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Operazione Jonny, iniziano gli interrogatori di garanzia

CATANZARO – Iniziano gli interrogatori di garanzia per la convalida dei 68 fermi disposti dalla Dda nell’ambito dell’operazione Jonny contro la cosca Arena che ha portato alla scoperta anche delle infiltrazioni della ‘ndrina nella gestione del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto. Per Leonardo Sacco e don Edoardo Scordio, rispettivamente governatore e correttore della Misericordia di Isola, accusati di associazione mafiosa e di essere attori protagonisti della sottrazione di fondi destinati all’accoglienza e girati alla cosca, l’udienza è in programma mercoledì 17 maggio a Crotone, competente a valutare sui fermi operati sul territorio di competenza di quel Tribunale. A Catanzaro, per l’esame delle varie posizioni, è stato costituito un pool composto da tre gip.

Materiale esplodente, fermato a Oppido Mamertina un 82enne

OPPIDO MAMERTINA (RC) – Materiale esplodente è stato rinvenuto questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria in una abitazione del reggino. Reo della custodia illecita un uomo di 82 anni, Giuseppe De Lorenzo, già noto alle forze dell’ordine. L’anziano uomo è stato tratto in arresto e posto ai domiciliari in flagranza di reato a Oppido Mamertina, dopo che gli uomini dell’arma hanno rinvenuto polvere da sparo e 55 cartucce detenute illecitamente. L’accusa rivolta a De Lorenzo è, dunque, di fabbricazione o detenzione di materiale esplodente, detenzione abusiva di armi e detenzione di esplosivi.

Il materiale è stato rinvenuto nel corso di una perquisizione domiciliare in un casolare in disuso, risultato nella disponibilità del pensionato. In un involucro di cellophane, gli uomini dell’arma ha ritrovato il materiale esplodente confezionato con pallini in metallo e miccia esterna e le cartucce. Il materiale è stato posto in sicurezza dagli artificieri del Comando provinciale dei carabinieri di Reggio, fatto intervenire sul posto.

Maltrattamenti in famiglia, un arresto

REGGIO CALABRIA – Un uomo di 52 anni è stato arrestato a Reggio Calabria dai carabinieri con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. L’arresto è stato fatto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere messa dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.
I carabinieri, durante una perquisizione in casa del cinquantaduenne, hanno trovato una pistola clandestina, 500 cartucce di vario calibro, un pugnale della lunghezza di 32 centimetri e otto caricatori per armi di vario calibro e dimensione. L’uomo, secondo quanto accertato dai militari, avrebbe messo in atto i maltrattamenti nei confronti della moglie e dei figli minori.

Scoperta discarica abusiva con oltre 58 tonnellate di rifiuti speciali

COSENZA – La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Cosenza ha individuato e sottoposto a sequestro una discarica abusiva di rifiuti con materiale edile di scarto in particolare vetro, alluminio e guaine bituminose in avanzato stato di decomposizione. Circa 58 tonnellate di rifiuti speciali abbandonati in un terreno situato in un comune dell’alto tirreno cosentino, noto per le sue bellezze ed attrazioni turistiche.

Per individuare i responsabili sono stati effettuati appostamenti, anche nel corso della notte, che hanno consentito di individuare un soggetto, che, ripetutamente, raccoglieva rifiuti e resti di attività industriali ed edili abbandonandoli illecitamente sul terreno.

L’area è stata posta immediatamente sotto sequestro e il responsabile delle violazioni è stato denunciato per attività di gestione di rifiuti non autorizzata.

Il terreno di deposito dei rifiuti è risultato di proprietà di una società immobiliare, tenuta ad effettuare le operazioni di rimozione, di recupero, smaltimento dei rifiuti, nonché di bonifica e di rispristino dello stato dei luoghi in solido l’amministratore condominiale, reo dell’illecito abbandono dei detriti.

Le operazioni necessarie a ciò saranno disposte con un’ordinanza del Sindaco del Comune interessato che fisserà il termine entro cui provvedere, decorso il quale si procederà all’esecuzione in danno dei soggetti obbligati.

In seguito al deferimento, l’autore del reato rischia l’arresto da 1 anno a 3 anni e un’ammenda fino a 52mila euro.

Arrestato pregiudicato per maltrattamenti e detenzione illegale di una pistola

REMOTO LUCA di anni 44COSENZA – Un uomo, R. L. di 44 anni, con precedenti per reati contro il patrimonio è stato arrestato nella zona di San Vito, quartiere di Cosenza, per detenzione illegale di una pistola clandestina e per maltrattamenti in famiglia. Gli agenti delle volanti, avvisati dalla vittima per l’ennesimo caso di maltrattamenti in famiglia, sono intervenuti riuscendo a bloccare l’uomo che nonostante la presenza della polizia ha continuato a minacciare di morte il coniuge alla presenza dei figli minorenni. Dopo aver calmato l’uomo gli agenti hanno effettuato una perquisizione domiciliare e in una cassetta di derivazione dell’impianto elettrico, dove è stato notato uno strano rigonfiamento, hanno rinvenivano e sequestravano una pistola Beretta calibro 6,35 con matricola punzonata, e un caricatore con 5 colpi e altre 6 cartucce per pistola calibro 9×21. Il ritrovamento ha fatto scattare le manette per l’uomo che è stato rinchiuso nel carcere di Cosenza.

Operazione “Jonny”, fiumi di denaro nella disponibilità delle cosche VIDEO e NOMI

CATANZARO – Le indagini, che hanno portato allo smantellamento della cosca di ‘ndrangheta “Arena”, hanno evidenziato l’infiltrazione della cosca nel tessuto economico crotonese e, in particolare, il controllo mafioso, da almeno un decennio, di tutte le attività imprenditoriali connesse al funzionamento dei servizi di accoglienza del Cara “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto. Più specificamente è stato documentato come la cosca Arena, attraverso l’operato di Leonardo Sacco – governatore dell’associazione di volontariato “Fraternita di Misericordia” di Isola di Capo Rizzuto, nonché presidente della Cofraternita Interregionale della Calabria e Basilicata – si sia aggiudicata gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per la gestione dei servizi – in particolare quello di catering – relativi al funzionamento del centro di accoglienza richiedenti asilo “Sant’Anna” di Isola di Capo Rizzuto e di Lampedusa, affidati in sub appalto a favore di imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di ‘ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all’accoglienza dei migranti. In particolare, le indagini hanno documentato come le società di catering riconducibili ai cugini Antonio e Fernando Poerio, nonché ad Angelo Muraca, dal 2001 abbiano ricevuto, inizialmente con la procedura dell’affidamento diretto e successivamente in subappalto, la gestione del servizio mensa del centro di accoglienza isolitano la cui conduzione era stata ottenuta dall’associazione di volontariato “Fraternita di Misericordia”: sino al 2009 in via d’urgenza, in ragione dello stato di emergenza dovuto all’eccezionale afflusso di extracomunitari che giungevano irregolarmente sul territorio nazionale; dal 2009 a seguito di tre gare d’appalto vinte. Al riguardo, le indagini hanno evidenziato come l’organizzazione criminale, al fine di neutralizzare le interdittive antimafia che nel tempo avevano colpito le proprie società di catering, avesse provveduto più volte a mutamenti della ragione sociale e dei legali rappresentanti delle aziende controllate, proprio per mantenere inalterato il controllo della filiera dei servizi necessari al Cara.

E’ stato documentato l’imponente flusso di denaro pubblico percepito dalle imprese riconducibili alla cosca nell’arco temporale 2006-2015 per la gestione del Cara di Isola di Capo Rizzuto, pari a 103 milioni di euro, dei quali almeno 36 milioni di euro utilizzati per finalità diverse da quelle previste (quelle cioè di assicurare il vitto ai migranti ospiti nel centro) e riversati invece, in parte nella cosiddetta “bacinella” dell’organizzazione per le esigenze di mantenimento degli affiliati, anche detenuti, e in parte reimpiegati per l’acquisto di beni immobili, partecipazioni societarie e altre forme di investimento in favore del sodalizio. Le ingenti somme da destinare all’organizzazione mafiosa venivano fatte confluire alla cosca sia con ripetuti prelievi in contante dal conto della “Misericordia” e delle società riconducibili agli indagati, sia attraverso erogazione di ingenti somme a fini di prestito, sia ancora attraverso pagamenti di inesistenti forniture, false fatturazioni, acquisto di beni immobili per immotivate finalità aziendali. In tale quadro, una somma consistente sarebbe stata distribuita indebitamente al sacerdote, don Scordio Edoardo, parroco della Chiesa di Maria Assunta, a titolo di prestito-contributo e pagamento di asserite note di debito: solo nel corso dell’anno 2007, per servizi di assistenza spirituale che avrebbe reso ai profughi, avrebbe ricevuto 132 mila euro.

In particolare, don Scordio, indicato come gestore occulto della Confraternita della Misericordia, sarebbe emerso quale organizzatore di un vero e proprio sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche destinate all’emergenza profughi, riuscendo ad aggregare le capacità criminali della cosca Arena e quelle manageriali di Leonardo Sacco al vertice della citata associazione benefica, da lui fondata. Ulteriore introito per la cosca sarebbe derivato dalla truffa posta in essere da Leornado Sacco, e dai cugini Antonio e Fernando Poerio che, nel 2013, attraverso il controllo occulto della società Quadrifoglio srl, avrebbero fatturato alla Prefettura di Crotone un numero di pasti maggiore rispetto alle prestazioni effettivamente rese, ottenendo un ingiusto profitto di circa 450 mila euro. Il complesso sistema progettato per la distrazione di denaro pubblico, godeva della collaborazione dei familiari degli indagati, la cui partecipazione associativa si sarebbe realizzata attraverso l’interposizione, attuata per il tramite di fittizie partecipazioni sociali ed emissione di falsi documenti contabili, dai cugini Antonio e Fernando Poerio e da Angelo Muraca, insieme ai familiari Aurora Cozza, Maria Lanatà, Stefania Muraca, Pasquale Poerio, e Antonio Poerio, di 36 anni.

A costoro si aggiungono i cosiddetti “fatturisti”, Mario Ranieri, Santo Tipaldi, Ercolino Raso, Benito Muto, Beniamino Muto, Domenico Mercurio, Salvatore De Furia, che, intranei alle cosche isolitane, avrebbero fornito prestazioni contabili artificiose in favore del gruppo economico in modo da ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa di notevoli somme di denaro e di evadere le previste imposte fiscali.

Dalle indagini è emersa, in sintesi, la capacità imprenditoriale, in chiave di sfruttamento delle risorse pubbliche, della ‘ndrangheta crotonese, in grado di soddisfare le complesse esigenze della varie cosche locali. In tale ambito, proprio l’elevato flusso di finanziamenti pubblici riservati all’emergenza migranti ha finito per costituire la principale motivazione dell’intervenuta pacificazione tra le cosche Arena e Dragone contrapposte ai Nicoscia e Grande Aracri che, nel primo decennio del 2000, si erano rese protagoniste di un cruento conflitto degenerato in numerose uccisioni e scontri a fuoco. Infatti, la faida cessava proprio quando andava a regime il sistema di drenaggio di denaro pubblico derivato dagli appalti per la gestione del centro accoglienza. Ciò infatti ha costituito l’occasione per una mirata distribuzione delle risorse tra le varie famiglie mafiose interessate a mettere da parte i pregressi dissidi e sfruttare le notevoli opportunità di guadagno. In tale contesto si rilevano le figure di Salvatore Nicoscia, di Pasquale Nicoscia, di 26 anni, di Domenico Nicoscia , di 39 anni, di Luigi Manfredi, detto “Gigino ‘u Porziano” e del fratello Antonio Manfredi “’u Mussutu”, di Mario Manfredi, di Giuseppe Pullano, “la molla”. Nel contesto dell’operazione è stato eseguito, sulla base di accertamenti preliminari del Ros, un sequestro preventivo di beni emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro nei confronti degli indagati per un ammontare complessivo di circa 70 milioni di euro. Il sequestro ha interessato, tra l’altro, anche l’intero patrimonio immobiliare riconducibile alla Fraternita di Misericordia di Isola di Capo Rizzuto, costituito da un convento di 1700 metri quadrati, successivamente ristrutturato ed adibito a poliambulatorio, dal teatro Astorino di Isola Capo Rizzuto e da diversi immobili, alcuni dei quali acquistati dallo stesso Sacco da soggetti organici alla cosca Arena, per salvaguardarli da possibili interventi ablativi.

 

Operazione “Jonny”, fermo per il parroco e il governatore della Misericordia

ISOLA CAPO RIZZUTO (CR) – Il governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto Leonardo Sacco ed il parroco dello stesso paese, don Edoardo Scordio, sono stati sottoposti a fermo nell’ambito dell’operazione Jonny condotta contro la cosca Arena. Il clan, secondo l’accusa, avrebbe controllato il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto, uno dei più grandi d’Europa, che è gestito dalla Misericordia. I due sono accusati di associazione mafiosa, oltre a vari reati finanziari e di diversi casi di malversazione, reati aggravati dalle finalità mafiose. Gli Arena, in particolare, secondo la Dda di Catanzaro, tramite Sacco, sarebbe riuscita ad aggiudicarsi gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione al centro di accoglienza. Appalti che venivano affidati a imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di ‘ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all’accoglienza dei migranti.

Operazione “Jonny”, smantellata la cosca Arena. Controllava anche centro migranti

ISOLA CAPO RIZZUTO (KR) – Blitz di polizia, carabinieri e guardia di finanza che hanno smantellato la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto con il fermo di 68 persone disposto dalla Dda di Catanzaro. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose.

Nel corso dell’operazione anche un sequestro beni milionario. All’operazione, chiamata “Jonny”, hanno partecipato oltre 500 tra agenti della polizia di stato appartenenti alle squadre mobili delle questure di Catanzaro e Crotone, Carabinieri del Ros e del Reparto operativo – nucleo investigativo di Catanzaro e finanzieri del Nucleo di polizia tributaria e della Compagnia di Crotone con il concorso dei rispetti uffici e Comandi centrali. I provvedimenti, disposti dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Nicola Gratteri, sono giunti a conclusione di indagini coordinate dal procuratore aggiunto Luberto che, secondo gli investigatori, hanno permesso di smantellare la storica e potentissima cosca che fa capo alla famiglia Arena, al centro di articolati traffici illeciti nelle provincie di Catanzaro e Crotone.

La cosca Arena controllava a fini di lucro la gestione del centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto (Crotone). La cosca, secondo le indagini, oltre alle tradizionali dinamiche criminali legate alle estorsioni esercitate in maniera capillare sul territorio catanzarese e crotonese, controllava anche il centro oltre a coltivare ingenti interessi nelle attività legate al gioco ed alle scommesse.

I dettagli dell’operazione saranno resi noti alle 11, nel corso di una conferenza stampa in Procura a Catanzaro.

Muore donna incinta, disposta autopsia

RICADI (VV) – Roberta di Capua, di 29 anni, al terzo mese di gravidanza, è morta, a Ricadi, dopo avere accusato un malore a casa. I familiari della donna hanno subito chiamato il 118 che ha inviato sul posto un’ambulanza da Vibo in quanto quella del vicino ospedale di Tropea era fuori per un’ altra emergenza. Anche l’eliambulanza è stata allertata. Il medico per due volte è riuscito a rianimare Roberta, colpita, secondo una prima ricostruzione, da una crisi polmonare, ma nonostante il suo tentativo, la donna è morta. La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha disposto l’autopsia per accertare le cause del decesso.

Cosenza, arrestato uomo per aggressione e minacce alla convivente

COSENZA – Ha prima picchiato la convivente, provocandole ferite giudicate guaribili in 25 giorni, poi l’ha privata del telefonino costringendola a rimanere con lui durante la notte. Solo dopo che l’uomo si è addormentato, la donna è riuscita a rifugiarsi a casa della madre e a chiamare la polizia. E’ così che Giuseppe Pignataro, di 36 anni, già noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato da personale delle volanti e della squadra mobile di Cosenza con l’accusa di violenza privata e maltrattamenti in famiglia. L’uomo, dopo essersi accorto della fuga della convivente, è andato sotto casa della madre della donna ed ha cominciato minacciare di morte le due, a lanciare pietre contro il balcone cercando anche di sfondare il portone. L’intervento della polizia ha messo in fuga l’uomo che è stato rintracciato poco dopo alla stazione ferroviaria mentre stava per prendere un treno per Paola.