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Opeazione “Eumenidi”, notificate sei ordinanze di sospensione da cariche pubbliche

LAMEZIA TERME (CZ) – Sono state notificate sei ordinanze di sospensione da cariche pubbliche da parte del gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme e degli agenti della polizia di frontiera presso il locale aeroporto . Sono stati sospesi dalle loro cariche un dipendente dell’Enav, un dipendente della regione Calabria, un funzionario dell’amministrazione provinciale di Catanzaro, un responsabile dell’area personale di Sa,Cal S.p.a , un responsabile del centro per l’impiego di Lamezia Terme e un appartenente alle forze di polizia. La misura è stata ritenuta necessaria in relazione alle accuse mosse nei confronti degli indagati nell’ambito dell’operazione “Eumenidi” vertente sugli illeciti penali riscontrati nell’ambito della gestione dell’aeroporto di Lamezia Terme. Per altri sei soggetti, il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto assorbenti le prestate dimissioni dal CDA di Sa.Cal e/o dai pubblici uffici.

 

Rissa in piazza, quattro denunce

COSENZA – Ieri , il personale della Polizia di Stato ha denunciato in stato di libertà M.M. di anni 27, S.P. di anni 25, V.F. di anni 27 e B.I. di anni 40 per rissa.In particolare, personale in servizio alla Questura di Cosenza diretta dal Questore Conticchio, interveniva e sedava una violenta rissa che si stava consumando in una piazza del centro città fra quattro persone.I quattro, due dei quali con numerosi precedenti di polizia, accompagnati in Questura venivano identificati e deferiti in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria competente. All’origine della rissa, futili motivi e contrasti tra corrissanti.

 

 

Bancarotta fraudolenta di una società che si indebita e fallisce. Denunciati gli amministratori

COSENZA – Gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della guardia di finanza di Cosenza, nell’ambito delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Cosenza sotto la direzione del Procuratore Spagnuolo, hanno denunciato gli amministratori di una società cosentina operante nel settore edile per bancarotta fraudolenta e sequestrato beni aziendali ceduti ad altra società.

La società edile, formalmente gestita da un amministrare fittizio, dopo aver accumulato debiti tributari per circa 2 milioni di euro ed altri debiti per circa 3 milioni di euro, al fine di sottrarsi al pagamento dei debiti, ha ceduto i propri beni aziendali ad altra società controllata dallo stesso amministratore ed è stata avviata a fallimento.

In particolare, prima della dichiarazione di fallimento, la società , al fine di evitare il pagamento dei debiti, ha venduto terreni e automezzi nonché la titolarità di attestazioni di qualificazione necessarie per la partecipazione alle gare pubbliche, vera “ricchezza patrimoniale” disponibile dal soggetto avviato a fallimento. I creditori sono stati dunque privati di ogni utile garanzia di pagamento, risultando la società, al termine dell’operazione, una vera e propria “scatola vuota”, non più in grado di saldare i debiti.

Il risultato finale è stato quello di “svuotare” la società indebitata, privandola dei beni aziendali per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro. Una volta “svuotata” , la società ha continuato parzialmente l’attività e si è resa sconosciuta al fisco, non presentando più le dichiarazioni fiscali.

A conclusione delle indagini, è stato individuato il vero amministratore della società, denunciato per bancarotta fraudolenta in concorso con l’amministratore fittizio. Entrambi rischiamo ora la pena della reclusione fino ad un massimo di 10 anni.

Ricostruite inoltre le cessioni fittizie di beni, sono stati richiesti ed ottenuti provvedimenti di sequestro cautelare i beni aziendali ceduti, che saranno posti a garanzie dei debiti non pagati dalla società fallita.

Cava sequestrata a Borgo Partenope, deferiti due imprenditori (VIDEO)

COSENZA – I militari della stazione carabinieri forestale di Cosenza con il supporto del personale di Montalto Uffugo, hanno eseguito il sequestro preventivo di una cava per l’estrazione di materiale inerte in località Costiera della frazione Borgo Partenope di Cosenza. La cava oggetto del sequestro è stata realizzata su terreni sottoposti a vincolo paesaggistico ambientale in quanto area formata da bosco misto di Roverella con presenza di Corbezzolo, Orniello ed Erica Arborea e area ricadente nella fascia di rispetto del sottostante Fiume Ispica. Le indagini, condotte dal pm Giuseppe Cozzolino e coordinate dall’aggiunto Marisa Manzini e dal procuratore Mario Spagnolo, hanno portato al deferimento di due imprenditori per il reato di coltivazione di cava in area vincolata in assenza di nulla osta paesaggistico ambientale. Secondo l’accusa, l’estrazione del materiale inerte per un quantitativo stimato in circa 250 mila metri cubi, ha causato una modifica rilevante dello stato originario dei luoghi, soggetti tra l’altro ad attività di disboscamento di una vasta area posta sul versante destro del tratto finale del fiume Ispica, interamente composta dai tipici soprassuoli boscati rinvenibili sulle colline a sud di Cosenza.

Detenevano armi clandestine in casa, arrestati padre e figli

GIOIA TAURO (RC) – Padre e due figli sono stati arrestati dai carabinieri di Gioia Tauro in sinergia con lo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia con l’accusa di detenzione illecita di arma clandestina e munizionamento, oltre che di ricettazione e detenzione di droga. I militari, nel corso di un controllo in Contrada Bosco Selvaggio Olmolongo a Rizziconi hanno perquisito l’abitazione in cui vivono Girolamo Giardino, di 53 anni, ed i suoi figli Michele (26) e Gabriele (21). In alcune pertinenze della proprietà e in auto loro intestate, i carabinieri hanno trovato un revolver Smith & Wesson 357 magnum con matricola abrasa, una pistola di fabbricazione ceca cal. 6.35 completa di caricatore con 6 cartucce e matricola abrasa, e 1,3 chili di marijuana. I tre sono stati quindi arrestati.

Agguato a colpi di pistola, ferito un postino incensurato

REGGIO CALABRIA – Un postino incensurato di 29 anni, B.A., è stato ferito in un agguato compiuto stamani nel centro di Reggio Calabria. L’uomo è stato raggiunto da colpi di pistola alle gambe e ad un braccio. E’ stato subito soccorso e portato in ospedale. Non è in pericolo di vita. L’agguato è scattato verso le 7 quando l’uomo è uscito da casa. Appena entrato in auto è stato affiancato da un ciclomotore con a bordo due persone col volto travisato. Uno dei due è sceso ed ha sparato alcuni colpi di pistola da distanza ravvicinata, ferendolo. I due sono fuggiti subito dopo. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Comando provinciale che conducono le indagini. Sulla base della dinamica, gli investigatori ritengono che non vi fosse la volontà di uccidere. Pur non escludendo alcuna ipotesi, la personalità della vittima induce gli investigatori a ritenere che non si tratti di un fatto di criminalità organizzata. Le indagini si concentrano adesso sulla sfera privata della vita di B.A.

Sequestrati beni a professionisti legati alla cosca Alampi

REGGIO CALABRIA – Beni per un valore di un milione di euro sono sequestrati dai carabinieri e dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria a tre professionisti ritenuti legati alla cosca Alampi. I provvedimenti, emessi dalla Sezione misure di prevenzione su richiesta della Dda, hanno riguardato gli avvocati Giulia Maria Rossana Dieni e Giuseppe Putortì ed il commercialista Rosario Spinella. Dieni e l’ex marito Putortì sono stati arrestati nel luglio 2014 nell’operazione “Rifiuti Spa 2” e condannati in primo grado dal gup a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa. I due, difensori di Matteo Alampi, avrebbero portato fuori dal carcere dove il presunto boss era detenuto, messaggi con le direttive per gli affiliati. Spinella, arrestato insieme ai due legali e condannato a 8 anni per concorso esterno, in qualità di amministratore di società sequestrate avrebbe consentito la loro gestione al capocosca Giovanni Alampi ed avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti per costituire fondi neri per la cosca.

Operaio muore dopo esser caduto da un ponteggio

BOLZANO – È morto all’ospedale di Bolzano un operaio, caduto ieri da un ponteggio. Gabriele Arcuri, 54 anni di Crotone, è precipitato per una decina di metri in un cavedio del cantiere di una cantina vinicola, che si trova a pochi metri dall’ospedale.
Il medico d’urgenza, intervenuto insieme ad una squadra del corpo permanente dei vigili del fuoco di Bolzano, ha prestato i primi soccorsi all’infortunato, che da subito versava in gravissime condizioni. I vigili del fuoco hanno recuperato dal cavedio l’operaio che è stato trasportato all’ospedale, dove però è deceduto poche ore dopo.

Si intensificano i controlli dei Carabinieri della Compagnia di Rende, due le denunce

RENDE (CS) – Nella mattinata di ieri i militari della Stazione Carabinieri di Acri hanno denunciato in stato di libertà un 45enne di Acri perché trovato fuori dalla propria abitazione in orario non consentito come da prescrizioni inerenti la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Sempre nella serata di ieri i Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Rende, durante servizio perlustrativo nel territorio di competenza della Compagnia, hanno segnalato quale assuntore di sostanze stupefacenti un 42enne cosentino, trovato in possesso di circa due grammi di cocaina nel corso di perquisizione personale.

Sequestrati 17 impianti pubblicitari sul Tirreno cosentino

PAOLA (CS) – I carabinieri della Compagnia di Paola, su disposizione della Procura, hanno acquisito documentazione in diversi comuni per verificare l’affidamento del servizio pubblicitario nonché la regolarità nella costruzione di maxi impianti pubblicitari. L’indagine è il prosieguo dell’inchiesta che ha portato al sequestro di 17 cartelloni a Guardia Piemontese ed Acquappesa. Nell’inchiesta, coordinata dal pm Anna Chiara Fasano, sono indagate 12 persone tra le quali i sindaci di Acquappesa, Giorgio Maritano, e di Guardia, Vincenzo Rocchetti, oltre ad assessori e funzionari dei due comuni. Per l’accusa, la gestione del servizio veniva affidata in violazione del codice degli appalti pubblici. In particolare sarebbero state favorite società prive dei requisiti e riconducibili a soggetti di Cetraro e Paola con precedenti per mafia e sorvegliati speciali. I reati ipotizzati sono turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, depistaggio, abuso d’ufficio, rifiuto di atti d’ufficio, falsità ideologica.