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Sub disperso a Le Castella, riprese le ricerche ma ancora senza esito

CROTONE – Sono riprese all’alba di oggi, dopo che erano state sospese ieri sera con il calare della notte, le ricerche di Giuseppe Tavella il 31enne subacqueo disperso ieri, nella acque antistanti Le Castella. Il giovane era impegnato in attività di pesca, affiancato da un amico a bordo di un gommone che, non vedendolo riemergere, ha dato l’allarme. Nelle ricerche del giovane, finora senza esito, sono impegnati tre motovedette ed un elicottero della Guardia costiera oltre al Nucleo sommozzatori dello stesso Corpo, giunto da Messina. Lo specchio di mare interessato alla ricerca del subaqueo si estende nel raggio di alcune miglia nelle acque antistanti Le Castella. A quanto pare il sub si era immerso una prima volta riuscendo ad arpionare, con il suo fucile, un pesce; quindi era risalito in superficie verso la barca per prendere un secondo fucile al fine di catturare più agevolmente la preda. Dopo la seconda immersione, però, non è più risalito ed a quel punto il compagno ha dato l’allarme.

Agguato fallito, confessa minorenne. È il figlio della vittima

VIBO VALENTIA – A sparare contro l’uomo di 41 anni ferito in un agguato domenica sera a Vibo Valentia è stato il figlio sedicenne reo confesso. La svolta è maturata dopo che il ragazzo si è recato nella caserma dei carabinieri per rilasciare dichiarazioni spontanee. Assistito dal suo legale il ragazzo ha riferito di aver sparato al padre perché questi maltrattava lui e sua madre. Il ragazzo ha aggiunto di non volerlo uccidere, bensì di volergli solo dare un avvertimento che lo rimettesse sulla “giusta” via.

Nonostante la gravità del reato che gli viene contestato – tentato omicidio, mentre la difesa ha chiesto la minaccia aggravata – , la Procura minorile di Catanzaro ha ritenuto di non emettere alcuna misura restrittiva nei confronti del 16enne che potrà difendersi dalle accuse restando libero.

In precedenza il 41enne e la madre erano stati sentiti dagli investigatori che avevano sequestrato i telefoni cellulari per effettuare verifiche sulle chiamate o messaggi ricevuti nell’imminenza dell’agguato.

Smantellata associazione di narcotrafficanti. Tredici le persone indagate

CATANZARO – Dalle prime luci dell’alba, a Catanzaro, Borgia, Vallefiorita e Rosarno, militari del Comando provinciale dei carabinieri di Catanzaro hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 indagati (6 in carcere, 4 ai domiciliari e 3 all’obbligo di firma).

L’attività, condotta dal nucleo investigativo, ha permesso di smantellare un’associazione dedita all’acquisto di ingenti quantitativi di stupefacente (cocaina, hashish e marijuana) dall’area di Gioia Tauro (RC) e Vibo Valentia (VV) per poi rivenderli al dettaglio tra il capoluogo catanzarese e comuni della fascia ionica.

Due provvedimenti in carcere sono stati eseguiti unitamente a militari del Nucleo di polizia tributaria – Gico della Guardia di finanza di Catanzaro in quanto soggetti comuni ad altra indagine.

L’organizzazione, secondo l’accusa, si riforniva nelle Serre vibonesi e nella piana di Gioia Tauro, approvvigionandosi di droga, in particolare cocaina, che veniva smerciata anche a Catanzaro grazie ad una rete di spacciatori che aveva il suo quartier generale nella zona di via Lucrezia della Valle. Fra loro gli indagati parlavano in codice per tentare di sfuggire alle forze di polizia durante i loro “summit”. Nel corso delle operazioni è stato sequestrato oltre un chilogrammo di cocaina e, a testimonianza della pericolosità dell’organizzazione, anche una pistola e una bomba a mano prodotta nell’est Europa. Tre degli arrestati sono stati sorpresi in flagranza di reato. Tra la “manodopera” impiegata dall’organizzazione anche cittadini stranieri.

Il procuratore capo Nicola Gratteri ha parlato di una “forte accelerazione” delle operazioni nel campo della repressione del traffico di stupefacenti, resa possibile anche dall’adeguamento degli organici della spessa Dda e delle forze dell’ordine che consente “un target” qualitativo e probatorio delle indagini “di altissimo livello”. Gli inquirenti, nel corso di un incontro con i giornalisti, hanno parlato di un consumo di droga “dilagante”, capace di arrivare anche davanti alle scuole.

Nascondeva arma, arrestato

GIOIA TAURO (RC) – I carabinieri di Gioia Tauro hanno arrestato in flagranza di reato Fabio Manolo Cosoleto, 46 anni, già noto alle forze dell’ordine, per detenzione illecita di armi comuni da sparo clandestine, detenzione abusiva di munizionamento e ricettazione.

Nel corso di una perquisizione domiciliare, i militari, supportati dal Nucleo cinofili dei Cacciatori Calabria di Vibo Valentia, hanno trovato, nascosta nel bagno di casa, una pistola marca Glock cal. 9X21 con matricola punzonata, un caricatore per pistola da 15 colpi, un caricatore per pistola da 30 colpi, nonché 115 cartucce cal. 9X21. L’arma, ben oleata ed in ottimo stato di conservazione, è stata sequestrata insieme alle munizioni per essere inviata al Ris di Messina per gli accertamenti balistici.

Cosoleto, che ha già scontato 9 anni per rapina in concorso ed omicidio per fatti commessi a Padenghe sul Garda (Brescia) nel 1997, è stato portato in carcere. (Foto di repertorio).

Sedicenne cosentino istiga al “Blue Whale”, fermato dalla polizia postale

CATANZARO – «Sei entrata nel Blue Whale, adesso non puoi ritirati» e «l’ultima prova da superare è buttarti da un edificio alto». Sono le indicazioni date a una 16enne catanese da un coetaneo della provincia di Cosenza, identificato e denunciato dalla polizia postale di Catania per istigazione al suicidio. Le indagini erano state avviate dopo la denuncia di una ragazza sulla partecipazione di una sua amica alla pratica del ‘Blue Whale’. Dall’esame dello smartphone della 16enne la polizia postale ha trovato la chat che istigava la ragazza al suicidio, confermandole che era entrata nel Blue Whale e che il passo successivo era togliersi la vita. Al 16enne calabrese la polizia postale ha notificato la denuncia nei suoi confronti ha eseguito, su disposizione della Procura per i minorenni, una perquisizione e sequestrati dispositivi per accertare se ha effettuato altri ‘adescamenti’ del genere. Il 16enne ha ammesso contatti e partecipazione al Blue Whale’, dicendo di essere stato iniziato su Instagram.

Demanio marittimo, sequestrate opere abusive

ROCCA IMPERIALE (CS) – La Guardia Costiera, in sinergia con l’Arma dei Carabinieri, nei giorni scorsi ha sequestrato un’opera abusiva realizzata su area demaniale marittima in località Lungomare del Comune di Rocca Imperiale, che occupa circa 160 metri quadrati.
A seguito delle indagini svolte è stato accertato infatti che una ditta concessionaria di una struttura turistica su pubblico demanio marittimo stava realizzando, senza le prescritte autorizzazioni degli Enti competenti, davanti al proprio stabilimento, sulla spiaggia, una platea con colata in calcestruzzo; al posto dell’opera in cemento avrebbe dovuto essere realizzata una semplice pavimentazione in legno poggiata al suolo.
Durante il sopralluogo è stato inoltre verificato che la struttura turistica principale in concessione era difforme da quanto effettivamente autorizzato dal Comune e quindi in violazione dell’articolo 24 del Regolamento al Codice della Navigazione. E’ quindi scattato il sequestro penale della platea in calcestruzzo, ancora “fresca” all’arrivo dei militari.

I responsabili dell’abuso sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Castrovillari per violazione degli articoli 54 e 1161 del Codice della Navigazione, della normativa edilizia e di quella paesaggistica. L’opera abusiva, infatti, ricade nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia tutelata dal Codice dei beni Culturali.

 

Accusati di aver ucciso il compagno della madre, arrestati due fratelli

GIOIA TAURO (RC) – Avrebbero ucciso il compagno della madre perché aveva smesso di elargire denaro in favore del nucleo familiare della donna. Con l’accusa di omicidio premeditato, i carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro hanno arrestato a Dinami (Vibo Valentia), i fratelli Daniele e Giuseppe Matalone, di 27 e 30 anni, ritenuti responsabili del delitto di Michele Franzé, un netturbino in pensione incensurato di 66 anni. L’uomo fu raggiunto alla testa da alcuni colpi di fucile caricato a pallettoni mentre si trovava nel giardino davanti alla sua abitazione, in contrada Salice di Galatro. Gli arresti, disposti dal Gip del Tribunale di Palmi su richiesta della Procura, sono giunti al termine delle indagini dei carabinieri di Gioia Tauro, che grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali integrate da numerose testimonianze hanno raccolto elementi gravemente indizianti a carico degli indagati. All’origine del delitto, secondo l’accusa, i dissidi con la vittima che si erano acuiti nel tempo.

Agguato a Vibo Valentia contro un uomo di 41 anni miracolosamente illeso

VIBO VALENTIA – Agguato a Vibo Valentia ai danni di un uomo di 41 anni, riuscito a sfuggire ai proiettili rimanendo illeso. L’uomo, secondo la ricostruzione dei carabinieri della locale compagnia, era andato a trovare la madre. Mentre era in casa ha ricevuto una telefonata ed è sceso in strada. Non appena aperto il portone del palazzo ha visto un uomo su uno scooter con il volto coperto dal casco che ha iniziato a sparare con una pistola calibro 6.35. L’uomo, già noto alle forze dell’ordine ma per fatti di piccolo conto, è riuscito a rientrare nell’edificio ed a chiudere il portone dietro di se tornando a casa senza essere colpito. I carabinieri stanno quindi indagando sulla vita privata dell’uomo per risalire all’autore dell’agguato.

Estorsione ai dipendenti, l’imprenditore Statti interdetto. Sequestrati beni per 290mila euro

LAMEZIA TERME (CZ) – Avrebbe costretto sistematicamente i 23 dipendenti della propria azienda ad accettare retribuzioni inferiori di circa un terzo di quelle risultanti in busta paga ed a rinunciare, di fatto, al tfr previsto con la minaccia dell’immediato licenziamento o della mancata assunzione. Per questo motivo il presidente di Confagricoltura Calabria, noto imprenditore del settore vinicolo ed oleario, Alberto Statti, è stato interdetto dall’esercizio di impresa, con l’accusa di estorsione, e gli sono stati sequestrati beni per circa 290 mila euro. Il provvedimento è stato emesso dal gip di Lamezia Terme su richiesta della Procura a conclusione dell’indagine “Spartaco”. Dalle indagini, nonostante la ritrosia di quasi tutte le vittime per paura di essere licenziate, secondo l’accusa, è emersa la reale estensione del fenomeno. L’indagine è scaturita da controlli fatti nei mesi scorsi nel lametino con sopralluoghi, appostamenti, pedinamenti ed anche riscontri aerei.

Alberto Statti ha annunciato di essersi autosospeso dalla carica di presidente regionale di Confagricoltura Calabria. «E’ per me – scrive Statti in una nota – una scelta sofferta ma imposta dal senso di profondo rispetto che ho sempre nutrito e nutro nei confronti delle Istituzioni e dei ruoli di responsabilità pubblica e sindacale. L’autosospensione è motivata da un’attività di indagine che vede coinvolta una delle mie aziende. Certo di chiarire la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati, esprimo piena fiducia nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura e confido in una celere definizione. Tuttavia – conclude Statti – nelle more di questo percorso, in ragione della mia storia personale ed imprenditoriale, dell’impegno profuso in rappresentanza delle aziende agricole calabresi, per la considerazione che ho nei confronti di Confagricoltura, l’autosospensione mi appare come un gesto di piena responsabilità».

Maglie Juventus contraffatte, sventata colossale frode. Sequestri anche in Calabria – VIDEO

COSENZA – Erano pronti ad invadere il mercato con migliaia di articoli con i simboli contraffatti delle due squadre di calcio finaliste della “Uefa Champions League”, proprio in vista della partita che questa sera decreterà la squadra campione d’Europa. Ma l’intervento della Guardia di Finanza di Torino ha sventato una colossale frode, nell’ambito dell’operazione “Leggenda”, il cui nome tre origine proprio dalla serigrafia della nuova t-shirt registrata dalla società Juventus, in occasione dei festeggiamenti per le ultime vittorie, ovviamente anche questa ambita maglietta è stata oggetto di contraffazione. Quattro i denunciati per la vendita di prodotti contraffatti, ricettazione e frode in commercio. Si tratta di un torinese, un biellese, un calabrese ed un veronese, originario di Potenza. Gli indagati gestivano una vera e propria industria dei pezzi taroccati, con base logistica nel canavese. Oltre 250mila gli articoli sequestrati dai finanzieri del Gruppo Torino, con il contributo dei colleghi del Nucleo di Polizia Tributaria di Cosenza, del Gruppo di Ivrea e della Tenenza di Peschiera del Garda. La collaborazione tra i vari reparti della Guardia di Finanza ha permesso di smantellare l’intera organizzazione nel corso delle numerose perquisizioni effettuate in Calabria, Veneto e naturalmente in Piemonte. Oltre agli articoli contraffatti, è stato sequestrato anche il materiale necessario per produrre i falsi: due stamperie con macchinari a pieno regime, con plotter, stampanti, personal computer collegati in rete con relativi file dei loghi contraffatti, cucitrici e confezionatrici. Le operazioni, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale del capoluogo sabaudo, hanno consentito di ricostruire l’intera filiera produttiva e distributiva della contraffazione, che era in procinto di realizzare una frode del valore di 2 milioni di euro che avrebbe creato un danno all’economia legale di 4 milioni di euro, considerando che il prezzo di vendita delle magliette contraffatte si aggira sui 10 euro, mentre quello delle T-shirt originali parte dai 20 euro raggiungendo cifre considerevolmente più alte.