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“A” Colazione da Tiffany

19 APRIl 2012 – Ancora una volta Isabel Russinova, curatrice del cartellone di prosa della stagione teatrale 2011/12,  è riuscita a fare centro riportando sotto i riflettori un’opera classica piena, però, di riferimenti al presente e alla nostra realtà quotidiana.
Lo spettacolo in questione è “Colazione da Tiffany” messo in scena, sul palco del teatro A. Rendano, nei giorni 17 e 18 Aprile dalla compagnia “Gli Ipocriti”  diretta dal regista Piero Maccarinelli.
Una produzione molto più vicina al romanzo di Truman Capote che al celebre film di Blake Edwards con Audrey Hepburn e George Peppard.
Il cast, composto da 11 attori, vede nei ruoli principali Francesca Inaudi e Lorenzo Lavia, due giovani ampiamente conosciuti dal pubblico italiano per la loro partecipazione a tournée teatrali e fiction; gli altri 9 attori hanno invece ricoperto dei ruoli marginali facendo da cornice allo svolgersi degli eventi.

La Inaudi ha impersonato Holly Golightly una donna ridicola, frivola e perennemente in cerca di uomini da “spennare”, Lavia invece ha ricoperto i panni di William/ Frank Parsons, uomo serioso, di saldi principi e con il viscerale desiderio di diventare uno scrittore famoso e geniale alla stregua di Ernest Hemingway.
William Parsons ha contemporaneamente svolto il ruolo di personaggio-narratore; proprio grazie ai suoi continui flashback è riuscito, infatti, a narrare la storia di Holly, donna fascinosa che lui stesso ha trasformato in musa ispiratrice per i suoi romanzi.
Lo spettatore ha assistito ad uno spettacolo paragonabile alle “montagne russe”, fatto dunque di parti estremamente lente ed altre più celeri e piacevoli, la ripresa è avvenuta nella seconda parte dello spettacolo che ha riscosso più consensi grazie, sicuramente, ai corpi statuari e senza veli dei due protagonisti; un continuo “vedo non vedo” che non ha causato scalpore nel pubblico ma molta curiosità.
Il regista è riuscito a mettere in luce tematiche estremamente attuali: l’amore non corrisposto,  l’omosessualità, la bisessualità, la pseudo amicizia accompagnata da intrighi, passioni e tradimenti ma, soprattutto, la prostituzione; la storia di una donna che decide di vendere il proprio corpo e la propria anima a uomini ricchi e potenti per trarne benefici economici. È dunque la storia del mestiere più antico del mondo che, ancora oggi, continua ad essere parte integrante della nostra società.
Questa volta, a differenza degli altri spettacoli, il pubblico cosentino è accorso numeroso per presenziare alla performance; una lunga fila ha invaso ieri sera il botteghino del teatro A. Rendano; si è dunque trattato di un last minute, molte persone, infatti, hanno acquistato i biglietti tra il secondo e il terzo richiamo della campanella.

Annabella Muraca

Dal romanzo al teatro

COSENZA – Dal magnifico romanzo di Truman Capote all’indimenticabile film di Blake Edwards, dall’adattamento teatrale di Samuel Adamson alla vivace commedia di Pietro Maccarinelli, Colazione da Tiffany è proprio il tipico esempio di arte che diventa incessantemente altre opere d’arte.
Il Teatro Rendano di Cosenza nei giorni martedì 17 e mercoledì 18 aprile ospita uno dei pilastri della commedia d’amore americana, un classico senza tempo, un cult del teatro per l’appunto “Colazione da Tiffany” nella versione ultima di Pietro Maccarinelli.
Ad interpretare uno dei ruoli più intriganti della letteratura moderna, quello dell’adorabile e fragile Holly Golightly, è Francesca Inaudi mentre spetta a Lorenzo Lavia il compito di incarnare lo squattrinato e impacciato scrittore William Parson, probabile alter ego dello stesso Capote.
Ieri pomeriggio, qualche ora prima dell’inizio dello spettacolo serale, i due attori protagonisti hanno tenuto una conferenza stampa per la presentazione dello spettacolo, durante la quale sono intervenute anche l’ex sindaco e Presidente dell’Associazione socio-culturale “Angelina”, Eva Catione, e Isabel Russinova, responsabile della stagione di prosa del Rendano; a mediare l’incontro l’addetto stampa del Comune di Cosenza Giuseppe Di Donna.
Con una certa tracotanza divistica, la spigolosa Fracesca Inaudi racconta di non aver mai visto il film e di essersi ispirata a Marilyn Monroe, prima musa di Capote, per dare nuova vita a Holly e quando le chiedono di motivare questo ritorno in teatro dopo un’assenza lunga dieci anni, l’attrice con un decisa veemenza ci tiene a sottolineare di non averlo mai abbandonato ma solo di esserci tornata con un bagaglio diverso.
Lorenzo Lavia parlandoci della commedia spiega che prende totalmente le distanze dal film e che la messa in scena di Maccarinelli è una fedele trasposizione dell’opera di Capote tanto da rispettarne ogni singolo dettaglio, dal ritmo della conversazione alle diverse ambientazioni.
A concludere è l’intervento di Eva Catizone che esordisce ringraziando Isabel Russinova per la saggezza dimostrata nell’organizzare una stagione teatrale incentrata sulla figura femminile e continua dicendo “La Calabria ha bisogno di figure femminili positive, nella nostra regione ci sono donne che sono capo mafia e donne che ingeriscono dell’acido pur di non piegarsi. Lo sviluppo in questa nostra terra può avvenire solo ed esclusivamente attraverso la realizzazione di iniziative e politiche culturali”.

Gaia Santolla

Una settimana all’insegna della cultura

settimana della culturaDal 14 al 22 aprile torna la Settimana della Cultura, istituita dal Ministero per i Beni e le attività culturali. Nel corso della manifestazione, giunta alla sua quattordicesima edizione, in tutta Italia sarà possibile visitare gratuitamente o a costo ridotto i musei, i monumenti, le aree archeologiche che hanno aderito all’iniziativa. Alla scoperta dei luoghi e dei tesori di cui è ricca la penisola si affiancano poi numerosi eventi volti ad aumentare il coinvolgimento, la partecipazione e l’interesse dei cittadini e dei turisti.

In Calabria la scelta si può ripartire tra le bellezze e le curiosità di 25 comuni: 11 nella provincia di Cosenza, 8 in quella di Reggio Calabria, 4 nella provincia di Catanzaro, 2 in quella di Vibo Valentia.

Cinque gli eventi di particolare rilevanza per il loro valore artistico e culturale, segnalati dallo stesso direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Calabria, Francesco Prosperetti.

A Cosenza martedì 17 aprile, presso la Galleria Nazionale sarà possibile conoscere le fasi di restauro del Sant’Agostino di Mattia Preti, uno dei capolavori del celebre pittore calabrese. Un’occasione per svelare da un lato i segreti dell’opera oltre lo sguardo consueto dei visitatori, ma anche un modo per approfondire le caratteristiche delle competenze e delle professionalità legate al mondo dei dipinti, della loro cura e conservazione. Durante la settimana inoltre, presso l’Archivio di Stato sarà allestita la rassegna internazionale “Sulle tracce di… Antonio Gramsci. Sintesi per composizioni molecolari di un’esistenza non solo tragica ma anche indispensabile”, un percorso multimediale che accompagna il visitatore alla scoperta della figura di Gramsci e del suo contesto politico, sociale e filosofico, attraverso i moderni strumenti di scrittura, fotografia, fumetti, musica e video.

A Reggio Calabria mercoledì 18 aprile le studiose Giuseppina De Marco, Rossella Agostino e Mirella Marra dibattono su “Reggio Calabria e il suo museo: dal Museo Civico a Palazzo Piacentini”, un convegno che ricostruisce la storia del museo cittadino dalla sua nascita fino al 1931, anno in cui fu affidato a Marcello Piacentini l’incarico di progettare il nuovo Museo. Un excursus che si inquadra con cura ed appropriatezza nel dibattito recente sui lavori cui è attualmente sottoposto il Museo.

La valorizzazione del panorama culturale locale è invece al centro delle iniziative promosse a Borgia, in provincia di Catanzaro, per venerdì 20 e sabato 21 aprile. “Popoli in cammino: la cultura veicolo di sviluppo di territori e integrazione di popoli” è un evento centrato principalmente sul fenomeno della migrazione, attraverso cui si assiste ad uno scambio di culture anche per quanto riguarda gli elementi artistici. La posizione strategica della Calabria nel Mar Mediterraneo ha reso nei secoli la nostra terra ricca di influenze stilistiche molto differenti tra loro, di cui ancora oggi rinveniamo le testimonianze nelle bellezze architettoniche che ci circondano. L’iniziativa è strutturata in due momenti: la visione dei film “Nuovo Mondo” e ”Terraferma” di Emanuele Crialese per gli alunni delle scuole superiori ed un convegno al quale prenderanno parte esperti del settore per approfondire la storia delle popolazioni che hanno attraversato il territorio calabrese.

Infine sabato 21 sarà inaugurato il Parco Archeologico di Laos a Santa Maria del Cedro (Cs), importante area archeologica dell’antica città lucana di Laos.

 

L’elenco completo dei luoghi che aderiscono all’iniziativa e delle manifestazioni che arricchiscono la XIV settimana della cultura è consultabile presso il sito del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (www.beniculturali.it).

 

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

“Occidente Solitario”, the black comedy

4 APRIL 2012 – “Occidente Solitario”, messo in scena ieri sera sulle “tavole” del teatro A.Rendano, è lo spettacolo tragi-comico scritto dal commediografo irlandese Martin Mc Donagh noto soprattutto per la regia cinematografica del film “In Bruges-La coscienza dell’assassino”.
Per la rappresentazione sono stati scelti quattro giovani, stelle del cinema e della televisione italiana,  Claudio Santamaria, che ha impersonato il fratello maggiore Coleman, Filippo Nigro nel fratello minore Valene, la giovanissima Nicole Murgia nella “Ragazzina” dedita, nonostante la sua tenera età, ad un’attività di contrabbando ed  infine Massimo De Santis che ha interpretato Padre Welsh, il parroco ubriacone e fuori dal comune che, non riuscendo a gestire la sua comunità di fedeli, sceglie di intraprendere la strada più semplice, il suicidio.
Il colombiano Juan Diego Puerta Lopez è il regista che ha curato e diretto in maniera originale questa black comedy in cui nulla è stato lasciato al caso; ogni gesto, ogni sillaba, ogni oggetto ha avuto, nella messa in scena, un ruolo fondamentale carico di phatos.
Oggetti emblematici della rappresentazione teatrale sono le innumerevoli statuine raffiguranti la vergine Maria, simbolo di una credenza ascetica, quasi mistica visto la vita non pudica dei personaggi.
Tutta la rappresentazione, infatti, è stata caratterizzata da blasfemie, bugie, riferimenti a omicidi e suicidi, litigi interminabili tra due fratelli che non riusciranno mai a riconciliarsi, anche se molto ruota intorno al “non detto”.
Gli eventi si sono susseguiti sempre in uno stesso “non luogo” ovvero nella piccola e lugubre stanza di una casa situata nella lontana, ma vicina, Irlanda che raffigura uno spazio universale abitato dall’intero genere umano che lotta, inveisce, odia.
I due fratelli, dunque, non rappresentano il singolo individuo in sé ma l’intera comunità che ha perso la capacità di comunicare e condividere; come dimostrano tutti i fatti di cronaca, oggi ci si scaglia con prepotenza contro il proprio simile regredendo, così, alla condizione animale.

L’uomo oggi non è più colui che vive e si costituisce grazie alla concomitanza e alla continua relazione con i propri simili ma è un individuo, un singolo privo, totalmente o in parte, di raziocinio.
Un plauso, dunque, agli attori che sono stati in grado di far ridere, commuovere e, soprattutto, far riflettere; l’unica nota dolente deriva dal fatto che, ancora una volta, il pubblico cosentino non ha accolto numeroso l’evento.
Lo spettacolo, infatti, è stato trascurato dal pubblico; tra i pochi “fedeli” sono spiccati i volti noti di Giovanni Latorre Rettore dell’Università della Calabria e Ninetto Davoli “figlio” del grande Pier Paolo Pasolini.

Ci auguriamo che il pubblico cittadino non si lasci sfuggire l’occasione di partecipare alla replica dello spettacolo, in programma questa sera sempre alle ore 20.30 presso il teatro A.Rendano.

Annabella Muraca

 

L’Occidente solitario raccontato dai protagonisti

COSENZA – Un quasi sconosciuto paese irlandese, due fratelli decisamente fumantini, un prete in costante crisi spirituale e una ragazzina che vive sempre in uno spazio al confine tra la semplicità e la malizia, sono questi gli elementi che danno forma a “Occidente solitario”, lo spettacolo che ieri martedì 3 aprile è stato ospitato nel teatro Rendano di Cosenza.
Una storia che, muovendosi nell’universo del paradosso e dell’ossimoro, intreccia continuamente noir e commedia riflettendo con sagace ironia sui temi della solitudine, del conflitto, della crisi esistenziale. Tradotta e riadattata dall’opera del commediografo inglese Martin McDonagh, la pièce teatrale avrà come protagonisti Claudio Santamaria, Filippo Nigro, Massimo De Santis e la giovanissima Nicole Murgia.
Il comic drama, diretto dal regista colombiano Juan Diego Puerta Lopez, ha come tema portante il complesso rapporto tra Coleman e Valene, due fratelli in perenne conflitto che vivono un instancabile gioco al massacro, attorno ai quali ruota un universo fatto di suicidi, omicidi, tormenti, violenza, infelicità e tanto tanto whisky.
“Un conflitto che nasconde un forte senso di solitudine ma anche di amore, raccontato in modo grottesco e ridendo di cose terribili” è così che durante la conferenza stampa di presentazione Claudio Santamaria, che interpreta dei due il fratello maggiore, prova a spiegarci il groviglio di sentimenti a cui andremo incontro da lì a poco, e continua “Una storia che ricorda moltissimo i fatti tragici che hanno popolato di recente le cronache italiane”.
Filippo Nigro raccontandoci del suo di “fratello” ci dice “E’ un uomo possessivo, folle ma anche molto ingenuo, durante la rappresentazione avviene una sorta di regressione infantile dei due fratelli, attraverso un linguaggio forte, crudo”.
La figura più positiva è sicuramente quella di padre Welsh-Walsh che tenterà fino alla sua fine di placare questi conflitti ma al tempo stesso diventa portavoce di un messaggio piuttosto critico e polemico, come ci spiega lo stesso interprete Massimo De Santis “Tramite il mio personaggio l’autore voleva evidenziare la forte crisi della Chiesa Cattolica, condannandola senza riserve”.
La figura più enigmatica resta quella di Nicole Murgia che parebbe quasi non avere identità dal momento che viene chiamata per tutto il tempo “la Ragazzina” ma la giovane interprete ci tiene a specificare che non è affatto così “la Ragazzina ha un’identità ben definita, cerca sempre la svolta nel bene e nel male, lei rappresenta la speranza del cambiamento”.
Durante la conferenza tutti e quattro gli attori non hanno esitato a intrattenere il pubblico, composto per lo più da rappresentanti del gentil sesso, con continue battute e canzonature creando, già dalla presentazione, l’atmosfera comica e sarcastica che fa da sfondo a tutta la commedia, un plauso particolare va a chi ha mediato tra i protagonisti che non ha esitato a lasciarsi coinvolgere dal clima scherzoso, la portavoce del sindaco di Cosenza Iole Perito.
Occidente solitario sarà in replica anche questa sera alle 20:30 sempre al Teatro Rendano, un’ottima occasione per assistere all’incontro tra il delirio e l’umorismo.

Gaia Santolla

Un pianoforte per De Andrè

COSENZA – Luci soffuse, un’atmosfera recondita, magnifiche mani che danzano su un palco fatto di 36 tasti neri e di 52 tasti bianchi, è questa la cornice del personalissimo omaggio che il pianista jazz Danilo Rea ha fatto al più sovversivo cantautore italiano Fabrizio De Andrè.
Un tributo che assume le sembianze di un incantevole viaggio quando Rea si incontra e si scontra con le dolci e sferzanti ballate del poeta genovese, spogliandole di tutte le loro parole è in grado di rinnovarle solo attraverso il suono, un’esplorazione scandita dai ritmi incalzanti di “Bocca di rosa” e da quelli decisamente magici de “La canzone dell’amore perduto”.
Il pianista vicentino reinventa in modo del tutto esclusivo e innovativo la genialità di De Andrè eliminando tutte le differenze che contaddistinguono le loro poetiche e dando avvio ad un nuovo e unico principio d’ordine, una sorta di dissoluzione del Faber, necessaria per una sua rinascita in nuove configurazioni, la rottura di uno spazio immaginario, indispensabile per poterlo riattraversare ancora e ancora.
E’ una silenziosa e gremita sala “Quintieri” quella che ieri sera, giovedì 29 marzo, assiste ad una difficilssima scommessa creativa che sicuramente Rea vince a pieni voti, facendo incontrare la tradizione cantautorale con la musica classica e trasformando le parole e la melodia in un messaggio lirico fatto di silenzi e sussulti.
Danilo Rea nel 2010 è vincitore del Top Jazz come migliore pianista dell’anno, di recente è stato definito da Thomas Conrad ,una celebre firma critica della rivista “American Jazztimes ”, uno dei pianisti più talentuosi al mondo.
Un vero onore che il Comune di Cosenza abbia organizzato e ospitato l’evento nel nostro Teatro Rendano e i prolungati applausi alla fine del concerto sono la indubbia dimostrazione che la cittadinanza abbia apprezzato.
Insomma non è così assundo credere che anche Fabrizio De Andrè, in quel pezzo di cielo anarchico dove si trova ora, abbia messo giù per un attimo la sua chitarra e si sia acceso una sigaretta per fermarsi ad ascoltarlo.

Gaia Santolla

“Giulietta e Romeo” dramma sempre attuale

17 MARZ 2012 – In un mondo sempre frenetico, snervante, quasi privo di rapporti umani è sempre bello trovarsi insieme ad altre persone, giovani e meno giovani, per riflettere su quelli che dovrebbero essere i valori portanti della nostra società.
È proprio quello che si è cercato di fare ieri sera presso il cine-teatro “Garden” con l’ausilio del musical “Giulietta e Romeo live 3D”; spettacolo con cui si è riusciti a far confluire nella sala diverse generazioni mettendole in comunicazione tra di loro.

È stato, dunque, riproposto il dramma shakespeariano che, oltre a trattare l’amore voluto, desiderato, ma fortemente contrastato tra i due giovani protagonisti; ha permesso di mettere in scena tutte quelle passioni, come odio, amicizia, rancore e risentimento, che coronano la nostra vita e che, molo spesso, vengono date per scontate.
Il regista Claudio Insegno è rimasto fedele all’opera omonima di Shakespeare; le uniche concessioni riguardano la scenografia e i costumi.
Tutto il pubblico, infatti, munito rigorosamente di occhialini ha avuto la possibilità di assistere al primo musical con delle scenografie interamente in 3D raffiguranti una Verona stritolata in un limbo, in un tempo ibrido tra quello passato e quello attuale.
Le scenografie, nell’arco dello spettacolo, sono state alternate con video di tre guest stars della musica italiana e del mondo dello spettacolo; quali Vittorio Matteucci, Tosca e Pino Insegno; figure virtuali che hanno interagito e dialogato con gli artisti in carne e ossa.

I costumi sono stati realizzati in modo da essere più vicini alla nostra epoca; i corpi delle donne non sono stati nascosti, oscurati ma messi in evidenza con spacchi e ampie scollature per esaltarne la sensualità, mentre gli abiti maschili hanno dato un tocco di virilità.
Gli interpreti, 10 cantanti-attori tra cui Giorgio Adamo (Romeo) e Rita Pilato (Giulietta) più 16 ballerini-acrobati, hanno dimostrato dedizione e amore per la loro professione che li sta portando in giro per tutta l’Italia.
Carisma, caparbietà, professionalità ed indubbie qualità tecniche sono le parole chiave da dover utilizzare per descrivere la performance di questi ragazzi giovanissimi.
Le loro voci e i loro corpi soavi e armoniosi, accompagnati da una musica dolce ed orecchiabile, hanno creato nella sala un’atmosfera magica ed incantata; lo spettatore, infatti, è stato “investito” da pura e potente poesia che lo ha condotto fino alla catarsi.
Dal coinvolgimento passionale del pubblico si è dedotto che lo spettacolo è ampiamente riuscito dimostrando, tra l’altro, che non sempre tradizione ed innovazione si trovano agli antipodi.
Se si è capaci, un interessante spettacolo può essere realizzato anche grazie ad una commistione di generi.

Annabella Muraca

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Moda Movie per i giovani e con i giovani

16 MARZ 2012 – È passato un altro anno e ancora una volta si riapre l’ardua sfida di Moda Movie che, grazie al lungimirante Sante Orrico e al suo staff, si è da sempre affiancato ai giovani talenti della moda e del cinema permettendo loro di esprimere, in toto, estro e creatività.
Si tratta di un progetto che, nel corso degli anni, ha riscosso enorme successo grazie, soprattutto, ad un pubblico sempre attivo e presente.
Tutto ciò dimostra l’importanza di dare spazio ai giovani che, oggi, sono “nomadi”, “itineranti” sempre di più ai limiti della società.
Si è, dunque, giunti alla 16° edizione di Moda Movie con la seguente tematica: “Urban Lifestyle. La moda e le città”; due mondi che si sono sempre cercati e susseguiti fino a fondersi completamente.
I designer avranno modo di esprimere il loro talento confezionando abiti che andranno a dipingere i corpi di tutte le donne che vivono nelle metropoli; i registi, invece, attraverso i loro cortometraggi cercheranno di raccontare la città, di renderla “viva” narrando sensazioni, emozioni, stili comportamentali e architetture.
La selezione degli stilisti è già terminata; sono stati scelti 15 finalisti più 2 riserve; i primi dovranno realizzare due dei quattro capi proposti alla commissione rispettandoli fedelmente.
Gli abiti degli stilisti, negli anni precedenti, hanno calcato il palco del teatro “A. Rendano” quest’anno, invece, la serata finale, programmata per il 29 maggio, si svolgerà sul terrazzo coperto dell’“Holiday Inn” con lo scopo di adattare la location al tema innovativo e moderno dell’evento; ospite d’eccezione lo stilista di fama internazionale Tony Ward che delizierà gli spettatori con il defilé di una nota griffe.
Durante la serata finale saranno decretati gli stilisti vincitori che potranno usufruire di una borsa di studio e di stage presso affermate case di moda internazionali.

È ancora aperta, invece, la selezione per i giovani registi che potranno presentare i loro video entro e non oltre le 13,00 del 27 Aprile.
Per questi la serata finale si svolgerà il 28 maggio presso la “Multisala River Village” di Zumpano e il primo classificato riceverà una borsa di studio di 500 euro oltre alla possibilità di effettuare uno stage presso agenzie e case di produzione.
Ricordiamo, tra l’altro, che il concorso dei giovani registi è realizzato in collaborazione con l’Associazione Culturale Fata Morgana dell’Università della Calabria con la direzione artistica di Loredana Ciliberto, esercitatore didattico di cinema.
Tutto ciò sarà poi contornato da altri, ma non meno importanti, eventi; in primis il Mod’art open air che garantirà un’eccelsa visibilità agli abiti dei 15 finalisti esposti nelle vetrine più rappresentative dei negozi cosentini; un workshop, che si terrà presso la Casa delle Culture, gratuito e riservato ai registi, agli stilisti, a 18 studenti dell’Istituto Ipsia di Cosenza e a 15 studenti dell’Università della Calabria del corso di Laurea in Comunicazione e Dams; un convegno e due conferenze stampa una delle quali si terrà a Roma presso la Federazione Nazionale Moda.
Bisogna, dunque, fare un plauso e premiare la freschezza dei giovani, il loro talento, la spumeggiante ed incontenibile creatività; ringraziando coloro che ripongono fiducia in loro cedendo il proprio posto.

In bocca al lupo a tutti e che vinca il migliore.

Annabella Muraca

L’invito alla preghiera arriva dalla Malesia

giornata mondiale di preghieraIl gruppo SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) di Cosenza risponde all’invito lanciato dalle donne della Malesia organizzando anche nella città bruzia la Giornata Mondiale di Preghiera, un importante evento ecumenico nato nel secolo scorso che attualmente viene celebrato contestualmente in 270 Paesi.

Una modalità sicuramente originale per celebrare la giornata internazionale della donna, poiché sono proprio le donne il motore propulsore di questa iniziativa, che ricorre annualmente nei primi giorni del mese di marzo.

Un appuntamento che, attraverso la preghiera comunitaria, permette di riflettere sulla realtà e sulle condizioni sociali del paese organizzatore (ogni anno uno diverso) e condividerne bisogni e aspirazioni.

L’incontro di Cosenza, ormai giunto al nono anno di edizione in città, si è tenuto presso la sede dell’associazione Stella Cometa, in via Popilia, con la partecipazione di donne delle Chiese cristiane presenti sul territorio (la Chiesa Evangelica Valdese, la Chiesa Avventista del 7° Giorno, la Chiesa Cattolica Greco-Bizantina) coadiuvate dal gruppo SAE.

Tema centrale della celebrazione di quest’anno “Possa la giustizia prevalere”, declinato non solo da un punto di vista religioso e teologico, ma soprattutto calato nella vita quotidiana del credente e del cittadino: ogni azione può scalfire anche i sistemi più radicati e potenti perché le tante azioni, insieme, hanno un effetto cumulativo. Ricorre spesso la parola “insieme” come rivelatrice della forza che può avere la condivisione e la partecipazione collettiva, il prendere a cuore l’esistenza altrui e procedere vicini lungo il cammino che si intraprende. “Tante fiammelle sono un faro che illumina nel buio, tante voci formano un coro” osserva una delle organizzatrici, sottolineando il parallelismo con l’unità nella preghiera delle diverse confessioni religiose presenti.

Piccoli gesti che si concretizzano attraverso la partecipazione a progetti sociali. I fondi raccolti durante l’iniziativa del 2011sono stati, infatti, destinati alla ricostruzione di case distrutte dal terremoto in Cile (paese organizzatore della precedente edizione della Giornata Mondiale di Preghiera) e alla realizzazione di corsi di formazione per l’indipendenza economica delle donne. Per il 2012 invece è previsto il sostegno a 20 famiglie bisognose nella comunità di Banting, in Malesia, per le necessità primarie e di 40 bambini per la formazione scolastica.

La giustizia non è dunque solo quella espressa dalla legge, ma afferisce alla sfera della verità e delle eque opportunità per tutti. Per i credenti la giustizia non può essere delegata esclusivamente alla misericordia divina, ma deve essere costruita con pazienza attraverso i gesti e le scelte quotidiane.

È quello che dimostra la storia di Irene Fernandez, assistente sociale, che si occupa delle persone oppresse in Malesia e che ha subito procedimenti giudiziari per la pubblicazione di un memorandum sulle disumane condizioni di vita dei lavoratori immigrati nei centri di detenzione.

Ugualmente è quello che dimostrano l’impegno e la passione delle persone che si occupano dei bambini rom che vivono a Cosenza o degli operatori della comunità Arcadinoè, nella figura di Alessandro Scazziota, che lavorano per offrire l’opportunità di raggiungere l’indipendenza economiche a persone con percorsi di vita più fragili.

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

 

Libera Cosenza presenta Arcangelo Badolati

Arcangelo BadolatiProseguono gli appuntamenti di Libera Cosenza. La rassegna “Per una scandalosa normalità. Pensieri e parole per una Calabria (e un Paese) normale” ha collezionato una serata di interesse letterario. Presso l’AcquarioBistrot, infatti, ieri, 16 febbraio, è stato presentato “Stragi delitti misteri” il nuovo libro di Arcangelo Badolati. Il volume, edito da Pellegrini nella collana “Mafie” diretta da Antonio Nicaso, raccoglie la cronaca e i retroscena di alcune delle vicende più misteriose degli anni ‘70 e ’80.

Caposervizio del quotidiano “Gazzetta del Sud”, Arcangelo Badolati è una delle penne più conosciute ed apprezzate del giornalismo calabrese. Si occupa principalmente di cronaca, in particolare quella legata ai fenomeni mafiosi e alle devianze criminali della nostra regione, seguendo negli ultimi anni i più importanti processi in questo ambito.

Un lavoro appassionato e certosino che si riversa, come in tutti i suoi libri, anche in quest’ultima opera, in cui affronta con tratti chiari e puntuali avvenimenti come la strage di Ustica o il tentato golpe della ‘ndrangheta, in un continuo altalenare tra il generale ed il particolare, tra la normalità e le distorsioni. È, come dice lo stesso autore, un modo per restituire alla Calabria la centralità che le spetta rispetto a fatti storici del nostro paese che ne hanno condizionato la vita politica e sociale. Se infatti la nostra terra appare periferica sul piano dell’innovazione e dello sviluppo, assume un ruolo fondamentale negli intrecci massonici e mafiosi degli anni della prima repubblica.

Non una semplice cronaca degli eventi, ma un delicato scavo tra gli aspetti nascosti e poco chiari. Un’attenzione che Giancarlo Costabile definisce “da giornalista storico”, perché nella narrazione si ritracciano due elementi fondamentali: la cura e la memoria. La cura verso i lettori e l’accompagnamento graduale nei particolari delle vicende esaminate, la memoria di avvenimenti che hanno condizionato la vita dell’intero paese.

È dalla voce dello stesso Badolati che si ascoltano alcuni episodi del libro. Un intervento appassionato e dirompente che non trascura nomi, date, intrecci. Parole dure non solo nei confronti di personaggi, ma soprattutto verso funzionari ed esponenti dello Stato e delle forze d’ordine che hanno giocato sulla pelle di cittadini ignari per loschi e pericolosi scopi. Il tono si fa acceso e commosso nel ricordo della storia della violenza e dell’assassinio di Roberta Lanzino. Una storia straziante, che conclude il libro, apparentemente distante da tutte le altre narrate, eppure che ancora non ha trovato un vero colpevole e una giusta condanna. La battaglia dei genitori, Franco e Matilde, continua ancora oggi, dopo quasi venticinque anni e la vicinanza di Badolati e di Libera Cosenza si fa sentire anche in questa occasione. È la storia di Roberta, tra le altre, che Lindo Nudo sceglie di leggere alla platea commossa.

L’intervento di Giap Parini, moderatore della serata, nonché membro del coordinamento di Libera Cosenza, pone l’accento sulla perfetta combinazione della presentazione del libro all’interno della rassegna. Una scandalosa normalità che può essere intesa secondo diverse chiavi di lettura: da un lato la scarsa consapevolezza di chi vive con normalità episodi e avvenimenti gravi, senza trovare la necessaria volontà o il coraggio per domandarsene ragione, dall’altro invece chi rintraccia lo scandalo nella quotidianità e non si arrende di fronte ai muri di omertà e complicità. Il lavoro di Badolati squarcia un velo ed apre interrogativi che pendono sulle teste di ciascun cittadino: non ci si può giustificare e nascondere dietro la scusa che si tratta di avvenimenti distanti e fuori dalla portata della persona comune, perché purtroppo la vita spezzata di coloro che sono morti nella strage di Ustica o della Freccia del Sud ci riporta prepotentemente in primo piano l’importanza della verità.

Verità che è affidata in parte anche ai mezzi di informazione. Non è un caso che il libro sia stato dedicato a Mauro De Mauro “il migliore di noi”.

 

Mariacristiana Guglielmelli