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ASP Catanzaro: Centri informazione in undici istituti superiori

CATANZARO – Il Ser.T. di Catanzaro, diretto dal Dott. Bernardo S. Grande, ha avviato, dallo scorso novembre, le attività dei CIC (Centri Informazione e Consulenza) in undici Istituti Superiori di Catanzaro.
L’attività, come stabilito dall’art. 106 T.U. – D.P.R. 309/90, rientra tra gli interventi organizzati dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro,  attraverso il Ser.T., nelle scuole secondarie di secondo grado e si avvale di operatori del pubblico e del privato, con il coinvolgimento di 28 operatori dell’Asp di Catanzaro, appartenenti a varie Unità Operative quali: Ser.T. di Catanzaro, Lineaverde droga, Centro di solidarietà, Servizio di Educazione alla salute, Centro di salute mentale, Neuropsichiatria infantile, Pediatria di comunità, Igiene di Sanità pubblica del Distretto 1.
Le giornate dedicate al C.I.C. sono state organizzate e concordate con la Dirigenza di vari Istituti e con il coinvolgimento in ognuno di essi di uno o più docenti Referenti. Durante gli incontri in classe sono stati trattati, in termini di prevenzione, argomenti di varia natura su dipendenza da sostanze legali ed illegali, abuso di alcol e guida, sessualità e problemi sociali ed in particolare sui rischi del fumo di tabacco. Per le varie trattazioni sono stati opportunamente utilizzati strumenti di presentazione Power point, filmati ecc. . Inoltre, su precise richieste delle scuole, sono stati organizzati altri momenti di prevenzione ed informazione, con la collaborazione di specifici Servizi (Consultori, Polizia di Stato ecc.). E’ importante sottolineare che i C.I.C., una volta preso atto delle varie  problematiche, non possono e non  devono risolvere i casi ma orientarli verso le possibili soluzioni e quando necessario indirizzarli verso altri Servizi di territorio.
Gli istituti scolastici interessati dall’attività dei C.I.C. sono il Liceo Classico “P. Galluppi”, Liceo Scientifico “L. Siciliani”, Liceo  Artistico, Tecnico per Geometri “R. Petrucci”, Tecnico per le  Attività Sociali “B. Chimirri”, Tecnico Industriale Statale “E. Scalfaro”, Tecnico Agrario “Vittorio Emanuele II”, di Catanzaro; il Liceo Scientifico “E. Fermi”, Liceo Linguistico e Sociopsicopedagogico, Tecnico per Geometri “R. Petrucci” (succursale), di Catanzaro Lido; di Istruzione Superiore “U.S. Maresca”, di Catanzaro Sala.
I gruppi dei C.I.C. hanno incontrato, nel corso dell’anno scolastico, circa seimila studenti compresi tra le prime e le quinte classi.

Comunicato NIDIL CGIL sul Morto sul Lavoro a cerisano

La morte di Franco Ritacca, LSU del  comune di Cerisano, e’ una tragedia che colpisce le coscienze e che riporta tristemenente alla ribalta il problema della sicurezza sul lavoro, ed in questo caso anche la mancanza di copertura previdenziale completa.

Franco era un lavoratore iscritto,  alla Cgil.

Un’iscrizione che viveva con passione e senso di appartenenza.

Aveva sempre manifestato la sua rabbia ed il suo disagio con grande civilta’ orgoglio e dignita’, lo scorso anno a Catanzaro allo sciopero regionale di Lsu e Lpu, e quest’anno aveva aderito, sempre fra iprimi, a tutti i presidi ed a tutti gli scioperi,  ultimo quello di Reggio Calabria il 12 novembre.

Certo per la sua famiglia la sua perdita, la sua scomparsa prematura, non potra’ mai essere colmata, ma adesso il Comune e la Regione facciano la loro parte, in attesa che la Procura concluda le indagini

Il comune si attivi con L’Inail per affinche’ venga velocemente liquidato quanto spetta agli eredi.

La Regione ponga fine al suo ritardo vergognoso nel pagamento delle indennita’ di decesso, per  i lavoratori lsu e lpu morti sul lavoro, previsto dal disciplinare regionale.

Decine di famiglie aspettano da oltre due anni la liquidazione, non si aggiunga al dolore di una tragedia come questa anche l’insensibilita’ e le inadempienze delle istituzioni

Ai colleghi, alla famiglia, alla moglie e ai figli il Nidil Cgil esprime solidarieta’, per ricordare chi come Franco ha sempre creduto e lottato per migliorare i diritti e le condizioni  dei lavoratori, ed ha pagato con la vita  il suo attaccamento al lavoro, che viveva  non come condizione di precarieta’ ma come espressione di dignita’.

Quella dignita’ che Governo e Regione continuano a negare a migliaia di lsu e lpu calabresi, ma sappiano che la lotta e la mobilitazione sindacale non si fermera’.

Incontro sulla programmazione 2014-2020 del Psr Calabria

L’assessore regionale all’agricoltura Michele Trematerra – informa una nota dell’ufficio stampa della Giunta – ha presieduto un incontro, nella sede della Fondazione Terina di Lamezia Terme, con il partenariato istituzionale, economico e sociale per discutere sulla  programmazione 2014-2020 del Piano di Sviluppo Rurale della Calabria. Presente all’iniziativa anche il dirigente generale del Dipartimento agricoltura Giuseppe Zimbalatti, l’autorità di gestione del Psr Calabria Alessandro Zanfino e il dirigente generale del Dipartimento regionale programmazione nazionale e comunitaria Paolo Praticò.

Una riunione, con al centro del confronto i fabbisogni e le strategie di sviluppo del comparto agricolo calabrese, che per l’assessore Trematerra ha rappresentato “un costruttivo momento di confronto e  di scambio di esperienze e punti di vista”.

“In questa delicatissima fase di definizione della strategia del prossimo programma operativo del PSR Calabria – ha specificato Trematerra -, che precede alla sua stesura, per il Dipartimento agricoltura è di fondamentale importanza ascoltare le istanze, le esigenze, le criticità sostenute e i contributi del partenariato. La programmazione 2007-2013 ha già dato i suoi buoni risultati, con gli obiettivi di spesa puntualmente raggiunti, ma noi stiamo già lavorando da diverso tempo al prossimo sessennio per far si che il settore agroalimentare calabrese continui ad essere tra quelli realmente produttivi per l’economia regionale. Pertanto – ha infine sottolineato l’esponente della Giunta – per entrare nel vivo del lavoro della nuova programmazione abbiamo bisogno di altri momenti come questi, durante i quali possiamo confrontarci con i partner istituzionali, le parti sociali e la società civile”.

Zimbalatti ha, invece, parlato di programmi integrati ed ha spiegato che “si intende  affrontare la sfida della nuova programmazione lavorando di concerto con gli altri settori, motivo per il quale non si dovrà più parlare di programmi separati. L’obiettivo dell’incontro di oggi – ha evidenziato il dirigente generale – è quello di consentire alla Regione di stilare un programma che tenga conto delle reali esigenze del territorio, partendo proprio dalle criticità riscontrate nelle vecchie programmazioni”.

“La programmazione – ha poi affermato Zanfino – deve essere scritta di concerto con il partenariato, depositario di un prezioso contributo di conoscenze, del quale la Regione, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, non potrebbe fare a meno. In questi mesi il Dipartimento agricoltura ha lavorato su una serie di documenti preparatori,che precedono alla stesura vera e propria del programma, che orientativamente dovrebbe essere inviata alla Commissione Europea nella prossima estate”.

La necessità dell’integrazione fra i programmi è stata sottolineata anche dal dg Paolo Praticò il quale si è espresso sul bisogno di coordinazione e programmazione degli sforzi della Regione.

Convegno “Lo stato unico di figlio” all’Unical

RENDE – Si è svolto lo scorso venerdì allo University Club, il convegno “Lo stato unico di figlio”. S’è trattato di un appuntamento scientifico d’alto livello che ha visto impegnati alcuni dei più importanti  studiosi di questo particolare ed attualissimo argomento del Diritto Civile. L’iniziativa è stata organizzata dalla sezione calabrese della Società italiana degli Studiosi del Diritto Civile (S.I.S.Di.C.), dal Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche dell’Ateneo di Arcavacata, dall’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e dall’ Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, con la collaborazione degli Ordini degli Avvocati di Cosenza, Castrovillari e Paola, la Fondazione “Movimento Bambino” Onlus e la Fondazione “Ferrero”.

Un  convegno, dunque, “a più voci” che, oltre ad affrontare alcuni specifici aspetti tecnico-giuridici, non ha tralasciato di trattare le delicate ricadute sociali legate all’evoluzione legislativa della materia. Il dibattito s’è sviluppato partendo dall’esame dei provvedimenti di revisione delle disposizioni in materia di filiazione che – come ha spiegato nell’introduzione la Prof. Giovanna Chiappetta  (Presidente del Consiglio locale della S.I.S.Di.C) – “hanno rappresentato un vero atto di civiltà poiché attraverso la soppressione dei termini “legittimo” e “naturale” e costituendo lo status unico della filiazione hanno eliminato alcune gravi discriminazioni. Un percorso – ha detto ancora la Prof.ssa Chiappetta – che adegua il dettato normativo ai principi di uguaglianza e di diritti inviolabili della famiglia sanciti dalla Costituzione e dalla legislazione internazionale, ma che andrà completato dall’indispensabile, quanto delicata,  fase attuativa>>.

Al convegno, che è stato concluso dal prof. Pietro Perlingieri, Emerito dell’Università del Sannio, ha portato i saluti del rettore dell’Università della Calabria, prof. Gino Mirocle Crisci, il prof. Roberto Musmanno che oltre a sottolineare l’importanza della materia trattata nell’iniziativa, ha voluto porre l’accento sulla collaborazione tra le Università Calabresi che ha definito “essenziale per lo sviluppo del sistema universitario regionale”. I lavori sono poi continuati con la relazione del Prof. Cesare Massimo Bianca, Emerito dell’Università “La Sapienza” di Roma, nonché presidente della  Commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri  che ha redatto nel luglio scorso il decreto legislativo di revisione delle disposizioni in materia di filiazione.

Importanti contributi sono anche arrivati  dal prof. Vincent A. De Gaetano, Giudice della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo (L’incidenza della Corte Europea nel diritto di Famiglia), dal prof. Giampaolo Frezza dell’Università Lumsa di Palermo (Il diritto di abitazione), dalla dott.ssa Sara Menichetti del Tribunale per i minorenni di Roma (Adozioni in casi particolari e rapporti di parentela); dal dott. Gustavo Sergio, presidente del tribunale per i minorenni di Napoli (La responsabilità genitoriale); dalla Prof.ssa Rosanna Pane dell’Università del Sannio (Il diritto a conoscere le origini), dalla prof.ssa Maria Rita Parsi, Psicoterapeutica e Presidente della Fondazione Movimento Bambino (L’interesse preminente del bambino).

Il convegno è stato concluso dal prof. Pietro Perligieri, emerito dell’Università del Sannio, e tra i più noti giuristi italiani. Perlingieri nel corso della sua applaudita relazione ha, dopo aver affrontato i temi specifici del convegno ha allargato la sua riflessione a 360 gradi considerando pure l’esigenza di un adeguamento di una parte della Costituzione “utile – ha chiosato – per riequilibrare i rapporti tra i poteri dello Stato anche in considerazione della tutela dei diritti dei più deboli non più adeguatamente garantiti dall’attuale assetto”.

Comunicazione della Protezione civile sul maltempo dei prossimi giorni

Il Dipartimento della Protezione civile regionale informa che nelle prossime ore sono previsti in Calabria precipitazioni che potrebbero determinare condizioni di pericolo. In particolare fenomeni più intensi potrebbero manifestarsi sulla fascia ionica e su quella tirrenica meridionale. Inoltre, un peggioramento è previsto dalla sera di sabato e per tutta la giornata di domenica con forti precipitazioni tali da generare effetti al suolo di particolare criticità.

La Protezione civile regionale, congiuntamente al Centro funzionale multirischi dell’Arpacal, continuerà a seguire l’evolversi della situazione e renderà disponibili periodici aggiornamenti. Intanto si richiama l’attenzione di quanti rivestono ruoli operativi nel sistema di protezione civile, ed in particolare dei sindaci, per mettere in atto tutto quanto previsto nei piani di gestione delle emergenza, adottati ai sensi della Legge 100/2012, nonché sulla necessità di attivare ogni ulteriore forma di salvaguardia della pubblica e privata incolumità.

La Protezione civile raccomanda, poi, l’adozione di norme comportamentali adeguate e di carattere generale e la predisposizione di idonea attività di monitoraggio, anche visiva, delle situazioni di rischio già conosciute e su quelle venutesi a determinare in occasione dell’evento dei giorni 18 e 19 novembre scorsi. Attesa la concomitante chiusura settimanale degli uffici pubblici, si invita anche a valutare l’opportunità di attivare i vari Centri operativi comunali (Coc), in modo da evitare ritardi nella catena di trasmissione delle informazioni e, eventualmente, in quella di organizzazione dei soccorsi.

Infine il settore regionale di Protezione civile si dissocia da qualunque avviso, bollettino, informazione che non sia emanato dai canali ufficiali e nello specifico potranno essere adottati i provvedimenti consequenziali nei confronti di chi dirama allarmi.

Volume di scritti in memoria del prof. Albino Saccomanno

RENDE – Si è tenuta Venerdì 29 la presentazione, all’Unical, di un volume di scritti del prof. Albino Saccomanno. Con la presentazione del volume “Scritti in memoria di Albino Saccomanno”, tenutasi venerdì nella sala dello University Club, sono stati ricordati la figura e l’impegno accademico di un apprezzato docente dell’Università della Calabria, titolare della cattedra di Istituzioni di diritto pubblico della Facoltà di Economia, scomparso prematuramente il 16 novembre 2005 all’età di 52 anni.

All’incontro, dopo i saluti del direttore del dipartimento di scienze aziendali e giuridiche, prof. Franco Rubino, hanno partecipato i curatori dell’opera: i professori Luca Albino, Carlo Amirante, Enrico Caterini, Augusto Cerri, Silvio Gambino, Renato Rolli, Massimo Siclari e Paolo Stancati.

L’iniziativa, curata dal Dipartimento di Scienze giuridiche – Sezione Giuridica “C. Mortati” dell’UniCal, ha inteso evidenziare, attraverso la testimonianza diretta di colleghi ed amici del giurista scomparso, la grande passione del prof. Saccomanno per la ricerca, il rigore scientifico con cui ha caratterizzato sua attività e le non comuni doti di disponibilità e immediatezza sempre dimostrati in ogni rapporto.

E’ stata una presentazione a tratti toccante, arricchita da numerosi aneddoti che hanno contribuito a delineare con maggiore chiarezza, anche a chi non ha conosciuto il prof. Saccomanno, i tratti distintivi di una personalità intellettualmente molto vivace che aveva fatto dell’insegnamento all’UniCal una vera missione di vita. Il dibattito, naturalmente, non ha mancato di sottolineare i temi più importanti della ricerca di Saccomanno, argomenti ben rappresentati dagli scritti contenuti nel volume edito da Aracne: la giustizia costituzionale, l’ autonomia universitaria, l’ordinamento europeo, le costituzioni provvisorie, l’organizzazione parlamentare e lo studio dei sistemi elettorali.

 

Consigliati da Otto@Tales: IL MESSAGGIO IMPERIALE di Kafka

Oggi proponiamo un breve – e famoso – testo di Kafka, contenuto nella raccolta di racconti Un medico di campagna ( del 1919). Il passo era stato inserito successivamente in un racconto, Durante la costruzione della muraglia cinese, pubblicato postumo ad opera di Max Brod – amico dell’autore, che si occupò dell’edizione degli scritti dopo la morte di Kafka. 
Di per sé,
Il messaggio imperiale esprime quel senso di smarrimento misto a speranza che è possibile individuare in tante delle opere maggiori, quali Il Castello e America, inserito nella classica cornice surreale e onirica. Ma di  Kafka – e delle sue abitudini letterarie – riparleremo nei prossimi giorni, per ora godetevi il racconto.

 

L’imperatore – così si racconta – ha inviato a te, a un singolo, a un misero suddito, minima ombra sperduta nella più lontana delle lontananze dal sole imperiale, proprio a te l’imperatore ha inviato un messaggio dal suo letto di morte. Ha fatto inginocchiare il messaggero al letto, sussurrandogli il messaggio all’orecchio; e gli premeva tanto che se l’è fatto ripetere all’orecchio. Con un cenno del capo ha confermato l’esattezza di quel che gli veniva detto. E dinanzi a tutti coloro che assistevano alla sua morte (tutte le pareti che lo impediscono vengono abbattute e sugli scaloni che si levano alti ed ampi son disposti in cerchio i grandi del regno) dinanzi a tutti loro ha congedato il messaggero. Questi s’è messo subito in moto; è un uomo robusto, instancabile; manovrando or con l’uno or con l’altro braccio si fa strada nella folla; se lo si ostacola, accenna al petto su cui è segnato il sole, e procede così più facilmente di chiunque altro. Ma la folla è così enorme; e le sue dimore non hanno fine. Se avesse via libera, all’aperto, come volerebbe! e presto ascolteresti i magnifici colpi della sua mano alla tua porta. Ma invece come si stanca inutilmente! ancora cerca di farsi strada nelle stanze del palazzo più interno; non riuscirà mai a superarle; e anche se gli riuscisse non si sarebbe a nulla; dovrebbe aprirsi un varco scendendo tutte le scale; e anche se gli riuscisse, non si sarebbe a nulla: c’è ancora da attraversare tutti i cortili; e dietro a loro il secondo palazzo e così via per millenni; e anche se riuscisse a precipitarsi fuori dell’ultima porta – ma questo mai e poi mai potrà avvenire – c’è tutta la città imperiale davanti a lui, il centro del mondo, ripieno di tutti i suoi rifiuti. Nessuno riesce a passare di lì e tanto meno col messaggio di un morto. 

Ma tu stai alla finestra e ne sogni, quando giunge la sera.

Palmi, Convegno internazionale su Nicola Manfroce

PALMI – Venerdì 29 e Sabato 30 si svolgerà a Palmi il convegno internazionale di studi “Nicola Manfroce e la musica a Napoli fra Sette e Ottocento”.
In occasione del bicentenario della morte di Nicola Manfroce, compositore calabrese nato a Palmi nel 1791, l’Istituto di bibliografia musicale calabrese, in collaborazione con il comune di Palmi, l’Istituto italiano per storia della musica, l’Istituto storico germanico di Roma – Sezione storia della musica, l’Associazione Amici della Musica “Nicola Antonio Manfroce” di Palmi, la Fondazione “Ottavio Ziino” Orchestra di Roma e del Lazio, con il patrocinio della Società italiana di musicologia, presenteranno l’evento presso la Casa della Cultura “Leonida Repaci” di Palmi.
Nicola Antonio Manfroce esordì a diciassette anni musicando l’azione drammatica di Rossetti “La nascita di Alcide”, eseguita al teatro S. Carlo di Napoli nell’agosto del 1809. L’anno successivo fece il suo ingresso nell’agone melodrammatico con “Alzira”, che fu rappresentata con successo al teatro Valle di Roma. Sempre nella capitale, Manfroce compose la cantata “Armida”, oggi perduta.
Quando nel settembre 1811 ascoltò a Napoli “La vestale” di Spontini ne rimase talmente impressionato da volerne approfondire lo stile e la drammaturgia; studio che lo ispirò nella scrittura della sua opera più famosa, “Ecuba”, commissionata per il S. Carlo e ivi rappresentata nel dicembre 1812.
Come testimoniano le pagine del critico musicale Francesco Florimo, alla sua morte Manfroce lasciò nei contemporanei la consapevolezza di una sua posizione speciale nella storia del melodramma.
L’appuntamento è previsto per venerdì 29 (ore 15:00 – 20:00) e sabato 30 (ore 9:00 – 13:30) novembre.
Nel pomeriggio di venerdì 29 novembre, alle ore 18:00, Carlo Fanelli (docente di Storia del teatro all’Università della Calabria), Agostino Ziino (musicologo e presidente dell’istituto italiano per la storia della musica), e Francesco Paolo Russo (musicologo), presenteranno gli atti pubblicati nel 2012 del convegno svoltosi nel 2004, “Giorgio Miceli e la musica nel Mezzogiorno d’Italia nell’Ottocento” – a cura di Maria Paola Borsetta, bibliotecaria di fondi musicali a Vibo Valentia, e Annunziato Pugliese, presidente dell’IBIMUS calabrese.

 

 

Consigliati da Otto@Tales: ALL’IDROGENO di Buzzati

Questa volta proponiamo un famoso racconto di Buzzati. All’idrogeno concentra in sé lecaratteristiche di tutta la raccolta di cui fa parte, Sessanta racconti: l’ansia del presagio, il contesto borghese, l’inevitabilità del fato. Senza anticipare nulla, raccomandiamo di leggere questo testo tutto d’un fiato,magari di sera.  E, se abitate in un condominio, tenete vicino il telefono.

 
Fui svegliato dal telefono. Fosse per l’interruzione brusca del sonno, o per il silenzio plumbeo che regnava intorno, mi sembrò che il campanello avesse un suono più lungo del solito, malaugurante, astioso.
Accesi la luce, in pigiama andai a rispondere, faceva freddo, vidi che i mobili erano immersi profondamente nella notte (quel senso misterioso pieno di presagi!), svegliandomi li avevo colti di sorpresa. Insomma capii subito che era una delle grandi notti, le quali vengono di raro, profondissime, e in queste notti all’insaputa del mondo il destino fa un passo.
“Pronto, pronto ” c’era una voce nota, dall’altra parte, ma cosi insonnolito io non la riconoscevo. ” Sei tu?… E allora… dimmi… Vorrei sapere… ”
Era un amico, certo, però ancora non l’avevo identificato (quella odiosa mania di non dire subito il proprio nome). Lo interruppi, senza aver neppure pesato le sue parole: ” Ma non potevi telefonarmi domani? Lo sai che ora è? ” ” Sono le 57 e un quarto ” rispose. E tacque lungamente come se avesse già detto troppo. In realtà mai io mi ero addentrato, da sveglio, in profondità cosi remote della notte; e provavo un certo orgasmo.
“Ma cosa c’è? Cos’è successo?” ” Niente, niente ” rispose lui, sembrava imbarazzato ” … si era sentito dire che… Ma non importa, non importa… Scusa… ”
E mise giù la cornetta. Perché aveva telefonato a quell’ora? E poi, chi era? Un amico, un conoscente, certo, ma chi precisamente? Non riuscivo a localizzarlo.
Stavo per rientrare in letto, il telefono suonò per la seconda volta. Era un trillo ancora più aspro e perentorio. Un altro, non quello di prima, lo intuii subito.
” Pronto. ” ” Sei tu?… Ah, meno male. ” Era una donna. E stavolta la riconobbi: Luisa, una brava ragazza, segretaria di un avvocato, che non vedevo più da anni. L’aver udito la mia voce era stato per lei, si capiva, un sollievo immenso. Ma perché? E, soprattutto, come mai si faceva viva dopo tanto tempo al colmo della notte, con una chiamata cosi nevrastenica? ” Ma cosa c’è ” feci, impazientito ” si può sapere? ”
” Oh ” rispose Luisa fievole. ” sia ringraziato Dio!… Avevo fatto un sogno, sai?, un sogno orrendo… Mi ero svegliata col batticuore… Non ho potuto fare a meno di… ”
” Ma cosa? Sei la seconda, questa notte. Cosa c’è perdio? ”
” Perdonami, perdonami… Lo sai come io sono apprensiva… Va a dormire, va., non voglio farti prendere altro freddo… ciao. ” La comunicazione fu interrotta.
Restai là, col microfono in mano, nel silenzio, e i mobili, benché la luce elettrica li illuminasse nel modo più normale, avevano un aspetto strano, come chi sta per dire una cosa ma si interrompe, e dentro a lui la cosa rimane chiusa, senza che noi si possa sapere. Probabilmente era questa una semplice conseguenza della notte: noi ne conosciamo in realtà una parte minima, il rimanente e immenso, inesplorato, e le rarissime volte che vi entriamo, tutto ci impaurisce.
Pace e silenzio, tuttavia, questo sì: era il sonno quasi sepolcrale delle case il quale e molto più profondo, e muto, che il silenzio della campagna. Ma quei due perché mi avevano telefonato? Qualche notizia che riguardava me era giunta fino a loro? Una notizia di disgrazia? Presentimenti, forse, sogni premonitori?
Sciocchezze. Mi infilai nel letto, ritrovando con gioia il posto caldo. Spensi la luce. Mi distesi a pancia in giù, nella mia solita maniera.
A questo punto suonò il campanello della porta. Lungo. Due volte. Il rumore mi entrò proprio nella schiena, su per la colonna vertebrale. Qualcosa era dunque successo, o stava per succedermi, e doveva essere un fatto infausto per compiersi a un’ora così estrema, un fatto doloroso o turpe, senza dubbio.
Il cuore mi rimbombava dentro. Riaccesi la luce della stanza, ma per prudenza non accesi in corridoio: chissà, da qualche minima fessura della porta d’ingresso potevano vedermi: ” Chi è? ” domandai cercando una intonazione energica; la voce invece tremò, afona, ridicola.
” Chi è? ” chiamai una seconda volta. Nessuno rispondeva.
Con precauzione infinita, sempre al buio, mi avvicinai alla porta e, chinandomi, misi un occhio a un buchino quasi impercettibile da cui però si poteva guardar fuori. Il pianerottolo era vuoto, né si intravedevano ombre in movimento. C’era, sulle scale, la fioca, avara, disperata luce di sempre, per cui gli uomini, rincasando alla sera, sentono il peso della vita.
” Chi è? ” domandai per la terza volta. Niente.
Allora si udì un rumore. Non veniva di là dalla porta, dal pianerottolo delle scale o dalle prossime rampe, bensì dal basso, probabilmente dalla cantina, e l’intero edificio ne vibrava. Era come se una cosa pesantissima fosse strascinata, per un passaggio angusto, con stento e travaglio grandi. Il rumore significava appunto un attrito, e c’era dentro pure – misericordia di Dio! un lungo atrocissimo scricchiolio come quando una trave sta per crepare o la tenaglia procede a scardinare un dente.
Non potevo capire che fosse, seppi però immediatamente che quella era la cosa per cui poco prima mi avevano telefonato ed era suonato il campanello della porta: in una tale oscura e misteriosa cavità della notte!
Il rumore si ripeteva, a lunghi strappi dilaceranti, sempre più forte, come se salisse. Nello stesso tempo avvertii un fitto ma estremamente basso brusio umano, che veniva dalle scale. Non potevo resistere. Piano piano feci scorrere il chiavistello e socchiusi il battente. Guardai fuori.
La scala (ne vedevo due rampe) era gremita. In vestaglie e pigiama, qualcuno anche a piedi nudi, gli inquilini erano usciti e appoggiati alla ringhiera guardavano giù con ansia. Notai il pallore mortale delle facce, l’immobilita delle membra, che sembravano paralizzate dal terrore.
” Pss, pss ” feci, dallo spiraglio, non osando uscire in pigiama, com’ero. La signora Arunda, quella del quinto piano (aveva in testa ancora i diavoletti) volse il capo con espressione di rimprovero. ” Cosa c’è?” sussurrai (ma perché non parlavo a voce alta se tutti erano svegli?).
” Sss ” fece lei, sottovoce, e aveva un tono di totale desolazione, immaginate un malato a cui il medico abbia fatto diagnosi di cancro. ” L’atomica! ” e fece un segno con l’indice verso il pianterreno.
” Come, l’atomica? ”
“È arrivata… stanno portandola dentro… Per noi, per noi… Venga qui a vedere. ” Benché mi vergognassi, uscii sul pianerottolo e facendomi largo fra due tipi che non avevo mai visto, guardai in giù. Mi parve di scorgere una cosa nera, come un cassone immenso intorno al quale con leve e corde armeggiavano alcuni uomini in tuta blu.
“È quella? ” domandai. ” Già, dove vuole che sia? ” rispose un tanghero vicino a me e poi, quasi per rimediare alla scortesia: ” È la drogena, sa? “.
Si udì un risolino secco, privo di allegria. ” Che drogena d’Egitto! All’idrogeno, all’idrogeno. Porci maledetti, l’ultimo tipo! Tra miliardi di uomini che esistono, proprio a noi ce l’hanno mandata, proprio a noi, via San Guliano 8! “
Passato il primo gelido sbalordimento, il brusio della gente si faceva intanto più mosso e nutrito, Distinguevo voci, repressi singhiozzi di donne, bestemmie, sospiri. Un uomo sui trent’anni piangeva senza ritegno battendo con forza il piede destro su un gradino. ” È ingiusto ” gemeva. ” Io mi trovo qui per caso!… Io sono di passaggio!… Io non c’entro!… Domani io dovevo partire!… ”
Quella sua lagna era insopportabile. ” E io domani ” gli disse, rude, un signore sui cinquanta, credo fosse l’avvocato dell’ottavo piano ” e io domani dovevo mangiare gli agnolotti, ha capito? Gli agnolotti! E ne farò senza, ne farò! ”
Una donna aveva perso la testa. Mi afferrò per un polso e lo scuoteva. ” Li guardi, li guardi ” disse a voce bassa accennando ai due bambini che la seguivano ” li guardi questi due angioletti! Le sembra possibile? Non grida vendetta a Dio, tutta questa storia? ” Io non sapevo cosa dire. Avevo freddo.
Dal basso venne un fragore lugubre. Dovevano essere riusciti a smuovere il cassone di un buon tratto. Guardai ancora in giù. L’odioso oggetto era entrato nell’alone di una lampadina. Era verniciato di azzurro scuro e c’era una quantità di scritte e di etichette. Per vedere meglio, gli uomini si spenzolavano dalla ringhiera, col rischio di precipitare, Voci confuse: ” E scoppierà quando? Questa notte?… Mariooo! Mariooo!! L’hai svegliato Mario?… Gisa, hai tu la boule con l’acqua calda?… Figli, figli miei!… Ma tu gli hai telefonato? Sì, ti dico, telefona! Vedrai che lui può far qualcosa… e assurdo, caro signore, solo noi… E chi le dice solo noi? Come fa a sapere?… Beppe, Beppe, stringimi, ti supplico, stringimi!… “. Poi preghiere, ave, litanie. Una donnetta teneva in mano un cero spento.
Ma a un tratto dal basso una notizia serpeggio lungo la scala. Lo si capi dal concitato scambio di voci che via via salivano. Una notizia buona, si doveva dedurre dal più vivace tono che assunse subito l’aspetto della gente. ” Che cosa c’è? Che cosa c’è? ” chiedevano, impazienti dall’alto.
Finalmente, a frammenti, qualche eco giunse fino a noi del sesto piano. ” C’è un indirizzo con il nome ” dicevano. ” Come, il nome? Sì, il nome di chi deve ricevere l’atomica… è personale, capisci? Non è per tutta la casa, non è per tutta la casa, solo per uno… non è per tutta la casa! ” Sembravano impazziti, ridevano, si abbracciavano e baciavano.
Poi un dubbio, a gelare l’entusiasmo. Ciascuno penso a sé, dialoghi affannosi, le scale erano tutte un frenetico vocio. ” Che nome è? Non sono riusciti a leggerlo… Sì, che si legge… e un nome straniero (tutti pensammo al dottor Stratz, il dentista del piano rialzato). No, no… è italiano… Come? come? Comincia per T… No no… per B come Bergamo… E poi? e poi? La seconda lettera? U, hai detto? U come Udine? ”
La gente mi fissava. Mai vidi volti umani stravolti da una felicità così selvaggia. Uno non seppe resistere e scoppiò in una risata che finì in una tosse cavernosa: era il vecchio Mercalli, quello dei tappeti all’asta. Capii. Il cassone con l’inferno dentro era per me, un esclusivo dono; per me solo. E gli altri erano salvi.
Che c’era più da fare? Mi ritrassi verso l’uscio. I coinquilini mi guardavano. Con che gioia mi guardavano. Giù in basso, i rantoli tetri del cassone, che adagio adagio stavano issando su per la scala, si mescolarono a una improvvisa fisarmonica. Era il motivo de La vie en rose.