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“Mare Sicuro 2016”: riparte l’operazione di controllo delle coste

Guardia-costieraCORIGLIANO CALABRO (CS) – Saranno 11.000 le forze della Guardia Costiera, impegnate nel controllo di circa 8.000 km di costa, nell’ambito dell’operazione “Mare Sicuro” 2016, disposta comando generale del corpo delle capitanerie. Salvaguardia della vita umana, tutela dell’ambiente marino e costiero, controllo delle spiagge e dei traffici marittimi gli obiettivi primari.

Giovedì 23 giugno, alle ore 10, presso la Capitaneria di porto di Corigliano Calabro, il Capitano di Fregata, Francesco Perrotti, capo del compartimento marittimo e Comandante del porto, terrà una conferenza stampa di presentazione dell’operazione che prenderà il via anche nell’ambito del compartimento di Corigliano e vedròà la Guardia costiera impegnata sul litorale jonico della provincia di Cosenza.

 

Sbarchi su coste calabresi: soccorse 350 persone, un morto

Circa 350 migranti a bordo di un barcone in difficoltà al largo della Calabria, sono stati salvati nella notte al termine di un intervento reso particolarmente complesso dalle condizioni del mare. A bordo del 42ae3ef843d7782b4ee46f586141b758barcone anche il cadavere di un uomo, morto probabilmente durante la traversata. I migranti sono stati tutti recuperati e trasferiti su un pattugliatore croato diretto a Reggio Calabria.

49 morti asfissiati in stiva barcone – Ammassati uno sopra l’altro nella stiva di una carretta del mare di soli 14 metri, con la poca aria resa irrespirabile dai fumi del carburante. Sono morte così 49 persone – che non avevano probabilmente pagato abbastanza agli scafisti per permettersi di stare sul ponte – partite dalle coste libiche nelle prime ore del giorno di Ferragosto. “Non sarà l’ultima tragedia se non si risolve il problema della Libia”, ha commentato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. La richiesta di aiuto è giunta, come di solito avviene, con una telefonata da un satellitare. E’ stata dirottata quindi in zona la nave Cigala Fulgosi della Marina Militare. L’elicottero del pattugliatore alle 7 di ieri mattina ha localizzato l’imbarcazione a soli venti miglia dalla Libia. Ferma, stracarica di passeggeri, solo pochissimi dei quali con un giubbotto salvagente. Inizialmente, dunque, sembrava un intervento come altri che in questo periodo si susseguono nel canale di Sicilia. Ma quando gli uomini della Marina sui gommoni sono saliti a bordo, i passeggeri hanno subito parlato di morti.

 

E’ il comandante del Cigala Fulgosi, il capitano di fregata Massimo Tozzi, a raccontare cosa si sono trovati davanti i soccorritori: “una scena terribile: decine di corpi senza vita ammassati uno sull’altro nella stiva, mentre le donne si disperavano per i loro cari morti”. Nessuna traccia di scafisti e la nave non sembrava governata. La probabile causa di morte è l’asfissia per inalazione di combustibile, dato che i corpi esaminati non presentavano segni di ferite. Come avviene in questi viaggi della disperazione, chi può permettersi di pagare di più ottiene un posto all’aperto e magari anche un salvagente o un giubbotto di salvataggio; per gli altri c’è la stiva. Il barcone era partito presumibilmente da poche ore. Ma era talmente carico che la sua sorte era segnata. L’intervento della Marina ha evitato che la tragedia fosse ancora più pesante. “Ma è questo che facciamo – ha replicato il capitano – prestare soccorso a chi è in difficoltà in mare è il nostro compito”. Alla fine, i militari della Marina hanno contato 49 cadaveri.

 

Sono stati presi a bordo insieme ai 312 superstiti. Tra loro 45 donne e tre minori. I soccorsi ed i corpi sono stati quindi trasferiti sulla nave norvegese Siem Pilot che fa parte della missione europea Frontex. Arriveranno questa mattina a Catania, dove la procura ha aperto un’inchiesta sulla morte dei migranti. Catania, ha detto il sindaco Enzo Bianco, “si appresta a dare accoglienza ai superstiti e pietosa sepoltura alle vittime”. “Il mondo – ha sottolineato il ministro Alfano nella tradizionale conferenza stampa di Ferragosto, nel corso della quale era appena arrivata la notizia della nuova strage – non può attendere di fronte alla crisi della Libia che è un vulcano acceso non di fronte all’Italia, ma all’Europa. O la comunità internazionale è in grado di risolvere la situazione lì o la tragedia di oggi non sarà l’ultima”. Il ministro ha risposto anche alle critiche del segretario generale della Cei, mons. Galantino, che nei giorni scorsi aveva accusato il Governo di essere del tutto assente sull’immigrazione. “Noi – ha puntualizzato – facciamo un mestiere diverso dalla chiesa e comunque do per buona la rettifica delle parole di monsignor Galantino e non quello a lui in un primo momento attribuito”. E poi, ha aggiunto, “noi facciamo fino in fondo quello che è il dovere di una grande democrazia: salviamo vite e rimpatriamo chi non fugge da guerre o da persecuzioni, ma arriva illegalmente sul nostro territorio”.

Consuma aree costieri calabresi, Legambiente presenta i dati

Foto 1 (3)REGGIO CALABRIA –  Stamattina, nella sede del Circolo Velico Reggio, si è tenuta la conferenza stampa per la presentazione dei dati del dossier di Legambiente sul consumo delle aree costiere calabresi. A illustrare i dati è stato il vicepresidente nazionale di Legambiente, Edoardo Zanchini:
“La Calabria ha bisogno – spiega Zanchini – di mettere finalmente al centro dell’attenzione, la tutela e valorizzazione delle aree costiere. Alla Regione chiediamo, in linea con l’obiettivo proclamato dal presidente Oliverio, di ridurre il consumo di suolo, di fissare un vincolo di inedificabilità assoluta per tutte le aree costiere ancora libere dall’edificato di almeno un chilometro dal mare, attraverso l’approvazione di un piano paesaggistico che scongiuri i rischi di cementificazione che si aprono con il silenzio-assenso introdotto dalla Legge Madia”.
Lo studio di Legambiente ha analizzato la costa calabrese in un arco di tempo che va dal 1988 al 2011. Grazie alle sovrapposizioni delle foto satellitari è stato possibile fare un raffronto con quella che era l’occupazione della costa all’epoca e come si è evoluta nei 23 anni presi in esame. Dall’indagine, si evince che in questo lasso temporale sono stati consumati 11 km di costa, e il motivo principale sta nella costruzione di seconde case e per attività turistiche. Questo fenomeno interessa in maniera piuttosto diffusa tutta la costa calabra, ma in particolare quella tirrenica. Da Reggio Calabria, fino al confine con la Basilicata, è un susseguirsi di nuove realizzazioni che hanno occupato vuoti, cancellato importanti aree agricole, intaccato paesaggi montuosi di rara bellezza, avvicinato i centri esistenti, densificato e cementificato in maniera irresponsabile un patrimonio naturale inestimabile. Alcuni esempi si possono cogliere dai centri di Ricadi, Parghelia, Zambrone, Briatico e Pizzo. A questo fenomeno di diffusione di seconde case e complessi turistici, si aggiungono poi una serie di interventi di ripascimento delle spiagge e di nuovi pennelli frangiflutto, come lungo il litorale di Motta San Giovanni, Palmi, Gizzeria, Falerna, San Lucido.
La Calabria ha complessivamente un totale di 798 km di coste, dal Comune di Tortora Marina sul Mar Tirreno al Comune di Rocca Imperiale sul Mare Jonio che la separano dalla Basilicata. Oggi 523 chilometri (il 65%) della costa calabra sono urbanizzati e dunque trasformati da interventi antropici legali e abusivi. In particolare, 56,8 km risultano occupati da infrastrutture, viarie e portuali; 205,5 km risultano occupati dai centri urbani principali,Foto 2 (5) mentre 261 sono i chilometri trasformati da una urbanizzazione poco densa, diffusa lungo la linea di costa. Restano ‘liberi’, a rischio cementificazione, 119 km di suoli agricoli e 156 km di natura inalterata.
A questa prima analisi si è aggiunta, una seconda indagine che ha riguardato la morfologia della linea di costa: sono 614 i chilometri di spiaggia, 128 quelli di costa rocciosa, mentre ben 56, sono i chilometri di costa trasformati, in maniera irreversibile, con banchine e riempimenti legati agli usi portuali. Dati preoccupanti, soprattutto se si considera che in futuro, in mancanza di un’appropriata tutela, potrebbero scomparire altri tratti di costa e spiagge ancora libere dal cemento. Il paesaggio costiero calabro è tra i più ricchi, per varietà e complessità morfologica, dell’intera penisola. Lo studio di Legambiente ha l’obiettivo di comprendere la profonda trasformazione avvenuta principalmente per usi urbani, residenziali e turistici, e far riflettere sull’importanza di aprire una nuova fase di attenzione alla tutela e riqualificazione di aree di così grande pregio.
“Noi riteniamo – afferma Nuccio Barillà, della segreteria nazionale e regionale di Legambiente – che ‎una chiara indicazione di tutela di questo tipo sia la precondizione per ragionare in maniera trasparente e condivisa di interventi di riqualificazione delle parti costruite, per valorizzarne le potenzialità turistiche, attraverso interventi sulla messa in sicurezza statico, sull’efficienza energetica, sulla qualità ambientale. Inoltre – aggiunge ancora Barillà – occorre che dalla Regione Calabria e dai Comuni calabresi venga un radicale cambio di marcia per quanto riguarda l’abusivismo edilizio – riprendendo anche i dati dell’importante indagine “Paesaggi e Identità” effettuata a suo tempo dalla stessa Regione – per demolire i tanti edifici abusivi sul territorio costiero in modo da dare un chiaro segnale di cambiamento rispetto al futuro della Calabria”.
L’iniziativa si inserisce nel programma della Goletta Verde, la campagna di Legambiente a tutela dei mari e delle coste italiane, che tornerà venerdì in Calabria, a Tropea, dopo le tappe dell’area ionica.

IL DOSSIER COMPLETO DISPONIBILE A QUESTO LINK:
http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/consumo_suolo_coste_calabre.pdf

Scossa di magnitudo 2.7 al largo delle coste calabresi

CATANZARO – Alle 3.55 di questa mattina una scossa di magnitudo 2.7 è stata registrata al largo delle coste calabresi meridionali, nelle vicinanze dei comuni di Ardore, Africo, Bovalino e Bianco, Sant’Ilario dello Ionio e Locri. L’epicentro era a 44,5 km di profondità. A rilevare il dato è stato l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Non si è fortunatamente verificato alcun danno a persone o cose.

Speranza e sopravvivenza in terra straniera: la storia di Hamidi

REGGIO CALABRIA – Le coste calabresi in questi giorni d’agosto continuano ad essere teatro di approdi rocamboleschi da parte di imbarcazioni cariche di migranti e di speranze. I riflettori sono accesi sulle morti tragiche di chi non riesce ad arrivare a riva o di chi viene soccorso in condizioni sanitarie disperate. Occhi puntati e commenti contrapposti di solidarietà o di fastidio che durano il tempo di un caffé.

Su quelle stesse spiagge, forse solo poco più in là, in questi medesimi giorni d’estate si può assistere ad un altro fenomeno strettamente connesso all’immigrazione. Sono i venditori ambulanti che si destreggiano tra i bagnanti distesi al sole. Quelli che sono sbarcati magari qualche anno fa in simili precarie condizioni e che ora cercano di raccogliere qualcosa per vivere proprio in quei luoghi che li hanno strappati alla morte in mare. Vagano tra ombrelloni e teli, con il carico della loro mercanzia, come una risacca lenta e ritmata. Provengono da molti paesi, offrono prodotti diversi, ciascuno ha una propria storia e una famiglia da ricordare.

Come Hamidi, etiope, 28 anni, passo deciso, sguardo sincero, sorriso delicato. Si avvicina con garbo, rallenta passandoti accanto per darti il tempo di decidere se fermarlo o meno, se ti interessa qualcosa o meno. È in Italia già qualche anno e lo si intuisce dal modo chiaro e attento di parlare. Anche se – confessa – conosceva l’italiano già prima di arrivare nel nostro paese. Ha deciso di venire qui per studiare, approfondire i suoi studi d’informatica. “È un settore sempre in crescita che può garantire un lavoro onesto e dignitoso. Magari potrò anche tornare nel mio paese e contribuire a migliorare qualcosa lì. Abbiamo ancora tanta strada da fare”. Intanto deve darsi da fare con lavoretti stagionali e occasionali. “Con la crisi sono diminuiti i turisti e la voglia di spendere anche pochi spiccioli, ma per me è un modo onesto per mettere da parte qualcosa”. Vuole fare le cose per bene. Non nasconde una punta di soddisfazione mentre ammette di essere ora con i documenti a posto: “per iscrivermi all’università era necessario avere tutti i documenti in regola”. Ma all’inizio è stata dura.

Anche lui è uno dei tanti arrivati dopo un lungo viaggio della speranza lungo la rotta del sogno europeo: il deserto della Libia, la partenza furtiva dalla spiaggia, la pericolosa traversata del Mediterraneo su un motoscafo, la fame e la sete delle persone accalcate sul mezzo precario, il rischio di essere rintracciati, l’approdo rocambolesco, la permanenza nel centro d’accoglienza. Hamidi non trova le parole per raccontare quella disumana avventura. Non le conosce nella nostra lingua. E forse neanche nella sua. Perde per qualche attimo il suo sorriso pensando ai compagni di viaggio che non ce l’hanno fatta. Un viaggio costellato di paure, di solitudine, di mancanza di diritti basilari, sempre in bilico tra la vita e la morte. “Si perde la consapevolezza di essere umano”, ci confida scoraggiato e incredulo.

Proviamo ad allontanare la tristezza dalla mente chiedendogli del suo paese e della sua famiglia. E l’espressione del suo viso si trasforma completamente. In Etiopia ha lasciato i genitori, tre sorelle ed un fratellino. Si scambiano notizie e foto più spesso che possono, ma Hamidi non vede l’ora di tornare, per riabbracciarli ma soprattutto per mostrare loro quello che è riuscito a fare in questo tempo lontano da casa. “Mi piacerebbe essere un esempio positivo per i miei fratelli e i loro amici”; uno che ce l’ha fatta costruendo la propria strada con perseveranza e onestà, senza scorciatoie.

La storia di Hamidi può essere quella di tanti altri, uomini e donne in cerca di futuro. Come la sua tante vite in fuga da conflitti e povertà manovrati da intrecci più grandi di loro. Situazioni che non capiscono e non posso cambiare. Se non con la speranza di recuperare altrove la propria dignità perduta.

 

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

Arpacal, allerta alghe nelle coste calabresi

Catanzaro- Potenziale allerta alghe nel mare calabrese. E’ quanto sembra profilarsi dalla valutazione dei primi risultati delle analisi svolte a seguito delle numerose segnalazioni raccolte dal Numero verde 800.331.929 attivato nell’ambito del piano operativo della task force Regione Calabria – Arpacal – Direzione Marittima. Dal primo documento d’aggiornamento presentato dai biologi dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal), riferito alla stagione balneare 2012 e consultabile sul sito www.arpacal.it nella sezione Dati Ambientali, in numerosi siti sui quali il personale tecnico dell’Agenzia e’ intervenuto con la Capitaneria di Porto, dopo le opportune verifiche e campionamenti, l’esito delle analisi ha dato il risultato della presenza di alghe.

”I primi risultati dei numerosi campioni prelevati nelle zone di criticita’, e’ stata riscontrata la presenza di fioritura algale di Gymnodinium sp.. Si tratta di alghe che non producono tossine pericolose per l’uomo ma determinano la formazione di schiume per la degradazione cellulare. Dal punto di vista microbiologico, valori fuori norma sono stati riscontrati solo alla foce del fiume Mesima. Anche nei campioni prelevati in prossimita’ del Fiume Mesima (comune di Nicotera) si e’ riscontrata una proliferazione di microalghe non tossiche del genere ”Gymnodinium sp.”, referto confermato anche dagli esperti del Centro di Ricerche Marine di Cesenatico”.

”Nel tratto di mare che interessa il comune di Torremezzo di Falconara Albanese (CS) – prosegue il documento – e’ stata riscontrata una massiccia presenza di mucillagine e nessun tipo di sostanze inquinanti. Questi aggregati gelatinosi, prodotti dall’essudazione delle alghe unicellulari, per effetto delle condizioni meteo- climatiche e di idrodinamismo favorevoli al loro sviluppo (elevate temperature e mare calmo), tendono ad aggregarsi in lunghe strisce galleggianti.

La presenza delle bolle, inoltre, e’ dovuta al fatto che durante tale processo, queste sostanze intrappolano una ricca flora di organismi unicellulari, la cui attivita’ metabolica provoca la formazione di gas, responsabile del galleggiamento della striscia”.

Anche nei campioni prelevati ad Amantea in localita’ Coreca, nella provincia di Cosenza – continua il documento Arpacal – ”e’ stata riscontrata una fioritura algale di ”Cartesia sp.”; si tratta di un flagellato marino non tossico appartenente alla classe delle Cloroficee, famiglia delle Clamydomonadacaee, presente soprattutto in prossimita’ di zone d’immissione di acqua dolce e responsabile sia della colorazione verdastra delle acque sia della presenza di chiazze oleose dovute ai fenomeni di degradazione di globuli di olio o di grasso che sono accumulati al suo interno come materiale di riserva. Nei campioni prelevati a Marina di Gioiosa (RC) in prossimita’ dell’Hotel Niagara, infine, e’ stata riscontrata una cospicua presenza di polline di Urticaceae, che addensandosi sulla superficie delle acque le rende opalescenti e a chiazze scure”.

 

Per maggiori informazioni: www.arpacal.it