Archivi tag: Lingua

Nominati i presidenti delle Fondazioni per la valorizzazione della cultura delle minoranze linguistiche

CATANZARO – Il Presidente della Regione Mario Oliverio ha nominato, con proprio Decreto, i Presidenti delle tre Fondazioni, istituite secondo la l.r. n. 15/2003 che prevede le “Norme per la tutela e la valorizzazione della lingua e del patrimonio delle minoranze linguistiche e storiche di Calabria”. Presidente della Fondazione denominata “Istituto regionale per la Comunità Arbereshe di Calabria”, con sede in San Demetrio Corone, è stato nominato Ferdinando Nociti. Presidente della Fondazione denominata “Istituto regionale per la Comunità Greca di Calabria”, con sede in Bova Marina, è stato nominato Santo Monorchio. Presidente della Fondazione denominata “Istituto regionale per la Comunità Occitana di Calabria”, con sede in Guardia Piemontese, è stato nominato Vincenzo Rocchetti. Le nomine hanno durata triennale. (Foto: Rassegna Costume Arbëresh 2015, Vaccarizzo Albanese).

A Cosenza presentazione del testo di Donata Chiricò

 

COSENZA – Mercoledì 27 maggio alle ore 18.30 presso la Libreria Ubik di Cosenza si terrà la presentazione del libro “Diamo un segno, Per una storia della sordità” dell’autrice Donata Chiricò. La coordinatrice del dibattito sarà la giornalista Carla Monaco, a seguire ci saranno gli interventi di Vincenza Costantino, Insegnante ed Esperta di Pedagogia, e del Dirigente scolastico nonché scrittrice Assunta Morrone. Presentazione e dibattito saranno tradotti in Lingua Italiana del Segni a cura di Loredana Mendicino e Alessia Mendicino.

Diamo un segno, Per una storia della sordità” è un testo che analizza la sordità da un punto di vista della sua storia culturale. In effetti, essa ha una storia filosofica molto antica. Elementi in merito sono presenti nell’opera Historia Animalium di Aristotele, il quale spiega come la sordità sia un fattore di mutismo perché “la produzione di linguaggio verbale dipende dal buon funzionamento dell’udito”. diamo un segno alla Ubik 27 maggioMalgrado Aristotele non abbia prodotto un fattore di discriminazione nei confronti delle persone sorde, l’essere umano ha destinato a questi ultimi chiare condizioni di esclusione. È proprio analizzando la sordità partendo dal punto di vista degli udenti-parlanti (in numero maggioritario) che quest’ultima è stata definita come una disabilità da correggere. L’obiettivo dell’autrice è quello di far comprendere come l’emancipazione dei sordi sia avvenuta grazie alle possibilità di studio e di utilizzo della loro lingua: una lingua visivo – gestuale. Lo scopo primario della riflessione filosofica dell’autrice è quello di dimostrare che la sordità non è semplicemente una disabilità. I sordi, infatti, messi nelle condizioni di apprendere precocemente la loro lingua (la lingua dei segni) hanno uno sviluppo linguistico e cognitivo assolutamente normotipico.

Durante un qualsiasi dialogo tra due persone è importante che entrambi gli interlocutori abbiano uno stesso registro linguistico per poter comunicare in maniera efficace e per potersi comprendere. Tutto questo vale naturalmente anche per la lingua dei segni, la quale beneficia dell’utilizzo delle mani per “segnare” e dell’espressione labiale – facciale per poter comunicare al proprio interlocutore. La Lingua dei segni acquisì importanza durante il 1700 in Francia, con la creazione della prima Scuola Bilingue, all’interno della quale si comunicava utilizzando le parole ed anche i segni.

Donata Chiricò è una docente di Etica della Comunicazione presso l’Università della Calabria. Si occupa da molto tempo di Storia culturale della sordità e dell’influenza della funzione uditiva nella costituzione del linguaggio e dell’autocoscienza. Tra l’altro è anche traduttrice in lingua francese dello spettacolo teatrale dedicato alla poetessa Alda Merini dal titolo Fermata non richiesta.

 

Alessandro Artuso

 

All’Unical parte il Laboratorio sulla LIS

RENDE (CS) – Si è svolto ieri pomeriggio, nei locali della Sala Informatica del cubo 18/c dell’Unical, il primo incontro con l’interprete della Lingua dei Segni Loredana Mendicino. La lezione-seminario ha visto il primario coinvolgimento degli studenti del Corso Magistrale di Teoria della Comunicazione e Comunicazione 11051991_10205024490704957_5825901882103834843_npubblica, guidati dalla Professoressa Donata Chiricò, Docente di Etica della Comunicazione all’Università della Calabria, anche se non sono mancati ragazzi/e provenienti da altri corsi di laurea. Durante la lezione, l’interprete ha spiegato le dinamiche pertinenti alla LIS, esponendo il suo rapporto molto stretto con quest’ultima, praticata fin da piccola, poichè vissuta con una zia sorda; quindi per lei lingua usata giornalmente, proprio come quella verbale.

La Dott.ssa Mendicino ha poi evidenziato le modalità operative della LIS, insegnando agli studenti le lettere dell’alfabeto dei segni o dattilologia, un alfabeto manuale delle lettere utilizzate nella lingua scritta. Sono state spiegate le differenze dell’ordine sintattico di una frase tra la lingua verbale e la LIS: nella prima si ha il soggetto, il verbo e poi l’oggetto (ad esempio Io mangio la pizza) mentre, nella seconda il soggetto, poi l’oggetto ed infine il verbo (Io pizza mangio). Il tutto, come spiegato dall’interprete, deve essere accompagnato da un importante binomio Espressione – Labiale, fondamentale per far comprendere il significato di ciò che si sta comunicando.

1L’incontro ha toccato vari temi e problematiche della lingua dei segni, sono stati introdotti i concetti del segno nome, elemento che serve per rappresentare il nome proprio di una persona (attraverso ad esempio una caratteristica fisica particolare) e quello della mano dominante ovvero la mano che “segna”. L’interprete ha infatti spiegato che bisogna “segnare” con la mano che si utilizza ogni giorno mentre, l’utilizzo di entrambe, serve per dare un’accezione rafforzativa al concetto spiegato.

Il laboratorio LIS dell’Unical si è dato comunque appuntamento nelle prossime settimane, per parlare ancora della Lingua dei Segni, del suo valore e della sua importanza comunicativa e sociale.

Alessandro Artuso

I #‎90AnniTreccani‬: L’Italia che Cambia con le Parole

Un paio di anni fa, l’allora ministro dei Beni culturali Massimo Bray venne in Calabria, a Lamezia Terme, per parlare di cultura e legalità, connubio che a stento ma con tenacia si sta facendo largo nella nostra regione. Cultura e legalità. Cultura è legalità. No, non è un errore di battitura. E cultura diventa legalità quando è accessibile, senza vincoli e priva di qualsiasi barriera. Diventa legalità se si sgancia dallo snobismo elitario per atterrare sulla quanto mai attualissima piattaforma cybernauta. In un certo senso, per tornare all’ex ministro Bray, quando la cultura è a portata di tutti, a portata di click, allora la speranza di una ripresa sociale prima che economica potrebbe non essere più un miraggio. Quindi cultura non è solo legalità, cultura è anche era digitale, saper prendere la rete trasformandola da mostro antagonista a veicolo di trasmissione, diffusione e condivisione del sapere. Un percorso, questo, che Massimo Bray conosce bene non solo nelle vesti di capo di un dicastero votato alla promozione culturale, ma anche e soprattutto in qualità di direttore editoriale di uno dei più importanti enti culturali del nostro Paese: l’Istituto Giovanni Traccani.

La cultura nell’era di internet, la diffusione della conoscenza e la condivisione dei sapere sono tre mission che confluiscono nell’unico obiettivo postosi, in epoca moderna, dall’istituto che proprio oggi spegne con orgoglio ben novanta candeline.

Nato il 18 febbraio del 1925 per volontà dell’industriale e mecenate Giovanni Treccani, negli ultimi anni l’Istituto è stato protagonista di un restyling dei propri canali di diffusione, presentandosi con puntualità e attenzione all’appello della rete. “Sono anni che l’enciclopedia ha un portale e ormai i suoi utenti unici sono 400mila al giorno questo perché anche nell’editoria digitale la qualità premia e ‘lo dice la Treccani’ è ancora un segno di forte affidabilità“, sottolinea con orgoglio Bray.

La vocazione social che l’Istituto ha scoperto si è concretizzata, in occasione dei festeggiamenti di oggi, con l’organizzazione di un flash mob che si è svolto questa mattina presso la storica sede romana della Treccani. Sotto lo slogano “la Treccani è pur sempre la Treccani”, l’evento si è rivolto soprattutto ai giovani studenti delle scuole superiori ai quali l’Istituto ha inteso illustrare il proprio apparato scientifico e redazionale. In maniera contestuale a questo evento meramente didattico, la Treccani ha organizzato il tradizionale convegno sul tema ‘Le vite degli Italiani. La Treccani e la biografia nazionale’, la cui prima sessione si è tenuta questa mattina con il titolo ‘Il confronto internazionale’ e la seconda si svolgerà nel primo pomeriggio sul tema ‘Gli Italiani del Novecento. I campi del sapere‘.

E la dimensione social del ‘compleanno’ non si esaurisce col flash mob, ma chiama in rassegna anche il sito dell’istituto e si diversi network associati allo stesso. Proprio da oggi infatti la Treccani ha scelto novanta parole con le quali celebrare l’anno di riferimento. Si mostra dunque un’Italia che è cambiata attraverso le parole. “Dopo le parole scelte per rappresentare questi 90 anni proporremo, sempre sul sito, i 90 personaggi che hanno caratterizzato, secondo noi questi stessi anni e poi ci sarà una mostra al Vittoriano, al Museo del Risorgimento, dal 31 marzo, che speriamo di far diventare itinerante. E, ancora, un volume su Milano, i suoi cambiamenti, nell’anno dell’Expo, per l’Expo; un volume sull’Artusi e sulla grande tradizione della cucina italiana”, ha spiegato Bray chiarendo, in conclusione, che “con la cultura si mangia, si crea comunità, con la cultura si dà speranza a un Paese che tante volte rischia di perderla, si danno le basi per costruire un futuro“.

 

Daniela Lucia