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Frantoi posti sotto sequestro, scaricavano i rifiuti direttamente nei torrenti

ROSSANO CALABRO (CS) – Gli uomini della Forestale hanno sequestrato due frantoi nella zona di Rossano. Il primo si trova in contrada “Celadi” mentre il secondo è situato a “Petraro”. Gli organi frantoicompetenti hanno riscontrato alcune criticità in merito alla gestione degli stessi.

Frantoi senza le dovute autorizzazioni

Le attività venivano praticate in assenza delle autorizzazioni previste dalla normativa del settore. I titolari, in aggiunta, non possedevano la documentazione, e di conseguenza i permessi, per poter gestire i rifiuti prodotti (sanse e acque di vegetazione) e lo scarico delle acque. I rifiuti vegetali venivano smaltiti presso l’argine del torrente Grammisato. Si tratta di una zona sottoposta a vincolo paesaggistico. Le acque reflue, inoltre, miste a quelle di lavaggio delle olive, venivano raccolte in un pozzetto per poi essere scaricate nel torrente.

Le irregolarità hanno portato al sequestro preventivo delle due strutture con tanto di macchine, raccolta rifiuti, strumenti e vasche di stoccaggio.

(foto di repertorio in evidenza)

 

Acque reflue nel fiume, chiuso un allevamento nel Reggino

POLISTENA (RC) –  Un’azienda di allevamento ovini e caprini di Polistena è stata sequestrata per inquinamento ambientale nel corso di controlli interforze effettuati nel piano di azione nazionale e transnazionale “Focus ‘ndrangheta”. Dai controlli è emerso che il sistema di raccolta e smaltimento delle acque reflue dell’allevamento e di quelle derivanti dall’estrazione e lavorazione del latte sversava direttamente e senza alcun filtraggio e depurazione nel fiume Jerapotamo. Il titolare, inoltre, è stato sanzionato per un totale di euro 37.500 in quanto non in possesso della documentazione sulle procedure di autocontrollo HACCP e per lavoro nero (due dipendenti erano senza contratto), oltre alla mancanza del registro dei farmaci, del registro suini, e con il registri ovini non aggiornato. Alla stessa azienda sono stati sequestrati 637 kg di prodotti caseari, 29 suini, 50 kg di insaccati e 100 litri di latte in quanto privi di etichettatura e senza alcuna certificazione sanitaria.

 

Acque reflue e balneazione in Calabria, l’UE risponde all’interrogazione di Ferrara e Pedicini (M5s)

COSENZA – Continua il monitoraggio della Commissione europea sulla gestione delle acque reflue e sullo stato delle acque di balneazione calabresi. È quanto comunica la stessa Commissione europea rispondendo ad un’interrogazione presentata dagli eurodeputati del M5S Piernicola Pedicini e Laura Ferrara.

«I comuni esaminati dalla Ue, a causa della “scarsa” qualità delle relative acque di balneazione – si legge nella nota -, sono quelli di Reggio Calabria, Praia a Mare, Belvedere Marittimo, Paola, Briatico, Ricadi, Joppolo, Nicotera, San Ferdinando e Crotone. La Commissione europea ha quindi confermato la connessione tra cattiva gestione del sistema depurativo e mare inquinato, tanto che sette dei dieci comuni esaminati sono già coinvolti nelle due procedure d’infrazione europea (n.2059/2014 e la n.2034/2004) per la violazione degli articolo 3 e 4 della direttiva 91/271/Cee concernente il trattamento delle acque reflue urbane. Tuttavia, in nove dei dieci comuni attenzionati, la Commissione ha fatto sapere che “dalle informazioni ricevute dalle autorità italiane nel 2015, la maggior parte delle acque di balneazione sono conformi ai requisiti previsti dalla direttiva europea vigente. Mentre – ha aggiunto – un livello di non conformità elevato è stato riscontrato nella provincia di Reggio Calabria”. Rispetto alle cause principali di tale situazione di forte criticità che interessa Reggio Calabria, l’organismo esecutivo di Bruxelles ha spiegato che “secondo le informazioni ufficiali disponibili, esse dipenderebbero dalla mancanza di un adeguato trattamento delle acque reflue urbane”. Per risolvere i presunti errori di gestione delle acque reflue, la Commissione ha evidenziato che “le azioni di controllo e di procedura di infrazione avviate nei sette comuni esaminati contribuiranno a migliorare la qualità delle acque di balneazione che potrebbero essere interessate”. Per quanto riguarda l’eventuale impatto degli scarichi di acque reflue sui Sic (Siti di importanza comunitaria), l’organismo Ue ha comunicato che “le autorità degli Stati membri devono adottare tutte le misure necessarie per evitare il degrado degli habitat naturali e la tutela delle specie per cui i siti sono stati designati, compreso l’opportuno trattamento delle acque reflue”».

 

Pedicini (M5S) su emergenza acque reflue, triste primato calabrese

L’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini denuncia le criticità evidenziate dalla Commissione europea riguardo la gestione delle acque reflue urbane. La Commissione ha deferito per la seconda volta l’Italia alla Corte di giustizia dell’Ue per la mancata esecuzione di una sentenza del 2012 in cui le autorità italiane erano state diffidate per non aver provveduto in modo adeguato alla gestione delle acque reflue urbane in 109 città, centri urbani e insediamenti. Ottanta in totale i casi segnalati. In questo quadro allarmante per la salute dei cittadini, le regioni del Sud vedono in testa per il maggior numero di irregolarità rilevate in sede europea la Calabria con 13 casi, la Campania con 7 casi, la Puglia con 3 e l’Abruzzo con un caso.

(immagine di repertorio)

Acque reflue, Laura Ferrara : “L’UE chiede maggiore chiarezza alla Regione Calabria”

BRUXELLES – Come un mantra ritorna l’allarmante preoccupazione per le pesanti sanzioni dell’Unione europea per il mancato superamento delle criticità sul trattamento delle acque reflue. L’Italia non si è allineata con quanto previsto dalla sentenza del 2012 ed in particolare la Calabria, come facilmente prevedibile, è una delle Regioni con la peggiore performance. Ben 13 gli agglomerati che ancora non hanno rispettato quanto imposto dalla prima condanna della Corte di giustizia per il trattamento delle acque. «Come procederà ora la Regione Calabria di fronte all’ennesima possibilità di condanna visto che finora tutte le politiche sono state fallimentari? – Se lo chiede Laura Ferrara eurodeputata del Movimento 5 Stelle. – La Delibera Cipe 60/2012 finanziava oltre 160 milioni di euro da utilizzare a tale scopo – continua la Ferrara – tali risorse però restavano sostanzialmente inutilizzate per la scellerata idea del Dipartimento regionale di ricorrere alla procedura del project financing per la realizzazione degli interventi previsti. Abbiamo contestato questa modalità e le nostre rimostranze in merito le abbiamo ulteriormente ribadite nell’incontro con l’assessore al settore Rizzo e con i funzionari del Dipartimento ambiente della Regione Calabria, lo scorso luglio. Ad oggi, molti degli interventi previsti per sanare il sistema depurativo dei 13 agglomerati calabresi coinvolti nella sentenza di condanna sono stati commissariati, in molti casi, addirittura, i lavori ancora devono iniziare. Attestiamo con amarezza il caos gestionale del sistema depurativo. Andrebbe chiarito che le scelte politiche azzardate operate dalle diverse amministrazioni regionali succedutesi negli anni andranno a ripercuotersi solo e soltanto sulle tasche dei cittadini calabresi, visto che le sanzioni pecuniarie che verranno comminate all’Italia, oltre 62 milioni di euro, in base ai meccanismi di rivalsa, andranno poi a ricadere inesorabilmente sulle Regioni interessate, e quindi in prevalenza su Calabria e Sicilia che detengono la maglia nera per numero di agglomerati coinvolti. Ora si diano risposte chiare su come, in maniera strutturale e definitiva la Regione Calabria intende migliorare la disastrosa situazione in materia depurativa. Lo stiamo chiedendo da tempo – conclude l’europarlamentare pentastellata – basta interventi tampone e flussi di soldi pubblici per manutenzioni e lavori fantasma. Da quattro anni ormai l’Unione europea ci sta chiedendo maggiore efficienza nel comparto depurativo. Come Movimento 5 Stelle continueremo il “fiato sul collo” e a vigilare sull’operato del Dipartimento regionale e dei Comuni che ancora nulla hanno fatto nonostante i fondi messi a loro disposizione».