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“Sistema Rende”, Sandro Principe rinviato a giudizio

CATANZARO -Sono quattro le condanne, quattro i rinvii a giudizio e due le assoluzioni nell’inchiesta “Sistema Rende”, condotta dall’allora pm di Catanzaro Pierpaolo Bruni, oggi procuratore di Paola. Sandro Principe, ex assessore regionale e già sindaco di Rende, è stato rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata dalle modalità mafiose. Stessa decisione anche per un altro ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo, e per l’ex consigliere provinciale di Cosenza Pietro Ruffolo. Per tutti e tre è stato disposto il non luogo a procedere per un capo di imputazione relativo a episodi di corruzione elettorale.A processo, inoltre, Giuseppe Gagliardi, ex assessore comunale di Rende, che dovrà rispondere di corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose. Non luogo a procedere invece, sempre per Gagliardi, per l’accusa di corruzione. Per loro il processo inizierà il prossimo 12 giugno.

Sandro Principe torna in libertà

Sandro-PrincipeCOSENZA – Il Tribunale del Riesame di Catanzaro, accogliendo il ricorso presentato dagli avvocati Marco Amantea e Franco Sammarro, ha rimesso in libertà Sandro Principe, l’ex Sottosegretario al Lavoro, già assessore e consigliere regionale, coinvolto nell’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale  Antimafia di Catanzaro sul cosiddetto “Sistema Rende”, coordinata dai magistrati Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni. La decisione si basa sul fatto che sono venute meno le circostanze che avevano determinato la misura cautelare degli arresti domiciliari. Secondo i giudici infatti, non vi è alcun pericolo che Sandro Principe possa reiterare i reati di cui è accusato. L’ex sindaco della città del Campagnano era ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa poiché, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto sostegno elettorale da parte di alcune cosche del cosentino, appartenenti al clan dei Lanzino-Ruà. Oltre a Principe, arrestato il 23 marzo scorso, sono finiti nei guai anche Rosario Mirabelli, Pietro Ruffolo, Umberto Bernaudo e Giuseppe Gagliardi, tutti big della politica rendese.

 

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“Sistema Rende”, Principe sentito dal Gip. Presentata istanza di scarcerazione. Tutti respingono le accuse

CATANZARO – È durato oltre tre ore l’interrogatorio di garanzia dell’ex sottosegretario del Pd ed ex sindaco di Rende Sandro Principe, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro sul “sistema Rende”. Durante l’interrogatorio l’esponente politico del Pd si è detto estraneo alle accuse.
Assistito dall’avvocato Franco Sammarco, Principe ha risposto alle domande del Gip Carlo Saverio Ferraro che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. In aula anche il sostituto della Dda, Pierpaolo Bruni.
Non ci sono accuse, intercettazioni, incontri, fatti attribuibili a Sandro Principe – afferma Sammarco – Mi pare che dal punto di vista giuridico e giudiziario siamo al di là del consentito“. L’avvocato ha inoltre annunciato di aver già depositato istanza di scarcerazione al Tribunale della Libertà. Hanno respinto ogni addebito anche gli altri indagati. L’interrogatorio di Pietro Ruffolo, ex assessore provinciale di Cosenza ed ex assessore al Bilancio del Comune di Rende, è durato circa un’ora durante la quale Ruffolo ha risposto alle domande del gip Carlo Ferraro e ha precisato che non aveva nessun potere per assumere persone nelle cooperative, anche perché fino al 2005 non aveva incarichi politici e svolgeva la sua attività professionale in banca. Ruffolo ha detto di non conoscere i vari Ettore Lanzino, Adolfo D’Ambrosio e altri se non solo per aver letto le cronache sui giornali. I legali di Ruffolo, gli avvocati Franz Caruso e Francesco Tenuta, hanno chiesto la revoca degli arresti domiciliari per il ne bis in idem perché si tratta – secondo la difesa – degli stessi fatti già contestati in una precedente inchiesta in cui il politico venne coinvolto anni fa. Dopo Ruffolo, sono stati sentiti l’ex sindaco Umberto Bernardo, l’ex consigliere provinciale Giuseppe Gagliardi e l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli. Tutti hanno respinto le accuse esprimendo totale estraneità ai fatti contestati.