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‘ndrangheta, un fermo per due tentati omicidi a Lamezia Terme

CATANZARO – I carabinieri hanno fatto luce sui tentativi di omicidio di Giuseppe Morello e Pasquale Saladino avvenuti, rispettivamente, nel novembre e dicembre del 2011 a Lamezia Terme. Le indagini condotte in questi anni avrebbero permesso di individuare gli autori del gesto nonché di inquadrare il contesto in cui maturò. I carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Catanzaro e della Compagnia di Lamezia Terme hanno notificato un fermo di indiziato di delitto emesso dalla Dda di Catanzaro per tentato omicidio premeditato in concorso aggravato dalle modalità mafiose. Il presunto reo avrebbe programmato, organizzato e direttamente compiuto le diverse azioni delittuose in cui tra l’altro, in una di esse, rimase ferito un bambino.

Agguato mortale per un imprenditore

SORBO SAN BASILE (CZ) – Santo Gigliotti, imprenditore 57enne, già noto alle forze dell’ordine, è stato assassinato nella mattinata odierna in un agguato a Sorbo San Basile, un comune nella provincia catanzarese. Gigliotti era a bordo della sua auto quando qualcuno gli ha sparato contro alcuni colpi d’arma da fuoco: l’uomo è morto sul colpo. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro. Nell’aprile del 2006 fu arrestato per favoreggiamento poichè in una abitazione, interna alla sua azienda casearia, furono bloccati il latitante Giuseppe Arena, di 50 anni, ritenuto il capo dell’omonima cosca di Isola Capo Rizzuto e del suo luogotenente Francesco Gentile, 57 anni. (foto di repertorio)

Evaso ticket su 29mila visite pronto soccorso, 9 funzionari segnalati

CROTONE – La Guardia di Finanza di Crotone ha effettuato un controllo sul corretto pagamento del contributo sanitario (ticket) previsto per le prestazioni di pronto soccorso non urgenti erogate da struttura ospedaliera pubblica e classificate come “codici bianchi o verdi”. Dall’articolata attività d’indagine è emersa l’omessa riscossione di “ticket sanitari” per complessivi 1.155.178 €. Sono stati segnalati alla Corte dei Conti nove funzionari responsabili di danno erariale. Le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Crotone hanno eseguito un’analisi dei processi amministrativi di riscossione del contributo sanitario, dovuto dai singoli fruitori, per prestazioni di pronto soccorso dell’azienda ospedaliera, in base al codice di accesso attribuito ai pazienti attraverso la priorità delle loro condizioni. Il grado di urgenza di ogni paziente è rappresentato da un “codice colore” assegnato all’arrivo, dopo una prima valutazione medica, distinto in quattro classi principali: bianco, verde, giallo e rosso. Per ogni accesso in pronto soccorso, classificato con il codice bianco o verde, è dovuta una quota fissa di 25 euro, qualora l’attività sia limitata alla valutazione clinica e agli accertamenti da parte del sanitario del pronto soccorso, fino a raggiungere un massimo di 45 euro in caso di prestazione specialistica. Dagli accertamenti compiuti è emerso che per 29mila prestazioni non è stato pagato il ticket e che solo il 41% di essi è stato regolarmente corrisposto. In tal caso, viene attribuito dalle Fiamme Gialle al management di non aver provveduto a porre in essere i dovuti controlli di gestione sulla effettiva riscossione dei ticket.

 

 

Cosenza, precipita da un balcone e muore. Suicidio?

COSENZA – E’ precipitato nel vuoto da un balcone in Piazza Riforma, in pieno centro cittadino. Un episodio che ha funestato la domenica in una Cosenza semideserta, con numerose famiglie che nella giornata festiva hanno lasciato il capoluogo per recarsi nelle vicine località di villeggiatura al mare o in Sila. Una persona ha perso la vita. Sul posto carabinieri e vigili del fuoco. Non è escluso che possa trattarsi di un suicidio.

Tragedia Fuscaldo, gli amici hanno cercato di aiutarla

FUSCALDO (CS) – Una giornata al mare con gli amici e poi, a sera, il rientro a casa. Ma la quindicenne Mariafrancesca Inverso, di San Lucido, a casa non c’è mai arrivata. Ha trovato la morte travolta da un treno nella stazione di Fuscaldo, sulla costa tirrenica cosentina. La ragazza, studentessa al liceo scientifico Galilei di Paola e due amici – un ragazzo ed una ragazza – ieri sera dopo le 20, dopo una giornata trascorsa sulla spiaggia di Fuscaldo, stavano facendo rientro a San Lucido. Giunti in stazione per prendere il treno, hanno deciso di attraversare i binari invece di usare il sottopassaggio. Una scelta che si è rivelata fatale. I due amici sono riusciti a raggiungere senza problemi il marciapiede del binario tre. Mariafrancesca, forse perché stava usando il telefonino, non ha sentito il fischio del treno Intercity Milano-Reggio Calabria che stava transitando in stazione. Gli amici hanno cercato un ultimo disperato tentativo di tirarla sul marciapiede, ma quando sembrava quasi fatta, forse lo spostamento d’aria del convoglio, ha risucchiato la giovane sotto le ruote del treno. Il macchinista ha tentato di fermare il treno, ma la velocità e la distanza dalla giovane ha reso vano ogni tentativo ed il convoglio si è fermato solo decine di metri più avanti. L’impatto è stato accompagnato dalle urla dei viaggiatori che hanno assistito alla terribile scena. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia ferroviaria ed anche i carabinieri ed il pm della Procura di Paola Maria Camodeca. La polfer ha fatto subito i dovuti accertamenti. Sono stati sentiti i testimoni. I due ragazzi che erano con Mariafrancesca sono stati sentiti in un secondo momento, visto che erano sotto choc. Il macchinista ha riferito di avere visto una sagoma sui binari e di avere azionato più volte i segnali acustici ma, vista la breve distanza percorsa in stazione, di non avere potuto evitare l’impatto. La circolazione ferroviaria sulla linea Tirrenica è stata bloccata per ore ed alla fine degli accertamenti il pm ha stabilito che si è trattato di un drammatico incidente. Per questo motivo non ha ritenuto necessario disporre l’autopsia ed ha deciso per la restituzione della salma ai familiari. La notizia della tragica morte della quindicenne ha gettato nel dolore e nello sconforto l’intera comunità di San Lucido che domani, alle 17, si riunirà nella chiesa del Rosario per l’ultimo saluto a Mariafrancesca.

Scontro tra un pullman e un auto. C’è una vittima

ROSSANO (CS) – Un automobilista è morto e sei passeggeri di un pullman di linea sono rimasti lievemente feriti in un scontro frontale avvenuto la notte scorsa sulla statale 106 a Rossano, nel cosentino. A perdere la vita è stato Francesco De Salvo, di 61 anni, di Rossano. L’uomo era alla guida della sua Audi A4 quando, per cause in corso di accertamento da parte della polizia stradale, si è scontrato frontalmente con un pullman delle autolinee Romano diretto a nord. Nell’urto sei dei 35 passeggeri del mezzo sono rimasti lievemente feriti. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della Compagnia di Rossano. La salma di De Salvo è stata trasportata all’obitorio dell’ospedale di Rossano mentre i due mezzi sono stati sequestrati.  (foto del gruppo facebook Basta vittime sulla ss. 106).

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Tragedia a Fuscaldo, ragazza travolta e uccisa da un treno

FUSCALDO (CS) – Aveva 15 anni ed era di San Lucido la ragazza investita questa sera alla stazione di Fuscaldo dall’Intercity 1591 proveniente da Milano e diretto a Reggio Calabria. Una tragedia gravissima. La giovane, Maria Francesca Inverso, è morta sul colpo. L’episodio si è verificato poco dopo le ore 20. Ancora tutta da chiarire la dinamica dei fatti. Secondo alcuni testimoni l’adolescente era con il FB_IMG_1468742408733fidanzato ed alcune amiche. Aveva le cuffiette e stava ascoltando la musica con il cellulare e non si è resa conto dell’arrivo a tutta velocità l’intercity che, lo ricordiamo, non ferma alla stazione di Fuscaldo ma prosegue verso Paola. L’arrivo del treno in corsa l’ha sorpresa mentre attraversava il binario senza servirsi del sottopasso. Sotto shock il ragazzo che era con lei e che ha assistito alla tragedia. Secondo quanto si è appreso l’intera comitiva avrebbe attraversato il binario riuscendo a raggiungere il marciapiede mentre la vittima, rimasta attardata, non ce l’ha fatta. Il macchinista del treno non ha potuto far nulla per evitare l’impatto. Sul posto le forze dell’ordine e il magistrato di turno che ha disposto il fermo del treno fino all’ultimazione dei rilievi peritali di rito. Nel frattempo la Protezione Civile della Regione Calabria, tramite l’associazione di volontariato Demetra di Paola, è intervenuta per portare generi di conforto ai 370 passeggeri rimasti bloccati, nell’attesa della ripartenza del convoglio.

Cupola di Reggio, i retroscena venuti a galla con le intercettazioni

«La nuova ‘ndrangheta nasce dalla commistione tra la vecchia struttura criminale di tipo mafioso e la massoneria. In questa nuova organizzazione, la parte identificabile con la vecchia ‘ndrangheta è incaricata di gestire i rituali e di svolgere una funzione di parafulmine rispetto alla componente più importante e riservata, che attraverso i rapporti con ulteriori apparati massonici gestisce un enorme potere anche in campo politico ed economico». A parlare in questi termini è Nino Lo Giudice, boss divenuto collaboratore di giustizia, poi fuggito dalla località segreta dove era nascosto e tornato a collaborare con i magistrati della Dda di Reggio Calabria dopo essere stato riarrestato. Dichiarazioni recenti quelle di Lo Giudice, interrogato il 21 giugno scorso dal pm Giuseppe Lombardo e chiamato a confermare un memoriale del 2013 in cui descriveva il contesto masso-mafioso al quale era stato avvicinato dal boss Pasquale Condello, detto il “supremo”, arrestato nel 2008 dopo una latitanza durata 18 anni che lo stesso Lo Giudice aveva agevolato. Nel memoriale, confermato nell’interrogatorio del giugno scorso, Lo giudice fa i nomi di politici, imprenditori, avvocati, boss e colletti bianchi che sarebbero legati alla massoneria. «Preciso – ha aggiunto il collaboratore – che vi sono ancora molti nomi da inserire in tale società segreta: al fine di non disperdere le mie conoscenze ho iniziato a scrivere un nuovo memoriale che ho intenzione di consegnarle appena sarò riuscito a completarlo. Voglio chiarire – ha detto Lo Giudice – che una parte di tale struttura massonica è particolarmente riservata: ovviamente è questa la parte che gestisce il potere reale. Gli appartenenti alla parte meno importante in realtà sono solo figure di facciata che si occupano di rituali senza avere grande peso decisionale». A “confermare” le dichiarazioni di Lo Giudice, quelle di un altro collaboratore Cosimo Virgiglio, uomo di fiducia di Rocco Molè, reggente la cosca fino al suo omicidio, avvenuto il primo febbraio 2008, per il quale cura gli interessi nel porto di Gioia Tauro. Cosca Molè che era federata con i Piromalli. Di Vigiglio, Lo Giudice aveva scritto nel suo memoriale: «confidò che faceva parte a una società segreta chiamata massoneria e che era costituita da tre tronconi: una legalizzata – di cui facevano parte professionisti di alto livello come giudici – servizi segreti deviati – uomini dello stato. La seconda da politici – avvocati – commercialisti. La terza da criminali con poteri decisionali e uomini invisibili che rappresentavano il tribunale supremo che giudicavano la vita e la morte di ogni affiliato, tutti uniti in unica potenza incontrastata». Una versione confermata da Virgiglio in un interrogatorio dell’aprile 2015. Interrogato il 14 giugno scorso Virgiglio ha confermato gran parte dei nomi fatti da Lo Giudice e che lui aveva già fatto in precedenza. E già in precedenza, nel 2011, un altro boss, Pantaleone Mancuso, capo dell’omonima cosca attiva nel vibonese, intercettato, disse: «La ‘ndrangheta non esiste più! La ‘ndrangheta fa parte della massoneria! e’ sotto della massoneria, pero’ hanno le stesse regole e le stesse cose. Ora è rimasta la massoneria e quei quattro storti che ancora credono alla ‘ndrangheta! Il mondo cambia e bisogna cambiare tutte cose! Oggi la chiamiamo ‘massoneria’. Domani la chiamiamo P4, P6, P9».

Cosenza, arrestato giovane incensurato per detenzione di sostanze stupefacenti

COSENZA – I carabinieri dell’Aliquota radiomobile della compagnia di Cosenza hanno arrestato un ragazzo di 25 anni, incensurato, trovato in possesso di due chilogrammi di hashish e 200 grammi di cocaina pura. I militari dell’Arma hanno trovato la sostanza stupefacente a bordo dell’auto condotta dal giovane, fermata in Piazza Cappello ad un posto di blocco per una normale verifica. La droga è stata rinvenuta all’interno di un borsone. In particolare vi erano 10 panetti di hashish dal peso di 200 grammi l’uno e due involucri sferisci con all’interno 200 grammi di cocaina  L’uomo è stato trasferito presso la casa circondariale di Cosenza mentre la droga è stata sequestrata.

La compagna del latitante Fazzalari ai domiciliari

REGGIO CALABRIA – Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, presideduto dal dottor Filippo Leonardo e con i giudici Fabiani e Vitolla, ha parzialmente accolto il riesame proposto dall’avvocato Antonino Napoli per Rosa Zagari, la compagna del latitante Ernesto Fazzalari, arrestata perchè trovata in suo compagnia al momento dell’arresto e accusata di procurata inosservanza pena, detenzione di arma con matricola abrasa e ricettazione. La difesa, in sede di riesame, aveva eccepito l’inammissibilità dell’ordinanza di custodia cautelare emessa, all’1,30 del 29 giugno dal GIP presso il Tribunale di Palmi, dottor Paolo Ramondino, in seguito alla richiesta avanzata dal Pubblico Ministero alle 23,30 del 28 giugno. Tuttavia, poiché il verbale di arresto veniva depositato presso la Procura della Repubblica di Palmi oltre le 24 ore dall’arresto, il Pm disponeva che l’arrestata fosse posta immediatamente in libertà. Se non che contemporaneamente il Pm chiedeva al GIP di emettere, nei confronti della Zagari, un’ordinanza di custodia cautelare. Pertanto, a Rosa Zagari veniva notificato il decreto di scarcerazione e, insieme, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Dunque, l’eccezione di inammissibilità dell’ordinanza, sollevata dalla difesa, si basava sulla intempestività del deposito degli atti presso la segreteria della Procura della Repubblica, da parte della polizia giudiziaria, e della successiva richiesta di applicazione della misura cautelare del Pm depositata, presso la cancelleria del GIP di Palmi, in orario in cui gli uffici erano chiusi al pubblico. Relativamente al contestato reato di procurata inosservanza, infine, la difesa aveva sostenuto che la Zagari non ha compiuto alcuna attività volontaria e specificamente diretta ad eludere l’esecuzione della pena.

Il T.d.L., pertanto, ha riformato l’ordinanza impugnata sostituendo, nei confronti di Rosa Zagari, la misura della custodia in carcere in corso di esecuzione con quella degli arresti domiciliari.