un articolato piano di ricerca a largo raggio. Infatti il dispositivo interforze coordinato dalle sale operative della Polizia di Stato e dei carabinieri, presidiava tutta la zona in cui si trovavano i malviventi, precludendo loro di fatto e senza interruzione ogni via di fuga. In località Piano Monello di Rende , agenti del Reparto Prevenzione Crimine Calabria Settentrionale della Polizia di Stato, notavano un individuo, corrispondente alla descrizione di uno dei fuggitivi, che si aggirava con fare sospetto in quella zona ed immediatamente procedevano a bloccarlo per l’ identificazione.La persona fermata veniva successivamente riconosciuta dagli operatori della pattuglia dei carabinieri quale uno degli occupanti della vettura inseguita ed identificata per Mijailovic Zeljko, peraltro gravato da numerosissimi precedenti penali e di polizia specifici. Alla luce degli elementi di reità raccolti, lo stesso veniva condotto presso gli uffici della Questura di Cosenza ove congiuntamente con i militari dell’Arma gli operatori di Polizia lo traevano in arresto per i reati di furto aggravato in concorso, lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Dai controlli sul veicolo sequestrato, venivano rinvenuti arnesi atti allo scasso, nonché gioielli, argenteria ed altri preziosi, compendio di furti in abitazioni consumati in Rende. In serata, infatti, al rientro dalla Pasquetta alcuni cittadini hanno denunciato di aver subito un furto rientrando, così, in possesso di quanto loro sottratto.