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“Rom E-Sistenze”, domani un incontro sull’etnocidio romanès

COSENZA – Il 25 aprile 2018 dalle ore 17:30 presso la libreria Mondadori di Cosenza (Corso G. Mazzini, 156, CS) la Fondazione Romanì Italia (F.R.I.) ricorda l’etnocidio delle comunità romanès e le gesta dei partigiani Rom. La F.R.I., attiva da anni sul territorio nazionale, lavora per cambiare le logiche del passato che ingabbiano le genti Rom nella morsa delle rappresentazioni negative, degli stereotipi e dei pregiudizi. Poco conosciuta la minoranza romanì è sovente costruita, a causa del limitato contatto, mediante un agglomerato di preconcetti.

Storie di Porrajmos e Samudaripe

I libri di testo affrontano raramente la tematica e ancora meno viene menzionata la storia del Porrajmos (divoramento) o Samudaripe (tutti morti) termini questi che vengono usati dai parlanti romanès per designare l’etnocidio del popolo romanò. Assieme al Professore Giancarlo Costabile dell’università della Calabria, Federica Cordasco, Bina Gargiullo, Luigi Bevilacqua, Fiore Manzo della fondazione Romanì Italia (Delegazione Calabria) e all’attore e cantautore Luigi Marino sarà narrata la storia dei Partigiani Rom.

Resistenza, minacce e detenzione di stupefacenti. Due arresti nel Cosentino

ROSSANO/CORIGLIANO (CS) – Continua l’azione di contrasto al fenomeno della criminalità nell’area del comune di Corigliano-Rossano.
Nella tarda serata di ieri, il personale della Polizia Giudiziaria del Commissariato di Rossano ha intercettato un’auto con a bordo due noti pregiudicati.
Intimato l’alt, l’autista cercava di eludere il controllo con manovre improvvise e pericolose.
Dopo alcune centinaia di metri, il personale della Polizia di Stato riusciva a bloccare l’auto e procedere al controllo.
Durante la breve fuga dell’auto era stato lanciato dal finestrino dell’autovettura un involucro di colore bianco che non si riusciva a rinvenire dai successivi sopralluoghi.
Scesi dal veicolo, i due continuavano a fare resistenza ed a minacciare gli operatori, i quali, durante le perquisizioni, rinvenivano un altro involucro contenente una dose di sostanza stupefacente occultata sotto un sedile dell’auto.
I cittadini extracomunitari, S.J. di anni 30 e N.M. di anni 33 con a carico numerosi precedenti di polizia, venivano arrestati per resistenza minaccia a P.U. e detenzione di sostanza stupefacente ai fini dello spaccio.
Inoltre, con l’ausilio di personale della Polizia Stradale del locale Distaccamento, l’autovettura veniva sequestrata poiché priva di assicurazione, e l’autista deferito all’A.G. per guida reiterata senza patente.
Degli arresti si dava immediata notizia al P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta da Procuratore Capo dott. Eugenio Facciolla, il quale ne disponeva gli arresti domiciliari.

 

Resistenza, al Liceo delle Scienze Umane di Rossano iniziativa sulla liberazione dell’Italia

ROSSANO (CS) – Il Liceo delle Scienze Umane San Pio X di Rossano, con il patrocinio dell’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea (Icsaic), venerdì 21 aprile, alle ore 10,30 sarà impegnato in un’interessante iniziativa sul tema della lotta per la resistenza e la liberazione dell’Italia e dell’Europa dal nazifascismo. Dopo i saluti della dirigente scolastica Maria Antonietta Salvati, sarà proiettato il film-documentario di Eric Gobetti “Partizani. La Resistenza italiana in Montenegro”. Il film documentario sarà introdotto dallo storico Giuseppe Ferraro, che di recente ha curato oltre mille biografie dei partigiani meridionali impegnati al nord nella lotta per la Resistenza e il libro Dai campi di prigionia nazisti. Alla fine seguirà il laboratorio didattico a cura delle classi interessate.

Ospedale di Cosenza, calci e pugni alle Guardie Giurate. Un arresto

COSENZA – Nella tarda mattinata odierna due persone sono state fermate dalla Polizia di Stato nell’ambito del piano straordinario di controllo del territorio predisposto dal Questore Luigi Liguori. Si tratta di L.S. (classe ’87), cittadino svizzero, tratto in arresto per resistenza e lesioni aggravate a Pubblico Ufficiale e di G.O. (classe ’67), cittadino polacco, denunciato per resistenza a Pubblico Ufficiale. Inoltre, il giovane svizzero, al momento dei controlli di rito dopo il fermo, è risultato avere numerosi precedenti di polizia per rapina, furto, resistenza e perfino avere in atto una misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di Messina. Verso le 10 di questa mattina, alcuni agenti della Polizia di Stato, Squadra Volante e Reparto Prevenzione Crimine Calabria Settentrionale, sono stati allertati e invitati a recarsi presso il nosocomio S.S. Annunziata di Cosenza, a seguito dell’aggressione nei confronti di alcune Guardie Particolari Giurate. Giunti sul posto, gli uomini della Polizia hanno trovato i due uomini fermati nell’atto di aggredire con calci e pugni due Guardie, una delle quali ferita da una testata al volto la quale ha provocato la rottura del setto nasale. Immediatamente, gli uomini, sotto l’effetto di sostanze alcoliche, sono stati immobilizzati, non senza opporre violenta resistenza. Poco prima, le Guardie Giurate avevano invitato i due rei a lasciare i locali dell’Ospedale poichè intenti a fumare e bere nei locali non consentiti del nosocomio. Alla luce dei fatti accaduti e degli elementi di reità raccolti dal personale della Polizia di Stato,  L.S., cittadino svizzero,  è stato tratto in arresto per resistenza e lesioni aggravate a Pubblico Ufficiale e ad incaricato di pubblico servizio e messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria in attesa della celebrazione del rito direttissimo, mentre G.O. è stato deferito per resistenza a Pubblico Ufficiale.

 

Un 28enne compie atti osceni davanti bambina di 6 anni, arrestato

REGGIO CALABRIA – Gli agenti della questura di Reggio Calabria hanno fermato un uomo di 28 anni, originario di città del Mali e senza fissa dimora, per atti osceni in luogo pubblico.

L’uomo avrebbe commesso gli atti anche davanti ad una bambina di 6 anni, il cui padre della piccola ha avvisato gli agenti, ed è stato arrestato per corruzione di minorenne, oltraggio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e atti osceni in luogo pubblico.

 

 

Le “Voci contro le mafie” di “Giornalisti d’Azione” e “Pedagogia della R-Esistenza” .

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – “Il giorno prima del processo, mi sono state mostrate le chiavi della macchina, in modo che io capissi di avere due possibilità: o prendere la macchina e lasciare il mio paese, oppure accettare di restare e di vivere sotto scorta. Io mi sono letteralmente catapultato su quelle chiavi, le ho prese, le ho messe in tasca. Sapete perché? Perché sono loro (i mafiosi, ndr) che se ne devono andare, non io”.  È stato Rocco Mangiardi, l’imprenditore che con le sue denunce ha permesso alla giustizia di imprimere un duro colpo alle cosche lametine, a pronunciare queste parole davanti ad oltre 400 studenti dell’Università della Calabria, stamattina. Mangiardi è stato uno dei tre protagonisti dell’incontro sul tema “Voci contro le mafie. Comunichiamo assieme la legalità”, organizzato dal movimento “Giornalisti d’Azione” e dal Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione, laboratorio di Pedagogia della R-Esistenza, diretto dal professore Giancarlo Costabile.

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 Ed è stato proprio il docente ad introdurre i lavori manifestando apprezzamento per la partecipazione di tanti studenti e sottolineando che “il paradigma dell’Italia meridionale silente e complice delle mafie esiste solo per una certa parte del Paese, mentre, da anni, in Calabria si sperimentano iniziative per la formazione delle coscienze”.  Un dibattito a più voci, moderato dal giornalista Piero Muscari, che si è avvalso dei contributi dello scrittore Giacchino Criaco, di Africo, autore del libro “Anime nere”, da cui è stato tratto l’omonimo film, e del luogotenente dei Carabinieri di Vibo Valentia, Cosimo Sframeli, anch’egli scrittore.  Antimafia, vera e presunta, la vita ed il destino condizionati di quei giovani che nascono in determinati paesi, la necessità di non demordere mai e di non allentare la promozione della cultura della legalità; ma anche come vive un testimone di giustizia, come lotta lo Stato in Calabria contro la ‘ndrangheta. Il dibattito ha preso le mosse dal libro di Criaco “che affronta senza ipocrisia una realtà che esiste. Io  – ha detto lo scrittore – parto dall’Aspromonte e  mostro senza ipocrisia il male che quei ragazzi fanno, ma anche il cinismo della società. A chi dice che io ho dato un’immagine negativa della Calabria col mio libro, rispondo che nel mio scritto c’è il racconto vado a scoprire gli angoli bui della società in tutto il mondo, nell’uomo. E in questi angoli cerco di portare la luce. E per sollevare discussioni, critiche costruttive, alimentare riflessioni”.  Dal luogotenente Sframeli un appello agli studenti a puntare sulla libertà “che non è la legalità, che è una cornice vuota senza giustizia e verità. Le ingiustizie si ricevono dalle mafie, certo, ma, talvolta, anche da alcuni rappresentanti dello Stato. È una vita che sento dire che combattiamo la ‘ndrangheta e, talvolta, sento ancora dire che è più forte di prima. Allora mi domando dove sia l’errore nel meccanismo di contrasto alla criminalità organizzata”. La ribellione alle mafie è un dovere di ogni cittadino perbene, hanno detto tutti. E Mangiardi, sollecitato dalla domanda di una studentessa sulla valutazione della sua scelta di denunciare il sopruso, ha risposto con un eufemismo: “Io vorrei alzarmi in piedi per farvi capire che io sono alto appena 1’60. La definizione di “testimone di giustizia” non mi piace. E non mi piace che se uno fa la cosa giusta, il proprio dovere debba passare per un eroe.  Nel 2006, quando sono stato chiamato a testimoniare, io avevo denunciato cinque persone, ma , nelle trascrizioni, ne è saltata una. È successo che una mattina ho letto sul giornale la notizia di un ragazzo ucciso con un colpo di pistola e bruciato vivo. Ecco, se io tornassi indietro insisterei sulla denuncia di quel ragazzo che era saltato nelle trascrizioni. Perché gli avrei salvato la vita. Non è colpa di questi ragazzi se vivono nell’illegalità. E sono convinto che possono essere salvati. Se potessi  tornare indietro, rifarei quello che fatto. Senza nessun dubbio”. Mangiardi, Sframeli e Criaco sono stati sollecitati dalle domande poste loro dai giornalisti Salvatore Audia, Direttore di “Esperia Tv”, Pietro Comito, de “LaCTV”, Alessandro De Virgilio, responsabile Agi Calabria, Saveria Gigliotti, vice presidente di “Giornalisti d’Azione”, Sergio Tursi Prato, Direttore di “Telitalia”, Mario Vetere, di Radio Touring 104. Il Rettore dell’Unical, Gino Mirocle Crisci, ha portato i saluti dell’Ateneo, insieme al direttore ed  al vice direttore del Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione, Franco Altimari e Luciano Romito. Il dibattito è andato in onda in diretta streaming grazie all’impiego della “Component Produzioni tv” coordinata  dal giornalista Marcello Le Piane.

Vendita di gioielli preziosi non autorizzata, due denunce a Paola

Cosenza ( CS) – Nella giornata di ieri personale della Polizia di Stato, in servizio presso il Commissariato di Paola, nel corso di specifici servizi mirati alla prevenzione e repressione di reati contro il patrimonio disposti dal Questore di Cosenza Luigi Liguori ha denunciato per i reati di ricettazione e resistenza a P.U., G.E.N. di anni 55 e R.S.S. di anni 24. In particolare nel corso dei citati controlli specifica attenzione è stata diretta ad un esercizio commerciale per la vendita di bigiotteria, situato nel centro di Paola, in quanto esistevano fondati sospetti che nel suo interno si effettuasse la vendita di preziosi, attività non autorizzata. Gli agenti di polizia riscontravano  nel locale in argomento la presenza di G.E.N., nei cui confronti in passato era  stato emesso provvedimento di revoca della licenza per il commercio di oggetti preziosi in quanto resasi responsabile del reato di ricettazione. Considerati i citati precedenti la medesima veniva quindi sottoposta a perquisizione personale. Nonostante la stessa cercasse inutilmente di impedire agli operatori di Polizia di procedere, gli agenti trovavano all’interno della borsa di sua proprietà un sacchetto contenente diversi  oggetti preziosi in oro, dei quali la predetta G.E.N. non sapeva fornire spiegazioni circa la provenienza. Inutili erano i tentativi, sia da parte della persona perquisita che della titolare dell’attività commerciale, di sottrarre agli agenti il sacchetto in questione attraverso goffe manovre per liberarsene. Gli operatori della Polizia di Stato procedevano perciò ad un’accurata ispezione del locale in argomento. All’interno di una cassaforte vi erano riposti numerosi oggetti preziosi ed in oro dei quali la titolare non era in grado di produrre alcun documento idoneo ad  attestarne la proprietà. Si procedeva pertanto alla denuncia delle citate persone per i reati di ricettazione e resistenza a P.U. Tutto il materiale rinvenuto veniva posto sotto sequestro.

Pentone, dibattito sulla Resistenza per ricordare e riflettere

Da sx Rosella Tallerico, Vincenzo Marino e Mario Saccà
Da sx Rosella Tallerico, Vincenzo Marino e Mario Saccà

PENTONE (CZ)  – Memoria, ma anche riflessione e ricostruzione delle storie dei singoli che confluiscono nella storia locale: ieri sera, presso la sala consiliare di Pentone, si è tenuto un dibattito per il 70esimo anniversario della Resistenza. Grazie al gruppo di minoranza ‘Rinascita per Pentone’, anche il centro presilano ha avuto la possibilità di ricordare la Resistenza, riflettere sulla sua contemporaneità e conoscere alcuni passaggi della storia pentonese. Ospite illustre della serata, lo storico Mario Saccà. Sono intervenuti Vincenzo Marino, consigliere di minoranza e Rossella Tallerico, già candidata con il gruppo ‘Rinascita per Pentone’. Ma anche i presenti hanno espresso le loro valutazioni. Assente l’amministrazione comunale. Trattenuto da un impegno, il sindaco è arrivato a fine serata.

Vincenzo Marino ha introdotto i lavori con una breve ricostruzione delle vicende che hanno seguito l’annuncio alla radio di Sandro Pertini e delle principali tendenze storiografiche attuali, alcune percorse da un certo revisionismo, altre che hanno messo in luce aspetti prima trascurati come il ruolo della donna. Per il consigliere di minoranza, l’attualità della Resistenza è messa in dubbio dai vilipendi alla Costituzione e dalla poca sensibilità verso queste ricorrenze. Liberazione è richiesta di diritti e libertà, ma è anche rispetto delle regole e impegno perché tutti possano esprimersi. Vincenzo Marino, infatti, ha citato Pertini che a sua volta citava Voltaire, perché il senso della Liberazione fosse la possibilità di esprimere la propria opinione rispettando quella degli altri. L’auspicio generale è che si possa continuare a conoscere la storia, anche a Pentone che non è dotato di archivi storici ordinati.

Sulla storia pentonese si è focalizzato l’intervento di Rossella Tallerico. Nei giorni scorsi ha intervistato dieci pentonesi che hanno vissuto la seconda guerra mondiale da bambini. Ieri sera ha presentato gli elementi emersi. Le sensazioni spiacevoli legate al ricordo dei 10/15 aerei che ogni giorno sorvolavano Pentone (ancora oggi una signora, quando sente i fuochi di artificio, si ritira in casa). Le fughe in campagna e il pane o qualche patata che ci si portava dietro nel caso in cui l’allarme fosse stato protratto. I piccoli tenuti in braccio tra le coperte e i ragazzini che prendevano per mano i genitori. La decisione di non scappare per morire eventualmente in casa. La solidarietà con gli sfollati e l’aiuto offerto dai soldati ad esempio in occasione di un’alluvione (a Pentone furono presenti la divisione Mantova e la divisione Pistoia). I matrimoni tra le ragazze pentonesi e i soldati “altoitaliani”. Rosa, la civile che perse la vita in un bombardamento a Catanzaro. La difficoltà dei bombardieri a individuare Pentone attribuita a un miracolo della Madonna. Rossella Tallerico ha raccontato che gli intervistati si sono commossi, per i ricordi e per gli immigrati nei quali in qualche modo si identificano. Il senso di queste storie sembra essere sintetizzato dalla frase di un signore: non si può dire che Pentone non abbia vissuto la guerra perché non è stato bombardato, già aver vissuto la fame è stato terribile.

Dopo gli interventi dei presenti, Mario Saccà ha concluso il dibattito. Lo storico è solito intervistare reduci della seconda guerra mondiale e non solo. Infatti, ha evidenziato l’importanza della ricostruzione del passato attraverso la storia orale. Ha spiegato che la Calabria fu liberata dagli anglo-americani e che alcuni partigiani meridionali hanno combattuto nel Nord. Per Mario Saccà, «fermo restando i valori e applicando Voltaire» è fondamentale conoscere tutto quello che è accaduto, tutti gli aspetti e far esprimere tutti, poi si avrà la capacità di separare gli elementi buoni da quelli cattivi. La sua idea di fondo è che il ‘900 sia finito e che, quindi, sia inutile riproporre vecchie polemiche collegate a categorie scomparse. Secondo lo storico, la storia sarà scritta quando tutti gli archivi saranno aperti. «Ma se già ora diamo una mano, facciamo il nostro dovere».

 

Al Musmi di Catanzaro, presentazione del libro di Antonio Gioia su “Guerra, Fascismo, Resistenza”

E’ stato ospitato nel salone del MUSMI – Museo Storico Militare di Catanzaro, il convegno per la presentazione del libro di Antonio Gioia “Guerra, Fascismo, Resistenza.  Avvenimenti e dibattito storiografico nei manuali di storia”, edito da Rubbettino nella collana Università. All’incontro sono intervenuti, con l’autore, Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro; Silvana Afeltra, dirigente scolastico Liceo Scientifico “Siciliani” di Catanzaro; Maria Bordino, dirigente scolastico Istituto d’istruzione superiore “De Nobili” di Catanzaro; Antonino Ceravolo, Istituto d’istruzione superiore “Einaudi” di Serra San Bruno; Elena De Filippis, dirigente scolastico Liceo Classico “Galluppi” di Catanzaro; Antonio Cavallaro, della Rubbettino Editore. Il libro del prof. Gioia, docente del liceo De Nobili di Catanzaro, parte dall’analisi di 32 manuali di storia pubblicati dopo l’emanazione, nel 1996, del decreto dell’allora ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, con il quale è stata modificata la suddivisione annuale del programma di Storia. Il prof. Gioia ha quindi esaminato le “nuovissime edizioni” dei manuali aggiornati con i nuovi  programmi, tracciandone le caratteristiche con l’obiettivo di riflettere sul rapporto tra storia e storiografia, oltre che di sollevare nuovi spunti di dibattito, come quello sulla attuale “rivoluzione digitale” o, ad esempio, sulla condizione dei giovani e degli studenti, anche grazie alla “riscoperta” di un’indagine realizzata tra nel 1957 dal Resto del Carlino.

 Il periodo sul quale si concentra l’attenzione del prof. Gioia è quello tra il 1940-1945, un passaggio cruciale della storia d’Italia: con l’entrata in guerra, la crisi del regime e la caduta del fascismo, il 25 luglio e l’8 settembre 1943, la continuità ambigua del Regno del Sud e la rottura ambiziosa della Repubblica Sociale Italiana, il complesso fenomeno della Resistenza, la guerra civile e la resa dei conti. “Il periodo storico complesso e difficile che va dalla nascita del Fascismo alla seconda guerra mondiale alla Resistenza, è uno dei temi più importanti per il nostro Paese – ha detto il prof. Gioia -, per certi aspetti è ancora presente, per altri aspetti è stato rimosso.  La complessità è data proprio da questa ambivalenza. Il libro non è un racconto su quel periodo storico, ma è una analisi su come i manuali scolastici pubblicati tra il 1997 e il 2009 raccontano questo periodo. Dopo il decreto del ministro Berlinguer, i manuali hanno adottato delle nuove periodizzazioni, ma mentre alcuni testi mantengono permanenze di 40 anni dalla prima adozione, altri si sono rinnovati non soltanto nell’impianto grafico, ma anche nei contenuti”. Nel corso del dibattito il prof. Gioia ha affrontato anche il tema dell’oggettività della storia: “Un’oggettività che non può esistere, perché i fatti ricostruiti vengono osservati da punti di vista diversi e può essere messa in discussione addirittura l’autenticità di alcuni documenti. Bisogna piuttosto parlare di ricostruzione corretta. Ho seguito le polemiche sulla “storia di parte” che sarebbe raccontata da alcuni manuali, ma devo dire che per molti la preoccupazione è legata all’argomento di attualità, quello più politico. Invece bisognerebbe riflettere sul fatto che non vengono trattati argomenti più vicini, anche distanti 40 o 50 anni, e ciò significa trascurare una parte significativa della storia dell’Italia Repubblicana. La riflessione dovrebbe riguardare maggiormente questo problema e più in generale la didattica sulla storia”.  Una storia che, per l’autore, “è una passione ed è una cosa viva, che soprattutto trasmette uno straordinario senso di umanità: tutti apparteniamo, infatti, alla stessa storia”.   “Il libro di Antonio Gioia – ha detto Wanda Ferro – riproponendo il periodo forse più controverso della nostra storia, gli anni che vanno dal ’40 ed al ’45 con al centro il Fascismo, la guerra e la Resistenza, si pone non soltanto come una importante sintesi di avvenimenti che hanno caratterizzato il secolo scorsodeterminando le sorti del nostro Paese, ma diventa un fondamentale dibattito storiografico con una serie di citazioni che producono l’effetto di una grande tavola rotonda intorno alla quale si siedono tutti coloro che la storia l’hanno scritta e raccontata.  L’autore, oltre  a documentare, diventa uno spirito critico che guarda a chi la storia la legge e l’apprende nel periodo delle conoscenze, e poi non sempre trova modo di approfondirla, se non con il sistema usa e getta delle trasmissioni televisive. È un messaggio di vero amore verso la storia, un invito a tutti, e specie ai più giovani, a non limitarsi allenozioni scolastiche, ma ad andare alla ricerca dei propri convincimenti oltre il limite ristretto delle sintesi obbligate per chi deve riassumere in un manuale didattico secoli di avvenimenti che avrebbero, ciascuno, necessità di analisi profonde e complete.  Ancora una volta, grazie al lavoro importante di Antonio Gioia, si ripropone l’eterna contrapposizione tra la verità storica e la storia come viene scritta e tramandata dagli studiosi e dai protagonisti.  Uno dei primi capitoli che sono andata a leggere è quello relativo alla Repubblica di Salò, dove è centrale il tema di un revisionismo storico avviato, dopo brevi interventi negli anni ’80, sul finire del ‘900 e che trova una momento di assoluta deflagrazione nelle parole di Luciano Violante, da Presidente della Camera nel maggio del ’96, quando dice: “occorre sforzarsi di capire i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e delle libertà”.  La storia delle guerre la scrivono quasi sempre i vincitori, ed assume contorni reali quando al dolore ed alla devastazione si sovrappone una definitiva pacificazione. Io appartengo ad una generazione che quella  epoca l’ha ritrovata nei libri di storia o nel racconto degli anziani, ma una generazione ancora successiva alla mia è cresciuta anche sulle note di una mirabile canzone di un grande cantautore, intellettualmente di sinistra, quel Francesco De Gregori che nel 2001 con “Il cuoco di Salò”, scatenò un dibattito dalla cultura alla politica, usando espressioni come “qui si fa l’Italia o si muore” oppure “dalla parte sbagliata”. Un grande critico musicale prese le difese di De Gregori parlando di un racconto dell’ingenuità che accompagnò e seppellì i protagonisti di una delle stagioni più disperate della nostra storia, vissuta, appunto “dalla parte sbagliata”.  Alcune di queste espressioni le ritroviamo anche nel libro di Antonio Gioia e sono utili a comprendere quanto sia lodevole l’intento dell’autore di affermare il principio di una sfida della “società della conoscenza”, che io interpreto come un dovere di raccontare sempre tutta la verità, di non nascondere crimini commessi dai vincitori per mantenere vivo l’odio dei vinti. Ad orrori come l’olocausto, le deportazioni o le foibe – conclude Wanda Ferro – nessuna giustificazione potranno mai dare né il cuore, né la ragione, ma ogni racconto deve assumere la dignità di verità storica e lasciare spazio alla volontà di approfondimento. Ogni volta che i nostri giovani scopriranno le ragioni controverse della storia dai cantautori o dai format televisivi, vorrà dire che stiamo costruendo una società che avrà perso molti dei suoi valori”.