LEGA PRO 2^ Div., Pari Vigor Lamezia allo scadere

Girone B, 16^ Giornata:

Vigor Lamezia  – Arzanese  1 – 1

Marcatori: 81′ Tommasini (A), 90′ Mangiapane (V)

Dopo un primo tempo privo di emozioni e che finisce a reti inviolate, l’arzanese Tommasini sblocca il risultato in favore degli ospiti all’81’. La squadra calabrese riesce però ad evitare una brutta sconfitta casalinga proprio all’ultimo minuto di gioco: Mangiapane, infatti, buca la porta avversaria al’90’ regolamentare. 

Se la classifica continua certo a non sorridere ai biancoverdi lametini, il punto conquistato oggi (è il secondo pareggio consecutivo) permette alla Vigor di allungare la striscia positiva delle ultime gare e di allontanarsi dalla zona play out.

CLASSIFICA: Vigor Lamezia 12° a 18 punti

Prossimo Turno: L’Aquila – Vigor Lamezia (22 Dicembre)

“Amo la vita Storia di un malato di Sla” di Giacomo Guglielmelli: esistere e non sopravvivere

COSENZA – Una sala gremita ieri, presso la sede dell’Ordine provinciale dei Medici chirurghi e Odontoiatri nel centro di Cosenza, ha accolto l’invito degli organizzatori della manifestazione “Anatomia di un evento: segni e storie del Natale”, in occasione della quale si è tenuta nel pomeriggio la presentazione del libro “Amo la vita Storia di un malato di Sla” (Comet Editor Press, 2012).

Il libro, scritto da Giacomo Guglielmelli poeta e scrittore , nasce dall’incontro dello stesso con Cristian Filice, giovane 37enne che da quattro anni convive con la diagnosi della Sclerosi Laterale Amiotrofica, lungo una testimonianza che colpisce ed emoziona, ma soprattutto fa riflettere sul valore e le priorità che spesso nella quotidianità (non) si danno alle cose.

Il libro infatti, racconta la storia di Cristian e – riprendendo le parole della dott.ssa Agata Mollica che ha moderato gli interventi della presentazione –  il “superamento della dimensione della malattia verso l’apertura al mondo”.

Oltre la dott.ssa Mollica, erano presenti al dibattito, l’autore del libro, Don Giacomo Panizza che ne ha scritto la prefazione, il presidente dell’Ordine dei Medici Eugenio Corcioni e lo stesso Cristian Filice.

Ad introdurre l’incontro, una scena tratta dal celebre film “Natale in casa Cupiello”, interpretato da Eduardo De Filippo, a richiamare le ragioni dell’evento che ha ospitato la presentazione, ovvero la volontà dell’ordine di celebrare il Natale con una manifestazione che, attorno al senso della natività e del presepe, innescasse delle riflessioni sul cambiamento del modo di “vivere” questo periodo dell’anno.

Il presepe, la famiglia, l’intimo degli affetti che spesso indispensabile per affrontare le difficoltà; cui nel caso di Cristian, protagonista del libro, si sono uniti a una rete di relazioni affettive esterne al nucleo famigliare rivelatisi indispensabili per affrontare la quotidianità con addosso il fardello di una malattia invalidante. In questa rete di affetti rientra proprio lo stesso autore del libro, Giacomo Guglielmelli che offre il proprio supporto a Cristian da diverso tempo e che, con il libro, ha deciso di dare un ulteriore input a questo suo “ruolo” donando– come ha dichiarato lo stesso autore – “voce a chi voce non può avere, in modo che l’esperienza narrata accomuni e coinvolga anche chi non la vive in prima persona”. Quello dell’autore è un vero e proprio invito a “condividere e rivolgersi al prossimo”, indipendentemente dalle proprie credenze religiose.

L’esperienza della condivisione e del racconto come accrescimento personale e apertura verso l’esterno, è stato il concetto ripreso anche nell’intervento di Don Giacomo Panizza, personalità celebre per il suo impegno sociale in Calabria da circa quarant’anni. “Per vivere appieno le esperienze è necessario sapere darvi un nome, saperle raccontare, dunque sapere leggere e scrivere”, per questo è necessaria la massima apertura e il massimo sostegno affinché anche chi “non sa di saper leggere le cose belle della vita” ne divenga capace.

Don Giacomo ha sottolineato come spesso si tenda a dare tutto per scontato, senza porsi troppe domande su ciò che si ha intorno, sul senso delle cose, sul senso della vita; chi soffre una malattia da questa prospettiva possiede una marcia in più, perché supera la barriera del “consueto” e “coglie il da farsi senza poterlo fare”. E’ qui, nel modo in cui si affronta il quotidiano, che risiede la sottile differenza tra vivere e sopravvivere; riprendendo le parole del sacerdote: “esiste una logica dell’esistere, diversa da quella del sopravvivere: e questo è nel libro, l’esistenza e non il sopravvivere. La malattia fa vedere cose diverse, realtà diverse; aiuta a focalizzare non su quanto tempo si ha nella vita, ma su quanta vita c’è nel tempo che abbiamo”.

A concludere la presentazione, la testimonianza del protagonista del libro, portavoce del messaggio in esso veicolato, di cui è saltata subito all’occhio la tenacia e la determinazione nel combattere la malattia, ma anche il pregiudizio e l’indifferenza che purtroppo spesso si manifesta anche a livello istituzionale, con una società che non è in grado di tutelare chi per forza di cose non può condurre una vita “normale”.

“La malattia è la prigione del mio corpo, ma io non mi rassegno, voglio vivere, amo la vita”.Queste le parole di Cristian che ha poi proseguito: “spesso comprendiamo il valore delle cose nel momento in cui stiamo per perderle, quando invece sarebbe sufficiente viverle giorno per giorno; in questo senso la Sla mi ha consentito di andare oltre, di non dare le cose per scontare e capire che nella vita ci sono dei doni, il primo fra tutti la famiglia”. Il ruolo della famiglia e degli affetti che è fondamentale, e che acquista ancor di più un valore se rapportato a chi è affetto da patologie pervasive.

Un messaggio forte ed importante quello trasmesso ieri nel corso dell’incontro che è stato accolto in maniera particolarmente partecipata dai presenti nel pubblico, tra cui è importante citare Maurizio Casaddio, presidente dell’AISLA/RC, il quale, tra l’altro, ha contribuito alla stesura del libro con la propria testimonianza dal punto di vista del malato.

 

Giovanna Maria Russo

Al Rendano la Locandiera di Goldoni: il successo di Nancy Brilli

È un esordio brillante quello della stagione di prosa cosentina. Sabato 15 dicembre il Rendano ha ospitato La Locandiera di Goldoni, diretta da Giuseppe Marini che, per la prima volta alle prese con l’opera goldoniana, ne firma la regia e accoglie anche il consenso della città bruzia, unica tappa calabrese della tournée. La scenografia di Alessandro Chiti fa la differenza e salta subito all’occhio. La “trovata” dei pannelli girevoli, rigorosamente bianchi sullo sfondo nero, consente un fluire costante degli ambienti che, di fatto, variano solo sensibilmente sulla base di una scena fissa. L’attualità dell’opera è vivacizzata anche dai costumi disegnati da Nicoletta Ercole: fedeli all’epoca di Goldoni eppure vicini ai vezzi contemporanei. L’incedere è costante, ma privo di ansie. Nancy Brilli, nei panni di Mirandolina dopo otto anni di assenza dalle scene, incarna fedelmente, con le dovute modulazioni del caso, quella modernità concepita dal librettista veneziano. È una donna strategica e narcisista che gode dell’ammirazione maschile e non può farne a meno. È cinica, calcolatrice e si compiace del corteggiamento “utile” e insistente del Marchese di Forlipopoli e del Conte di Albafiorita. Il primo (interpretato da un Fabio Bussotti che piace particolarmente) cerca di conquistarla con l’altisonanza di parole e maniere “ridicole” tra finta protezione e tirchieria che imprimono all’opera la vena più comica. Il secondo, invece, (che sulla scena è Maximilian Nisi), punta tutto sullo sperpero ostentato: cosparge la locandiera di doni preziosissimi ai quali lei, ovviamente, non si sottrae. L’equilibrio viene spezzato dall’arrivo del Cavaliere di Ripafratta. La misoginia del Cavaliere (Claudio Castrogiovanni) stuzzica l’orgoglio della locandiera che non accetta l’indifferenza e i modi rustici di un uomo che non ha mai amato una donna. «Tutto il mio piacere consiste nel vedermi servita, vagheggiata, adorata» ammette la donna che ancora una volta escogita e colpisce. Si insinua nella debolezza del tenebroso, si fa complice di lui nella “crociata” verso la libertà priva di legami. E il Cavaliere abbocca. Ma una volta appagata la fame di vanità, Mirandolina “soffre” i suoi stessi inganni: la locanda si scalda con uno scontro tra uomini innamorati e una donna astuta che li dirige abilmente. L’ingannevole groviglio si sbroglia, solo formalmente, con una promessa: per proteggere se stessa e i propri affari, alla fine la donna concede la mano a Fabrizio (Andrea Paolotti) il cameriere sempre presente, gelosissimo e tormentato. La borghesia avanza, la nobiltà decade, ma la decisione è amara: la locandiera, in fondo, non sarà sposa per amore e la guerra tra i sessi non ha vinti né vincitori.

 

Beatrice Anna Perrotta

 

Pastiglie frutta contro cattiva politica

REGGIO CALABRIA: Il consigliere regionale della Calabria, Salvatore Magarò, ha presentato le confezioni di “Lex-Total Plus”, scatoline di pastiglie alla frutta che l’esponente politico del gruppo ‘Scopelliti Presidente’ regalerà, in occasione delle festività natalizie, ad amici e conoscenti ed anche alle scolaresche calabresi. “E’ un gadget – ha detto Magarò – realizzato con risorse personali per combattere e prevenire i processi degenerativi della cattiva politica”.

Serie D: Cosenza, “sei tu la fine del mondo”. Vincono le altre calabresi

              Girone I, 16^ Giornata

         Nuova Cosenza-Savoia 4-2

  Marcatori: 33′ Vicentin(S), 37′ Guadalupi(C), 52′ 78′  Mosciaro(r) , 70′ Malafronte(S), 95′ Salvino(C)

NUOVA COSENZA(4-4-2): Straface, Fiore(71′ Bruno),Sicignano,Filidoro,Benincasa,Parisi(57′ Parenti),Pesce,(80′ Piromallo), Salvino, Mosciaro, Guadalupi,Marano All. Sign. Gagliardi

A Disposizione:Perri, Parenti, Paonessa, Piromallo, Arcidiacono S., Bruno, Reda.

SAVOIA(4-3-3): Loccisano, Pallonetto,guarra, Di Capua, Catalano, Scudieri(81’Amoruso),Viscido(72′ Nasto),Fontanarosa,Vicentin,Padulano(62′ Perretta), Malafronte. All. Sig. Amura.

A Disposizione:Vitiello, Falanga, Lettieri, Amoruso, Nasto, Suarato, Perretta.

Arbitro: Sign. Andreini da Forli’. Assistenti: (Sign. Giancaspro , Sign. Matera) da Molfetta.

Ammoniti: Padulano(S), Scudieri(S), Guarro(S) Pallonetto(S)

Recupero: 1′ pt, 6′ st.

Spettatori:2000 circa

CRONACA: La probabile ultima partita del Cosenza, (stando alla profezia dei Maya), è stata disputata oggi davanti ai propri tifosi. Il timore serpeggia anche in sala stampa quando le formazioni scendono in campo ma agli addetti non sono arrivate ancora le formazioni, ( forse scaramanzia). In campo i giocatori sentono che qualcosa nell’aria sta cambiando ( si, è una leggera pioggerellina ad intermittenza), ma il “calendario del Cosenza” parla chiaro: oggi al S.Vito arriva il Savoia e allora non si scherza più. Le squadre scendono in campo contratte, come in ogni grande attesa che si rispetti, e  i primi 10′ sono di studio. Il Cosenza spinto dall’entusiasmo dei propri ultrà, si spinge in avanti e guadagna tre punizioni da posizione invitante che però prima Mosciaro(due volte) e poi Sicignano non sfruttano a dovere. Alla mezz’ora del primo tempo da segnalare il bel gesto del pubblico che espone uno striscione e appalude a lungo per la scomparsa del papà di Ciccio De Rose. La gara intanto continua e il Savoia passa in vantaggio al 33′ con un'”incornata” di Vicentin che anticipa Sicignano e deposita la palla in rete. Il Cosenza allora avverte per davvero un senso di smarrimento e di paura ma non per come andrà a finire il mondo, ma più che altro per quale sarà la sorte di questa sua partita. I ragazzi di Gagliardi dunque hanno una reazione rabbiosa e raggiungono dopo soli 4′ il pari con un ottimo Guadalupi, che nel finale di tempo sfiora addirrittura la doppietta personale con un pallonnetto che va alto di un soffio sopra la traversa. Alla ripresa  i 22 ritrovano il campo illuminato che li proietta per un attimo nella ormai vicina dimensione natalizia, ma in realtà sono i riflettori dello stadio che sono stati accesi. La squadra di casa parte subito bene e al 52′ passa in vantaggio grazie ad un rigore procurato da Marano e trasformato da Mosciaro che dagli 11 metri non sbaglia. Parte la girandola di sostituzione che permette di fare il proprio ingresso in campo a Parenti, Perretta, Bruno,Piromallo, e Amoruso. Al 70′ il Savoia agguanta il pari con Malafronte che sfrutta al meglio un traversone. Al 77′ il Cosenza sbaglia una punizione dal limite ma dopo 1′ il solito Mosciaro trova il pertugio giusto e riporta in vantaggio i suoi. Nell’ ultimo dei 6′ di recupero i rossoblù calano il poker con Salvino. Partita chiusa. I calabresi tornano primi in classifica dopo aver perso momentaneamente il primato in favore del Gelbison, vittorioso nell’anticipo di ieri. Ora si può dare  il via agli scongiuri e alle preghiere affinchè questa grande rimonta non venga vanificata dai Maya e dalla loro catastrofica profezia.

LE ALTRE GARE:

Sambiase-Noto 2-1 (Giocata ieri)

Ottima prestazione per i ragazzi di Mancini che conquistano 3 punti con i quali vedono la loro posizione in classifica allontanarsi dal Limbo.

Gelbison-Agropoli 1-0 ( Giocata ieri)

C.Normanno – C. Montalto  o-1

Montalto corsaro a Normanno. La ciurma di mister Giugno ritorna a casa con il bottino pieno e resta nelle posizioni altissime della classifica.

Vibonese-Ribera  2-0

Buona prestazione della squadra calabrese che staziona nella zona centrale della classifica.

Licata-Nissa 2-0

Messina-Ragusa  1-0

Palazzolo-Città di Messina  1-1

Pro Cavese-Acireale  1-1

Classifica: C0senza 1° a 35 punti, C. Montalto 4° a 29 punti , Vibonese 8° a 24 punti, Sambiase 12° a 19 punti.

 

 

 

LEGA PRO/2: Pari dell’Hinterreggio ad Aversa

Al Rinascita, nella sedicesima giornata e penultima del girone di andata, nello scontro diretto per non retrocedere finisce con un pari che non serve a nessuno. Nell’Aversa, reduce dalla sconfitta in quel di Campobasso, il neo tecnico Raffaele Sergio (subentrato dopo le dimissioni di Romaniello) privo di Fricano squalificato e degli infortunati di lungo corso Avagliano e Ciocia, schiera a sorpresa un  4-3-3 con Polani, Gagliardi e Scalzone in attacco. Nell’Hinterreggio, che domenica si è dato una scossa battendo il Melfi, mister Venuto deve fare a meno degli infortunati Gioia e Vicari e degli squalificati Cutrupi Demetrio e Pensalfini, si schiera conun classico e coperto 3-5-2 Khoris acciaccato va in panchina in attacco l’ex Zampaglione sarà affiancato da Broso. Primo tempo povero di emozioni con l’Aversa che fa registrare un maggior possesso palla ma senza essere mai pericolosa. Nella ripresa  i reggini hanno mancato l’appuntamento con il gol creando le migliori occasioni della partita. La più lamorosa con Lavrendi che smarca Febbraio nello spazio. Il brevilineo reggino si vede allontanare la sfera da Gragnaniello, prima di ritrovare la stessa e provare un tiro da posizione quasi impossibile, che finisce fuori. Primo pari della gestione Venuto che serve a poco se non ad allungare una mini striscia positiva.

Prossimo incontro: 22/12/12 Hinterreggio – Fondi.

Alla ricerca del confine

COSENZA – In quello spazio dimezzato da un’intangibile ma netta linea che divide e fonde il cielo con il mare si va ad insinuare lo sguardo attento e analitico di Antonio Armentano che con le sue foto restituisce perfettamente le coordinate del confine, quello più estremo, l’orizzonte.

Da sempre emblema della separazione, del limite sul quale sorge e tramonta il sole ma dalla simbologia ambivalente, il suo essere impercettibile e lontanissimo produce l’illusione dell’infinito e al tempo stesso rappresenta la vicinanza, la sovrapposizione o addirittura la coincidenza tra aria e acqua.

Le foto di Armentano parlano da sole, agiscono all’interno di una dimensione che è un continuo oltrepassamento, si muovono nel visibile ma mostrano ciò che più di impercettibile esista, il suo occhio indaga sulla profondità del mistero cercando di arrivare al confine per immortalarne la sua sconfinata bellezza .

Ma nei suoi scatti c’è anche dell’altro, ci sono storie che parlano di nuvole sempre in viaggio, di terre diverse, di venti che indicano la direzione, storie che raccontano di ciò che si può arrivare a vedere e di ciò che sfugge alla nostra vista, che raccontano quel posto dove il cielo e il mare cominciano a parlare senza interruzione e il mondo finisce.

Vedere questi scatti è un’occasione per rallentare e fermarsi a guardare verso l’orizzonte, lasciare che lo sguardo si perda nell’infinito dei riflessi che salgono dal mare, specchiarsi in quelle luci, abbandonarsi all’oltre senza difendere più i confini, senza avere necessariamente una terra su cui approdare. Un modo per bloccare il tempo e rimanere fermi in equilibrio tra cielo e mare, immobili nella contemplazione, sospesi.

La mostra “Confini di mare” di Antonio Armentano è stata inaugurata ieri pomeriggio nella galleria d’arte L’Impronta e rimarrà esposta fino all’11 gennaio.

Gaia Santolla

 

America: Autoritratto

Mentre guardavo Obama piangere per le 27 vittime della strage nel Connecticut, mi è venuto in mente come la più arbitraria delle associazione di idee, il ricordo di Sandro Pertini nel 1980, davanti ai resti della stazione di Bologna, che pronuncia la parola “bambini” e rompe la sua voce nel pianto. Ogni volta che mi ricapita di vedere quelle immagini penso a quell’uomo, alla sua storia e al suo candore, a quella storia, e non posso farea meno di commuovermi.

Ecco, la storia.

Guardando il presidente americano Barack Obama, ma forse dovrei dire guardando l’America che piange una strage assurda,  la reazione incontrollata è quella di un sorriso amaro, di un gesto scettico di una scrollata del capo.

Quale è la storia di un paese che piange 27 persone uccise (di cui 20 bambini) chiaramente senza motivo?

E’ la storia delle cosiddette lobby dei produttori di  armi, che finanziano da sempre le campagne elettorali di qualsiasi presidente?  E’ la storia di quei presidenti che non mancano di ringraziare tanta generosità una volta eletti? A tal proposito, nessun disincanto: Democratici come Repubblicani.

La storia di un paese in cui la vendita di armi (dalle pistole alle testate missilistiche) è uno dei settori trainanti dell’economia? Un paese che le armi le reclamizza in tv: pistole e mitragliatori d’assalto “indossati” da poppute ragazze in bikini. Un paese in cui è possibile che una banca ti regali un fucile se apri un conto in una sua filiale. Una nazione in cui armi o proiettili fanno capolino nei megastore, quasi invogliandoti a comprarle, come compreresti merendine  messe a bella posta vicino alle casse di un supermarket.

O è la storia di un paese da sempre terrorizzato da qualcuno o qualcosa? Indiani, neri, comunisti, alieni, terroristi.  Quindi è la storia di un paese che vende armi con facilità ad una popolazione perennemente terrorizzata? Un diritto quello a possedere armi, sancito persino in un emendamento della costituzione,  sbandierato soprattutto in occasione di eventi tragici e folli, come reazione alla violenza, confondendo causa ed effetto.

Un paese in cui la NRA, la National Rifle Association, non manca di organizzare parate e riunioni nei posti teatri di stragi, pochi giorni dopo che sono avvenute. La storia di un paese in cui uno di questi sostenitori del possesso di armi  può tranquillamente affermare che ad armare la mano di Adam Lanza, il ventenne autore della strage, compiuta con armi rubate alla madre e regolarmente detenute, sono stati i  sostenitori della legge che vuole regolare il possesso di armi, e che armare maggiormente genitori e insegnanti rappresenterebbe una soluzione.

Negli USA da circa 6 mesi circola un video, diffuso da istituzioni ufficiali, che illustra il comportamento da adottare in caso di stragi violente per opera di folli. Un filmato che invita a correre, a nasconderti, a non farti ostacolare da nessuno verso la salvezza, e a reagire decisamente appena ne hai l’occasione, come se fosse un qualsiasi manuale di comportamenti da adottare per avvenimenti inevitabili, come terremoti o alluvioni. Come se una strage immotivata fosse un evento facilmente verificabile ed inevitabile, o addirittura accettato.

Ecco perchè oggi l’America che piange, le sue istituzioni come i suoi cittadini, hanno una immagine di inevitabile deja vu, o ancora di qualcuno che si guarda allo specchio, guarda occhiaie, forme allargate, un viso sfatto e si domanda come ha fatto a ridursi in quel modo. In presenza di eventi tragici si è soliti dire che non è momento di polemiche e riflessioni, ma di pianto e commemorazione. Spesso è la via più comoda per aggirare le responsabilità. Quello che oggi dovrebbe fare l’America subito dopo avere asciugato le lacrime, è distruggere il proprio autoritratto e avere la pazienza di ridipingerlo ex novo.

 

Attestato ai partecipanti Calabria Jones

CATANZARO:La manifestazione, che verrà animata da migliaia di studenti, si terrà il 21 dicembre 2012, con inizio alle ore 9, presso la Fondazione ‘Terina’ a Lamezia Terme.I quasi 5 mila partecipanti al progetto di educazione all’archeologia promosso dalla Regione Calabria e denominato ‘Calabria Jones’ riceveranno un attestato di partecipazione al progetto, firmato dal Presidente Giuseppe Scopelliti e dall’Assessore Mario Caligiuri, che li incoronerà archeologi ‘ad honorem’.

Reggio Calabria: manichini impiccati per crisi

Decine di manichini impiccati sono stati appesi ai lampioni del corso principale di Reggio Calabria per protestare contro la crisi che sta attraversando la Citta’. L’iniziativa e’ stata attuata dai giovani del Msi-Fiamma Tricolore. I manichini sono stati “addobbati” con un cartello al collo sul quale riportano frasi del tipo: “Il Comune non mi pagava lo stipendio da mesi”, “vantavo crediti dal comune, ho dovuto chiudere la mia impresa”.