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L’olio della valle del Trionto a Expo2015

ANCI2Rossano(Cs) Prosegue il lavoro di sensibilizzazione e informazione di imprenditori, associazioni e cittadini, in tutti i comuni della Valle del Trionto, per ultimare il progetto messo in campo per AnciXExpo Milano 2015.È quanto fa sapere lo staff organizzativo del progetto “La via dell’Olio della Valle del Trionto” a Expo 2015” che il prossimo giovedì 30 aprile, a Pietrapaola, chiuderà la fase di sensibilizzazione destinata alle aziende agricole, artigiane e agroalimentari operanti sul territorio. Soddisfatti i Sindaci per la partecipazione di aziende e associazioni che hanno portato il loro contributo di idee nel corso degli incontri svoltisi nelle ultime settimane. È necessario-sottolineano i primi cittadini di Bocchigliero, Giuseppe Giovanni Santoro, di Calopezzati, Franco Cesare Mangone, di Caloveto, Umberto Mazza, e di Longobucco, Luigi Stasi-promuovere le bellezze artistiche e paesaggistiche e mettere in rete le piccole e medie aziende artigiane, agricole e agroalimentari che operano nel bacino della Valle del Trionto. Attraverso Expo – precisano i Sindaci – possiamo far scoprire le tradizioni, gli usi, i costumi  le tipicità produttive delle nostre aree. Stiamo lavorando, senza sosta, per andare a Milano e rendere concreta la possibilità di parlare con il mondo e invitarlo a vivere i nostri paesi. Continua la fase informativa che prevede tre incontri: mercoledì 29 aprile alle ore 10.30 a Rossano nella sala Tuke di Palazzo San Bernardino, e nella stessa giornata alle ore 18.00 a Cropalati. La giornata conclusiva si terrà giovedì 30 aprile a Pietrapaola, nella Canonica parrocchiale alle ore 18.00

 

 

Proteste a Longobucco: sei operai si incatenano

LONGOBUCCO (CS) – Protesta davanti al comune di Longobucco. Sei lavoratori si sono incatenati per protestare: gli operati, lasciati senza lavoro nel 2012 dall’impresa che si occupava della costruzione della strada Longobucco-mare, non sono stati reintegrati sul posto di lavoro nonostante la riapertura del cantiere da parte di un’altra azienda. Il sindaco della cittadina, Luigi Stasi, ha scritto al sindaco di Cosenza per l’apertura di un tavolo di trattativa.

Inaugurazione strada di collegamento per Longobucco

CATANZARO – L’assessore regionale ai Lavori Pubblici Giuseppe Gentile inaugurerá, lunedì prossimo, la nuova strada che collega il Comune di Longobucco con tutti i paesi viciniori.

La cerimonia, alla quale interverrá anche il sindaco del Centro cosentino Stasi, è prevista alle ore dodici. L’opera è il risultato dell’impegno rivolto in questa direzione dall’assessorato che ha giá portato a conclusione anche l’iter per la definizione dell’avviso della strada che dovrá collegare il Comune di Cropalati con la zona marina, per un importo di ventidue milioni di euro.

“La strada che inaugureremo lunedì – ha detto l’assessore Gentile – è un importante arteria che consentirá una maggiore comunicazione tra il comune di Longobucco e tutti i comuni vicini che hanno registrato, fino ad oggi, un grave deficit di collegamento pur essendo a distanza ravvicinata. La seconda opera che andremo ad appaltare nei prossimi giorni consentirá, una volta realizzata, un collegamento veloce tra la zona marina e quella montana”.

Longobucco: Arrestata Donna per Tentato Incendio Boschivo

LONGOBUCCO (CS) – E’ stata tratta in arresto questa mattina dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Cava di Melis e del Nipaf, Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Cosenza, una donna di Cropalati (cs), F.R. di anni 32,  con l’accusa di tentato incendio boschivo doloso avvenuto nel territorio di Longobucco (cs). Proprio in questo territorio si sono verificati nel tempo diversi incendi che hanno provocato gravi danni al patrimonio naturale di questa zona. A tal proposito il Corpo Forestale dello Stato si è dotato per contrastare tale fenomeno di apparecchiature di videosorveglianza posizionate in punti strategici. Proprio attraveha tentato di provocare un incendio in località “Vulotta”, località questa adiacente ad una zona boschiva al cui interno vi erano in quel momento dei mezzi di una ditta . In particolare un passante mentre transitava sulla SS 177 ha notato delle fiamme all’interno di un terreno. Insospettito si è fermato rinvenendo un innesco e evitando grazie al suo intervento che le fiamme si propagassero nel bosco. Appreso quanto accaduto il personale del Corpo Forestale ha avviato le indagini, sequestrato l’innesco e  visionato i video relativi a quella zona e a quel preciso momento identificando così la donna. Le indagini sono state condotte con l’ausilio dei referenti del Nipaf e del Niab, Nucleo Investigativo Antincendio Boschivo del Comando Provinciale di Cosenza, e portate a termine grazie alla  sinergia tra il Corpo Forestale e la Procura della Repubblica di Rossano prima e ora di Castrovillari, guidata dal Procuratore Capo Dr. Franco Giacomoantonio che ha coordinato le indagini, particolarmente sensibile e attenta alle problematiche ambientali del territorio.

Il  Comandante Regionale Giuseppe Graziano ha rivolto un ringraziamento ai magistrati della Procura castrovillarese, che ha evidenziato l’importante opera investigativa che si sta attuando sul territorio da parte del Corpo Forestale dello Stato impegnato con uomini e mezzi per reprimere gli incendi boschivi e individuare i responsabili di tali gravi danni al territorio.

La Storia dei Deportati Etiopi Confinati a Longobucco

Ras Immirù con dei bambini (1943)

Sbarco, conquista, occupazione, liberazione; furono questi i principali termini che campeggiarono sulle testate dei quotidiani italiani e internazionali nell’estate del 1943. Dalle dimissioni «di sua Eccellenza il cavaliere Benito Mussolini», il 25 luglio 1943, alla proclamazione dell’armistizio, l’8 settembre, da parte del nuovo capo del governo Pietro Badoglio, gli italiani vissero uno dei momenti più critici e tragici della loro recente storia unitaria. Quei momenti furono vissuti in maniera diversa e contrastante in correlazione alle posizioni ideologiche, politiche e culturali assunte durante il Ventennio.
Lo sbarco angloamericano in Calabria, il 3 settembre 1943, assunse un significato rilevante non solo per l’apertura del fronte bellico anche sul territorio peninsulare, ma anche per la liberazione del campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia e del paese-campo di Longobucco dove erano stati confinati dal 1937 un gruppo di deportati etiopi. La maggior parte dei sudditi etiopi confinati a Longobucco apparteneva alla classe dirigente etiopica di etnia amarica vicina all’imperatore deposto Hailè Sellassiè. Il maresciallo Rodolfo Graziani, viceré d’Etiopia, riteneva proprio questi esponenti della classe dirigente etiopica responsabili del grave attentato che lo coinvolse il 19 febbraio 1937 ferendolo gravemente. Tra il 1937 al 1939 furono deportati in vari centri italiani circa 500 sudditi etiopi accusati di destabilizzare il governo italiano nei territori dell’A.O.I.
Tra i deportati erano presenti nomi illustri della politica etiope come Habtè Micael Fassicà (ex ministro dei lavori pubblici), Ubiè Mangascià (ex ambasciatore a Roma), figli e parenti di esponenti di spicco del regime negussita. Dal 4 dicembre 1942 si aggiunse agli altri deportati ras Immirù Hailè Sellassiè, cugino dell’imperatore deposto, una personalità politica e militare che con la sua resistenza agli invasori italiani «turbò i sogni di Mussolini». Proprio ras Immirù con una lettera al generale Dwight David Eisenhower comandante del Governo militare alleato dei territori occupati (A.M.G.O.T.) segnalò la loro presenza a Longobucco.
Gli anni di confino per i deportati erano passati tra molti disagi e sofferenze, dovute sia al regime di isolamento, ma anche alle ristrettezze economiche e a causa del clima molto freddo che creò non pochi malanni agli etiopi. Questi, nonostante tutto, riuscirono a mitigare il regime di confino con la partecipazione a recite, lotterie o prendendo lezioni di musica, studiando la lingua italiana e coltivando anche qualche “storia di amore di confine”. Il già citato Mangascià da una di queste storie, ebbe anche un figlio (che negli anni Sessanta riconobbe come legittimo erede) appassionando con questa storia scrittori e giornalisti.

Anni Sessanta, Antonio Scigliano (secondo da destra) poi riconosciuto come figlio

Gli etiopi, grazie agli assegni elargiti dalle autorità italiane, seppure sostenevano «poco bastevoli» al loro sostentamento, erano gli unici in paese durante il periodo bellico a permettersi l’acquisto di merci in scatola, commissionare abiti e comprare giornali. I ruoli di comando e di governo che avevano ricoperto durante l’impero del Negus, ora da deportati, si rivelavano utili per chiedere aiuti e sussidi a ministri, gerarchi, a Pio XI e allo stesso Mussolini. La Santa Sede agì in maniera diretta per favorire un regime di confino meno duro attraverso una serie di pressioni esercitate dalla Segreteria di stato alle autorità italiane o dal superiore dell’istituto della Consolata di Torino mons. Gaudenzio Barlassina. Il 18 novembre 1942 il Sostituto alla segreteria di Stato vaticana, mons. Giovvanni Battista Montini (il futuro Paolo VI) interessava le autorità italiane a favore del figlio dell’ex ministro etiopico a Londra Martin.
Il deportato Haddis Alemayehou in un’intervista rilasciata l’11 dicembre 1943 al «The Ethiopian Heral», (l’intervista di Haddis Alemayehou è tratta da «The Ethiopian Heral» consultabile su http://www.campifascisti.it/scheda_campo.php?id_campo=46), quindi pochi mesi dopo la liberazione, dichiarerà: «Noi [etiopi] per esempio fummo lasciati nel sud Italia, in Calabria, in un paese chiamato Longobucco, che significa “Lungo buco”. Longobucco è circondato da catene di alture, in inverno c’è la neve accumulata fino a un metro, da novembre fino alla fine di maggio. Durante quel periodo il paese diventa triste e desolato, gli abitanti chiudono le loro case e scendono sulla costa. Ma noi, poveri diavoli, solo noi dovevamo stare lì, dovevamo sopportare quel freddo terribile. Oh! fu veramente terribile». Haddis Alemayehou sentenziava, nella stessa intervista, che la loro unica speranza per essere liberati risiedeva nella: «partecipazione dell’Italia alla guerra; poiché sapevamo che nello stato italiano c’erano due diverse tipologie di abitanti con due diversi modi di vivere e con idee diverse – i fascisti e i non fascisti. I primi opprimevano, disprezzavano e sfruttavano i secondi completamente. I secondi, sottomessi, oppressi e torturati dai primi, li odiavano considerandoli come colonizzatori e non come compatrioti. In breve, tra queste due classi c’era un’aria di ostilità e discordia percepibile da tutti». L’intervista terminava con un duro bilancio degli anni di deportazione in Italia: «dopo 7 anni di offese e umiliazioni, dopo 7 anni di patimenti fisici e morali, siamo liberi, grazie agli eserciti alleati che hanno rotto la spina dorsale di quel mostruoso bruto-fascismo, siamo liberi e abbiamo visto la terra etiope libera».

 

Giuseppe Ferraro

Longobucco il sindaco Stasi interviene sul Cogeneratore a biomasse

LONGOBUCCO (CS) – il Sindaco di Longobucco Luigi Stasi rassicura i cittadini riguardo al Cogeneratore a biomassa solida, per gli edifici adibiti ad attività didattico-culturale. L’impianto finanziato al 100%, a fondo perduto, dal Ministero dello Sviluppo Economico nell’ambito del POI ENERGIA, dispone di tutte le autorizzazioni necessarie e fornirà contemporaneamente, energia elettrica e termica (acqua calda e riscaldamento) alle utenze pubbliche.

Stasi sottolinea come il comune di Longobucco sarà un comune esemplare in materia di energia, mediante lo sfruttamento delle risorse locali. Finora ribadisce il Primo Cittadino si è assistito “Ad una vera e propria campagna di allarmismo e disinformazione scientifica messa in campo da pochi. Non ho fatto nessuna querela generica o diffida contro cittadini. È tutto falso. Si cerca di confondere artatamente per creare caos nella cittadinanza che, per fortuna, non segue millantatori e avvelenatori del dibattito sociale e politico”.

Longobucco diventa città energetica


Cogeneratore a biomassa solida per gli edifici adibiti ad attività didattico/culturale e capace di inquinare meno di dieci caldaie e tre caminetti messi insieme. Il progetto, grazie a due finanziamenti ministeriali di 700 mila euro, non supererà i 100 mq. Esecutivo e tecnici chiariscono ogni dubbio: rischi zero, benefici  per tutti. Longobucco comune modello perché paese virtuoso: sarà in grado di rendersi autosufficiente dal punto di vista energetico, risparmiando sulle bollette e azzerando le emissioni di CO2, sfruttando nel rispetto dell’ambiente le grandi risorse rinnovabili di cui il territorio dispone. È dalla pulizia del sottobosco che si ricaverà la materia prima per il cogeneratore. 
È quanto hanno chiarito sia il Sindaco Luigi Stasi che Davide Federico, assessore comunale alle politiche energetiche, introducendo gli interventi dei tecnici intervenuti, ieri (venerdì 5 ottobre) al partecipato dibattito tenutosi presso l’affollata piazza Matteotti, moderato da Lenin Montesanto.

“Gli enti locali e le politiche di sviluppo sostenibile” è il tema sul quale è intervenuto l’ing. Giovanni Romani, energy manager della Provincia di Cosenza, che ha incentrato la sua relazione sui benefici economici ottenibili con impianti di questo tipo. È stato l’architetto Francesco Campana, progettista dell’impianto, che si è addentrato maggiormente nei dettagli tecnici del “Progetto di un cogeneratore a biomasse solida per gli edifici adibiti ad attività didattico/culturale del comune di Longobucco”. E lo ha fatto comparando esperienze analoghe e diverse, dimostrando, numeri alla mano, attraverso slide commentate, peculiarità e benefici dell’iniziativa progettuale di Longobucco, la più finanziata in Calabria dal Ministero dell’Ambiente, proprio perché innovativa. Tra i casi confrontati, il sito energetico a biomasse di Belgioso (PV), 25 volte più grande di quello che sarà realizzato a Longobucco, con metodi diversi di utilizzo delle risorse e affidamento del servizio a terzi. 

Ribadito, dal Sindaco Stasi, nelle sue risposte finali al pubblico, sia l’assenza di rifiuti nel progetto in questione, sia l’intenzione di continuare una battaglia di civiltà (attraverso la lotta ai predoni del bosco) per fare di Longobucco una Città sostenibile ed energetica, investendo con strategia sulle risorse naturali nonché risanando il bilancio dell’ente.

Ancora incendi in Calabria

CATANZARO –  Oggi sono stati una quarantina gli incendi e su quattro è stato necessario l’intervento di un canadair ed elicotteri della protezione civile regionale. Le fiamme hanno interessato la zona di Longobucco e il Parco della Sila. Paura ma nessun danno, per un rogo divampato a Gimigliano, nel catanzarese, vicino al Santuario della Madonna di Porto e ad una casa di riposo per anziani, incendio che è stato spento dai vigili del fuoco intervenuti sul posto.

Palpeggia bimba, arrestato pensionato

LONGOBUCCO (COSENZA) – Un pensionato di 73 anni e’ stato arrestato e posto ai domiciliari dai carabinieri, dopo esser stato visto da alcuni passanti mentre palpeggiava una bambina, per strada, durante una festa. I passanti hanno visto l’atteggiamento dell’uomo ed hanno avvertito i militari. La bambina straniera, di otto anni, affidata temporaneamente ad amici dei genitori, e’ stata visitata dai medici che non hanno riscontrato segni di violenze.

Omissione di soccorso, denunciati gli amici

 LONGOBUCCO (COSENZA) – Tre cittadini romeni sono stati denunciati per omissione di soccorso dai carabinieri di Longobucco per non avere aiutato un connazionale caduto dalle scale della casa in cui vivono e ora ricoverato in prognosi riservata nell’ospedale di Cosenza. Secondo la ricostruzione, l’uomo sarebbe caduto, ubriaco, dalle scale. Gli altri, invece di soccorrerlo, lo hanno fatto andare via. Le indagini proseguono per accertare se vi possano essere responsabilita’ piu’ gravi.