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Premio Sila ’49, si parte con il libro del sociologo Paolo Jedlowski

COSENZA – Sarà il sociologo di fama internazionale e calabrese d’adozione, Paolo Jedlowski, ad aprire con il suo romanzo “Intanto” la serie di dieci presentazioni dei libri finalisti della nona edizione del Premio Sila ’49.

«Ancora una volta scegliamo il centro storico di Cosenza e l’incantevole Piazza dei Follari – dice Gemma Cestari, direttrice del Premio – per questo che per noi è davvero un evento. Perché segna l’inizio dell’edizione 2020 e perché ci riporta nella nostra dimensione ideale, dopo mesi di incertezze: la cultura per la gente, la letteratura a portata delle persone, della città. Sempre nel rispetto del distanziamento e con le giuste cautele, abbiamo pensato un evento partecipato, vivo, coinvolgente».

Protagonista dell’incontro, oltre all’autore, un altro accademico Ercole Giap Parini, professore associato di Sociologia Generale all’Unical che dialogherà con Jedlowski e raccoglierà gli spunti dalla platea dei presenti.

La presentazione avrà luogo giovedì 3 settembre alle 18, in piazza dei Follari.

“Noi calabresi che…”, il successo del gruppo diventato fenomeno Facebook raccontato da Mario Lo Gullo

COSENZA – «Non sempre mi è stato facile il dialogo con generazioni diverse dalla mia. Eppure qualche volta mi è capitato di constatare che proprio tra persone diverse per età, storia personale, esperienze vissute, scatta quell’empatia che ti fa comprendere immediatamente lo stato d’animo dell’altro e cosa si aspetta da te». Questa le prime parole che mi disse Salvatore Baronelli, ideatore insieme alla moglie Francesca Bellini Charme del gruppo Facebook “Noi calabresi che… “-, circa un anno fa quando conobbi mediaticamente questo giovane con il quale, a parte il salto generazionale, sono entrato immediatamente in sintonia forse perché si tratta di un sociologo che è anche laureato in Scienze della comunicazione, il che ne fa, logicamente, un interlocutore capace di agevolare qualunque rapporto di relazione interpersonale.

L’ho conosciuto perché mi ero iscritto al suo gruppo Facebook “Noi calabresi che…” attratto dalle caratteristiche di questa iniziativa: un gruppo, che non si limita solo a mostrare ciò che di bello offre la nostra Regione, ma che cerca anche di far interagire nel concreto più persone tra loro.
Poi mi informai e seppi dal Dott. Baronelli, con il quale nel frattempo mi ero messo in contatto, che lo scopo principale del gruppo, nato il 13 giugno 2019, era quello di favorire la nascita di “un diario personale allargato.
«Questa fu la grande novità che ci spronò ad andare avanti: lo scambio interpersonale – mi racconta Salvatore Baronelli oggi che siamo diventati amici – tra più utenti, realizzato tramite foto e video amatoriali e dirette Facebook che ci raccontassero quel qualcosa in più che cercavamo da tempo su altri gruppi, cioè delle autentiche storie di vita quotidiana che pur appartenendo a ciascuno di noi, potessero essere raccontate per farne partecipi anche gli altri iscritti con i quali poter condividere, in serenità, il proprio vissuto». «Quindi non i soliti link presi da Facebook o le foto postate, così tanto per… essere ammirate – continua Baronelli -; non cercavamo “lo scatto perfetto”, ma volevamo conoscere ciò che c’era dietro a ogni foto, a ogni video, a ogni diretta, o per meglio dire, chi c’era dietro e che sentimenti provava in quel determinato momento quella persona che aveva immortalato un tramonto o un bellissimo scorcio di uno dei tanti magici luoghi della Calabria».

Racconta ancora Baro nello: «Il gruppo con queste impostazioni ed in men che non si dica, superò ogni più rosea aspettativa ed in soli tre mesi raggiunse i 10.000 iscritti. Seguì a settembre 2019 il primo raduno del gruppo, che si tenne a Diamante in occasione del Peperoncino Festival dello scorso anno, al quale parteciparono tantissime persone che vennero dalle più disparate aree della Calabria.
Oggi il gruppo conta più di 30.000 iscritti (in genere ci vogliono anni per arrivare a questi numeri), 30.000 persone che si ritrovano qui e si considerano tra loro “amici” che giornalmente si raccontano chi sono, cosa vogliono e cosa si aspettano dal gruppo. Purtroppo il Covid ci impedisce di celebrare un secondo raduno, ma ci saranno altre occasioni di rivedersi tra amici, tra “Noi calabresi che…”».
«Per rafforzare ancora di più il legame che ci lega – conclude Baronelli – stiamo lavorando affinché ben presto (speriamo entro la fine dell’anno), il nostro gruppo diventi pagina Facebook, ed abbia anche un sito web.”
Complimenti quindi a Salvatore,a tutto ciò che sta costruendo,un chiaro esempio di come i social network possano essere strumento di socialità positivo e costruttivo. E l’augurio di buon lavoro e un grande in bocca al lupo dal sottoscritto e da tutti noi che facciamo parte di questo gruppo».

 

di Mario Lo Gullo

Tecnologia, innovazione, gamification: dal grande schermo alle slot machine

COSENZA – La filmografia, sia essa del grande o del piccolo schermo, è sempre più coinvolta in ogni forma artistica. Anche quando si parla di giochi, videogiochi e slot machine. A conferma di forme d’arte intramontabili.

Il cinema, per sua natura, è un universo aperto e sempre pronto ad accogliere nuove forme e nuovi stimoli. Si è sempre sentito, e si continua a sentire qualsiasi cosa sul mondo cinematografico, così quotidiano, così vicino alla vita di ogni persona che è impossibile per esso vedere preclusi ambienti o zone. Ed è un po’ la storia del mondo che va così: musiche che ispirano pellicole che ispirano a loro volta libri e altre forme d’arte. O viceversa: libri, saggi e fumetti che ispirano pellicole, serie tv, musiche e composizioni varie. Si pensi a The Walking Dead, serie dal successo planetario, nata da un fumetto e le cui immagini e colonne sonore sono diventate epiche per gli amanti del genere. O a Games of Thrones, il cui percorso è stato inverso.

All’incirca dagli anni ’90, in questo dare e ricevere tra varie forme d’arte, si è aggiunto un altro posto a tavola. Occupato oggi dal mondo dei giochi e dei videogames. Da trent’anni circa il rapporto è prosperoso e bivalente: cinema, musica, letteratura danno ai giochi; i giochi, a loro volta, restituiscono a cinema, musica e letteratura. Il gambling come fonte di ispirazione e come ispirazione stessa. Tutto reso possibile dalla grande rivoluzione tecnologica e digitale che negli ultimi vent’anni ha radicalmente cambiato il mondo. I videogiochi escono dalle console, come i film dallo schermo. Merito e onore alla gamification, insomma. Con questo termine si fa riferimento a tutte quelle pratiche dal mondo dei videogiochi applicate a contesti e ambienti non ludici. Oggi è tutto all’insegna della gamification.

Bonus, premi, obiettivi da raggiungere. Tutto ciò fa parte dei complessi meccanismi della gamification. Chi ha fatto da apripista a questo nuovo modo di intendere la realtà è sicuramente il mondo dei casinò online che, non a caso, oggi produce slot machine gratis come veri e autentici videogiochi. Il successo di questi giochi è assicurato da una serie di manovre: quella dei bonus games, quello di garantire prodotti di qualità e dal gameplay sopraffino, e di consentire una personalizzazione dell’offerta sempre aggiornata. 

Le slot machine e i videogiochi attingono linfa vitale proprio dal cinema e dalle serie tv, grazie ai quali hanno potuto produrre alcuni dei capolavori più amati da ogni generazione: si pensi ai vari Assassin’s Creed, Tomb Raider, 007, il Signore degli Anelli, Star Wars. Trasposizioni di grandissimo livello poi passate a tutti gli altri settori, fino appunto alle slot machine, le app da cellulare e i sempreverdi Personal Computer.

Il gioco d’azzardo poi, più di tutti, è andato limando le distanze tra i diversi settori. Non accontentandosi più di creare prodotti, ma premurandosi invece di allestire autentiche esperienze audio-visive e di gioco.

“L’Avventura di Andreatta in Calabria”, a Castiglione la presentazione del libro di Bartucci

CASTIGLIONE COSENTINO (CS) – Il libro di Franco Bartucci “L’Avventura di Andreatta in Calabria – Un Campus per competere nel mondo”, pubblicato dalla Pellegrini Editore,  Premio Troccoli 2019 per la sezione ricerca, sarà presentato giovedì  6 agosto, alle ore 21,30, in Piazza della Concordia di Castiglione Cosentino.

L’iniziativa è organizzata dall’Amministrazione comunale di Castiglione Cosentino, dall’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria” e dalla locale associazione della Pro Loco. Vuole essere una buona occasione per conoscere l’Università della Calabria e le sue radici per un percorso di sviluppo del territorio dell’area della Media Valle del Crati e della Calabria.

L’incontro si aprirà con gli interventi di saluto da parte del sindaco Salvatore Magarò, del Presidente dell’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria, Patrizia Piro e della presidente della locale Pro Loco, Natalia Lio.

Insieme all’autore, interverrà anche Piero Fantozzi, professore emerito dell’Università della Calabria, docente di Sociologia Politica, fu uno dei primi ad arrivare in Calabria fin dal primo anno accademico dell’Ateneo di Arcavacata, risalente al 1972/73. Il dibattito sarà moderato da Lindo Giglio, giovane laureato Unical residente a Castiglione Cosentino.

Proprio i laureati Unical di Castiglione Cosentino avranno modo di ritrovarsi per rinnovare ricordi e memoria sul loro percorso di studio nel campus universitario di Arcavacata ed instaurare un rapporto sinergico di collaborazione con l’associazione, che ha inteso collaborare con il Sindaco di Castiglione, Salvatore Magarò, nel promuovere tale iniziativa, utile a dare alle ultime generazioni una memoria di conoscenza e continuità con il passato e le motivazioni di nascita dell’Università della Calabria, che ha avuto nel primo Rettore, Beniamino Andreatta, uno dei suoi padri fondatori.

A tale fine sono stati individuati i primi quindici laureati UniCal del Comune di Castiglione Cosentino che risultano così distribuiti per corso di laurea e anno di conseguimento del titolo: 1) Arcuri Rosa Maria – Lettere e Filosofia (1977); 2) Nigro Libero – Ingegneria ( 1978); 3) Vetere Francesco – Fisica (1978); 4) Stellato Gaspare – Scienze Economiche e Sociali (1978); 5) Lio Dora – Scienze Naturali  (1979); 6) Lio Bruno Claudio – Ingegneria (1980); 7) Intrieri Francesco – Ingegneria  (1981); 8) Franco Alfonso – Fisica (1981); 9) Gallo Giuseppe –  Scienze Naturali  (1981); 10) Intrieri Francesco – Ingegneria ( 1981); 11) Biasi Elisa Lucia – Filosofia  (1982); 12) Mazzei Francesco – Ingegneria  (1984); 13) Ferrari Mauro – Ingegneria  (1986); 14) Mandarino Mara Luisa – Lettere ( 1986); 15) Franco Flavio – Matematica ( 1986).

In edicola “Mare della Calabria”, la guida di Repubblica sulle coste calabresi

CATANZARO – Storia, arte, cultura, benessere, tradizioni, enogastronomia, bellezza e il mare che si snoda per 800 km di costa. Questo è tanto altro della Calabria in versione post-covid viene raccontato nella guida di Repubblica in edicola da circa una settimana.

Alla scoperta di una delle coste più belle d’Italia 

«Il nostro intento – sottolinea infatti il presidente Santelli nella sua introduzione alla Guida – è anche quello di favorire un turismo regionale di prossimità, per giovani e famiglie, proporre un turismo esperienziale per far sì che in questa ripartenza i calabresi possano riscoprire quello scrigno di bellezze ancora in parte sconosciuto che è la Calabria».

Una Guida innovativa dedicata al mare e ai luoghi piu suggestivi della Calabria per accompagnare i viaggiatori durante le vacanze di questa estate complicata.

«Abbiamo costruito una Guida di Repubblica nuova – spiega il direttore delle Guide, Giuseppe Cerasa – che costeggia tutto il perimetro di una regione quasi interamente circondata dal mare e con un entroterra di riferimento ricchissimo di tradizione, arte, odori, colori e storie».

La Regione Calabria detiene il 10% dell’intero patrimonio costiero d’Italia e presenta la più grande ed esclusiva varietà di spiagge formate da rocce e sabbie con il susseguirsi di baie, promontori, bianche spiagge e mare cristallino.

La nuova Guida di Repubblica segue le coste della Calabria per scoprire ristoranti, botteghe del gusto, dimore di charme, ma anche itinerari da non perdere, lidi, borghi, attività sportive e punti panoramici. Trovano inoltre spazio anche le storie di produttori e di artigiani del gusto, oltre ai percorsi da non perdere verso l’entroterra e le ricette di mare degli chef.

Ospita anche uno speciale e personale percorso lungo la costa scritto dal giornalista Giuseppe Smorto, che parte dall’estremo nord tirrenico di Praia fino all’estremo nord ionico con Rocca Imperiale. «Con la fantasia, in auto, a piedi ma soprattutto in treno: perchè spesso la costa irrompe dal finestrino, una cartolina movimento della spiaggia, il bambino che saluta, lo squarcio abbagliante dopo la galleria, il vagone che quasi tocca agavi e fichi d’India».

La Guida, già in edicola da mercoledì 29 luglio (10,90 euro + il quotidiano), è in vendita anche in libreria e online, su Amazon, Ibs.it e sullo store digitale (www.ilmioabbonamento.gedi.it).

Boom è il tormentone estivo di Valeria Marini made in Calabria

COSENZA – È un’estate col botto quella di Valeria Marini che ha lanciato il suo nuovo singolo “Boom”. Una hit estiva nata dalla collaborazione con l’etichetta Joseba Publishing che vede come direttore artistico il cosentino Gianni Testa. Autore del brano è invece Giacomo EVA, anche lui cosentino, cantautore e già autore di numerosi brani (tra cui “Aspetto che torni” per Francesco Renga a Sanremo 2019).

«Lavorare con Valeria Marini è stato stellare – racconta Gianni Testa – lei è fantastica, non solo dal punto di vista artistico ma anche umanamente. E sono sicuro abbia scelto Joseba perché non ha trovato solo una etichetta ma anche una famiglia».

“Boom” è in tutte le radio e le classifiche airplay ed earone e sta riscuotendo un successo incredibile. Ma quello che può sembrare un allegro tormentone estivo ha invece un significato intrinseco molto importante. È la stessa Valeria Marini a sottolinearlo: «“Boom” è un richiamo alla vita, alla voglia di vivere e di essere felici e spensierati. Al contempo io sono testimonial dell’associazione Senza Veli Sulla Lingua, a tutela delle donne vittime di violenza, e “Boom” vuole ricordare che ci si può sempre rialzare dalle situazioni difficili».

Non mancano le ospitate della showgirl nelle radio e tv nazionali, così come iniziano a nascere i primi appuntamenti dal vivo. Il balletto di “Boom” invece, è oramai diventato un tormentone, tutti lo imparano e tutti ballano. «Mi arrivano tanti video da Instagram e Tik Tok – aggiunge Valeria Marini – e sono felice di questa cosa».

«Sono felice di lavorare con Valeria e di aver potuto osservarla registrare il brano interpretandolo al meglio, al massimo delle sue potenzialità e con il talento che la contraddistingue. È una vera e propria cantante e un’artista a 360 gradi, e lo ha dimostrato con questo brano e con il videoclip nel quale sfoggia la sua meravigliosa performance di canto e di ballo, come solo una vera artista sa fare».

Non a caso il progetto discografico della bionda stellare non si fermerà solo a questo tormentone estivo ma proseguirà con un Ep, sempre con l’etichetta Joseba, la guida di Gianni Testa ed i brani che Giacomo Eva ha scritto per lei.

Un progetto quindi, che sa anche un po’ di Calabria. 

Sette autori per l’ultima pubblicazione Socint “Studi di Intelligence. Analisi sugli effetti della pandemia”

RENDE (CS) – Poco più di un anno dopo la pubblicazione di “Studi di Intelligence. Una visione sul futuro” (2019, edito da Rubbettino), da un’idea di alcuni dei ricercatori del Laboratorio di Intelligence dell’Università della Calabria nasce “Studi di Intelligence. Analisi sugli effetti della pandemia”, ricerca a più mani pubblicata per il portale editoriale della Società Italiana dell’Intelligence, associazione scientifica che promuovere la cultura e lo studio dell’intelligence in Italia.

Il corposo saggio raccoglie diverse riflessioni sul delicato momento storico che stiamo vivendo, con uno sguardo alle prospettive future nei settori nevralgici della società. Un volume nato nella pandemia, sugli effetti della pandemia.

L’opera collettanea – la cui prefazione è stata curata da Tito Lucrezio Rizzo, già Consigliere titolare dell’Organo Centrale di Sicurezza della Presidenza della Repubblica, e l’introduzione redatta da Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence e direttore del Master di II livello in Intelligence dell’Università della Calabria – contiene saggi sulla crisi economica e sanitaria (a cura di Roberta Calderazzo), sulle ricadute dell’emergenza sanitaria nel contesto penitenziario (di F.G. Christian Costantino), sugli effetti della pandemia sul crimine organizzato (Giovanni Gambino), sulle profonde ricadute economiche dell’emergenza (Carmelo Idà), sulle implicazioni del lock-down nello sport e nel calcio italiano (Andreina Morrone), sulle conseguenze della pandemia sui social network con il contagio della disinformazione (Antonio Sapio) e sulle questioni legate alla privacy e alla comunicazione dei dati personali al tempo del Coronavirus (Alessandra Speranza). “Studi di Intelligence. Analisi sugli effetti della pandemia”

Analizzando informazioni da fonti aperte e documenti ufficiali prodotti da entità governative e sovranazionali, da centri studi e istituti statistici, gli autori hanno studiato, ciascuno per il proprio ambito, aspetti rilevanti della condizione socio-economica del nostro Paese in questo difficilissimo momento, soffermandosi su alcune tematiche in particolare e con uno sguardo rivolto anche al contesto internazionale.

Come si legge nell’introduzione curata dal professor Mario Caligiuri «gli studi presentati in questa pubblicazione costituiscono un contributo utile dal punto di vista scientifico e culturale alla comprensione di fenomeni decisivi, analizzati attraverso la chiave di volta dell’intelligence che è il campo di battaglia dove si vince o si perde la guerra del futuro».

Infine, la raccolta esprime un originale risvolto pedagogico. Le illustrazioni della prima e della quarta di copertina sulla lotta al virus sono opera dei piccoli Gaspare Gambino e Maya Costantino.

Qui il Pdf: https://press.socint.org/index.php/home/catalog/book/2020_07_calderazzo_et_al

Montascale per disabili: cosa sapere prima dell’acquisto

Il mercato dei montascale è molto variegato e va ampliandosi giorno dopo giorno con novità tecnologiche, nuovi modelli, soluzioni innovative. Per acquistare l’apparecchio che più corrisponde alle proprie esigenze, è quindi necessario tenere ben presente cosa incide sul prezzo al momento dell’acquisto e quali sono le principali caratteristi che bisogna considerare per individuare il modello più adatto alle caratteristiche e alle limitazioni motorie di chi lo utilizzerà. Il costo di un montascale per disabili, infatti, può variare di molto in base alle peculiarità non solo dell’apparecchio stesso, ma anche dell’ambiente in cui verrà installato e della frequenza con cui verrà utilizzato.

“Quanto costa un montascale?” è la domanda che più frequentemente si pone chi deve fare interventi finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche. La risposta dipende da vari fattori, tanto che è difficile anche solo specificare un prezzo minimo e massimo della spesa che si andrà a sostenere. D’altra parte, il montascale svolge una funzione insostituibile nel garantire l’autonomia e l’indipendenza di persone anziane e disabili, e di tutti coloro che soffrono di una limitazione nelle capacità motorie. Non si tratta solo di superare una rampa di scale: potersi muovere in autonomia vuol dire godere appieno le proprie mura domestiche, poter lavorare con serenità, avere momenti di svago senza il rischio di vederli rovinati da situazioni spiacevoli o imbarazzanti. Il montascale, dunque, diventa una questione di dignità, di salvaguardia dei diritti fondamentali della persona: da questa prospettiva, giustificare prezzi anche piuttosto alti è decisamente più facile.

Parlando di cifre, la prima distinzione da fare è quella tradizionale tra montascale a piattaforma e montascale a poltroncina. Il primo dei due modelli, caratterizzato dalla presenza di una base elevatrice su cui possono essere posizionate sedie a rotelle e strumenti per la deambulazione, ha un costo che difficilmente scende sotto i quattromila euro, soprattutto se si parla di un prodotto di qualità. Le innovazioni tecnologiche e la ricerca che è alla base di prodotti come questi, indispensabili per la sicurezza del consumatore, spiegano in parte il possibile incremento dei prezzi negli ultimi 5/10 anni.

Un montascale a poltroncina, invece, potrebbe partire da una base leggermente meno costosa: la differenza, però, si paga con l’impossibilità di utilizzare questo strumento nel salire e scendere le scale con la carrozzina, che deve essere manovrata e trasportata a parte, in altri modi.

Una seconda importante differenza è determinata dalla forma della rampa di scale: qualora la rampa sia rettilinea, infatti, il prezzo del montascale a piattaforma è più basso rispetto a quello richiesto per l’adattamento a una rampa curva, circolare o elicoidale. In questo caso, sia che si tratti di un modello a piattaforma, sia che si tratti di un modello a poltroncina, il montascale potrà avere un costo che si aggira sui mille euro in più rispetto all’installazione su una scala rettilinea.

Sempre riguardo alle scale, inoltre, incidono sul prezzo del montascale anche i metri di percorso e il numero di rampe (da cui deriva il numero di curve da effettuare e l’eventuale numero di fermate). Nel caso in cui tali lunghezze siano effettivamente molto ampie, sarà bene prendere in considerazione anche l’installazione di un miniascensore domestico: una soluzione ingiustamente sottovalutata, che unisce alla semplicità di utilizzo anche un aspetto estetico notevole, ad un costo poco più alto del montascale a piattaforma.

Inoltre, per installare un montascale di buona qualità, è necessario tenere presente i seguenti aspetti, non meno influenti sul prezzo finale:

  1. Il contesto ambientale in cui avviene l’installazione (all’interno o all’esterno dell’edificio? Sono necessarie opere murarie? L’abitazione è una residenza d’epoca o un edificio di recente costruzione?)
  2. La portata del montascale: quanti chilogrammi dovrà poter trasportare in sicurezza in montascale? Questa informazione dipende molto dalla patologia del disabile: alcune carrozzine sono infatti molto più pesanti e massicce di altre; inoltre a volte è indispensabile che ci sia anche un accompagnatore nel computo del peso da trasportare.
  3. Dimensioni del montascale e personalizzazione della poltroncina: così come per il peso, alcune piattaforme devono adeguarsi a carichi molto più ampi della carrozzina “standard”; nei montascale a poltroncina, invece, è possibile richiedere personalizzazioni nei materiali dei rivestimenti, nei colori e negli accessori disponibili in base al modello scelti.
  4. Specifiche tecniche. Infine, influiscono sulla spesa finale anche alcune scelte tecniche che costituiscono una parte fondamentale nella scelta del montascale migliore per le esigenze del disabile. Innanzitutto, bisogna che in base al modello venga previsto un tipo di fissaggio adeguato, dal quale può dipendere una variazione di prezzo anche notevole. In secondo luogo, andrà fatta chiarezza sulle direttive a cui il montascale risponde e sulle necessarie certificazioni dell’impianto.
  5. Infine, il costo può subire variazioni in base anche al tipo di garanzia scelta: in questo caso vale la pena fare un piccolo investimento iniziale in più, per garantire la massima efficienza e sicurezza anche nel pronto intervento in caso di malfunzionamenti e guasti.

 

 

Che vuole dire “in stile casinò” nel 2020?

Lo stile da casinò è andato evolvendosi nel tempo. Siamo passati dall’odiarlo fino all’amarlo e cercare di imitarlo o portarlo nella nostra quotidianità. Dire oggi stile casinò vuole dire avere uno stile classico, lontano da quello che è stato il tempo ed il suo influenzare le cose. Per questo motivo, questo stile, è molto ricercato e imitato da locali, lounge e hotel. 

Questo stile, in posti come gli Stati Uniti, verrebbe anche chiamato in stile clandestino, in quanto, il gioco, è stato a lungo bannato e trattato come un vero e proprio nemico delle persone e dello stato. La proibizione, durata anni, dove nelle bische si ricreavano stili clandestini di gioco, ha segnato un vero e proprio fenomeno stilistico e di pensiero, ancora oggi molto seguito da stilisti e arredatori.

Ma perché piace tanto questo stile e la gente cerca di imitarlo?

Impronta di stile unica

La sua impronta di stile è sicuramente unica se comparata a quelle del passato o del presente. Ci sono state moltissime mode che hanno mantenuto una impronta classica, ma nessuna ha saputo farlo come questo stile del tutto particolare.

Il fascino del tavolo verde, la figura del croupier, le luci colorate dei giochi come Book of Ra Magic e la bellezza dei corridoi del casinò. Tutto fatto in maniera brillante e simbolo di uno stile di vita lussuoso e al di sopra delle proprie possibilità.

Forse è anche questo quello che le persone amano in questo stile, ovvero quello che rappresenta.

Ostentare in nome dello stile

Questo stile vuole dire proprio questo dopotutto, ostentare in nome dello stile. Questo tipo di moda, tende proprio a fare questo – gonfiare tutto, renderlo più luminoso, bello e colorato, in modo che la gente possa vivere emozioni differenti.

In numerose città in Europa sono stati creati una sorta di locali privati, i quali adottano proprio l’impronta del casino come chiave principale. Luci soffuse, musica di sottofondo e colori che sembrano invitare al gioco.

Questi locali sono generalmente molto ricercati e la gente li raggiunge da ogni angolo per spenderci una serata con amici o bere qualcosa.

Insomma, in questo caso – come in nessun’altro – lo stile che riprende le sale da gioco è servito per fare leva sulla gente ed attirarla a partecipare ad un concetto di locale totalmente nuovo.        

Ma dove altro possiamo rivedere questa corrente, che sia un locale o qualcos’altro? Andiamo subito a vederlo.

La moda di ieri e oggi

La moda ha risentito molto di questo fenomeno, diventando sempre più vintage. Completi, capello leccato allo stile Robert De Niro e sigaro, sono spesso dei simboli di eleganza appartenenti a quest’epoca. 

Anche i grandi stilisti fanno sempre più abiti che si riferiscono a questo periodo e cercano di venire incontro alla crescente domanda di un abbigliamento che segua questa tendenza. Sopravviverà questa moda alla prossima estate?

Noi pensiamo di si, essendo uno stile presente da anni e che molto difficilmente potrà soffrire del passare delle stagioni e degli anni. Resteremo a vedere quanto, questa moda, andrà avanti e resterà tra noi.

 

(Pubbliredazionale – Foto: www.depositphotos.com)

“A VUCATA”, online l’ultimo video del gruppo folk Hosteria di Giò

Un contributo importante che alle volte viene meno nel territorio calabrese è proprio quello musicale. Troppo spesso la contemporaneità della musica ha disorientato il modo di comporre e scrivere. In altre parole, nell’immaginario collettivo si manifesta spesso un’emulazione insipida di un certo stile moderno. Saper guardare al proprio è fondamentale per ritagliarsi uno spazio unico e irripetibile. Ed è questo il caso del collettivo musicale Hosteria di Giò. Una band nota a livello territoriale la quale, nonostante la musica vada in una direzione di vicinanza al nuovo, continua nel recupero della tradizione folk. Un percorso antropologico essenziale che si conferma centro di un’idea di originalità, quest’ultima manifestata dall’ultimo lavoro del gruppo, “A VUCATA”.

Pochi giorni fa il gruppo di musica popolare calabrese Hosteria di Giò pubblica il suo secondo video ufficiale. Il video girato tra Cosenza e Casali del Manco dal titolo “A VUCATA”, fa parte dell’album “Sente Chi Te Cantu – l’atr’ieri, ieri e mo”.

La band composta da Stefano Raimondo (tamburello e voce), Mario Maccarrone (chitarra classica e voce), Carlos Roperto (Basso), Francesco Occhiuto (Chitarra a 12 corde), Daniele Scrivano (chitarra battente e voce), Giovanni Frangella (Fisarmonica) ed Emanuele Grispino (Violino), racconta quello che era il lavoro delle donne che andavano a lavare i panni alle “fiumare”. Sotto la regia di Luigi Simone Veneziano e Andrea Ras, con protagonista Valentina Aquino e la partecipazione di Francesco Longobucco, il brano prende vita attraverso il videoclip.

 

La fatica e il sudore in contrapposizione ai tempi moderni, valorizzando il territorio e la bellezza del Parco Nazionale della Sila. Tra melodia contemporanea e tradizione il brano è stato premiato come miglior composizione in stile world music al concorso Etnie Musicali International Folk Contest.

L’Hosteria di Giò, presente su tutte le piattaforme digitali, fa parte dell’etichetta WMusic Italia sotto la guida di Angelo Sposato della Sud Studio Digital Sound di Carolei (CS).