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Amministratore condomini evade al fisco 110mila euro

VIBO VALENTIA – Ha omesso di dichiarare, negli ultimi anni, ricavi per oltre 110 mila euro. Un amministratore di condomini sconosciuto al fisco è stato scoperto dalla Compagnia della Guardia di finanza di Vibo Valentia. A seguito di una verifica fiscale nei confronti di un soggetto che, da diversi anni, gestiva numerosi condomini soprattutto nella zona del litorale costiero vibonese, i militari hanno accertato che l’amministratore risultava ignoto come contribuente in quanto sprovvisto di partita Iva pur gestendo, di fatto, una vera e propria attività professionale relativa all’amministrazione di oltre 40 condomini. I finanzieri, dopo avere esaminato la documentazione extracontabile e accertato la mancata istituzione, tenuta e conservazione delle scritture contabili obbligatorie, hanno attuato anche dei riscontri sui “clienti” riuscendo a ricostruire la posizione fiscale e la reale capacità contributiva del soggetto.

Frode fiscale per oltre due milioni di euro, denunciato imprenditore

COSENZA –  Aveva intestato una società ad una “persona inesistente” ma i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza sono ugualmente riusciti ad individuare una frode fiscale, nel settore del commercio di prodotti tecnologici, con evasione di imposte per oltre due milioni e mezzo di euro. Ad insospettire i finanzieri sono stati i prezzi di vendita dei prodotti, praticati dalla società, molto più bassi rispetto a quelli applicati dalle imprese concorrenti operanti nel medesimo settore commerciale. La verifica fiscale svolta nei confronti della società ha permesso di accertare l’emissione di documenti falsi per acquistare beni tecnologici senza l’applicazione dell’Iva. Proprio questo stratagemma consentiva all’azienda di rivendere i beni a prezzi decisamente più bassi rispetto a quelli praticati sul mercato, con conseguenti effetti distorsivi sulla concorrenza ed indebito risparmio d’imposta. La società è risultata formalmente gestita da un legale rappresentante “inesistente”, mentre era effettivamente amministrata da un imprenditore cosentino, operante anche in altri settori di mercato, denunciato per dichiarazione fraudolenta ed emissione di altri documenti per operazioni inesistenti, violazioni sanzionate con la reclusione da uno a sei anni. Al fine di assicurare la restituzione delle imposte evase ed il pagamento delle relative sanzioni sono state attivate le procedure finalizzate al sequestro dei beni patrimoniali esistenti per valore equivalente a quello evaso.

Maxisequestro delle Fiamme Gialle di merce contraffatta nel cosentino

Foto1ROSSANO (CS) – I Finanzieri della Compagnia di Rossano, coordinati dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, hanno individuato e posto sotto sequestro un ingente quantitativo di capi di abbigliamento e accessori di marchi contraffatti.

Le Fiamme Gialle, impegnate nella ricostruzione delle filiere di approvvigionamento e commercializzazione di merce contraffatta hanno individuato un chiosco ambulante gestito da un soggetto di origini extracomunitarie, dove la merce posta in vendita è risultata essere non in regola non con le vigenti disposizioni e recante marchi contraffatti.

Successivamente i militari hanno esteso l’attività di controllo alle abitazioni e al magazzino nella disponibilità del venditore, rinvenendo cospicue quantità di capi di abbigliamento, calzature e accessori di noti marchi tutti contraffatti. Nel corso dei controlli sono state infatti rinvenute anche alcune etichette destinate, con ogni probabilità, ad essere applicate sui capi di abbigliamento al fine di renderli simili a quelli originali. Tra i capi sequestrati figurano diverse centinaia di calzature Adidas, Hogan e Nike. Numerosi anche gli occhiali da sole contraffatti come Ray Ban e Christian Dior non originali e, quindi, potenzialmente dannosi per la salute del consumatore, oltre che lesivi del corretto e legale funzionamento del sistema economico e produttivo dei commercianti onesti. La commercializzazione di oggetti con marchi contraffatti o comunque di dubbia provenienza produce un notevole danno non solo ai produttori dei beni “originali”, ma anche ai consumatori finali. Questi ultimi, infatti, non solo avranno acquistato a prezzo maggiorato un prodotto che, nella stragrande maggioranza dei casi, è qualitativamente scadente, ma avranno esposto a notevoli rischi anche la loro salute dal momento che i prodotti indossati sono privi di ogni tipo di indicazione circa la loro produzione e i materiali contenuti. Infatti, le sostanze di cui sono composti i prodotti simili a quelli ritirati dal commercio, sono sconosciute e prive di ogni controllo preventivo e successivo alla produzione.

False assunzioni, Gdf scopre truffa da 500mila euro

fotoGdf2COSENZA – Una frode all’Inps da mezzo milione di euro è stata scoperta dai finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza. Nel mirino è finita un’impresa che, come emerso dalle indagini dei militari, «attraverso contratti di lavoro ed altri documenti falsi, traeva in inganno l’Inps», consentendo «ai falsi lavoratori di percepire provvidenze pubbliche non spettanti». Diciassette gli “operai fantasma” scoperti dai finanzieri. Inoltre, spiegano i finanzieri, l’imprenditore si faceva consegnare dai falsi lavoratori una somma pari ai contributi pensionistici di ciascuno, con la promessa di trasferirla all’Inps, mentre al contrario ometteva di versarla. Dalle indagini è emerso che ammonta a 500mila euro la truffa della quale è stata vittima l’Inps, di cui oltre 100mila euro di provvidenze pubbliche non spettanti (indennità di malattia e disoccupazione), erogate in favore di 17 falsi lavoratori, e circa 400mila euro di contributi pensionistici non versati, per nessuno dei lavoratori dipendenti. Gli operai “fantasma” sono stati denunciati per truffa e falso, mentre l’imprenditore, oltre a questi reati, è stato denunciato anche per l’omesso versamento di contributi previdenziali e assistenziali.

Scoperte assunzioni fantasma, la Gdf denuncia 285 persone

ROSSANO (CS) – Le Fiamme Gialle della Compagnia della Guardia di Finanza di Rossano, coordinate dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, hanno smascherato una truffa perpetrata ai danni dell’Inps ad opera di una azienda per assunzioni inesistenti. Ben 28 assunzioni fantasma che hanno creato un danno alle Casse dello Stato di circa 650mila euro. L’impresa, in base alle indagini svolte, ha presentato all’ente previdenziale falsi documenti nell’anno 2012, ottenendo la liquidazione di somme relative a indennità di disoccupazione e malattia per un importo di circa 600mila euro, ed indennità di maternità per circa 60mila euro con un danno complessivo all’Erario di oltre 650mila euro. La società ha denunciato all’Inps un consistente numero di false giornate lavorative effettuate su terreni di cui non aveva avuto, in molti casi, effettivamente avuto la disponibilità, attestandone l’uso attraverso il deposito di falsi contratti di comodato, giungendo a dichiarare oltre 18.800 false giornate di lavoro.

I finanzieri hanno anche rilevato che, a beneficiare delle indennità, sono state anche persone con numerosi precedenti penali e con forti connessioni agli ambienti di criminalità organizzata della sibaritide. Sono 286 le persone, inesistenti lavoratori ma ben esistenti al momento di richiedere le indennità contributive, denunciate all’Autorità Giudiziaria per i reati di truffa ai danni dello Stato e di falso, insieme al legale rappresentante della società. Prosegue l’attività di prevenzione e repressione della Guardia di Finanza a tutela degli onesti , contro la sleale concorrenza e a tutela del libero mercato, contro ogni forma di inquinamento e di danno alle Uscite dalle Casse dello Stato. L’azione delle Fiamme Gialle determina e va a ricostituire fondi con risorse disponibili verso gli aventi regolarmente diritto, che spesso invece si ritrovano esclusi per incapienza di fondi, dirottati verso soggetti che vivono nel totale disprezzo delle normative.

Scoperto centro scommesse illegale, due le denunce

COSENZA – La Guardia di Finanza di Cosenza ha scoperto una sala giochi presso la quale era possibile effettuare scommesse sportive per conto di allibratori esteri, senza alcun tipo di autorizzazione concessa dagli organi dello Stato. Quello che all’apparenza sembrava un punto di ritrovo, frequentato anche da minori, era in realtà un locale in cui venivano pubblicizzate quote di scommesse sportive, forniti moduli per compilare le proposte di giocate e raccolte e riscosse le puntate, nonché pagate le eventuali vincite in denaro. L’aumento dell’affluenza in occasione degli Europei di Calcio ha fatto sì che l’attenzione delle Fiamme Gialle cosentine si concentrasse sulla sala giochi, aperta recentemente al pubblico in una nota località turistica della costa tirrenica della Calabria.  I finanzieri si sono subito resi conto, effettuato l’accesso, che il titolare e un suo dipendente utilizzavano sia propri conti di gioco sia altri conti per compiere tutte le operazioni connesse alla raccolta delle scommesse violando l’art. 4 della Legge n. 401/1989 commi 1 e 4 bis che disciplina il reato di “Esercizio abusivo di attività di gioco o di scommessa”. Il responsabile e il dipendente sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria e rischiano la reclusione da sei mesi a tre anni. Il materiale utilizzato per effettuare le giocate illegali, costituito da computer, stampanti termiche, programmi degli eventi sportivi e bigliettini dove annotare i codici degli avvenimenti sportivi su cui puntare, è stato sequestrato.

Truffa sull’uso di risorse per l’occupazione. La Gdf denuncia 20 persone

COSENZA – La Guardia di finanza del comando provinciale di Cosenza ha denunciato 20 persone per irregolare utilizzo di finanziamenti a sostegno dell’occupazione. L’attenzione dei militari si è concentrata su un progetto del valore di circa 800mila euro ideato da un società operante in provincia di Cosenza, per la realizzazione di una struttura turistica, cofinanziato con risorse nazionali e regionali. In particolare, le indagini svolte hanno evidenziato l’utilizzo di false fatture a fronte della dichiarata effettuazione di lavori presso cantieri risultati sottoposti a sequestro e quindi non realmente effettuati. Per tutti le accuse sono di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio e dichiarazione infedele mediante l’utilizzo di elementi fittizi ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. I soggetti segnalati alla Procura competente per territorio rischiano la reclusione fino a sei anni mentre le società da loro rappresentate, saranno destinatarie di sanzioni pecuniarie e interdittive tra cui l’esclusione da agevolazioni, finanziamenti, e contributi nonché la revoca di quelli già ottenuti.

Disarticolata rete sfruttamento lavoratori immigrati. Sono 49 le denunce

MONTEGIORDANO (CS) – Le Fiamme Gialle di Montegiordano hanno portato a termina una complessa indagine in materia di intermediazione illecita e sfruttamento di lavoro cosiddetto “Caporalato”, che ha permesso di segnalare all’autorità giudiziaria 49 soggetti. Le indagini, avviate a seguito del controllo dei transiti sulla statale ionica e poi delegate dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, hanno interessato il periodo intercorso da febbraio 2015 a maggio 2016 ed hanno permesso di identificare un soggetto extracomunitario, di nazionalità pakistana M.B., ritenuto il vero e proprio punto di riferimento, nella piana di Sibari, per quegli imprenditori agricoli che necessitano di manodopera illegale a basso costo.

IMG_9647Il “caporale”, nella gestione dell’attività illecita, intratteneva rapporti con due soggetti in regime di “protezione” già affiliati ad una ‘ndrina locale e con 19 immigrati irregolari nonché con un soggetto latitante. I lavoratori reclutati, venivano alloggiati in stalle e porcili adibiti a veri e propri dormitori ed in condizioni igieniche-sanitarie degradanti. I loro documenti di identità erano in mano al “caporale” che li conservava in appositi armadi metallici.

Gli operai erano costretti a lavorare in condizioni prive di sicurezza in quanto sprovvisti di dispositivi di protezione individuale (calzature antiscivolo, guanti, casco con visiera protettiva) e percepivano una paga inferiore rispetto a quanto previsto.

L’esame delle transazioni finanziarie ha consentito di ricostruire i guadagni illeciti del “caporale” quantificati in circa 250mila euro, incassati in poco più di un anno, in parte destinati anche alle cosiddette “bacinelle” delle organizzazioni criminali.

La rimanente parte dei guadagni dell’attività di intermediazione veniva trasferita in Pakistan, paese di origine del “caporale”, attraverso servizi di money-transfer e post-pay. Quanto emerso evidenzia che la richiesta e la successiva “assunzione” illegale di personale da impiegare nella Sibaritide costituisce ancora una diffusa prassi illecita.

 

390 milioni di pezzi sequestrati dalla GDF il 2015: crescita del 300% die beni contraffatti

VIBO VALENTIA – L’etichettatura dei prodotti dalla prospettiva di imprese e consumatori: obblighi, vantaggi, responsabilità. Se ne è parlato in un convegno alla Camera di Commercio di Vibo Valentia su “SICUREZZA DEI PRODOTTI E MARCATURA CE”, organizzato dall’ente camerale per focalizzare l’attenzione su uno strumento fondamentale per la commercializzazione di alcune specifiche categorie di prodotti nell’ambito del mercato comune europeo.

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Sono stati questi gli argomenti affrontati e approfonditi dagli autorevoli relatori presenti all’incontro.Il T. Col. Pietro Romano del Nucleo Speciale Tutela Proprietà Intellettuale Guardia di Finanza, nel suo articolato intervento, ha testimoniato il ruolo e l’azione del Corpo nella lotta alla contraffazione precisando che «La marcatura è un modo per fornire al consumatore indicazioni precise su origine e provenienza del prodotto e per tutelare  brand e credibilità aziendale. La contraffazione–ha poi aggiunto-è una piaga socio-economica trasversale, che provoca danni alle imprese in termini di immagine, calo di fiducia dei consumatori, minori ricavi e perdita di posti di lavoro; ma provoca anche danni collaterali allo Stato per minori entrate tributarie e diminuzione del Pil, e, infine, al cittadino gravato da maggiore pressione fiscale”. I dati forniti parlano di un fenomeno in crescita: 2013 i pezzi sequestrati dalla G.di F. sono stati 130 milioni nel 2013, 290 nel 2014, 390 nel 2015; le percentuali per settore registrano, tra il 2014 e i primi quattro mesi 2016 un 29% per i giocattoli, 20% elettronica, 11% moda; 40% beni di consumo. “Quello che sollecitiamo -ha aggiunto il Colonnello- è la massima collaborazione di istituzioni e cittadini e con il progetto SIAC abbiamo voluto creare un sistema di sicurezza partecipata a disposizione di tutti per informazioni e segnalazioni.  La contraffazione è un fenomeno criminale gestito dalla criminalità organizzata, per combatterla –ha concluso- serve una legalità organizzata».

Paolo Taverna, Direttore di Assogiocattoli, si è soffermato, invece, sui rilevanti aspetti dell’etichettatura nello specifico settore considerato che sono i bambini i fruitori del prodotto. Maurizio Caruso Frezza della Camera di Commercio ha poi evidenziato il ruolo dell’ente nell’attività di regolazione del mercato e di vigilanza, egli interventi per la certificazione delle imprese a tutela della identificabilità aziendale e tracciabilità dei prodotti.

I lavori sono stati conclusi dal Segretario Generale dell’Ente Donatella Romeo che ha sottolineato come «La tematica dell’etichettatura mette in evidenza un sistema complesso in cui interagiscono soggetti diversi, con diverse esigenze e prospettive, ma con a denominatore comune il dato di fatto che la certificazione ha un costo che spesso si cerca di eludere. La contraffazione è anche figlia della propensione del consumatore, non sempre responsabile, a spendere meno, e di un sistema legislativo complesso e contraddittorio, orientato dalla pressione delle lobby piuttosto che verso la tutela di imprese e cittadini. Ben venga la collaborazione perché i vari mondi si confrontino e trovino percorsi comuni per debellare un fenomeno che impoverisce l’economia sfruttando il lavoro. Ma la collaborazione non basta se non accompagnata da un senso civico convinto e diffuso. La Camera di Commercio si propone come punto di riferimento per agevolare e sostenere processi di partecipazione e legalità a sostegno del sistema produttivo e della collettività».

Sequestro di beni per 368mila euro a presunto affiliato alle cosche

REGGIO CALABRIA – Beni per un valore di circa 368mila euro sono stati sequestrati dal Gico del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della procura distrettuale reggina, a conclusione di articolate indagini economico-patrimoniali svolte, in collaborazione con lo Scico di Roma, nei confronti di Angelo Romeo.

Romeo, destinatario della misura di prevenzione patrimoniale, è stato indagato per traffico internazionale di stupefacenti nell’ambito dell’operazione antidroga denominata “Santa Fè”, svolta dalla sezione Goa del Gico di Catanzaro sotto il coordinamento della Dda reggina, con cui era stata disarticolata un’organizzazione criminale ‘ndranghetistica dedita al traffico internazionale di stupefacenti. Tale indagine ha permesso l’esecuzione di 34 misure cautelari nei confronti di presunti affiliati alla ‘ndrangheta ed il contestuale sequestro di un ingente patrimonio riconducibile a numerosi accoliti.

Le indagini svolte, in base alla suddetta normativa antimafia, hanno dimostrato la pericolosità sociale del soggetto oltre a consentire di ricostruire un complesso patrimonio costituito da beni il cui valore è risultato sproporzionato rispetto alla capacità economico-reddituale ufficiale dichiarata dal prevenuto e dal suo nucleo familiare.

Tale normativa prevede l’applicazione delle misure di prevenzione, anche patrimoniali a carico di soggetti ritenuti, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici delittuosi, ovvero che per la loro condotta ed il tenore di vita debba ritenersi che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuosa. Nello specifico, l’esecuzione del provvedimento ha comportato il sequestro di una ditta individuale, di un fabbricato, di dodici appezzamenti di terreno e disponibilità finanziarie per un valore complessivo pari a 368mila euro.