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“Rende-Unical – Un piccolo teatro d’arte per l’area urbana”, debutto al Napoli Fringe Festival di “Edipo a Terzigno”

Inserito del programma 2013 del progetto di residenza “Un piccolo teatro d’arte per l’area urbana”, debutterà domani16 giugno (con replica lunedì 17), nell’ambito del Napoli Fringe Festival, lo spettacolo “Edipo a Terzigno – Quanno ‘a furmicula mette ‘e scelle è segno ca vò murì”, scritto, diretto e interpretato da Fortunato Cerlino, con Emanuela Ponzano, Massimo Zordan e Lino Musella.

Fruttodella collaborazione fra Teatro Rossosimona, Cerlino e l’Hermit Crab di Tropea, la nuova produzione della compagnia di Lindo Nudoha sostato, durante le fasi preliminari di studio, al Piccolo Teatro Unical, sede della residenza e luogo delle “prove aperte” finalizzate alla formazione di nuovo pubblico. Un esempio positivo di lavoro sinergico fra compagnie diverse, che porta la realtà teatrale calabrese oltre i confini regionali.

Traendo ispirazione dall’Edipo di Sofocle e da alcune vicende di cronaca, Cerlino racconta, attraverso musica, voci e registrazioni, il background di una città, Napoli, unica al mondo per cultura e specificità, in positivo e in negativo.Scrive il regista partenopeo nelle note:”Se le denunce di Saviano, Capacchione e Sodano, e di tanti altri che osano sfidare apertamente le connivenze tra camorra e politica nella gestione dei rifiuti, ci mettono di fronte ad una realtà che supera la fantasia, allora alla fantasia non resta che diventare mito”.

Alla messa in scena dello spettacolohanno collaboratoEster Tatangelo, aiuto regia, Evelyn Hanack alle coreografie, alle musiche Peppe Bruno, Teatro della Maruca/Angelo Gallo per le scene e i costumi e Samuele Ravenna alle luci.

 

Contro versa, storie che si intrecciano

COSENZA – Un dialogo a più voci dove vengono abbattute quelle barriere che spingono lontano il passato dal presente, dove il quando era va incontro al qui e ora lanciando una sbirciata su quello che sarà. Si tratta di Contro versa. Genealogie impreviste di nate negli anni 70 e dintorni, un libro scritto dalle mani indisciplinate, coraggiose e piene di speranza di Giovanna Vingelli, Doriana Righini e Denise Celentano e che ha inaugurato la nuova collana di Genealogie di sabbiarossa Edizioni.

Dopo un tour che le ha viste attraversare le principali città della Calabria ieri pomeriggio le tre autrici sono finalmente approdate alla libreria Ubik di Cosenza, stanche ma sempre sorridenti hanno lasciato che fossero le relatrici  a raccontare i loro viaggi all’interno di quelle storie che hanno reso questo libro così prezioso.

A dare il via alla discussione è Daniella Ceci, responsabile della formazione nel Centro Antiviolenza Roberta Lanzino, contenta di essere stata chiamata per la presentazione di questo libro in particolare, perché le piace ascoltare le donne, perché è attraverso la loro voce che in parte ritrova se stessa e in questi racconti le voci sono molte e diverse. Alcune drammatiche, altre speranzose ma sempre rivoluzionarie.

La parola passa a Ida Rende che riconosce alle autrici il merito di essere riuscite attraverso questi racconti a scardinare l’opposizione dicotomica tra individuale e collettivo ma anche quella tra mente e corpo utilizzando la modalità del partire da se stesse per andare verso gli altri, un libro in azione perché porta verso l’accettazione del conflitto tra le femministe di uguale e di diversa generazione, un libro che dà inizio a dei veri e propri disvelamenti.

Seguono gli interventi di Valentina Fedele e di Carla Tempestoso su come il libro riesca a fare interagire l’attuale precarietà esistenziale con le urla delle femministe degli anni ’70, riuscendo ad inserire il lettore in un unico universo di significazione che lo porta a una reale condivisione con gli altri.

Emozionate dalle riflessioni così analitiche che sono uscite fuori da questa chiacchierata Giovanna, Doriana e Denise confessano che scrivere questo libro è stata un gran fatica che viene ripagata ogni qual volta si rendono conto che il loro obiettivo principale viene raggiunto, ovvero quello di aver scritto un libro in grado di far interrogare, di porre delle domande, di dare vita sempre a nuovi dubbi.

Contro versa è un libro che racconta di resistenza, di consapevolezza, di incontri generazionali, dalle cui pagine nasce inevitabilmente il desiderio di venire a patti con quelle emozioni che abitano lo stomaco e che ci rendono tutti così poco diversi.

Gaia Santolla

Il libro inchiesta “Chi è Stato?” disponibile in ebook per i tipi di Teomedia

Cosenza – Il libro “Chi è Stato? è un racconto-inchiesta sulla strada Statale 106 Ionica calabrese” di Fabio Pugliese, autopubblicato dall’autore in edizione cartacea nello scorso febbraio 2013, da oggi potrà essere acquistato anche in formato ebook, grazie alla nuova edizione curata dalla casa editrice digitale Teomedia.

A rendere nota la notizia la redazione di Teomedia e lo stesso autore, Fabio Pugliese.

Disponibile sulle maggiori piattaforme di distribuzione italiane e internazionali – nonché da link diretto sul sito ufficiale www.chiestato.it –  il nuovo formato consentirà a quanti lo desiderano di leggerne i contenuti attraverso i propri device: ereader, tablet, smartphone e pc.

Acquisendo i vantaggi del nuovo formato ebook, “Chi è Stato?” diventerà accessibile in maniera immediata e capillare, valicando tutte le barriere della distribuzione tradizionale e consentendo a chiunque lo voglia di confrontarsi con gli importanti contenuti che esso veicola. Perché ciò che avviene attorno alla Ss106, non riguarda solo la Calabria e i calabresi, bensì l’Italia intera.

Nell’annunciare la notizia, Fabio Pugliese che dichiara la propria “soddisfazione per aver dato al primo libro che parla della famigerata ‘strada della morte’ una versione digitale anche in considerazione del fatto che, ad oggi, le maggiori vendite del libro si registrano fuori dalla regione Calabria e, quindi, con evidenti disagi per gli acquirenti. Tramite l’ebook, invece, molte persone interessate al libro potranno acquistarlo on-line da tutta Italia (ed anche dall’estero), con facilità.

SCHEDA DELL’OPERA

Un saggio mascherato da romanzo. Ma soprattutto un urlo di rabbia. “Chi è Stato?” è un racconto “biografico” di un personaggio strano, feroce, che negli anni ha agito da serial killer e su cui si sono sprecati fiumi di inchiostro e di sangue: la Strada Statale 106 Ionica, tristemente nota come “strada della morte”, la seconda più importante via di comunicazione tra il profondo Sud e il resto d’Italia. Il racconto di Fabrizio (protagonista del libro) rappresenta un’inchiesta dettagliata che descrive ogni aspetto di questo controverso tracciato viario: lo stato dei lavori di ammodernamento, le centinaia di vittime degli ultimi quindici anni e il dolore dei familiari; le relazioni tra questa strada e il mancato sviluppo della regione Calabria e i costi sociali derivanti dalle migliaia di incidenti; le ingerenze della criminalità organizzata, gli sprechi politici, le proteste dei cittadini e tanto altro ancora. Un libro che è dunque la storia di una strada che diventa quasi metafora di un’intera regione in bilico tra cielo e mare, tra vita e morte, tra sogno e incubo, tra disperazione e speranza. E su tutto imperversa una domanda, sconvolgente nelle sua immediatezza: chi è stato?

PREFAZIONE: Mons. Domenico Graziani (Arcivescovo di Crotone-Santa Severina)

INTRODUZIONE: Piero Sansonetti (direttore di “Calabria Ora”)

CONTRIBUTI:

  • ·        Mario Oliverio (Presidente Provincia di Cosenza)
  • ·        Nuju

POSTFAZIONE: Eugenio Bennato

L’autore

Fabio Pugliese è nato a Cariati nel 1980. Vive e lavora Calopezzati, in provincia di Cosenza. Ha sempre avuto una grande passione per la letteratura e soprattutto la poesia, per la quale si è aggiudicato diversi premi nazionali ed internazionali. “Chi è Stato?” è la sua prima pubblicazione, curata in prima persona dall’autore nel formato cartaceo, e ora disponibile in ebook per le edizioni Teomedia.

Al Marca di Catanzaro, il 18 giugno, il vincitore della borsa di studio International Artist Residency

Catanzaro – Martedì 18 giugno alle ore 15.30, nella sede del MARCA di Catanzaro, viene proclamato il vincitore della Borsa di studio all’estero per un giovane artista calabrese giunta alla terza edizione. Il progetto, nato nel 2011 grazie alla collaborazione tra la Provincia di Catanzaro, il MARCA e la Dena Foundation for Contemporary Art, rappresenta un’opportunità di crescita per il territorio.

Se nelle precedenti edizioni si sono imposti Domenico Cordì e Alessandro Badolato, questa volta la sfida è fra Sebastiano Dammone Sessa che dovrà confrontarsi con due figure femminili di primo piano come Silvia Pujia e Laura Stancanelli. Il terzetto è emerso da un’ampia rosa di candidati (oltre 30) segnalati dai critici Andrea Romoli Barberini, Lara Caccia, Teodolinda Coltellaro, Rosaria Iazzetta e Giovanni Viceconte.

Il coordinamento è stato affidato alla critica d’arte Serena Carbone.

Anche quest’anno l’attenzione si è concentrata su una realtà in crescita come quella di Catanzaro e della sua provincia che, grazie alla presenza del MARCA, dell’Accademia di Belle Arti a cui si aggiungono Intersezioni e il Parco Internazionale della Scultura, ha dimostrato di essere particolarmente favorevole per l’affermazione dei nuovi linguaggi.

La scelta del vincitore e dei tre finalisti è stata fatta da una giuria internazionale composta da Giuliana Setari, presidente della Dena Foundation direttrice dell’Artists Recidency Program e celebre collezionista internazionale, da Alberto Fiz, Direttore artistico del MARCA, dalla critica francese Valentine Meyer e da Charlotte Bonduel critica d’arte e scrittrice belga.

L’Omi International Arts Center si trova nella Hudson River Valley, all’interno dello stato di New York. Qui, ogni anno, durante il mese di luglio, si riunisce un gruppo di circa trenta artisti provenienti da vari paesi del mondo, selezionati fra migliaia di candidati. Sotto la guida di un curatore internazionale di grande prestigio, gli artisti condividono e scambiano idee, mettono a confronto le proprie esperienze, approfondiscono la conoscenza della scena artistica degli altri paesi, incontrano critici, curatori e galleristi di New York e soprattutto elaborano un nuovo progetto che nella fase di selezione è stato approvato dalla commissione internazionale.

Gli artisti finalisti:

La residenza ha la sua fase di presentazione ufficiale nell’Open Day Weekend, durante il quale si danno appuntamento all’Omi International Arts Center alcune delle più note personalità della scena artistica newyorkese che visitano gli studi degli artisti e visionano le opere prodotte durante il loro soggiorno.

Sebastiano Dammone Sessa nasce nel 1981 a Montreux (CH), frequenta l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro dove consegue il Diploma di Laurea di I e II livello in Arti visive e discipline per lo spettacolo, con indirizzo Decorazione. Nel 2011 partecipa alla Residenze d’artista “Sulle orme di Marco Polo, cento pittori italiani dipingono Hangzhou”, a cura di Assoartisti – Confesercenti e Hangzhou Cultural Brand. Progetto comunitario Italia – Cina.

Sebastiano Dammone Sessa ha presentato per il concorso un’ipotesi di lavoro basata sull’elemento scultura, quale sintesi di equilibrio e armonia. L’origine e la conseguente composizione formale dell’oggetto vengono messi in discussione e contaminati, prima, dalla pratica della stratificazione, poi da una serie di forze interne (rappresentate in questo caso da elastici), giocando sulla distorsione e sull’alterazione della forma-oggetto. Dammone Sessa sceglie ed usa materiali apparentemente lontani e discordanti, come legno e lattice, carta e piombo, colla e acqua, proprio per rafforzare il concetto dialettico di compenetrazione e tensione tra materiali di natura differente.Nella sua ricerca, la componente artigianale, legata “al fare”, ha un ruolo centrale. Dammone Sessa realizza, infatti, una serie di oggetti regolari, giocando sulla duplicità dell’uno. Particolarmente legato al legno e alla carta, lavora i materiali secondo un processo per accumulo e stratificazione, associati alle dinamiche del tempo e della memoria, al quale poi subentra la sottrazione, minimale e geometrica.

 Silvia Pujia nasce a Lamezia Terme (CZ), nel 1985. Attualmente opera tra Lamezia Terme e Roma, dove sta ultimando il Master in Curatore di arte contemporanea presso l’Università di Roma La Sapienza. Affianca alla pratica artistica quella critica e curatoriale. Nel 2008 consegue, infatti, la laurea triennale e nel 2010 la specialistica, con una tesi su Stalker/Osservatorio Nomade, Laboratorio di Arte Urbana, con cui tutt’oggi collabora. Nell’estate 2012 vince insieme a Maria Teresa Zingarello un residenza d’artista presso il Centro d’arte La Chambre Blanche in Quebec, Canada.

La sua ricerca indaga, attraverso le azioni performative, le dinamiche sociali che interessano gli spazi di risulta, intesi come luoghi da riqualificare attraverso pratiche di socializzazione. La metropoli, con i suoi vuoti e i suoi “pieni”, è al centro della sua attenzione.

Silvia Pujia elabora per il concorso un’idea progettuale in continuità con la ricerca condotta fin ora, incentrando il lavoro, sia nella fase processuale che in quella preliminare, sulla “relazione”; la pratica artistica, così vissuta, diviene un’ esperienza performativa che tenta di agire ed incidere sullo spazio circostante.

Le linee guida del progetto, prevedono la ricognizione sul territorio (in questo caso quello periferico allo Stato di Nw York, dove si trova l’Art Omi Center); la mappatura del contesto; la rilevazione delle dinamiche sociali; l’entrata in relazione con la natura del luogo (conformazione fisica e geopolitica, oltre che sociale, ed in questo caso prettamente internazionale per la presenza di artisti da tutto il mondo); la presa di posizione riguardo ad un tipo di approccio o intervento da sviluppare; il dar luogo a delle occasioni di socialità nella forma delle già sperimentate piattaforme relazionali, ovvero “dispositivi per microcomunità”.

Laura Stancanelli nasce a Catania nel 1982, attualmente vive e lavora tra Catanzaro e Bologna. Consegue il Diploma di Laurea di I Livello in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo con indirizzo Scenografia, presso I’Accademia “P.Vannucci” di Perugia, e quello di II livello nel 2013 presso I’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, nella Scuola di Scultura.

La sua ricerca mixa linguaggi differenti, dall’installazione, alla performance, al video, mentre trasversale ad essi, si muove la passione per la scenografia che stimola nella ricerca un’attenzione costante verso la composizione spaziale. Così, la Stancanelli indaga lo spazio sia da un punto di vita sociale, come contenitore di relazioni umane, sia sotto un aspetto prettamente formale, come area nella quale combinare elementi plastici per lo più modulari. Da una parte la relazione quindi, dall’altra la composizione delle forme, con l’obiettivo di creare esperienze estetiche all’interno di ambienti sociali. Nella sua pratica artistica fondamentale, infatti, risulta il coinvolgimento dello spettatore-fruitore, parte integrante di un comune sentire, teso al fare arte “insieme”.

La Dena Foundation for Contemporary Art, registrata nello Stato di New York nel 2001 come organizzazione non-profit, è retta da un Board of Trustees composto da Giuliana Setari Carusi, presidente, Nicola Setari, trustee e segretario generale, Josée Reboul, trustee e tesoriere, Antoine de Galbert, Pierluigi Lanza, Cynthia Milani Sanders, Dora Stiefelmeier, trustees.L’idea progettuale presentata da Laura Stancenelli è “Listening Room”, un’installazione ambientale costituita da pannelli modulari con pareti forate – come fossero buchi di tarli. L’effetto ricercato è quello di esasperare l’instabilità e la precarietà dell’ambientazione con la quale il pubblico è chiamato a relazionarsi. Nei fori realizzati a parete verranno impiantati degli apparecchi audio dai quali si udiranno delle voci, testimonianze precedentemente raccolte da un gruppo di persone che necessita ascolto. Le dimensioni dell’ opera site specific sono variabili ma tali da occupare diversi metri di suolo pubblico, perché lo spazio – ritagliato nel contesto rurale dell’Art Omi Center – possa accogliere più persone.

La missione della Dena Foundation è promuovere la diffusione delle arti visive contemporanee, sostenendo giovani artisti a livello internazionale e in una prospettiva di scambio. Con l’intento di rafforzare i legami e le interazioni tra la cultura italiana e quella di altri paesi, le sue iniziative coinvolgono in primo luogo artisti emergenti che vivono in Italia, promuovendone e favorendone la mobilità. Attraverso programmi di residenza, incontri, seminari e tavole rotonde, la fondazione contribuisce a creare una reale sinergia tra artisti, critici, direttori di programmi di ricerca e professionisti del mondo dell’arte. La fondazione ha istituito, inoltre, un premio internazionale, il Dena Foundation Art Award, destinato a giovani artisti che hanno realizzato un’opera a forte rilevanza sociale nello spazio pubblico. La fondazione contribuisce infine alla produzione e alla pubblicazione di opere di artisti.

La fondazione definisce gli obiettivi e i progetti da intraprendere consultandosi con il comitato scientifico, composto da Carolyn Christov Bakargiev, direttrice Documenta 13, Kassel, 2012, Helmut Friedel, direttore della Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco, Hans Ulrich Obrist, co-direttore delle esposizioni e dei programmi e direttore dei progetti internazionali della Serpentine Gallery di Londra, Roberto Pinto, storico dell’arte e curatore indipendente, Dora Stiefelmeier, direttrice di Zerynthia associazione per l’arte contemporanea e di RAM – radioartemobile.

 

 

Serena Clausi e Asia Argento “sorelle” di pellicola. L’intervista

Serena Clausi e Asia Argento sul set

Cosenza – Serena Clausi è la tipica ragazza della porta accanto, semplice, affabile e divertente; è una ragazza che si destreggia quotidianamente tra le lezioni universitarie nei cubi dell’Unical ed il suo amore per la recitazione e la fotografia. Serena è una 24enne come tanta altre, ha una vita semplice che da un po’ di tempo a questa parte è stata completamente investita dal contingente, da un evento inaspettato chiamato Asia Argento. La figlia di Dario Argento, padre dell’horror italiano, è entrata di soppiatto nella vita di Serena e galeotta fu la notte di capodanno nella città bruzia che vide Asia protagonista di un dj set.
Due chiacchiere scambiate tra un cd e l’altro durante il Capodanno, colpi di post su Facebook e Twitter, comunicazioni cibernetiche fino a giungere sul set e vedere Serena recitare per il nuovo cortometraggio prodotto da Asia Argento che, molto probabilmente, verrà presentato a Cannes nel 2014.
A guardarle sembrano quasi sorelle; minute, sorridenti, dolcissime si abbracciano teneramente come se si conoscessero da sempre; i loro lineamenti sembrano tratteggiare delle somiglianze di famiglia che in realtà solo legate solo al caso e alla sua imprevedibilità.

Sei una studentessa universitaria laureanda in Scienze della Formazione Primaria ma, oltre all’amore per i bambini, nella tua vita c’è anche spazio per la fotografia e per la recitazione. Quando hai iniziato a scoprire questa tua passione?
Per la recitazione fin da quando ho memoria. Da piccola improvvisavo teatrini per far divertire parenti e amici, crescendo ho scoperto la bellezza del teatro e il fascino della macchina da presa ed ho continuato a coltivare questa passione anche se, ahimè, non con la costanza che avrei voluto. La fotografia è arrivata dopo, col bisogno crescente di esprimere le mie emozioni/sensazioni/visioni. Non so disegnare e questa cosa mi ha sempre fatto arrabbiare e quindi… fotografo.

Nella tua vita da ragazza della porta accanto è improvvisamente arrivato uno “scossone” inaspettato chiamato Asia Argento. Come e quando vi siete conosciute?
Le prime interazioni son state tramite social network, scrivendoci di tanto in tanto. Poi a capodanno è venuta a Cosenza a suonare e ci siamo conosciute di persona, non potevo farmi sfuggire un’occasione del genere no? Da lì in poi abbiamo continuato a tenerci in contatto.

Hai recitato nel suo nuovo cortometraggio. Com’è arrivata la fatidica proposta?
Asia ha pubblicato tramite social il  link del casting dove annunciava che era alla ricerca di due attori, un ragazzo e una ragazza, per il suo nuovo progetto cinematografico, nell’annuncio però cercava un’attrice sulla trentina, essendo “troppo giovane” per il ruolo le ho scritto comunque:“non è che c’è una particina anche per me?” E c’era.

Quando verrà presentato il cortometraggio? Puoi darci qualche piccolissima anticipazione per soddisfare la curiosità dei nostri lettori? Almeno narraci qualcosa sul

Serena Clausi

personaggio che ti è toccato interpretare….
È tutto top secret, i lettori dovranno aspettare. Posso solo dirti che non è stato per nulla semplice interpretare il mio personaggio.

Presumo che prima di incontrare Asia Argento tu non abbia mai girato un film. Com’è stato dunque l’impatto con il set?
Fortissimo. Ho lavorato su diversi set di videoclip musicali ma, ovviamente, il cinema è tutta un’altra cosa. Mi sono sentita come quando ero bambina e per la prima volta, in punta di piedi, son riuscita ad arrivare al cassetto dei dolciumi: felicità.

Visto che si trattava della tua prima esperienza quali consigli hai ricevuto da Asia per calarti al meglio nel personaggio?
Concentrazione, molta concentrazione.

Ho visto qualche vostra foto e sembrate quasi sorelle. Come si pone Asia Argento nell’ambito interpersonale?
È molto affettuosa e attenta, la nostra somiglianza è sottile anche se molti dicono il contrario.

Ed ora… cosa ti aspetti?
Non voglio crearmi aspettative, è il metodo migliore per non restarci male se non dovesse succedere nulla. Fantastico privatamente su futuri improbabili, ma meglio non esagerare.

Annabella Muraca

“Sei donne per sei” alla Galleria Marano

COSENZA – Dopo Acri, Roma e Borgo di Calcata, arriva alla Galleria Marano di Cosenza “SEIDONNEPERSEI” evento nato da un’idea di Giuseppe Salerno. Sabato 15, presso la galleria di via Isonzo 11, alle ore 19, sarà inaugurata la mostra, in realtà una vera e propria installazione, che per questa tappa è stata curata dalla pittrice e designer cosentina Luigia Granata in collaborazione con Dora Marano.

Lontane per territori d’appartenenza, poetiche e modalità operative, sei artiste coscienti e forti del valore delle loro diversità, insieme concorrono alla definizione di una grande opera collettiva che, assumendo forme differenti in relazione ai luoghi attraversati, si rigenera in un divenire armonico e senza fine.

Mettendo in comune il frutto di quel sentire individuale che le rende uniche le sei artiste italiane (Luigia Granata, Lughia, Elena Finestauri, Mirna Manni, Anna Massinissa, Lucia Paese) determinano le condizioni perché ciascuna di esse possa, in successione, dare vita ad una propria architettura capace di offrire una giusta rappresentazione dell’esistente in tutta la sua complessità.

Un incontro di visioni personali, intime, che tornano a confluire ogni volta in un unicum omnicomprensivo e mai eguale a se stesso.

Un’operazione dal carattere forte e sottile allo stesso tempo, interamente giocata su equilibri declinati al “femminile” dove la disponibilità, il rispetto, l’integrazione, la flessibilità e l’accettazione sono lì a connotarne il percorso segnato da continue rinascite.

Sei le protagoniste di questa avventura che coinvolge altrettante città di riferimento e sei le opere, rigorosamente del medesimo formato (30 x 30), da ciascuna di esse offerte affinché, come tessere di un mosaico universale, concorrano all’incessante ridefinizione di quel futuro che a tutti appartiene.

L’installazione cosentina è strutturata in maniera tale da far risaltare il senso intrinseco dell’opera di ognuna delle sei artiste coinvolte in questa singolare “staffetta” artistica.

Per la tappa di Cosenza infatti, Luigia Granata ha pensato di racchiudere ogni singola tela in una trama in legno: tante cornici assemblate tra di loro in modo da realizzare una diversa forma nello spazio espositivo e suggerire così al fruitore una nuova lettura delle opere.

All’evento, che prevede una performance del danzattore e poeta Francesco Lappano e del fisarmonicista Giangiuseppe Maggi, saranno presenti le artiste e il curatore.

Le opere resteranno esposte fino al 30 giugno.

 

“Danza sotto le stelle” sul lungomare reggino

REGGIO CALABRIA – Sabato 15 giugno 2013, la Scuola di Ballo Real Dance propone la manifestazione “DANZA SOTTO LE STELLE” dalle ore 20.15 presso l’arena “Ciccio Franco” sul lungomare di Reggio Calabria.

La Real Dance del presidente Salvatore Melchionna, affiliata alla FIDS (federazione italiana danza sportiva) e all’ASI (associazioni sportive e sociali italiane – già alleanza sportiva italiana) dedica una serata di spettacolo al pubblico reggino per concludere la stagione 2012 – 2013.

Come sempre, numerosi gli ospiti che si alterneranno ai ballerini della Real Dance. Saranno infatti sul palco dell’arena il piccolo ed intraprendente Pierangelo Gullo che direttamente da Canale 5 ha saputo con la sua simpatia colpire i telespettatori di Italia’s got talent e che presenterà le sue esilaranti esibizioni di canto ed interpretazione.

Ospite anche il team dei parrucchieri reggini del GAR che realizzerà in diretta pregevoli acconciature. Completeranno la serata le eleganti creazioni della stilista reggina Caterina Ficara, presidente dell’associazione “Artefici della moda”. Sarà presente tra gli ospiti l’attore Michele Livolsi.

L’evento sarà presentato da Gianluca Scopelliti unitamente a Mariana Melchionna, quest’ultima maestra e coreografa dell’associazione che da anni porta avanti con amore e passione tanti giovani per farli entrare nel magico mondo del ballo e della danza.

Tante sono le soddisfazioni e i risultati conseguiti nel tempo dalla Real Dance, per ultimo il titolo di Campioni Italiani 2012 e di Campioni Regionali 2013, dopo il grande successo conseguito nel programma televisivo di Rai Uno “Mattina in famiglia”, dove la Real Dance ha rappresentato la Calabria e la nostra città conseguendo il record assoluto di presenze e vittorie nella storia del programma. Interessante e coinvolgente sarà lo spettacolo che chiuderà la manifestazione, con un bellissimo musical tratto da una delle più belle favole Disney che coinvolgerà tutti gli allievi della scuola, dai gruppi di baby dance fino al gruppo adulti.

Mentre la stagione sportiva continua ancora invece per il gruppo avanzato della scuola che si troverà nel mese di luglio ad affrontare la competizione più importante della danza sportiva in Italia, il più grande festival sportivo al mondo. La squadra del presidente Salvatore Melchionna, che l’anno scorso ha conquistato il titolo, cercherà di riconfermarsi Campione d’Italia ancora una volta, ai campionati italiani di Rimini 2013.

 

 

 

 

 

La poetessa Giuliana Franco in Commissione Cultura

COSENZA – Senza la poesia non potrebbe quasi vivere, rappresentando per lei un’urgenza irrinunciabile: Giuliana Franco, poetessa ed eclettica artista di Cosenza, città dove vive dall’età di cinque anni, pur essendo nata a Frosinone, fa parte di quella schiera di artisti e poeti cui la Commissione cultura ha voluto dare una meritata visibilità per il lavoro attento di diffusione dell’arte e della cultura portato avanti sul territorio. E così Franco è stata nei giorni scorsi ospite dell’organismo consiliare presieduto da Claudio Nigro.

In veste di consigliere relatrice, Maria Lucente ha, nel suo intervento, messo in luce la poliedrica attività di Giuliana Franco. Stimolante l’impegno che la poetessa ed artista cosentina ha profuso e continua a profondere all’interno della sezione locale dell’U.C.A.I. (Unione Cattolica Artisti Italiani) il cui fine ultimo è l’incontro tra artisti e intellettuali della città sul terreno della condivisione di un percorso spirituale in grado di stabilire un significativo connubio tra Arte e Fede.

L’eclettismo della Franco è un susseguirsi di libri di poesie (tra gli altri “Orizzonti di…versi” e “L’ineguagliabile viaggio”) e di opere d’arte che sconfinano nella digital art, segmento nel quale si è ritagliata un suo apprezzabile spazio, applicandola anche ad opere che descrivono angoli e scorci della Cosenza storica.

La ricerca di cui si rende protagonista, proprio per la propensione a star bene in collettivi artistici, suscita la condivisione e l’apprezzamento di altri artisti che non hanno voluto farle mancare il loro sostegno e la loro presenza anche nella seduta nel corso della quale Giuliana Franco ha ricevuto il consueto riconoscimento della Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi.

Anche se ogni artista non ama mai parlare di sé stesso, Giuliana Franco si è prodotta nello “sforzo” di descriversi, definendosi un po’ come l’Albatros di Baudelaire, una lirica nella quale viene descritta la condizione del poeta deriso nella società borghese.

Albatros o meno, Giuliana Franco si dice attraversata dal fuoco sacro dell’arte, mostrando assoluta consapevolezza del fatto che i poeti sono sempre artefici del proprio destino, nel bene e nel male. Scrive da quando era adolescente, essendo cresciuta accanto allo zio, il poeta cosentino Ciccio Pasqua. Poi, nel 2002, la decisione di rompere gli indugi e di diventare poetessa a sua volta per l’impossibilità di resistere all’impulso di esprimere pensieri, raccontare emozioni e percorsi di vita.

“La poesia ci mette in connessione con la nostra interiorità, ma anche con gli altri – dice – e tutto si sublima in poesia.”

Sul versante più artistico, Giuliana Franco è convinta che l’opera d’arte dia un senso al tempo che passa e non appartenga a chi la realizza, ma a chi la fruisce. Tutto vero. E, a dimostrazione di questo assunto, i suoi estimatori crescono, a cominciare dalle presenze in commissione cultura che ha visto radunarsi, attorno a lei, un bel numero di operatori culturali che apprezzano l’arte in forma collettiva, senza protagonismi individuali o competizioni di sorta.

 

Continuano gli appuntamenti con la Compagnia di balletto Skanderberg

COSENZA – Continuano sullo storico palco del Teatro A. Rendano le serate dedicate alla danza con la Compagnia di balletto Skanderberg e gli attori e cantanti della Scuola d’Arte Mirella Castriota.

Questa sera con lo spettacolo di danza moderna “Passeggiando per Londra”. Spettacolo in due atti di danza moderna, jazz, contemporanea, tip tap e hip hop. Un viaggio alla scoperta dello stile british per i giovani allievi della “Dance Studio”. Un vero e proprio itinerario, a ritmo di danza, tra i monumenti e i quartieri più celebri di Londra: da Buckingham Palace, al Covent Garden, al Trasfalgar Square, al Brithish Library.

Domani, Venerdì 14 giugno, alle ore 20.30, gran finale con il debutto del Musical “Mosè”. Ispirato al musical “I dieci Comandamenti” del regista francese Elie Chouraqui e al film d’animazione “Il principe d’Egitto” della DreamWorks Animation del 1998 con la regia di Brenda Chapman. Le canzoni nel musical sono tutte inedite scritte e arrangiate dal regista e attore Luca Ziccarelli.

Si tratta dell’ottava produzione della Compagnia di balletto Skanderberg, assieme ai giovani e talentuosi attori e cantanti della “Scuola d’Arte” di Mirella Castriota diretti dalla regista e coreografa Patrizia Castriota e dall’attore Luca Ziccarelli. La direzione artistica è di Mirella Castriota e la direzione tecnica è affidata a Gianfranco Mastroianni.

“Dopo lo studio sulla commedia musicale di Garinei e Giovannini e la nostra incursione nei musical di Broadway, con l’indimenticabile “The Lion King” – spiega il direttore artistico, Mirella Castriota – Ci cimentiamo con un’epopea biblica”. “Si tratta di una storia che tocca il cuore e che commuoverà fino alle lacrime il pubblico, così come ci siamo emozionati noi nel costruire lo spettacolo – racconta la regista Patrizia Castriota – rispetto alle precedenti produzioni, siamo cresciuti e ci siamo misurati con un testo scritto da noi. Anche le musiche sono inedite, composte e arrangiate dal maestro Ziccarelli. I costumi sono stati realizzati da me, ma la vera novità sono le scene animate. Decine di fondali disegnati da Alessia Lucchetta che grazie a una virtuosa tecnica pittorica daranno allo spettatore l’impressione di assistere a una scena animata. Sul palco riusciremo persino a dividere le acque! Anche in questo musical abbiamo puntato sui momenti di danza creando coreografie inedite. Per quanto riguarda il canto e la recitazione, abbiamo riportato fedelmente la storia di Mosè. Ispirandoci al ritmo divertente e grottesco del film di animazione e ai quadri più classici del musical francese “I dieci comandamenti”. Il nostro valore aggiunto – conclude – è quello di dare più spazio alla danza. Arricchendo le coreografie di una commistione di stili. Le coreografe Angela Tiesi e Lia Molinaro hanno montato pezzi più dinamici in cui si mescola la danza moderna e la contemporanea”.