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A Camigliatello Silano doppio evento della Fondazione Premio Sila

SPEZZANO DELLA SILA (CS) – Un nuovo appuntamento, nell’ambito dell’undicesima edizione del Premio Sila ‘49, per quest’ultimo scorcio di estate. Venerdì primo settembre, nella sede di Camigliatello della Fondazione, si terrà la presentazione del libro di Piero Bevilacqua “U’agricoltura per il futuro della terra”, il quale dialogherà con Battista Sangineto e Massimo Veltri.

La presentazione è in programma alle 18, subito dopo, alle 19, gli ospiti potranno
partecipare alla conferenza spettacolo “Bella ciao. La genesi di un mito” con Dario De
Luca e Sasà Calabrese. L’ingresso è gratuito.

«Siamo molto lieti – ha detto il presidente della Fondazione Premio Sila Enzo Paolini – di
invitare tutta la comunità e i visitatori che si trovano in vacanza nella nostra Calabria a
questo doppio pregiato evento. Un modo per riflettere sui temi della sostenibilità
ambientale, ma anche per godere di autentici momenti di bellezza, tra musica e cultura».
L’appuntamento, organizzato con la collaborazione di Destinazione Sila, è finanziato con
le risorse PAC 2014/2020 – Az. 6.8.3 Erogate ad esito dell’Avviso “Eventi di
Promozione Culturale 2022” dalla Regione Calabria (Dipartimento Istruzione
Formazione e Pari Opportunità – Settore Cultura).

Premio Sila ’49, pubblicato il bando di partecipazione per il 2022

COSENZA – È disponibile il bando per il 2022 del Premio Sila ’49. In attesa che si concluda la decima edizione del prestigioso riconoscimento, gli interessati possono, dunque, visionare quelle che sono le regole per inviare – entro il 15 giugno prossimo – le proprie opere.

Come da tradizione, il Premio viene suddiviso in tre distinte categorie: la sezione Letteratura; la sezione Economia e Società; la sezione Sguardo da lontano, dedicato a saggi e opere realizzati da autori stranieri o italiani che abbiano ad oggetto il Mezzogiorno, visto da una prospettiva esterna. La giuria, inoltre, si riserva di anno in anno la facoltà di assegnare premi speciali alla carriera.

Tutte le informazioni riguardanti le modalità di partecipazione sono rintracciabili sul sito ufficiale del Premio, dov’è appunto presente il bando, scaricabile insieme al regolamento per l’edizione 2022.

Per quanto attiene, infine, all’edizione 2021 attualmente in corso, si è pronti a procedere verso le relative fasi conclusive: le giornate di premiazione si terranno a fine maggio. Ulteriori dettagli verranno prossimamente forniti.

La decina del Premio Sila ‘49, Nicola Lagioia presenta “La città dei vivi”

COSENZA – I treni presi, le carte studiate, le testimonianze raccolte, i libri letti e i film visti, le vie percorse. Di questo e altro ha parlato Nicola Lagioia al folto pubblico del Premio Sila ‘49. Negli spazi dell’Arenella, nel cuore del centro storico bruzio, lo scrittore ha spiegato, descritto, illustrato e approfondito i motivi che l’hanno spinto a scrivere il suo ultimo libro, La città dei vivi (Einaudi), che per l’appunto ha fatto il suo ingresso nella decina 2021 del Sila.

Un’opera basata su un fatto reale – afferma Lagioia – che poi è quello dell’omicidio di Luca Varani, avvenuto cinque anni fa, a Roma, nel quartiere Collatino, per mano di Manuel Foffo e Marco Prato. Ricordo ancora il giorno, il 6 marzo del 2016, in cui la notizia si diffuse – aggiunge -. E ricordo benissimo gli elementi, diversi, che mi colpirono: la violenza, che mi sembrò la stessa di quella perpetrata nelle zone di guerra dove i diritti sono sospesi; la mancanza di movente; il fatto che non si trattasse di un delitto consumato nell’ambito della criminalità e, soprattutto, che i due assassini si raccontassero come due spossessati, che non si capacitassero cioè di aver commesso il fatto. In molti – prosegue Lagioia – trovarono analogie, vedasi la diversità di classe sociale di vittima e carnefici, tra l’omicidio Varani e il massacro del Circeo, ma io credo che non ce ne siano di similitudini: nel caso di Foffo e Prato, nonostante ciò non riduca la loro colpa, siamo di fronte ad assassini a loro insaputa. Ecco, pertanto, cosa può fare la letteratura: raccontare, spiegare, sollevare domande, senza dare risposte. Perché tutto questo è accaduto?”.

Affiancato dal magistrato Alfredo Cosenza e dalla direttrice del Premio Gemma Cestari, l’autore ha continuato, così, a raccontare questo viaggio fatto di parole; parole che fanno immergere i numerosi partecipanti dell’incontro non solo nella Città dei vivi, ma anche in quella che è la letteratura stessa.

“È la prima volta – dichiara l’autore – che rinuncio alla finzione. Credo sia importantissimo che continuino ad esistere le Madame Bovary, le Anna Karenina e i capitani Acab: spesso la realtà, per dire la verità, deve indossare delle maschere. Tuttavia é importante pure il contrario e in questo senso abbiamo grandi esempi, da Truman Capote a Emmanuele Carrere; in tanti hanno raccontato fatti della realtà prendendo in considerazione quegli aspetti che uno storico, un antropologo e via dicendo lasciano da parte. Io – dice ancora – per scrivere questo libro sono uscito per la prima volta dalla mia comfort zone, ho incontrato tutte le persone coinvolte nell’omicidio, ho studiato e analizzato le carte, 5mila pagine di atti giudiziari, ho bussato alle porte di queste persone come un abusivo chiedendo di essere accolto e questo, sicuramente, è stato l’aspetto più difficile del lavoro. In definitiva – dichiara – ho cercato di restituire alla vicenda, finita in un trafiletto di giornale e semplicisticamente dimenticata, la sua complessità, la dignità”.

Incalzato dalle domande di Cosenza e Cestari, Lagioia, ha risposto a quella su Roma, ulteriore grande protagonista dell’opera. Non credo – chiosa lo scrittore – che Roma rappresenti la terza mano che uccide Luca Varani. Roma era ed è tuttora una città senza bussola, quella che Fellini e Pasolini hanno saputo raccontare tramite la macchina da presa, ma non è una città violenta. È piuttosto una città che si erge sullo sfondo della vicenda raccontata, ed è eterna, consapevole, al contempo, che in realtà nulla è eterno”.

L’ultimo interrogativo a cui Nicola Lagioia risponde, davanti ai volti ammaliati e rapiti dei presenti e dunque prima di lasciare spazio agli autografi, è quella che gli pone Alfredo Cosenza. La letteratura può salvare?”, chiede il magistrato. Sì”, ribatte secco l’autore. E conclude: I libri che scriviamo non necessariamente miglioreranno il mondo, ma quelli che leggiamo, su noi che li leggiamo, e perciò sul singolo, amplificano i sensi. Io una vita da non lettore non la potrei immaginare. I libri sono protezione e avventura. Aprono mondi e menti”. Del resto, di tutto ciò gli amici del Premio Sila sono sempre più convinti.

Premio Sila, la cerimonia di premiazione

COSENZA – La scrittrice pugliese Antonella Lattanzi, ha vinto la sezione  Letteratura della sesta edizione del Premio Sila ’49 con il romanzo “Una storia nera” edito da Mondadori. Lo storico Angelo D’Orsi, autore di “Gramsci – Una nuova biografia” e l’antropologo Vito Teti, con il saggio “Quel che resta”, vincono ex aequo il Premio Economia e Società. Vito Teti peraltro è il primo calabrese ad aggiudicarsi il riconoscimento da quando nel 2012, la Fondazione guidata da Enzo Paolini ha ripreso l’antica tradizione letteraria inaugurata nel secondo dopoguerra da Raffaele Cundari, Mauro Leporace e Giacomo Mancini.  A John Dickie, accademico e storico britannico, va invece il riconoscimento “Sguardo da lontano” per il suo volume “Una catastrofe patriottica. 1908: il terremoto di Messina”. La cerimonia di consegna del premio, diretto da Gemma Cestari e condotta dalla Ritanna Armeni, si è svolta nella Galleria Nazionale alla presenza del giurista  Gustavo Zagrebelsky. Il presidente emerito della Corte Costituzionale, nell’ambito della manifestazione, ha anche tenuto una partecipata lectio magistralis dal titolo “Immagini della giustizia”.

Premio Sila ’49, annunciati i vincitori della VI edizione

COSENZA – Cosenza si prepara ad accogliere la 6a edizione del Premio Sila ’49, in programma dal 24 al 25 novembre nelle sale di Palazzo Arnone. La Giuria ha annunciato oggi i vincitori nelle sezioni Letteratura, Economia e Società e Sguardo da lontano.

Premio Letteratura

È la scrittrice pugliese Antonella Lattanzi ad aggiudicarsi il Premio Letteratura della 6a edizione del Premio Sila ’49.

Motivazione: Una storia nera di Antonella Lattanzi è un romanzo intenso e sorprendente, che conferma la qualità rara della prosa di questa scrittrice ancora giovane, ma ormai capace di conseguire risultati sempre più maturi e consapevoli. Notevole è la capacità dell’autrice, in quest’ultimo romanzo, di sfruttare gli espedienti narrativi del noir e del mistero senza per questo piegarsi alle regole della narrativa di genere. “Una storia nera”, infatti, è un libro imperniato su un mistero, ma nello stesso tempo è un’impietosa anatomia della famiglia e delle sue forme segrete di violenza, la denuncia di un’ipocrisia che contagia e paralizza un’intera società, un’indagine serrata sul rapporto accidentato tra le parole e le cose.”

Premio Economia e Società

Allo storico Angelo d’Orsi, per la sua biografia Gramsci, e all’antropologo Vito Teti, per il suo saggio Quel che resta, va ex aequo il Premio Economia e Società.

Motivazione per Angelo d’Orsi: “Angelo D’Orsi che ha lungamente frequentato le opere e le vicende politiche di Antonio Gramsci, a 80 anni dalla morte ci consegna il frutto più importante dei suoi studi con una biografia destinata ad arricchire il complesso profilo del grande pensatore sardo. Merito non secondario di questa opera, che si aggiunge alla letteratura ormai sterminata su Gramsci, è di tenere in sapiente equilibrio le vicende biografiche del personaggio, osservato talora nelle sue pieghe più intime e la formazione ed evoluzione del suo pensiero, che indaga e illumina la propria drammatica epoca con gli strumenti teorici del rivoluzionario.”

Motivazione per Vito Teti: “Il libro di Vito Teti è il denso, coltissimo e appassionato manifesto di un altro modo di intendere il rapporto tra passato e presente, tra centro e periferie, tra comunità locali e Stato, tra Mezzogiorno e nazione italiana. È un libro urgente: politico nel senso più alto e più letterale, perché è un libro che forgia strumenti nuovi per ripensare la città e la comunità. È anche un testo profondamente poetico, una sorta di celebrazione del valore costruttivo della nostalgia. Ha scritto Platone che «il passato è come una divinità che, quando è presente tra gli uomini, salva tutto ciò che esiste». Ecco, il libro di Vito Teti ci spiega come questo può ancora accadere.”

Premio Sguardo da lontano 

A John Dickie, accademico e storico britannico, va il riconoscimento Sguardo da lontano per il suo volume Una catastrofe patriottica. 1908: il terremoto di Messina.

Motivazione: “Il terremoto che il 28 dicembre 1908 colpì le coste dello Stretto di Messina è probabilmente la peggiore catastrofe naturale nella storia della penisola italiana. Il terribile evento fu seguito da una mobilitazione straordinaria di solidarietà da tutte le parti del paese. Mentre il ‘terremoto di Messina e Reggio’ è stato ampiamente studiato dalla storiografia italiana, lo sguardo da lontano chi vi getta lo storico britannico John Dickie in Una catastrofe patriottica. 1908: il terremoto di Messina ne svela i caratteri inattesi, di costruzione della allora giovanissima identità nazionale e del patriottismo pan-italiano.”

Premio speciale alla carriera

Il Premio speciale alla carriera, conferito nel 2016 allo storico e professore di Storia delle culture europee Carlo Ginzburg, è attribuito in questa edizione a Gustavo Zagrebelsky, giurista, professore emerito di Diritto Costituzionale all’Università di Torino e presidente della Corte Costituzionale nel 2004. Collabora con il quotidiano La Repubblica. Il suo nuovo libro è Il legno storto della giustizia (con Gherardo Colombo, Garzanti, in uscita il 16 novembre).

Motivazione: “Tra i massimi giuristi italiani, insigne costituzionalista e presidente emerito della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky è un protagonista del discorso pubblico italiano, una delle pochissime voci che riescono a coniugare il rigore della ricerca e la determinazione a schierarsi contro il potere e i suoi abusi. Nel suo pensiero le ragioni del diritto sono indissolubilmente legate a quelle dell’umanità: ed ogni suo libro è un nutrimento prezioso per l’umanità di noi tutti.”

La cerimonia conclusiva di premiazione è in programma sabato 25 novembre, alle ore 18, e sarà condotta da Ritanna Armeni.

La giuria è così composta:

Presidente di Giuria Amedeo Di Maio (Economista, Università L’Orientale di Napoli)

Piero Bevilacqua (Storico, Università La Sapienza)

Francesco Maria Greco (Ambasciatore)

Renato Greco (Magistrato)

Romano Luperini (Critico letterario, Università di Siena)

Tomaso Montanari (Storico dell’Arte – Università di Napoli Federico II)

Marta Petrusewicz (Storica, Università della Calabria)

Anna Salvo (Scrittrice, Università della Calabria)

Emanuele Trevi (Scrittore, critico letterario)

Massimo Veltri (Ingegnere, Università della Calabria)

 

 

 

Premio Sila ’49, Michele Mari chiude la rassegna dei libri finalisti della VI edizione

COSENZA – Continua a suscitare interesse e dibattito la rassegna dei libri finalisti del Premio Sila ’49. Michele Mari, tra i più noti e talentuosi scrittori italiani, ha animato ieri pomeriggio nella libreria Ubick di Cosenza, una folta platea di pubblico tra cui molti giovani che dimostrano di rispondere con presenza e spirito di partecipazione alle iniziative del Premio Sila. Leggenda Privata è un libro fatto da tanti frammenti di vita: il rapporto con il padre, i luoghi di famiglia, gli aneddoti e le situazioni che hanno inciso sulla sua formazione umana e letteraria. Una storia raccontata con una lingua alta – “calligrafica”, come la chiama Mari – perché era questo l’unico modo per scrivere il suo libro ultimativo con cui l’autore si offre metaforicamente ai suoi lettori, si espone e si compromette. Incalzato e pungolato dalle domande dello studioso e critico del cinema Ugo G. Caruso, Michele Mari ha offerto al numeroso pubblico presente il racconto della sua infanzia e dell’adolescenza segnata da un difficile rapporto con i genitori e soprattutto con la figura paterna. «Avere scritto questo libro – ha detto lo scrittore –è stato come aprire una finestra su una serie di episodi costruiti intorno a reticenze, silenzi e sentimenti repressi. E come se mi fossi dato la possibilità di liberarmi da un peso». Con questo evento si è chiusa la presentazione della Decina dei titoli in concorso per la sesta edizione del Premio Sila ’49. Il prossimo appuntamento previsto per la fine di ottobre sarà la conferenza stampa di presentazione dei cinque libri finalisti durante la quale verrà svelato il nome della personalità a cui sarà assegnato il premio Sila alla carriera.

Premio Sila, ecco i vincitori

COSENZA – È lo scrittore veneto Vitaliano Trevisan con Works (Einaudi) ad aggiudicarsi il Premio Letteratura della quinta edizione del Premio Sila. Questa la motivazione: A quindici anni, l’autore apprende dal padre un’elementare verità: per ottenere ciò che desidera, è necessario lavorare. È l’inizio di una lunghissima avventura: basta sostituire al concetto di “lavoro” la carnevalesca pluralità dei lavori (“works” appunto) che il protagonista intraprende fino al giorno in cui sarà capace di “camparsi” con la letteratura. Esilarante e drammatica, la galleria degli apprendistati di Trevisan riesce a suggerirci qualcosa di nuovo sul modo in cui, lavorando, si diventa se stessi malgrado tutto ciò che si crede di se stessi. 

A Luciana Castellina, giornalista e scrittrice, il Premio Economia e Società per Manuale antiretorico dell’unione europea. Da dove viene e dove va questa Europa (Il Manifestolibri). Motivazione: Luciana Castellina sembra alzare la voce per richiamare l’attenzione sul pericolo concreto, della fine dell’Unione. Una fine che trova giustificazioni nella sua esaltazione retorica e agiografica e nella conseguente rimozione della sua vera storia. La consapevolezza di questa storia è il presupposto per un rilancio del progetto dell’Unione Europa. Questa razionale speranza è il dono civile alle giovani generazioni. 

Il Premio alla Carriera a Carlo Ginzburg è il riconoscimento a uno dei più noti e più tradotti fra gli storici viventi. «Un riconoscimento prestigioso, reso ancora più prestigioso da chi mi ha preceduto. Sono profondamente onorato» ha dichiarato nell’apprendere la notizia. Questa la motivazione: Dalle sue prime opere sulle credenze popolari nell’epoca moderna che gli inquisitori/persecutori ritenevano stregoneria – opere che divennero pietre miliari della nuova storiografia fondative del metodo microstorico – fino ai saggi, la sua forma preferita, su una gamma incredibile di temi, metodi e personaggi, Ginzburg è stato sempre uno storico tutt’altro che a-politico e astratto, levando alta la sua voce in dibattiti pubblici e prendendo sempre posizioni forti e coraggiose, in un percorso di impegno civile e intellettuale che ben si incrocia con il Premio Sila ’49.

Soddisfazione è stata espressa da Enzo Paolini, presidente della Fondazione Premio Sila: «Al giro di boa dei primi cinque anni del rinato Premio Sila, possiamo dirci  soddisfatti: volevamo celebrare un sapere “eretico” e antiretorico, contro la deriva del pensiero unico e valorizzare le opere e gli intellettuali che si contraddistinguono per passione ed impegno civile. A guardare l’albo d’oro dei premiati di queste cinque edizioni del Sila ’49 pare proprio che ci stiamo muovendo nella direzione giusta». Ai vincitori verrà consegnato anche il bronzetto realizzato per il Premio Sila dal Maestro Mimmo Paladino. La cerimonia di premiazione, condotta dal giornalista Paride Leporace si terrà sabato 26 novembre ore 18.00. Tutti gli appuntamenti sono aperti al pubblico. Questa la giuria che ha assegnato i riconoscimenti: presidente di giuria Amedeo Di Maio (Economista, Università L’Orientale di Napoli); Piero Bevilacqua (Storico, Università La Sapienza) Francesco Maria Greco (Ambasciatore) Renato Greco(Magistrato) Romano Luperini (Critico Letterario, Università di Siena) Marta Petrusewicz (Storica, Università della Calabria) Anna Salvo (Scrittrice, Università della Calabria) Emanuele Trevi (Scrittore, critico letterario) Massimo Veltri (Ingegnere, Università della Calabria). Il Premio Sila ’49 è diretto da Gemma Cestari ed è promosso dalla Fondazione Premio Sila. Rinato nel 2012, il Premio si è affermato per l’impegno a promuovere le opere di rilievo civile, l’analisi e la critica sociale. Il Premio è sostenuto da UBI Banca Carime, con il patrocinio della Camera di Commercio di Cosenza, del Comune di Rende, di Confindustria Cosenza, del Polo Museale della Calabria e il contributo di Sifin Factor, di A.I.A.S. e del Gruppo Giomi. È realizzato in collaborazione con la Libreria Ubik  e la libreria Mondadori di Cosenza nella promozione della lettura e con la selezione di un comitato di lettori che ha orientato la Giuria per individuare la rosa dei cinque titoli della sezione Letteratura che concorrono al premio finale.

 

Premio Sila ’49: le cinque opere finaliste

COSENZA – Sono state selezionate le cinque opere finaliste della quinta edizione del premio letterario “Sila ’49”. I volumi che si contenderanno il riconoscimento sono “Le cose semplici”, di Luca Doninelli, edito da Bompiani; “Addio”, di Angelo Ferracuti (Chiarelettere); “Il bambino nella neve”, di Wlodek Goldkorn (Feltrinelli); “Works”, di Vitaliano Trevisan (Einaudi) e “Kobane Calling”, di Zerocalcare (Bao Publishing). Il Premio speciale alla carriera è stato assegnato allo storico e saggista Carlo Ginzburg. La cerimonia di consegna del premio è in programma il 26 novembre a Cosenza, a Palazzo Arnone. (Nella foto: la copertina di “Addio”)

Premio Sila, presentata ultima opera di Luca Doninelli

COSENZA – Proseguono le presentazioni dei dieci libri finalisti della quinta edizione del Premio Sila ’49. Pochi giorni fa, la libreria Ubik di Cosenza ha ospitato Luca Doninelli, autore di “Le cose semplici” (Bompiani edizioni, pp. 838, €23), romanzo imponente e complesso che riporta al centro del dibattito letterario e civile italiano il tema della fine del mondo inteso non semplicemente come pretesto narrativo ma come spunto per domande e riflessioni sulle macerie morali, civili e culturali dei nostri giorni.

Ubik

“Le cose semplici” è un romanzo che ha la pretesa di tenere dentro tutto: la narrazione, le riflessioni sulla lingua, la teologia, l’arte, lo studio della condizione umana, il destino; è un’opera complessa e ambiziosa a cui fa da sfondo un’apocalisse misteriosa. Il mondo come lo conoscevamo sta finendo, Milano si presenta come una città spettrale in cui le vie cittadine sono ridotte a cumuli di calcinacci, le fabbriche e i giornali chiudono, le università sono deserte. In questo paesaggio, l’io narrante riprende il filo di una appassionata storia d’amore con un genio della matematica. I protagonisti, Dodò e Chantal, sono sopresi dall’apocalisse ai due lati dell’oceano senza nessuna possibilità di comunicare e di incontrarsi. Un amore interrotto dalla fine del mondo. Per anni i due vivranno lontani finche dopo molto tempo si ritroveranno tornando a contemplare e a vivere “le cose semplici” che avevano perso e tradito.

Nel corso della presentazione ha dialogato con l’autore Andrea Amoroso, studioso Unical di letteratura contemporanea.

“La provvidenza rossa” al Premio Sila, Lodovico Festa racconta il 1977

COSENZA – Mercoledì 7 Settembre alle ore 18 presso la Libreria Ubik di Cosenza, il Premio Sila inizia a presentare i romanzi appartenenti alla decina finale. Si parte con “La provvidenza rossa” (Sellerio) di Lodovico Festa, un passato come quadro del Pci fino al suo scioglimento, poi tra i fondatori de “Il Foglio”, collaboratore de “Il Giornale” e di altre testate nazionali, nonchè autore di vari saggi.
Il romanzo è un giallo che ricostruisce un momento preciso e nevralgico della storia del nostro paese, il turbolento e drammatico 1977, l’anno del nuovo movimento, dei cortei dell’Autonomia operaia e degli scontri con le forze di polizia e con l’ultradestra, della contestazione a Lama e alla sinistra storica, dell’excalation della lotta armata che culminerà secondo le versioni ufficiali nel sequestro Moro. Ma è anche un gustoso ed ironico ritratto del PCI di allora, della potente e capillare macchina organizzativa negli anni in cui si trovava ambiguamente a far parte finalmente della maggioranza di governo ma senza poter rinunciare del tutto ad esercitare il ruolo di pungolo, di controllo e di contrasto tipico dei partiti d’opposizione. E poi c’è Milano, città tante volte raccontata dai romanzi e dai film gialli con i suoi salotti importanti e le sue periferie operaie, con l’ambiente della ligéra, storica mala locale.
A conversarne con l’autore ci saranno Sergio Aquino, imprenditore, ex militante del Pci e poi di Rifondazione Comunista ed Ugo G. Caruso, già critico di letteratura gialla su L’Unità ed appassionato di “cose milanesi”.