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Cosenza, arrestato dalla Polizia giovane di 23 anni

COSENZA – Un giovane di 23 anni è stato arrestato nella giornata di ieri da alcuni agenti della Polizia di Stato. Mirko Capizzano, 23 anni, già sottoposto agli arresti domiciliari è stato fermato per violazione agli obblighi imposti dalla misura di prevenzione appena citata. Capizzano, coinvolto nell’operazione “Predator” e autore di furti in edifici pubblici e privati è stato arrestato dopo che gli uomini alle direttive del Questore di Cosenza Conticchio non l’hanno trovato nella sua abitazione. Immediate sono scattate le ricerche da parte della Volante sul posto, che ha individuato il giovane in un vicolo adiacente alla sua abitazione. Al momento Capizzano è in attesa del giudizio per direttissima.

 

 

Non consegna la posta, denunciato un quarantenne

LOCRI (RC) – Invece di consegnare la posta, la teneva a casa propria. Per questo motivo un postino di 39 anni, è stato denunciato dai carabinieri del Gruppo di Locri e da quelli di Sant’Ilario dello Ionio per violazione, sottrazione o soppressione di corrispondenza. I militari hanno ricevuto diverse segnalazioni di cittadini che lamentavano il mancato recapito della corrispondenza, hanno avviato le indagini, effettuando una perquisizione domiciliare nell’abitazione dell’uomo dove hanno rinvenuto oltre 40 Kg di corrispondenza che è stata sottoposta a sequestro. Nel gennaio scorso, i carabinieri avevano già denunciato un 59enne della zona, in servizio in un Centro secondario di Distribuzione postale della Locride, perché ritenuto responsabile dello stesso reato di sottrazione e soppressione di corrispondenza. In quel caso, il postino era stato sorpreso mentre buttava della corrispondenza in un cassonetto della spazzatura.

Confiscate opere d’arte per 150mila euro ad un imprenditore contiguo alla ‘ndrangheta

unnamed4REGGIO CALABRIA – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e del Comando tutela patrimonio culturale dei carabinieri – Nucleo di Cosenza, hanno eseguito, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di Gioacchino Campolo, noto imprenditore reggino, operante principalmente nel settore dei “video poker”, indicato come contiguo alle cosche di ‘ndrangheta “Audino”, “Zindato”, “Libri” e “De Stefano” e condannato, in via definitiva, a 16 anni di reclusione per il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

I militari hanno confiscato beni di interesse storico artistico di valore stimato pari a 150mila euro. I beni oggetto di confisca sono costituiti da opere d’arte in marmo bianco e policromo che all’esito dell’ispezione dei carabinieri, sono risultate degne di tutela e risalenti ai secoli XVII – XVIII. Si tratta di un altare chiesastico – fontana da chiesa, composto da 6 pezzi (valore: 25mila euro); due statue raffiguranti un personaggio maschile e uno femminile (valore complessivo: 120mila euro); una cornice – porticina di tabernacolo (valore: 5mila euro).

Il provvedimento giudiziario costituisce la prosecuzione, sotto il profilo dell’aggressione patrimoniale ai beni riconducibili a Gioacchino Campolo, di una articolata indagine (operazione “Geremia”), coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria – Gico della Guardia di Finanza di Reggio Calabria.

Le indagini si sono concluse nel 2009 con l’esecuzione di 5 provvedimenti restrittivi personali nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, tra gli altri, dei reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di valori.

In relazione a tali esiti, la stessa D.D.A. delegava alla Guardia di Finanza ulteriori indagini a carattere patrimoniale volte all’individuazione – ai fini della possibile applicazione di una misura di prevenzione – dei beni mobili ed immobili riconducibili al citato proposto.Arte-torna-Arte.-Un-patrimonio-restituito-–-Una-sezione-con-opere-non-autentiche

Le conseguenti investigazioni attraverso la ricostruzione e l’analisi di ogni singola transazione economica e finanziaria hanno consentito l’individuazione di un enorme patrimonio, del quale Campolo risultava disporre direttamente o indirettamente, il cui valore era non solo sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, ma soprattutto derivato dalla genetica illiceità del denaro accumulato nel corso degli anni, frutto della contiguità al circuito della criminalità organizzata. Con il provvedimento di oggi la stessa Sezione Misure di Prevenzione ha disposto la confisca delle quattro opere d’arte in marmo per un valore complessivo stimato in 150mila euro.

Tali opere ora custodite dall’“Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”, sono attualmente in esposizione al pubblico all’interno di una sala del Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi” di Reggio Calabria, unitamente ad altri 125 dipinti d’autore già confiscati nella medesima procedura, nell’ambito di una mostra permanente delle opere d’arte confiscate alla mafia intitolata “A tenebris ad lucem – L’arte ritrovata torna bene comune”.

Processo Acheruntia, annulata la deposizione di Franco Pino

COSENZA – Doveva testimoniare lo storico pentito cosentino Franco Pino, nell’ambito del primo filone del processo Acheruntia, in corso di svolgimento al tribunale di Cosenza.Alla sbarra ci sono Angelo Gencarelli, ex consigliere comunale di Acri, Giuseppe Perri, ritenuto il punto di riferimento delle cosche nel territorio acrese, e Giampaolo Ferraro. Il collegio giudicante, d’intesa con il pm Pierpaolo Bruni, invece di raccogliere una nuova deposizione di Franco Pino ha acquisito agli atti un verbale risalente al 1995 da cui risulterebbe che l’ex boss di Cosenza parlò di un certo “Angiuluzzu di Acri” indicandolo come organico alla ‘ndrangheta cosentina. In aula anche l’ex assessore regionale all’agricoltura Michele Trematerra e l’ex sindaco di Acri Luigi Maiorano che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. I legali di Gencarelli, Antonio Quintieri e Matteo Cristiano, hanno chiesto la revoca dei domiciliari per il loro assistito. Il giudice deciderà il prossimo 13 giugno, data nella quale è stata fissata l’audizione dei testimoni della difesa.

Rifiuti, deferito un commerciante

COSENZA – Gestione illecita di rifiuti è il reato di cui dovrà rispondere un commerciante di Paola a seguito di un controllo effettuato dai militari della Stazione Carabinieri Forestale locale. Il deferimento è scaturito a seguito di un controllo lungo l’arenile posto nella zona nord del lungomare di Paola, denominata comunemente “Pagnotta”, dove i militari hanno rinvenuto un cumulo di rifiuti depositati sul suolo.  Il controllo ha portato ad individuare il responsabile della commissione di tale illecito, relativamente allo smaltimento dei rifiuti non in conformità a quanto previsto dalla vigente normativa. Il controllo ha infatti ricondotto alla provenienza dei rifiuti, ad un noto locale la cui  attività consiste nella somministrazione al pubblico di alimenti e bevande. Si è quindi proceduto al sequestro dei  rifiuti e al deferimento del responsabile legale della società che fa capo al locale per violazione alla normativa ambientale.

Sequestrata merce contraffatta nel corso della tradizionale fiera di San Francesco

PAOLA (CS) – Si è conclusa con il sequestro di beni contraffatti o pericolosi per la salute del consumatore, la verbalizzazione di oltre 70 mancate emissioni di scontrini fiscali e la denuncia di un immigrato risultato clandestino la  fiera di San Francesco a Paola. Questi i risultati del “Dispositivo permanente di contrasto ai traffici illeciti” attuato dalla Guardia di Finanza di Cosenza.

Il piano è stato attuato attraverso controlli esterni presso i “punti strategici”, ovvero svincoli stradali, autostazioni e stazione ferroviaria di Paola e l’area interessata dalla tradizionale fiera di San Francesco. Complessivamente sono stati circa 800 i beni sequestrati costituiti da borse, occhiali, orologi (fra i quali “Rolex”) ed altri capi d’abbigliamento recanti illegittimamente marchi registrati e griffe di note case produttrici nonché prodotti detenuti in violazione del Codice del Consumo, in quanto sprovvisti delle etichette contenenti le indicazione sulla composizione merceologica e sul produttore. Gli articoli sequestrati sono stati realizzati con materiali di scarsa qualità e sono risultati pericolosi poiché gli acquirenti, utilizzandoli, sarebbero stati esposti al rischio di contrarre infezioni cutanee.

L’azione di contrasto all’evasione fiscale, inoltre, ha permesso la verbalizzazione di oltre 70 cessione di beni effettuate senza l’emissione dello scontrino fiscale.

‘ndrangheta, preso il latitante Rocco Barbaro. Si nascondeva in casa di una figlia

REGGIO CALABRIA – Si nascondeva in casa di una delle figlie, il latitante Rocco Barbaro di 51 anni, arrestato oggi dai Carabinieri a Platì, in provincia di Reggio Calabria. Rocco Barbaro, alias “U Sparitu”, era ricercato dal gennaio del 2016, in quanto colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice delle indagini preliminari di Milano su richiesta della Direzione distrettuale antimafia meneghina, che ha concordato con l’attività investigativa svolta dal nucleo investigativo del comando provinciale di Milano, per associazione di tipo mafioso e intestazione fittizia di beni con l’aggravante del metodo mafioso. I fatti contestati risalgono da maggio 2013 al gennaio 2014. Al centro dell’indagine vi è il cambio di proprietà di un bar a Milano, vicenda nella quale Rocco Barbaro avrebbe rivestito un ruolo da intermediario per l’intestazione fittizia a una terza persona, poiché la precedente gestione aveva contratto numerosi debiti, in particolare coi Monopoli di Stato. Barbaro avrebbe gestito in maniera occulta il bar, controllando l’operato del nuovo titolare, anch’egli originario di Platì. Rocco Barbaro è il figlio di Francesco Barbaro, classe 1927, alias “Cicciu U Castanu”, capo dell’omonima consorteria di ‘ndrangheta, in atto detenuto all’ergastolo per una condanna per l’omicidio del brigadiere dei carabinieri Antonino Marino. Rocco Barbaro, inoltre, è cognato di Giuseppe Pelle, figlio del defunto Antonio Pelle alias “U Gambazza”, ritenuto capo dell’omonima cosca operante nel territorio di San Luca. Rocco Barbaro era stato a lungo latitante, dal 1997 al 2003, quando era stato implicato in un’indagine per reati in materia di stupefacenti. Dopo le formalità di rito l’uomo è stato condotto in carcere a Reggio Calabria.

Ancora un incidente sulla 106, quattro le persone coinvolte

SANT’ANDREA APOSTOLO DELLO JONIO (CZ) – Sono quattro le persone coinvolte in un incidente verificatosi lungo la statale 106 nel tratto che attraversa l’abitato di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio. Per cause ancora in corso di accertamento un suv si è scontrato con un’altra autovettura. I due veicoli sono andati quasi distrutti mentre non ci sarebbero state gravi conseguenze per gli occupanti che sono stati comunque trasportati in ospedale per i primi accertamenti. Una delle persone coinvolte è una donna in stato interessante. (Foto dalla pagina facebook Basta vittime sulla Ss 106).

Venticinque chili di cocaina purissima sequestrati a Gioia Tauro

REGGIO CALABRIA – Oltre 25 kg di cocaina sono stati sequestrati al porto di Gioia Tauro dagli uomini del comando provinciale di Reggio Calabria, insieme a funzionari dell’Agenzia delle Dogane – Ufficio Antifrode di Gioia Tauro, con il coordinamento della procura della Repubblica della Direzione distrettuale antimafia. Lo stupefacente è stato trovato all’interno di un container, che trasportava pollo congelato, proveniente dal Brasile e destinato al porto di Umm Qasr (Iraq). Il carico, fa sapere la procura, è stato scoperto grazie a una serie di incroci documentali e successivi controlli di container sospetti, anche attraverso sofisticate apparecchiature scanner in dotazione all’Agenzia delle Dogane ed unità cinofile della guardia di finanza. La cocaina sequestrata, suddivisa in 23 panetti, per un totale di 25,660 kg, avrebbe fruttato, con la vendita al dettaglio, circa 5 milioni di euro.