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[#JapanTime] Il Giappone si veste di rosa, la tradizione dell’Hanami

È finalmente arrivata la primavera: giornate più lunghe, sole splendente, più voglia di restare fuori casa. In questo periodo il Giappone si veste di Hanami.

Questa è una delle stagioni forse più belle perché si trova a metà fra la luce dell’estate e la brezza dell’inverno. L’Occidente non è solito attribuire grande importanza all’arrivo della primavera, a parte l’ormai annuale doodle di Google. Per il Giappone la stagione dopo l’inverno è importantissima e proprio in questo periodo il Paese del Sol Levante si trasforma in una terra vestita di rosa.


Vediamo più nello specifico di cosa si tratta in questo nuovo Japan Time, in cui scopriremo tutto ciò che c’è da sapere sull’Hanami.


La primavera in Giappone è annunciata dalla fioritura dei Sakura, ovvero gli alberi di ciliegio. Questo periodo vede gli alberi di ciliegio riempirsi di petali rosa in tutto il Paese e, per i giapponesi, è un momento molto particolare:

Hanami significa “vista dei fiori”.

Ed effettivamente l’intera Nazione si gira a osservare l’albero di ciliegio più vicino; la ricorrenza è ormai diventata un’occasione per trascorrere del tempo a fare festa sotto un bellissimo albero rosa insieme alla famiglia e agli amici.

hanami 2

L’origine di questa tradizione ha radici lontane, da ricercarsi precisamente nel periodo Heian (794 – 1185) nella Corte Imperiale di Kyoto. Prima di allora sembra che i nipponici fossero soliti osservare gli alberi di Ume, i prugni, importati dalla Cina e che simboleggiavano i legami con essa. Quando poi i contatti con la Cina vennero interrotti, il Giappone iniziò a diventare più consapevole delle proprie bellezze e gli alberi di ciliegio divennero sempre più popolari.
A questa tradizione viene associato un concetto di forte introspezione, mono no aware, un’espressione che indica la caducità e la fragilità delle cose, proprio come i delicati fiori rosa, la cui fioritura dura una o due settimane, tutto è destinato a finire.

Ma i Sakura indicano anche un nuovo inizio…

In questo periodo in Giappone è fissato l’inizio dell’anno scolastico e dell’anno fiscale. Inoltre è anche chiaro che questi fiori rappresentano il ciclo della vita: bellissime e delicate creature che dalla giovinezza passano velocemente alla morte.
Oggi l’Hanami è una ricorrenza molto speciale che coinvolge tutto il Giappone e non solo. Ci si riunisce sotto i bellissimi alberi in fiore e si passa del tempo a bere e a mangiare in compagnia. C’è inoltre un’antica credenza a questo proposito, chiamata Hanabira:

si pensa che se la foglia di un fiore cade sulla propria tazza di sakè porterà buona salute.

te sakura

A proposito di bevande e cibi, ovviamente questo periodo è anche caratterizzato da specialità di vario genere: fra i più importanti troviamo il Sakura Cha, una bevanda ottenuta versando dell’acqua calda su una fiore rosa salato, e accompagnato al Sakura Mochi, un dolcetto di riso e fagioli rossi avvolto in una foglia rosa salata. Non si può dimenticare poi l’Hanami Bentou, un menù completo a tema Sakura.
Ovviamente l’Hanami non è più solo un evento giapponese, infatti in questo periodo una grande mole di visitatori arriva in Giappone per ammirare la maestosità dell’evento e godersi la tradizione costruita intorno a quella che è diventata una bellissima festa colorata da Madre Natura.
La primavera, dunque, è sì una delle stagioni più belle dell’anno, con il sole luminoso, le giornate tiepide, ma non tutti sappiamo coglierne la vera essenza.

Il Giappone ancora una volta dimostra la sensibilità di saper vivere la quotidianità con poesia.
Buon Hanami!

                                                                                                       Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Natale in Giappone

Ormai ci siamo, Natale è arrivato anche quest’anno.

Ogni volta sembra così lontano e poi, in un battito di ciglia, ci ritroviamo a celebrare la festa più luminosa e colorata dell’anno. Fra usanze e tradizioni, il giorno di Natale è l’unico in grado di far fermare il mondo frenetico per un giorno, dando spazio alla tranquillità e alla calma del focolare domestico.

E in Giappone?

Si sa, il Natale è una festività cristiana e nella terra del Sol Levante i cristiani sono una piccolissima percentuale. E allora come funziona? Con questo appuntamento speciale di Japan Time scopriremo come i giapponesi trascorrono l’ultimo periodo dell’anno.
Innanzitutto bisogna dire che in Giappone il Natale è una festività molto popolare, ma fondamentalmente importata e rimaneggiata secondo gli usi e i costumi tipici. Il 25 Dicembre, infatti, le scuole, gli uffici e i negozi rimangono aperti perché non è festa nazionale e inoltre, dopo tale data, ogni addobbo viene tolto da case, vie e centri commerciali.
Ma nonostante questo, nell’ultimo mese dell’anno le città giapponesi si riempiono di luci, colori e alberi di Natale a propiziare e a diffondere nell’atmosfera la solita magia portatrice di allegria e calore.

La differenza è che tutte queste decorazioni, le illuminazioni e l’aria di festa, sono riservate alle coppie di innamorati.

Infatti, oltre al tradizionale San Valentino, il 25 Dicembre è una ricorrenza da trascorrere in intimità con la propria fidanzata o il proprio fidanzato, diversamente dall’Occidente in cui viene celebrata come festa di famiglia.
Anche qui rimane l’usanza di fare regali, ma sono preferite le cene romantiche, serate al karaoke, oppure tenere passeggiate immersi nelle luci della città in compagnia dei propri innamorati.

torta-di-nataleIl Natale porta con sé non solo tradizioni religiose e sociali, ma anche culinarie, in particolar modo in Italia, dove cambiano da Regione a Regione. Questa ricorrenza è ormai così radicata nel Paese del Sol Levante che anche lì, in questo periodo, si preparano piatti tipici natalizi: ricordiamo innanzitutto la Kurisumasu keeki, dolce che viene presentato soprattutto alla vigilia e consiste in una torta con panna e fragole, decorata con ornamenti a tema natalizio, come pupazzetti a forma di Babbo Natale, di pupazzo di neve o alberelli.
Un altro piatto tipico sono le ali di pollo nei fast food: nel 1974 una catena di fast food americana, la KFC, trasmise uno spot pubblicitario con un uomo vestito da Babbo Natale che consigliava di mangiare ali di pollo per l’occasione. Da allora si creò una vera e propria tradizione.


In ogni caso, che sia festeggiata alla occidentale, ovvero in famiglia, o alla orientale, cioè con la persona amata, la caratteristica del Natale è sempre la stessa, unire e far stare insieme chi si vuole bene.


Buon Natale da tutta la redazione di Nerd30!

                                                                                                          Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Youkai, spiriti dalle molte forme

Capita tante volte di trovare in vari anime e manga delle figure ricorrenti della cultura giapponese. Simili a dei fantasmi, gli Youkai sono i protagonisti del terzo appuntamento con Japan Time.

Figure caratteristiche dell’antica mitologia giapponese, gli Youkai sono degli spiriti, delle apparizioni, delle creature associate al fuoco e all’estate, la stagione in cui il mondo degli spiriti solitamente si avvicina al mondo terrestre, per questo nei mesi più caldi dell’anno ricorrono molte festività legate ai defunti.
Secondo miti e leggende, alcuni di questi fantasmi scelgono di abitare non a contatto con l’uomo, mentre altri, al contrario, decidono di mantenere un rapporto con esso.
Il termine Youkai è solo un modo generico per indicare creature dai poteri soprannaturali: ci sono tantissime tipologie di questi spiriti, alcuni crudeli (Oni) e altri ingannatori (Kitsune); ognuno di essi ha un nome specifico e appartiene a una categoria fra animali, umani oppure oggetti.

Youkai Animali

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In Giappone molti animali, legati a miti e leggende, possiedono poteri magici e molto spesso queste creature riescono ad avvicinarsi all’uomo trasformandosi a loro volta in creature antropomorfe.
Tra i più noti Youkai animali troviamo:


Bakeneko e Nekomata – Gatto
Baku – Tapiro
Kitsune – Volpe
Mujina – Tasso
Tanuki – Cane Procione
Tengu – Uccello
Tsuchigumo – Ragno

Youkai Umani

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La forma umana vede gli Youkai come delle figure inizialmente umane, ma poi trasfigurate con aspetti mostruosi e aberranti che li allontanano dalla fisionomia umana. Queste trasformazioni sono delle degenerazioni causate dall’ossessività della loro esistenza mentre erano in vita, una sorta di contrappasso dantesco; altre volte questa mutazione è dovuta a difetti fisici che crescono a dismisura fino a diventare mostruosamente inverosimili.

Youkai Oggetti

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Questa classe di spiriti è legata a oggetti anche di uso comune che, se conservati per un lungo periodo, dopo cento anni prendono vita. Fra questi, caratteristico è il Karasaka, rappresentato come un parasole con un occhio solo e che calza una geta.

Nella cultura pop giapponese, e non solo, è possibile trovare tantissimi riferimenti agli Youkai: appaiono in Inuyasha, Yu degli Spettri, Hotarubi no Mori e tante altre opere, animate e non.
Ancora una volta è possibile notare quanto la tradizione e il folklore del Paese del Sol Levante siano un’incredibile fonte di ispirazione per ogni loro spunto artistico.

                                                                                                                                   Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Il mito della creazione del Giappone

Sappiamo tutti che anche il Giappone, come tutti gli altri stati, si è formato e sviluppato attraverso situazioni geopolitiche che lo hanno determinato per come lo conosciamo oggi. Ma sappiamo anche che il Paese del Sol Levante è intriso di tradizioni, culture e leggende che abbracciano tantissimi aspetti e, in questo secondo appuntamento con Japan Time, cercheremo di approfondire proprio il mito delle sue origini. E’ probabile che qualche fan di Naruto abbia già sentito alcuni nomi: beh, è arrivato il momento di scoprire da dove essi derivano!

In origine esistevano tre divinità invisibili principali. Col passare del tempo se ne aggiunsero altre due minori: esse erano chiamate le “Separate Divinità Celesti”.

A questi dei, seguirono sette generazioni di kami (termine giapponese che significa divinità) maschili e femminili da cui furono scelte due divinità col compito di creare la Terra, che allora era solo un brodo primordiale: Izanagi e Izanami, fratello e sorella.
I due, attraverso il ponte che collegava il Paradiso alla Terra, mossero il fango primordiale creando l’isola di Onogoro. Izanagi e Izanami vi discesero e, dopo essersi sposati, ebbero due figli, Hiruko e Awashima che però erano deboli e malformati; proprio a causa della loro debolezza, non furono mai considerati divinità e vennero abbandonati dai genitori. Sembra che i due coniugi avessero sbagliato la cerimonia precedente al concepimento e questa fu la causa della malformazione dei figli, perciò ritentarono ponendo attenzione a tutto il rituale: da questa seconda unione nacquero le Oyashima, cioè le otto isole del Giappone: Awazi, Iyo, Ogi, Kyushu, Iki, Tsushima, Sado, Honshu.

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Successivamente i due kami ebbero altri figli ma, durante il parto del dio del fuoco, Kagutsuchi, Izanami morì a causa delle bruciature riportate. Folle di rabbia, Izanagi uccise il figlio e dalla sua sofferenza nacquero altre divinità. Il dio, allora, decise di intraprendere un viaggio verso Yomi, ovvero il regno dell’oltretomba, per cercare di riportare indietro l’amata sposa e sorella, ma purtroppo la sua crociata fallì. Tornato sulla Terra, Izanagi sentì il bisogno di purificarsi per quello che aveva visto nel regno dei morti e iniziò a lavarsi; da ogni suo gesto e da ogni veste che toglieva nascevano nuove divinità, ma solo tre di loro divennero importanti protagonisti di molte storie delle leggende giapponesi: Amaterasu, che nacque dall’occhio sinistro di Izanagi ed era l’incarnazione del Sole; dall’occhio destro, Tsukuyomi, kami della Luna; infine, dal naso, nacque Susanoo, incarnazione del Vento e della Tempesta.

Izanagi divise il mondo fra loro tre: ad Amaterasu toccò il cielo, a Tsukuyomi la notte e la luna e, infine, a Susanoo i mari e le acque.

Fra i tre, l’ultimo era il più ribelle e spesso si lamentava con Izanagi. Il padre, stanco delle sue continue inquietudini, decise di esiliarlo nello Yomi. Susanoo accettò questa condizione, ma prima decise di andare a salutare la sorella Amaterasu. Ella, conoscendo la perversità del fratello, lo sfidò a dimostrare la sincerità del suo agire: avrebbe vinto la sfida chi sarebbe riuscito a generare più figli. La dea del sole creò tre divinità da una spada, il dio della tempesta ne creò cinque da un monile. Entrambi non volevano dichiararsi sconfitti, ma un grave sgarro di Susanoo nei confronti di una delle figlie di Amaterasu fece scappare quest’ultima che, offesa, si nascose in una grotta. Senza la divinità del sole, il mondo ora era oscurato. Per spronarla a uscire, le altre divinità effettuarono una strana danza fuori dalla grotta e, incuriosita, la dea sbirciò fuori e da lì parti un piccolo raggio di luce che venne chiamato “alba”. Divertita dall’accaduto, Amaterasu decise di tornare a regnare nei cieli.

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Nel frattempo, Susanoo era stato esiliato dal cielo e, in viaggio, giunse nella provincia di Izumo, dove incontrò una famiglia disperata per la sorte della figlia: la sicurezza della ragazza, infatti, era minacciata da un drago. Il dio si offrì di salvarla a patto che gli venisse concessa la sua mano. Accettato il patto, il kami sconfisse il drago e sposò la fanciulla, da cui nacquero i suoi discendenti. Fra essi si ricorda in particolar modo Onamuji: nonostante la tradizione attribuisca la creazione delle isole a Izanagi e Izanami, le credenze di Izumo affermano che fu Onamuji se non a creare il Giappone, almeno a ultimarlo.
Tuttavia, il primo effettivo imperatore giapponese fu Niniji, nipote di Amaterasu, che gli affidò tutti i suoi tesori e lo incaricò di governare il Paese. Da Niniji discese il primo vero imperatore del Paese del Sol Levante, Jimnu Temnu.

La creazione del Giappone è uno dei miti più intensi, articolati e significativi che oggi viene tramandato nel Paese e non solo: una storia pervasa di tradizioni, leggende, divinità e passioni che non solo ci mostrano il solito lato mistico e profetico dei kami giapponesi, ma anche come essi siano molto simili a noi uomini, forti ma umanizzati dalle emozioni.

                                                                                                                         Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Il Filo Rosso del Destino

Il Giappone, Paese dalla grande tradizione e pervaso dal mito. Sono tante le credenze della terra del Sol Levante e, nella nuova rubrica targata Nerd30, “JapanTime”, le vogliamo raccontare al fine di divulgare l’estro poetico e filosofico di cui questa Nazione è impregnata.
Fra le leggende senz’altro più conosciute e famose, soprattutto dal mondo otaku, troviamo quella del Filo Rosso del Destino, mito dal forte carattere romantico che, grazie alla sua particolare profondità, potrebbe far cedere anche i “cuori di ghiaccio”.

Secondo la tradizione ogni individuo, sin dalla nascita, ha legato al mignolo della mano sinistra un filo rosso con l’altra estremità congiunta inseparabilmente al mignolo della propria anima gemella. Il filo, indistruttibile, lunghissimo e invisibile, tiene unite le due anime al fine di ricongiungerle un giorno e per sempre. È possibile che il filo si intrecci, si attorcigli, che crei difficoltà nella vita dei due inconsapevoli innamorati, ma in ogni caso è scritto che le loro vite si incontreranno unendo anima e cuore.

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L’origine della leggenda è cinese: Wei è un uomo rimasto orfano in tenera età e, proprio per questo, il suo più grande sogno è da sempre quello di avere una famiglia numerosa. Purtroppo, però, non riesce a trovare la compagna che risponde ai suoi desideri. Durante uno dei suoi tanti viaggi, Wei incontra nei pressi di un tempio il dio dei matrimoni, con le sembianze di un anziano seduto su uno strano sacco; l’uomo si ferma incuriosito e, durante il dialogo, il dio gli rivela l’esistenza della sua anima gemella, ma gli dice anche che al momento ella è ancora una bambina di tre anni e che, prima di sposarla, dovrà aspettare ben quattordici anni. Deluso e perplesso da questa prima affermazione, Wei chiede al dio cosa rappresenti il sacco su cui è seduto: «È il filo rosso del destino» – risponde l’anziano – «Che lega due persone indissolubilmente». Coloro che sono legati da questo filo sono, dunque, destinate a stare insieme, indipendentemente dal proprio agire, da quello degli altri e da qualsiasi influenza esterna. Incredulo e per dimostrare la sua libertà di scelta, l’uomo ordina a un servo di uccidere la bambina, ma quest’ultimo, preso da compassione, si limita soltanto a ferirla alla testa. Dopo questo accaduto, Wei continua la sua vita normalmente, fino a quando, quattordici anni dopo, conosce e successivamente sposa una ragazza di diciassette anni, di famiglia benestante, che porta sempre una fascia in fronte. Dopo il matrimonio, nell’intimità della loro casa, la ragazza spiega il motivo della benda: nasconde una ferita che le fu procurata all’età di tre anni. Sbalordito, Wei capisce che il filo rosso li aveva ricongiunti e, da qui in poi, il legame fra i due si concretizza più di prima e felicemente passano insieme il resto della loro vita.

I riferimenti al Filo Rosso del Destino si trovano, ovviamente, anche nella cultura pop giapponese, a iniziare da anime e manga: ad esempio troviamo rimandi in “Nana”, “Kuroshitsuji”, “Ranma ½”, “Detective Conan” e tanti altri; ma anche vari film citano la leggenda, come “Sayounara”, “Dolls” e “Touch”.
A chi sarà collegato il nostro filo? Forse l’anima gemella per molti di noi è già arrivata o, per altri, deve ancora farsi viva. Beh, solo il tempo potrà dirlo, ma sicuramente la persona all’altro capo del filo arriverà, per tutti.     

                                   


Paolo Gabriele Pakoro De Luca
~Redattore~

Appassionato da sempre di anime, manga, telefilm e videogiochi e sin da piccolo interessato al mondo del giornalismo.
Oltre che essere redattore di Nerd30, ne è entrato a far parte come intervistatore pazzo. Dunque, se qualcuno vi intervista a caso, è lui.