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Blitz contro il caporalato tra Cosenza, Crotone e Matera. Sfruttamento e paghe da fame

COSENZA – Un blitz per contrastare il fenomeno del caporalato è scattato alle prime ore di oggi tra Corigliano Rossano e Mirto Crosia, nel Cosentino e nelle province di Crotone e Matera per l’esecuzione di 15 misure cautelari. Sei persone sono finite in carcere e 9 ai domiciliari. Eseguiti anche sequestri di aziende operanti nel settore agricolo. In particolare il sequestro ha riguardato 10 imprese (4 persone giuridiche e 6 ditte individuali), quattro delle quali in provincia di Cosenza, cinque nel Crotonese ed una in provincia di Matera.

Sequestrati ancora 5 veicoli ritenuti utilizzati dai caporali per trasportare i lavoratori impiegati in nero. Il valore complessivo è di 15 milioni di euro. Le indagini hanno riguardato un periodo compreso tra il 2018 e il 2021 consentendo di raccogliere le denunce dei lavoratori, vittime innocenti di un sistema ben organizzato e strutturato. I caporali infatti, minacciavano con atti di violenza le vittime che erano costrette ad accettare retribuzioni difformi dalla contrattazione nazionale e territoriale ovvero dai 15 ai 30 euro al giorno per oltre 12 ore di lavoro nei campi. O si faceva come loro imponevano o venivano licenziati. Tutti gli indagati sono accusati infatti, anche di minacce ed estorsione.

Caporalato, scoperti 7 lavoratori in nero: denunciati 3 imprenditori agrumicoli

GIOIA TAURO (RC) – Assoldavano personale per farlo lavorare in nero e senza controlli sanitari. Per tali attività illecite tre imprenditori agrumicoli sono stati denunciati dai carabinieri in altrettante distinte attività di contrasto al fenomeno del caporalato svolte nella Piana di Gioia Tauro assieme alle unità specializzate del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Reggio Calabria.

In particolare, a Maropati i militari, a seguito di attività ispettiva in un’azienda, hanno accertato l’impiego di 7 lavoratori “in nero”, cinque dei quali di origine romena e due moldavi, che non erano stati sottoposti neanche ai previsti controlli sanitari dal loro datore di lavoro.

All’uomo sono state elevate sanzioni amministrative per un totale di 31 mila euro. A Melicucco, a seguito di un’altra verifica, tre lavoratori sui quattro controllati sono risultati non regolarizzati e senza visita medica obbligatoria. Elevate sanzioni amministrative per un totale di 11 mila euro circa.

 Infine, a Laureana di Borrello due dipendenti sono risultati sprovvisti, anche in questo caso, della prevista visita medica.
Inoltre, sono stati pesantemente sanzionato, con multe per circa 1 mila euro, anche gli autisti dei mezzi d’opera dell’azienda per guida con patente di categoria diversa, incauto affidamento di veicoli a persona senza patente, circolazione con macchina agricola priva di documento di circolazione o circolazione con veicolo privo di copertura assicurativa

Sfruttavano i migranti, arresti nel reggino

ROSARNO (RC) – I carabinieri di Reggio Calabria, coordinati dalla Procura di Palmi, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di numerose persone accusate, a vario titolo, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. L’inchiesta ha colpito una rete di caporali, composta da cittadini di origine centrafricana all’epoca dei fatti domiciliati nella baraccopoli di San Ferdinando e a Rosarno che, in concorso con i titolari di aziende agricole e cooperative per la raccolta e la vendita di agrumi nella Piana di Gioia Tauro, praticavano intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di extracomunitari, e anche favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di donne africane.

Il procuratore di Palmi Ottavio Sferlazza ha registrato «l’assenza di scelte politiche che dovrebbero risolvere e prevenire questi fenomeni assicurando a questa gente condizioni di vita dignitose che potrebbero esporli a minori pericoli».

Caporalato, controlli nel reggino, scoperti lavoratori irregolari

REGGIO CALABRIA –  Alcune aziende agricole di Oppido Mamertina, San Ferdinando, Rosarno e Terranova Sappo Minulio, sono state controllate da personale interforze nell’ambito dei servizi di contrasto al caporalato organizzati, su indicazione del prefetto Michele di Bari, dalla Questura di Reggio Calabria. Gli investigatori hanno proceduto ad una preliminare attività di osservazione e pedinamento dei furgoni con a bordo i cittadini extracomunitari diretti nelle campagne.

controllate le ditte proprietarie dei terreni.

In tre delle quattro aziende, è stata accertata la presenza di 8 lavoratori, sia italiani che extracomunitari, che svolgevano attività senza regolare contratto. Ai titolari delle tre aziende sono state elevate sanzioni amministrative per un importo complessivo pari a oltre 90.000 euro. Complessivamente, dal 2015 sono state controllate 897 aziende e elevate sanzioni amministrative per tre milioni e 822.187 euro per la violazioni della normativa sul lavoro e denunciate 88 persone.

Fonte e foto Ansa

Braccianti stipati nel portabagagli, denunciate 18 persone per immigrazione clandestina

MONTEGIORDANO (CS) – Denunciate dalla Guardia di Finanza di Montegiordano 18 persone per caporalato e immigrazione clandestina; identificati 56 soggetti reclutati in violazione dei contratti nazionali
e provinciali del comparto agricoltura.

I Finanzieri cosentini, impegnati in posti di controllo nell’area urbana di Roseto Capo Spulico (CS) hanno sottoposto a fermo – tra gli altri – sette furgoni in cui erano stipati, alcuni anche all’interno del vano portabagagli, in condizioni degradanti, cinquantasei braccianti agricoli stranieri di nazionalità pakistana, nigeriana, bulgara e rumena, provenienti dalle campagne lucane dove avevano prestato la propria manodopera presso aziende agricole. I braccianti sono stati quindi accompagnati presso gli uffici della Tenenza per essere identificati ed escussi a sommarie informazioni, anche con l’ausilio di interpreti. Sulla base delle dichiarazioni fornite e della documentazione rinvenuta a bordo dei mezzi, è emerso che gli stessi erano stati reclutati in violazione dei contratti nazionali e provinciali del comparto agricoltura ed impiegati presso le agricole percependo paghe nettamente inferiori a quanto stabilito dalle norme contrattuali.  Dopo aver accertato l’identità di tutti i braccianti fermati, è emerso che sette di loro erano in
possesso di permesso di soggiorno scaduto e privi di richiesta di rinnovo.

All’esito dell’operazione sono stati deferiti, a piede libero, alla Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta dal Procuratore dr. Eugenio Facciolla, 11 “caporali” (tra cui i tre titolari delle aziende lucane) in concorso tra loro, per violazione all’art. 603 bis c.p. (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro) per il quale rischiano la reclusione da uno a sei anni e la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato.

Sette i braccianti irregolari segnalati alla Procura della Repubblica per violazioni al testo
unico sull’immigrazione. L’attività svolta si inquadra in un più ampio dispositivo di polizia economico-finanziaria predisposto dalla Guardia di Finanza per la tutela della legalità economica e la repressione
dei reati in materia tributaria.

Sfruttava extracomunitari richiedenti asilo, arrestato imprenditore agricolo

ROGGIANO GRAVINA (CS) – Lavoratori extracomunitari richiedenti asilo politico ed ospiti nel territorio di Roggiano Gravina, sottoposti a turni di 9 ore e pagati giornalmente 20 euro, senza alcun rispetto delle norme di sicurezza ed in assenza di regolare contratto. E’ quanto scoperto dai militari della Stazione Carabinieri di Roggiano Gravina, che hanno arrestato un imprenditore agricolo, A.L. 44enne, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal GIP presso il Tribunale di Cosenza per i reati di “intermediazione illecita” e “sfruttamento del lavoro”.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Cosenza, sono state avviate dai militari della Stazione Carabinieri a seguito di segnalazioni sulla presunta presenza di un c.d. “caporale” che impiegava nel proprio fondo agricolo lavoratori stranieri, approfittando dello stato di bisogno in cui versavano, per sottoporli a condizioni di illecito sfruttamento senza neppure un contratto di assunzione.

Partendo da tali elementi, i militari hanno proceduto ad effettuare mirati servizi di osservazione in alcuni terreni siti nel Comune di San Marco Argentano che, in un arco temporale compreso tra il mese di settembre dello scorso anno ed agosto 2018, hanno consentito di dare un nome ed un volto al “caporale”, accertando che era solito prelevare quotidianamente diversi extracomunitari da un Centro di Accoglienza Straordinaria di Roggiano Gravina e condurli presso un fondo ubicato nel territorio di San Marco Argentano, ove venivano sistematicamente impiegati quali braccianti agricoli nella raccolta di ortaggi. Attraverso videoriprese i Carabinieri sono riusciti a documentare le pesanti giornate lavorative degli extracomunitari, come confermato dalle dichiarazioni precise, dettagliate e convergenti successivamente rese dagli stessi (provenienti dal Gambia, dal Bangladesh e dal Senegal):  prelevati all’alba, intorno alle ore 05.00, da un furgone condotto dall’imprenditore, affluivano sui terreni coltivati ad ortaggi ove prestavano la loro attività lavorativa ininterrottamente fino a 9 ore – orientativamente dalle 06.30 alle 15.30 – in un contesto lavorativo assolutamente degradante. Le condizioni di lavoro imposte dal “padrone” – in palese difformità dalle minimali regole dei contratti collettivi nazionali – contemplavano soltanto una pausa di appena 30 minuti (nel caso gli immigrati avessero voluto consumare cibi portati al seguito), senza mettere a disposizione degli “sfruttati” acqua per rifocillarsi ed in assenza di luoghi idonei per ripararsi dal caldo o per soddisfare le proprie esigenze fisiologiche. A fronte di così gravose condizioni di lavoro la retribuzione concordata era di appena 20 euro giornaliere, del tutto sproporzionata rispetto alla quantità ed alla qualità del lavoro prestato, a riprova dell’opera di sfruttamento posta in essere in danno dei lavoratori stranieri.

Nel medesimo contesto investigativo, i Carabinieri hanno anche potuto ricostruire un tentativo di deviare il corso delle indagini da parte dell’odierno arrestato, il quale, in diversi approcci con gli extracomunitari, aveva provato a condizionarne i racconti al fine di alleggerire le proprie responsabilità.

I gravi fatti portati alla luce dimostrano, ancora una volta, lo straordinario impegno e la particolare determinazione con cui i Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, operano per contrastare il triste fenomeno del “caporalato”, conducendo un’intensa azione a difesa dei lavoratori coinvolti e di quelle aziende oneste, che indirettamente vengono danneggiate da operatori economici che non esitano a lucrare e fare cassa sulle spalle delle persone più deboli.

Ne è tangibile prova l’arresto lo scorso aprile di un 52enne, titolare di un’azienda edile, che nelle campagne di Acri aveva vessato per oltre un anno con angherie e minacce tre giovani in stato di indigenza – due cittadini afghani (in possesso del permesso di soggiorno per motivi umanitari) e un cittadino rumeno – costringendoli a lavorare quotidianamente per 14 ore consecutive in lavori edili, nella coltivazione dei campi e nella custodia di animali. O, ancora, le 14 misure cautelari eseguite a carico di altrettanti soggetti nel settembre 2017, a conclusione di un’articolata indagine sul fenomeno del caporalato sul territorio silano ed, in particolare, sullo sfruttamento dei migranti nell’area di Camigliatello Silano.

 

Lotta al caporalato, sette denunce e un arresto

NONTEGIORDANO (CS) – Le Fiamme Gialle della Tenenza di Montegiordano hanno concluso un’articolata attività di contrasto all’illecito fenomeno del “caporalato” e all’impiego di mano d’opera irregolare nella piana di Sibari, con la denuncia di  7 persone, di cui una in stato di arresto. In particolare, i militari, impegnati in una serie di posti di controllo, hanno fermato sulla ss. 106 Jonica – in territorio di Roseto Capo Spulico – un furgone con a bordo un cittadino italiano e numerosi extracomunitari, molti dei quali privi di documenti di riconoscimento, che si apprestavano a raggiungere le campagne lucane per una giornata lavorativa.
Tutti i braccianti agricoli a bordo del mezzo, unitamente all’italiano titolare di un’azienda agricola, sono stati quindi condotti in caserma per eseguire gli accertamenti necessari all’esatta identificazione ed essere sentiti in atti circa le modalità dell’attività lavorativa svolta e per verificare la regolarità del rapporto di lavoro. Sulla base delle dichiarazioni dei soggetti e della documentazione rinvenuta all’interno del mezzo, sono stati individuati 10 lavoratori “in nero”, che venivano sfruttati dai titolari di due locali aziende agricole , i  proprietari dei “giardini” (termine utilizzato dai caporali per indicare l’appezzamento di terra dove impiegare la manodopera), i quali corrispondevano una retribuzione pari ad un euro per ogni cassetta di mandarini raccolta, nettamente inferiore alla contrattazione collettiva prevista per legge. Al termine delle operazioni sono state altresì denunciate all’Autorità Giudiziaria 3 persone due italiani – titolari delle aziende agricole – ed una donna di nazionalità rumena, in concorso tra loro, per violazione all’art. 603 bis c.p. (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro). I soggetti rischiano la reclusione da uno a sei anni e la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato e la reclusione da uno a cinque anni e la multa di 15.000 euro per favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Tre degli extracomunitari sono stati inoltre denunciati a piede libero alla Procura della Repubblica di Castrovillari in quanto privi di permesso di soggiorno e rischiano un’ammenda da 5.000 a 10.000 euro ciascuno:
E’ infine emerso nell’ambito del controllo che un altro extracomunitario, di nazionalità algerina, il quale tra l’altro aveva fornito ai militari operanti false generalità, era gravato da un provvedimento di cattura e ricercato dallo scorso anno per reati in materia di immigrazione clandestina e contro la persona ed il patrimonio. Il soggetto è stato quindi arrestato e, dopo le formalità di rito, associato alla Casa Circondariale di Castrovillari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, in esecuzione di un provvedimento di carcerazione pendente, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Caltanissetta. L’attività, che proseguirà anche con le contestazioni di natura amministrativo nei confronti delle due aziende che hanno utilizzato i lavoratori “in nero”, si inquadra in un più ampio dispositivo di polizia economico-finanziaria predisposto dalla Guardia di Finanza per la tutela della legalità economica e la repressione dei reati in materia tributaria.

Caporalato, denunciato 55enne di Cutro (VIDEO)

CUTRO (KR) – La Guardia di Finanza di Crotone nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 agosto ha portato a termine un’operazione, denominata “RADICI”, che si è conclusa con la segnalazione
all’Autorità Giudiziaria di un soggetto per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Il bliz dei Finanzieri calabresi della provincia pitagorica trae origine da una telefonata pervenuta al servizio di pubblica utilità “117” da parte di un cittadino extracomunitario.
Infatti, a notte inoltrata l’operatore della sala operativa del Comando Provinciale ha raccolto
telefonicamente la richiesta disperata di aiuto di un ragazzo pakistano costretto da giorni a
lavorare all’interno di un’azienda agricola in condizioni lavorative ed in una situazione
alloggiativa particolarmente degradanti. Poche parole sono bastate per riconoscere la gravità della situazione e far scattare l’intervento delle Fiamme Gialle della Compagnia che, con il
coordinamento della Procura della Repubblica di Crotone, dopo aver passato al setaccio una
vasta area rurale, riuscivano ad individuare il cittadino pakistano che ancora terrorizzato all’arrivo dei finanzieri calabri continuava a pronunciare “help me”.
Immediata è scattata la denuncia per B.D., di anni 55, con precedenti per maltrattamenti sugli
stranieri.

Video

https://youtu.be/DEMPdNJgkLo

 

Caporalato, identificate 235 persone e controllate 26 aziende

REGGIO CALABRIA – Si è conclusa questa mattina l’operazione Freedom, la prima di una serie di interventi della polizia contro il caporalato, che ha visto impegnate le Squadre Mobili di Caserta, Foggia, Latina, Potenza, Ragusa e Reggio Calabria. Nel corso dei servizi di controllo, rilevamento e contrasto svolti nelle rispettive province, che hanno coinvolto anche altre amministrazioni ed altri uffici della polizia, sono state identificate 235 persone (tra datori di lavoro e dipendenti) e controllate 26 aziende, con l’obiettivo di contrastare lo sfruttamento di migranti irregolari costretti per pochi euro a lavorare con orari pesantissimi, in condizioni anche igieniche disumane, senza alcun giorno di riposo o altro diritto garantito.

Fenomeno criminale diffuso soprattutto in Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia e tipico prevalentemente del settore agricolo, sfocia spesso in vere e proprie forme di riduzione in schiavitù perpetrate da cosiddetti “caporali”, autori dell’attività illecita d’intermediazione tra domanda e offerta. I lavoratori sfruttati nel ragusano provenivano dalla Nigeria e dalla Romania e hanno raccontato di aver raggiunto l’Italia alla ricerca di migliori condizioni di vita, trovandosi però a lavorare dalle 6 del mattino fino alle 19, percependo un compenso di 25 euro giornalieri, appena sufficienti per “comprare da mangiare e acquistare qualche vestito”.

Molti di loro riferiscono che il caldo insopportabile delle serre provoca loro un costante mal di testa ed un perenne stato di confusione, di cui non si lamentano per la continua minaccia di licenziamento. In provincia di Foggia, con l’ausilio dell’Ispettorato del Lavoro è stato anche notificato un provvedimento di sospensione dell’attività agricola per inosservanza delle normative sul lavoro. In provincia di Reggio Calabria sono state eseguite 46 perquisizioni finalizzate ad accertare l’eventuale possesso di armi, esplosivi e strumenti di effrazione ed elevate 4 sanzioni amministrative per irregolarità nei trattamenti retributivi, previdenziali e fiscali. Infine, in provincia di Ragusa, sono state arrestate 3 persone e altre 11 sono state indagate in stato di libertà per reati inerenti lo sfruttamento della manodopera clandestina ed extracomunitaria.

Piano focus ‘ndrangheta, 20 denunce per sfruttamento e violazione di norme sull’immigrazione

COSENZA – La Guardia di Finanza di Cosenza, a seguito dei controlli eseguiti nell’ambito del “Piano Focus ‘ndrangheta” disposto dalla Prefettura di Cosenza, ha denunciato all’Autorità Giudiziaria di Castrovillari, nr. 8 soggetti per il reato di intermediazione illecita di manodopera (caporalato) e nr. 12 soggetti di diverse nazionalità per violazione alle norme del Testo Unico Immigrazione. Le operazioni, eseguite dai militari della Tenenza di Montegiordano, si sono svolte attraverso il controllo di automezzi in transito sulla SS. 106 Jonica, nonché con interventi eseguiti direttamente nei luoghi dove gli operai venivano impiegati illegalmente. Ben 8 i soggetti denunciati quali “caporali”, di cui tre per reclutamento e 5 quali titolari di aziende agricole, per utilizzo e impiego illegale di manodopera. Tutti rischiano la pena della reclusione da uno a sei anni e la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. Agli stessi potrebbe essere applicata l’aggravante specifica dell’aumento della pena da un terzo alla metà per aver reclutato ed utilizzato forza lavoro superiore alle 3 unità. I “caporali” reclutatori si occupavano di reperire la manodopera sfruttata e a basso costo, per lo più albanesi e pakistani, allo scopo di destinarla a lavori presso aziende agricole calabresi e lucane per la raccolta di limoni e fragole. Dalle investigazioni  condotte dai finanzieri e coordinate dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, sono emersi gli indici di sfruttamento dell’intermediazione illecita e del lavoro richiesti dalla nuova normativa sul “caporalato”. In particolare, gli operai reclutati, costretti a lavorare in violazione della normativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, in quanto sprovvisti dei prescritti dispositivi di protezione individuale , percepivano una paga ampiamente difforme rispetto alle previsioni del contratto collettivo nazionale o comunque sproporzionato rispetto alla qualità e quantità del lavoro prestato con un compenso, in alcuni casi, inferiore a 3 euro l’ora. Ad un “caporale” sono stati sequestrati appunti e quaderni manoscritti riportanti, per ogni singolo lavoratore “reclutato”, le giornate lavorative e la relativa “paga” corrisposta. Dall’esame della documentazione è emerso che il “caporale” tratteneva per sé il 30% circa delle retribuzioni di ogni singolo bracciante agricolo, pari ad 11,00 euro, arrivando a guadagnare, oltre 7.000 euro al mese. La posizione fiscale e patrimoniale dei singoli “caporali” reclutatori sarà oggetto di specifico approfondimento ai fini dell’applicazione delle norme in materia di sequestro e confisca di beni. Le attività condotte dalle Fiamme Gialle Cosentine si sono concluse con: la segnalazione all’Autorità Giudiziaria di nr. 8 soggetti (italiani e pakistani) per violazione al novellato art. 603 bis C.P (Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro), all’art. 12, comma 5, (Favoreggiamento delle condizione di illegalità dello straniero) e art. 22, comma 12 e comma 12 bis, (Impiego da parte del datore di lavoro di stranieri privi del permesso di soggiorno); l’espulsione di nr. 3 soggetti; la denuncia all’Autorità Giudiziaria di nr. 12 soggetti di diverse nazionalità per violazione alle norme sull’immigrazione; l’individuazione di 28 lavoratori “in nero” e irregolari, di cui 12 privi di permesso di soggiorno.