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Alla scoperta delle strade dell’Olio in Calabria

Alla scoperta delle strade dell’Olio in Calabria” è un progetto, ammesso a finanziamento dalla Regione Calabria, che offre ai partecipanti l’opportunità di assistere ai processi di lavorazione in modo da poter accrescere le proprie conoscenze e poter degustare con maggior consapevolezza le qualità dell’olio extra vergine di oliva calabrese.

“Alla scoperta delle strade dell’Olio in Calabria” si svilupperà in due giornate, con 26 eventi all’interno dei frantoi, per scoprire nuovi territori e vivere nuove esperienze.

L’appuntamento è per martedì 28 e mercoledì 29 dicembre 2021, dalle ore 10,00 alle ore 19,00, presso le tenute delle seguenti aziende: Alla scoperta delle strade dell’Olio in Calabria

Mediterranea Foods – Via San Nicola 140 Rizziconi (RC)

Azienda Agricola Bova Giuseppe – ContradaArgadi, snc- Amaroni (CZ)

Olearia Sibaritide – C.da Zigrino-Sibari, Cassano Jonio (CS)

Azienda Candida – C.da Carbone snc – Locri (RC)

Agriturismo Costantino – Località Donnantonio – Maida (CZ)

FrantoioMafrica–Via D.Muzzupappa, Limbadi (VV)

Azienda Agricola Maiorano – Strada provinciale 43 Km 0, n. 14 -Crotone

Azienda Agricola Biologica Renzo – C.da Onda Corigliano Rossano (CS)

Olearia San Giorgio – C.da Ricevuto, San Giorgio Morgeto (RC)

Azienda Agricola Francesca De Leo Alberti – C/o La Bottega del Frantoio – Piazza Orange, 21Reggio Calabria

Azienda Agricola Barone G. R. Macrì – Contrada Modi, Gerace (RC)

Oleificio Santa Venere dei F.lli Vaccaro – Località Santa Venere, Corso Garibaldi 118  Cotronei (KR)

PodereD’Ippolito – Via degli Itali 81, Lamezia Terme (CZ)

Nel corso degli eventi si potranno effettuare escursioni nel territorio rurale, partecipare alla raccolta ed alla molitura e degustare l’olio extravergine prodotto. 

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Transazioni online: per gli italiani la sicurezza è al primo posto

La pandemia ha avuto un forte impatto sui pagamenti digitali e sugli acquisti online. Anche in Italia, nel corso dell’ultimo biennio, si è registrata una consistente riduzione dell’uso del contante e un conseguente incremento nell’uso di e-commerce, carte di credito e prepagate. Questo cambiamento sarebbe stato agevolato non solo dalla facilità ma soprattutto dalla sicurezza della transazioni. Secondo l’ultimo rapporto sulle Tendenze dei Sistemi di Pagamento del 2020, 6 italiani su 10 preferiscono forme di pagamento digitale.

Uno dei motivi principali che avrebbe orientato la scelta degli italiani verso i nuovi metodi di pagamento digitali sarebbe proprio la sicurezza. Il timore più diffuso sembrerebbe essere la perdita di dati personali. Tra le soluzioni che meglio rispondono alle esigenze di protezione dei dati si sta diffondendo rapidamente, anche in Italia, il sistema di pagamento prepagato di Paysafe: un voucher di piccolo taglio, costituito da un codice a sedici cifre, con il quale è possibile pagare online in moltissimi settori differenti, come Social Media, Spotify, Google Play, film, intrattenimento e piattaforme del gioco.

Utilizzare Paysafecard per le transazioni online garantisce un alto livello di sicurezza agli utenti, soprattutto su quelle piattaforme che richiedono particolare attenzione nella condivisione di dati personali e coordinate bancarie, come negozi online e piattaforme del gioco, come evidenziano gli esperti del settore dei migliori casinò online con Paysafecard come opzione di pagamento.

Infatti, grazie alla semplicità d’uso e alla sicurezza, il codice a sedici cifre di Paysafe ha riscosso grande successo presso operatori del gioco e casinò online. Con Paysafecard, infatti, non è necessario né un conto corrente né una carta di credito. I voucher prepagati, emessi dall’omonima azienda fondata nel 2000, consentono di pagare nel Web senza indicare dati personali o estremi della carta di credito. L’utilizzo di questi voucher è cresciuto esponenzialmente fino a diventare il principale metodo di pagamento online, in alternativa ai quelli tradizionali.

La pandemia spinge la digitalizzazione: in crescita portafogli elettronici e Paysafecard

La pandemia ha messo in serie difficoltà la piccola e media impresa italiana, causando uno scossone digitale anche al mondo dei consumatori. Dopo una primo momento di stallo, in cui i dati finanziari delle piccole imprese italiane sembravano non vedere miglioramenti, le transazioni digitali hanno incentivato cambiamenti positivi, spingendo sia i commercianti che i consumatori verso la digitalizzazione.

“L’avvicinamento degli italiani ad uno stile di vita più digitale, di cui i pagamenti costituiscono una parte importante, è continuato anche oltre i mesi più duri dell’emergenza. Secondo le nostre ricerche più recenti, più dell’80% dei nostri connazionali dichiara di utilizzare frequentemente le carte per i propri acquisti quotidiani, segno che l’incremento nella fruizione di esperienze di acquisto digitale, maturate durante il lockdown, sono perdurate“, ha commentato Michele Centemero, Country Manager Italia di Mastercard. La digitalizzazione di prodotti e servizi in tutta Europa ha accelerato notevolmente la rapidità delle trasformazioni tecnologiche: sempre più consumatori sono propensi ad acquistare prodotti e servizi online.

Secondo una ricerca condotta da Mastercard, infatti, la pandemia da Covid-19 ha spronato anche gli italiani, storicamente “allergici” alle evoluzioni digitali, soprattutto in tema di pagamenti, ad utilizzare trasferimenti di denaro elettronici. Nel corso del 2020, durante la prima ondata, molti italiani hanno provato per la prima volta lo shopping online e l’e-banking. Oggi, ben 8 italiani su 10 fanno attualmente uso di portafogli digitali  e bonifici diretti. Tra i metodi utilizzati, entrati a far parte della quotidianità degli italiani, spiccano le carte di pagamento, seguite da quelle contactless.

La ragione di questo cambiamento sembrerebbe aver avuto un impatto soprattutto la maggiore disponibilità da parte di negozi e punti vendita ad accettare diverse forme di pagamento digitale, senza differenze consistenti tra le diverse regioni d’Italia. Non solo carte di pagamento e carte contactless, anche i pagamenti mobile sembrano registrare un trend in crescita: +3,2% per i pagamenti via smartphone seguiti da +1,9% per pagamenti via app dedicate. La maggior parte degli italiani intervistati considera i metodi di pagamento elettronici più semplici e sicuri, sia da un punto di vista dei trasferimenti in sé che della protezione dei dati. Inoltre i pagamenti contactless sono considerati più veloci e soprattutto più igienici.

Fonte foto: iStock

 

Premio Sila ’49, annunciata la cinquina finalista della sezione letteratura

COSENZA – Sono Marco Balzano con “Quando tornerò” (Einaudi), Domenico Dara con “Malinverno” (Feltrinelli), Mario Fortunato con “Sud” (Bompiani), Nicola Lagioia con “La città dei vivi” (Einaudi) e Paolo Nori con “Sanguina ancora” (Mondadori) i cinque finalisti, per la sezione Letteratura, della decima edizione del Premio Sila ’49.

A darne comunicazione, questa mattina, martedì 30 novembre 2021, nella sede del centro storico bruzio della Fondazione Premio Sila, il suo presidente Enzo Paolini, la direttrice del Sila Gemma Cestari e il giurato Valerio Magrelli.

Contestualmente allo svelamento dei libri e degli autori in parola, ulteriori le notizie trasmesse nel corso dell’incontro. «La cerimonia finale del Sila ’49 – dichiara non a caso Paolini – si terrà nel mese di marzo 2022 e ciò per mere ragioni di prudenza e sicurezza, date le cronache poco rassicuranti in merito all’emergenza sanitaria da Covid-19. Sarebbe irresponsabile organizzare un grande evento in un periodo di questo tipo, segnato ancora da timori e necessità di agire con cautela. Circa, invece – aggiunge il presidente della Fondazione Premio Sila -, il manifesto che quest’anno accompagnerà le battute finali della nostra manifestazione, si può dire che è il raffinato artista Natino Chirico, calabrese di nascita ma romano d’adozione, a firmarlo. L’opera, intitolata “Insieme”, ha un forte impatto empatico: su uno sfondo rosso accesso pone, infatti, due figure umane ispirate al tuffatore di Paestum nell’atto, secondo la libera interpretazione di ciascuno, di tuffarsi, chissà, nel mare della immaginazione, della letteratura, del mondo fantastico, poetico e suggestivo della cultura. Ultima comunicazione – conclude Paolini – è poi quella relativa alla lectio magistralis che, durante i giorni dedicati per l’appunto alla premiazione finale, il giurato e storico dell’arte Tomaso Montanari terrà sul sagrato del Duomo di Cosenza in occasione del relativo ottavo centenario».

Dalla direttrice Cestari arrivano, invece, i ringraziamenti per i ragazzi delle scuole del territorio che, con passione e costanza, hanno attivamente seguito fasi e incontri del Premio stesso. «Una presenza, quella dei giovani – afferma Gemma Cestari -, che ci riempie di gioia e di orgoglio e per la quale ringraziamo gli allievi del liceo linguistico Lucrezia Della Valle, coordinati dalle docenti Vincenza Costantino, Antonietta Cozza e Silvia Vitale, e, ancora, gli 85 giovani del liceo classico Telesio, guidati dalla professoressa Rosanna Tedesco».

È Magrelli, infine, a illustrare la cinquina: «Se Balzano con la sua opera riesce a parlarci dell’emigrazione dolorosa di chi lascia la patria per lavorare all’estero e in particolare delle madri che lasciano i figli per prendersi cura di qualcun altro, Domenico Dara restituisce atmosfere magiche e misteriose attraverso la storia del bibliotecario Astolfo Malinverno e quella del paese fantastico di Timpanara. Con Mario Fortunato, inoltre, si ha la possibilità di leggere una saga del Meridione che ha al centro Valentino, un giovane del Sud che va via con la volontà di non voltarsi più indietro: il passato, come nel mito di Orfeo ed Euridice, lo obbligherà tuttavia a girarsi, se non altro in un ritorno mentale. Infine, Nicola Lagioia, scegliendo di raccontare una delle più tremende e inspiegabili tragedie italiane degli ultimi anni, riesce a collocarsi nel filone a cui già appartengono Truman Capote con “A sangue freddo” e Emmanuel Carrère con “L’avversario”; e Paolo Nori ripercorre la vita di Dostoevskij attraverso la propria, evidenziando come ogni lettore venga “ferito” dai capolavori poetici e narrativi».

Giacomo Runco alias 24carati lancia “Affogo”

COSENZA – “Affogo” è il nuovo singolo di 24carati (nuovo nome d’arte di Giacomo Runco), brano d’esordio con la distribuzione Artist First e la produzione Tape Lab Studio. La canzone è uno sfogo totalmente autobiografico, una relazione finita che sembra spaccare il petto talmente forte è il dolore.

Il brano sfrutta gli stili indie, pop e hardcore per legare batterie elettroniche, chitarre minimali e una voce graffiante che sostiene il brano per tutta la sua durata.

“Questa “love-hate story” è coincisa con un periodo in cui ero in forte crisi, non mi bastava più ciò che mostravo di me musicalmente perciò mi sono buttato a capofitto nella scrittura per esorcizzare il dolore e trovare una nuova strada finché non ho tirato fuori qualcosa che mi somigliasse.”

Giacomo Runco, in arte 24carati, cantautore e autore multiplatino è già attivo da molti anni nella scena musicale italiana. Dopo aver calcato le scene pop con il suo progetto Giacomo EVA (Amici, X-factor) ora si dedica ad un progetto totalmente nuovo, dal sound fresco e crudo, perfettamente in tema con il nuovo panorama musicale italiano.

https://24carati.lnk.to/Affogo

 

 

 

Fenomeno Maradona, dalle slot machine alle serie tv

Adesso c’è anche la data: 29 ottobre. Questo il giorno che tutti gli appassionati di calcio, e non solo, si stanno segnando sul calendario. È questo il giorno in cui debutterà su Amazon Prime, in più di 240 paesi nel mondo, la serie su Diego Armando Maradona. Si chiamerà “Maradona: Sogno Benedetto” e parlerà delle sfide, dei trionfi, delle cadute del leggendario numero 10 argentino, dalle favelas di Buenos Aires a Napoli.

Protagonisti della serie Nazareno Casero, Juan Palomino e Nicolas Goldschmidt, che interpreteranno il Pibe de Oro nei diversi anni della carriera e della vita. Una serie storicamente dettagliata e affidabile, che segue Maradona dalle origini di Villa Fiorito, il suo paese natale, a Barcellona, da Napoli, dove vince lo scudetto, alla nazionale, con la quale vincerà la Coppa del Mondo nel 1986, in Messico. La location è tutta da scoprire: Italia, Uruguay, Messico, Argentina e Spagna, per un totale di 10 episodi da 60 minuti ciascuno.

E non è di certo la prima volta che Maradona finisce sullo schermo. Tra le pellicole più belle dedicate al leggendario calciatore argentino c’è Maradona di Kusturica, film documentario del 2008 presentato fuori concorso al 61esimo Festival di Cannes. Del 2007 è invece Maradona La Mano de Dios, di Marco Risi, con uno straordinario Marco Leonardi che attraverso numerosi flashback porta indietro nel tempo lo spettatore. La regia è di Javier Vazquez, invece, per Amando a Maradona, film documentario del 2005, che mette in mostra soprattutto l’amore immutato degli argentini, sia verso il calciatore sia verso la persona, con le sue debolezze, le sue cadute, le sue dipendenze. Il più recente è quello del 2019, il documentario di Asif Kapadia, realizzato grazie a oltre 500 ore di filmati inediti su Maradona e distribuito su Netflix. Un vero e proprio fenomeno mondiale e mass mediatico, che è finito addirittura in una slot machine, come quella ospitata dalla piattaforma digitale di StarCasino che porta il nome di Maradona Hyperways.

Ma tornando al cinema, chi meglio di Marco Risi può descrivere cosa è stato Maradona: “Secondo me è stato il più grande calciatore di tutti i tempi e ce ne sono stati di fenomenali – ha detto a La Repubblica – Solo che lui aveva qualcosa in più: era capace di capire prima degli altri dove mettersi per fare quello che voleva. Era velocissimo di testa, di pensiero e di azione. Poi sul campo non cadeva mai, aveva il baricentro bassissimo… Era veramente un grandissimo genio del calcio. E per il mondo ha rappresentato il ribelle, quello che non sarebbe mai potuto andare a giocare alla Juventus o all’Inter: è andato a giocare a Napoli perché lì poteva dimostrare ancora qualcosa di più.”.

«Quando la letteratura chiama in causa il lettore». Gilda Policastro presenta “La parte di Malvasia”

RENDE (CS) – «Un romanzo sorprendente, un romanzo che ha trovato il favore dei critici, un romanzo che a buon ragione è stato definito geniale». Con queste parole, Gemma Cestari, direttrice del Premio Sila ’49, ha avviato la presentazione de La parte di Malvasia (La nave di Teseo) di Gilda Policastro che, ieri, martedì 12 ottobre, ha incontrato i lettori negli spazi del Museo del Presente di Rende.
In conversazione, oltre che con Cestari, con la docente Unical Ines Crispini, Policastro ha illustrato i punti salienti del suo romanzo – l’opera fa parte della decina 2021 del Premio -, partendo dalla lettura di alcune sue pagine. «La parte di Malvasia – ha dichiarato l’autrice – risponde alla particolare necessità di incontrare il lettore e collaborare con lui per la costruzione del senso».
Ecco perché, verrebbe da dire, il romanzo, dove più voci si intrecciano, rappresenta una sfida nei confronti di chi legge: se risulta inizialmente un noir, subito dopo stravolge qualsiasi certezza, trasformandosi in un volume che indaga sui temi della morte, della perdita, del distacco, della separazione da una persona cara. «Si capisce che La parte di Malvasia non sia un noir – chiosa Policastro -, nonostante la sua fascetta sia a firma di Maurizio De Giovanni, perché il lettore, dopo la lettura delle relative prime pagine, non vorrà rispondere alla domanda “Chi ha ucciso Malvasia?” (Malvasia è, per l’appunto, la donna che viene trovata morta, ndr), bensì alle seguenti: “Perché è morta Malvasia? Perché si muore?».
E nel libro, non solo i temi affrontati, anche la parola – la composizione è più vicina alla poesia che alla scrittura in prosa e poi rappresenta un’immersione nella vita attraverso la proposizione di frammenti di frasi – ha un portato profondissimo. «Per me – ha aggiunto Gilda Policastro – la scrittura non è al servizio della storia; è il contrario: sono le parole a far succedere le cose. Questa è una mia presa di posizione, un modo come un altro per sottolineare quanto sia importante che oggi anche i romanzi, al pari di tutte le altre forme d’arte, si incarichino di analizzare i linguaggi contemporanei».
In ultimo, come rilevato dalle relatrici Cestari e Crispini, «non mancano tra le pagine de La parte di Malvasia, benché si tratti di una storia di morte, humour, ironia e tic linguistici che alleggeriscono la stessa lettura del libro» e, ancora, una consapevolezza finale; quella consapevolezza, secondo la quale Malvasia non possa che rappresentare una ramificazione di storie, di molte vite.
Lo ha confermato, a conclusione dell’incontro – a cui hanno pure partecipato il presidente della Fondazione Premio Sila Enzo Paolini e l’assessore alla cultura del Comune di Rende Marta Petrusewicz – l’autrice. «Ho concepito il personaggio di Malvasia – ha affermato Gilda Policastro -, quando un giorno ho ritrovato all’interno di un cassetto un appunto scritto da mia madre e ho pensato che con la sua sparizione fossero spariti anche degli aspetti concreti: la sua voce non c’era più, si era persa la sua grafia e tanti altri elementi materiali. Pertanto – ha concluso -, con la mia scrittura, ho voluto restituirle, e restituire in generale, un po’ di vita in più». 

La decina del Premio Sila ‘49, Nicola Lagioia presenta “La città dei vivi”

COSENZA – I treni presi, le carte studiate, le testimonianze raccolte, i libri letti e i film visti, le vie percorse. Di questo e altro ha parlato Nicola Lagioia al folto pubblico del Premio Sila ‘49. Negli spazi dell’Arenella, nel cuore del centro storico bruzio, lo scrittore ha spiegato, descritto, illustrato e approfondito i motivi che l’hanno spinto a scrivere il suo ultimo libro, La città dei vivi (Einaudi), che per l’appunto ha fatto il suo ingresso nella decina 2021 del Sila.

Un’opera basata su un fatto reale – afferma Lagioia – che poi è quello dell’omicidio di Luca Varani, avvenuto cinque anni fa, a Roma, nel quartiere Collatino, per mano di Manuel Foffo e Marco Prato. Ricordo ancora il giorno, il 6 marzo del 2016, in cui la notizia si diffuse – aggiunge -. E ricordo benissimo gli elementi, diversi, che mi colpirono: la violenza, che mi sembrò la stessa di quella perpetrata nelle zone di guerra dove i diritti sono sospesi; la mancanza di movente; il fatto che non si trattasse di un delitto consumato nell’ambito della criminalità e, soprattutto, che i due assassini si raccontassero come due spossessati, che non si capacitassero cioè di aver commesso il fatto. In molti – prosegue Lagioia – trovarono analogie, vedasi la diversità di classe sociale di vittima e carnefici, tra l’omicidio Varani e il massacro del Circeo, ma io credo che non ce ne siano di similitudini: nel caso di Foffo e Prato, nonostante ciò non riduca la loro colpa, siamo di fronte ad assassini a loro insaputa. Ecco, pertanto, cosa può fare la letteratura: raccontare, spiegare, sollevare domande, senza dare risposte. Perché tutto questo è accaduto?”.

Affiancato dal magistrato Alfredo Cosenza e dalla direttrice del Premio Gemma Cestari, l’autore ha continuato, così, a raccontare questo viaggio fatto di parole; parole che fanno immergere i numerosi partecipanti dell’incontro non solo nella Città dei vivi, ma anche in quella che è la letteratura stessa.

“È la prima volta – dichiara l’autore – che rinuncio alla finzione. Credo sia importantissimo che continuino ad esistere le Madame Bovary, le Anna Karenina e i capitani Acab: spesso la realtà, per dire la verità, deve indossare delle maschere. Tuttavia é importante pure il contrario e in questo senso abbiamo grandi esempi, da Truman Capote a Emmanuele Carrere; in tanti hanno raccontato fatti della realtà prendendo in considerazione quegli aspetti che uno storico, un antropologo e via dicendo lasciano da parte. Io – dice ancora – per scrivere questo libro sono uscito per la prima volta dalla mia comfort zone, ho incontrato tutte le persone coinvolte nell’omicidio, ho studiato e analizzato le carte, 5mila pagine di atti giudiziari, ho bussato alle porte di queste persone come un abusivo chiedendo di essere accolto e questo, sicuramente, è stato l’aspetto più difficile del lavoro. In definitiva – dichiara – ho cercato di restituire alla vicenda, finita in un trafiletto di giornale e semplicisticamente dimenticata, la sua complessità, la dignità”.

Incalzato dalle domande di Cosenza e Cestari, Lagioia, ha risposto a quella su Roma, ulteriore grande protagonista dell’opera. Non credo – chiosa lo scrittore – che Roma rappresenti la terza mano che uccide Luca Varani. Roma era ed è tuttora una città senza bussola, quella che Fellini e Pasolini hanno saputo raccontare tramite la macchina da presa, ma non è una città violenta. È piuttosto una città che si erge sullo sfondo della vicenda raccontata, ed è eterna, consapevole, al contempo, che in realtà nulla è eterno”.

L’ultimo interrogativo a cui Nicola Lagioia risponde, davanti ai volti ammaliati e rapiti dei presenti e dunque prima di lasciare spazio agli autografi, è quella che gli pone Alfredo Cosenza. La letteratura può salvare?”, chiede il magistrato. Sì”, ribatte secco l’autore. E conclude: I libri che scriviamo non necessariamente miglioreranno il mondo, ma quelli che leggiamo, su noi che li leggiamo, e perciò sul singolo, amplificano i sensi. Io una vita da non lettore non la potrei immaginare. I libri sono protezione e avventura. Aprono mondi e menti”. Del resto, di tutto ciò gli amici del Premio Sila sono sempre più convinti.

È uscito “Studi di Intelligence 3. Avvicinarsi alla realtà”, terzo libro degli studenti del master Unical

RENDE (CS) – “Studi di intelligence 3. Avvicinarsi alla realtà” curato da Mario Caligiuri ed edito da Rubbettino è il ventiseiesimo volume della collana del Laboratorio sull’Intellgence dell’Università della Calabria. Il volume contiene le sintesi dei lavori finali di studenti del Master in Intelligence dell’ateneo calabrese.

Gli autori

In particolare ci sono i contributi di Raffaella Amodio (L’Intelligence e le garanzie funzionali), Rossella Cerbelli (Organizzazione di un archivio digitale tramite intelligenza artificiale e analisi di Intelligence), Carmine Coscarella (Difesa civile contro gli attacchi terroristici NBCR 45 e nuove forme di Intelligence), Valentina De Rose (Il ruolo dell’Intelligence nel definire l’interesse nazionale in vista di futuri scenari mondiali: Italia e Cina a confronto), Francesco Femiano (Soundscape e Intelligence: uno spunto per ulteriori approfondimenti), Massimo Luigi Floris (La contraffazione farmaceutica: un problema di Intelligence), Giovanni Gambino (Intelligenza artificiale. Scenari di Intelligence tra etica e cambiamenti sociali, democrazia e Deep State), Rosa Maria Granato (La digitalizzazione e la messa in sicurezza dei dati), Mourad Jaballi (Intelligence tunisina prima e dopo la primavera araba), Francesco Napoli (Il ruolo dell’Intelligence nel potenziamento del protocollo di legalità. Proposte operative per contrastare l’infiltrazione criminale), Luigi Rucco (Quantum information science: opportunità e sfide per l’Intelligence), Andrea Trevisan (L’intelligenza artificiale applicata alla giustizia: per un’Intelligence del diritto), Marcello Trisolini (Intelligence di polizia. Le forze di polizia come human sensors nell’attività di Intelligence).

Il curatore della pubblicazione Mario Caligiuri ha commentato che “al bisogno di “avvicinarsi alla realtà” potrebbero contribuire gli studi di intelligence presenti in questa pubblicazione. I saggi affrontano temi che disegnano un quadro da cui emerge la necessità di affrontare i problemi, contestualizzandoli in modo rapido e interdisciplinare. Solo così è possibile cogliere i segnali deboli da sottoporre alle valutazioni dei decisori pubblici, che hanno la responsabilità di indirizzare il lavoro dell’intelligence, controllarlo e saperne utilizzare il prodotto. Gli argomenti trattati partono dalla necessaria cornice legislativa, considerando l’interesse nazionale come pietra miliare mentre la protezione cibernetica richiede un’attività specifica e crescente, dove prima di tutto occorrerebbe mettere in sicurezza i dati di persone ed organizzazioni. L’intelligenza artificiale rappresenta un ambito di riflessione ineludibile per l’intelligence, anche per affrontare lo scomodo tema degli algoritmi che si sostituiscono all’intelligenza umana in settori che sembravano intoccabili come l’esercizio della giustizia. Infine, l’intelligence non può che essere creativa perché si pone ai bordi del caos, sulla cima di un onda per vedere l’orizzonte più lontano: lo studio della trasformazione del paesaggio sonoro può avere, attraverso il cambiamento dei suoni nel tempo una capacità predittiva? La contraffazione dei farmaci è un rilevante problema sociale che mina la salute e quindi la sicurezza dei cittadini e dello Stato? Quanto la conoscenza delle intelligence degli altri paesi, a cominciare da quelli mediterranei, può aiutare la soluzione dei problemi italiani e favorire una collaborazione internazionale? La scienza dell’informazione quantistica renderà inviolabili le comunicazioni aumentando a dismisura la velocità delle informazioni? I singoli rappresentanti delle forze di polizia potranno rappresentare dei sensori umani nelle smart city risultando più efficaci delle tecnologie? Anche a questi interrogativi cerca di dare risposta un volume che affronta anche temi urticanti, ma tutti da valutare. In definitiva da questa raccolta emerge la necessità di approfondire e affrontare argomenti inesplorati, confermando come l’intelligence possa rappresentare il terreno privilegiato dello studio del futuro”.

E’ in preparazione la quarta raccolta delle tesi degli studenti del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, il cui bando per l’undicesima edizione sarà disponibile sul sito dell’Università della Calabria per i primi di settembre 2021.

Le lezioni inizieranno sabato 27 novembre 2021 con il convegno “Enrico Mattei e l’intelligence. Energia e interesse nazionale negli anni della guerra fredda”.

In arrivo “Cosa vuoi da me” il nuovo singolo di Chiara Morelli

COSENZA – Come ogni estate, anche in questa datata 2021, la cantautrice calabrese Chiara Morelli, lancia il suo pezzo che sa di freschezza e di serate sotto le stelle. Il pezzo è un viaggio nelle emozioni di un amore che fa fatica a trovare la sua giusta collocazione e che esalta però tutte le sfumature delle scelte e dei ricordi.

Lei, appena sedicenne, ma con alle spalle anni di esperienze su palchi e sale di incisione, presenta quest’anno il singolo “Cosa vuoi da me” che anticipa il nuovo lavoro discografico in uscita il prossimo autunno.

Il pezzo presto “on air” è stato scritto da Chiara Morelli con Adriano Deledda che insieme a lei ha firmato il testo e a Sauro Piana che ha collaborato alle musiche. Gli arrangiamenti sono stati curati da Shard.

Chiara, che studia al pianoforte e canto pop-rock al conservatorio, e che anno dopo anno sta affinando la sua personalità artistica, oltre alle sfumature della sua voce cristallina, si mostra spontanea, raffinata ed efficace, nelle immagini del videoclip visibile sul suo canale YouTube dalla mezzanotte del prossimo primo di agosto.

Così giovane ma già con un percorso artistico alle spalle che l’ha vista calcare palchi prestigiosi e abitare sale di incisioni per pezzi che hanno avuto successo come quello della scorsa estate intitolato “L’Universo”, e “Non ho paura di niente” arrivato nell’ottobre 2020.  

Molte esperienze musicali importanti attendono Chiara Morelli nel prossimo inverno, sino alle porte di “Casa Sanremo” la prestigiosa vetrina per giovani artisti emergenti.

La musica e la voce di Chiara Morelli arrivano anche oltre oceano, ospite della Sj Tv in Brasile, che da anni ormai, segue il percorso artistico della cantautrice calabrese, mandando in onda i suoi videoclip, realizzando con lei interviste, in attesa di una tournée in Sudamerica.

Il brano “Cosa vuoi da me”, sicuro successo di questa estate, sarà ascoltabile e scaricabile dal 1° agosto 2021 su tutte le piattaforme digitali.

 

 

 

 

 

Gerardo Sacco e Francesco Kostner presentano “Come l’araba fenice – Rinascere dopo il Covid-19”

COSENZA – Può un’esperienza difficile e dolorosa, come la pandemia da Covid-19, ancora oggi lontana dal potersi considerare pienamente superata, diventare un’opportunità di rinascita e di cambiamento? E in che modo? Quali fattori possono contribuire a raggiungere un obiettivo tanto importante, ridando fiato alle trombe della speranza e della positività? Quali sono i presupposti ideali e civili di una palingenesi tanto significativa e necessaria? Sono alcune delle domande suggerite dalla lettura del libro Come l’araba fenice-Rinascere dopo il Covid-19, scritto a quattro mani dall’orafo Gerardo Sacco e dal giornalista Francesco Kostner, alle quali si proverà a dare risposta durante la presentazione del volume, in programma giovedì 29 luglio, alle 21, nella suggestiva cornice di Villa Rendano, in via Triglio, 21.

La presentazione

Il programma prevede, in prima nazionale, anche la sfilata delle nuove collane di gioielli Rinascita, Stil Novo e Modigliani, che il Maestro crotonese ha realizzato durante il lockdown.

La serata, che sarà condotta dalla giornalista Antonietta Cozza, addetto stampa della Luigi Pellegrini Editore, sarà caratterizzata anche da tre brevi interventi di Maria Cristina Martirano, Presidente della Società “Dante Alighieri” di Cosenza, don Giacomo Tuoto, già Rettore della Cattedrale di Cosenza, e Vittorio Caminiti, imprenditore turistico e Presidente dell’Accademia del bergamotto di Reggio Calabria.

L’idea di scrivere Come l’araba fenice-Rinascere dopo il Covid-19”, spiega Gerardo Sacco, “è nata la scorsa primavera, e segna la conclusione di un percorso di riflessione, iniziato qualche anno fa, che, almeno per quanto mi riguarda, con questo libro considero concluso. Francesco Kostner, anche questa volta, ha saputo aiutarmi a mettere ordine tra i ricordi e le emozioni di una fase difficilissima durante la quale, tra l’altro, ho contratto il Covid, anche se fortunatamente senza conseguenze serie. Un periodo che, nonostante tutto, ha positivamente influito sulla mia creatività artistica, consentendomi di ottenere importanti risultati. E’ stata soprattutto la “filosofia” da cui il mio lavoro ha tratto ispirazione – continua Sacco –  quel modo di pensare e di agire che ha sempre caratterizzato la mia esistenza, a segnare la differenza, mettendomi in condizione di attribuire un significato carico di aspettative e di buoni propositi ad uno dei momenti più dolorosi e problematici della nostra storia. Non ho difficoltà a dire – prosegue Sacco – che se, da un lato, non sento il peso degli anni, dall’altro, sono consapevole che i più di “venti per quattro” con cui devo fare i conti sono un passaggio che non consente illusioni. Per questa consapevolezza, per queste non secondarie ragioni”, conclude Gerardo Sacco, “considero Come l’araba fenice-Rinascere dopo il Covid-19 il mio testamento spirituale, che consegno ai miei figli, ai miei nipoti, ai miei collaboratori, ai tanti amici che mi onorano della loro stima, a tutti i calabresi che, come me e Francesco, non smettono di immaginare un futuro diverso per il presente e il futuro di questa meravigliosa terra”.

I diritti del volume saranno devoluti dagli autori in beneficienza. Quelli di Gerardo Sacco andranno alla Fondazione ricerca Fibrosi Cistica; quelli di Francesco Kostner alla Lega italiana per la lotta ai tumori (LILT).