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Cagnolino ucciso a colpi di pistola. Secondo episodio di violenza in pochi giorni

VIBO VALENTIA – Un cagnolino di proprietà di un’anziana donna è stato ucciso nella serata di ieri a colpi di pistola a Vibo Valentia. A trovare l’animale in fin di vita è stata la padrona che, dopo averlo perso di vista per qualche minuto, lo ha trovato gravepoco prima che spirasse.

La donna, pensionata, molto turbata per l’accaduto, si è subito rivolta ai carabinieri che hanno avviato le indagini per risalire agli autori e al movente del grave gesto. Le indagini dei militari dovranno stabilire se l’uccisione del cagnolino possa rappresentare una sorta di ripicca verso la proprietaria, per cause legate a problemi di vicinato, o se si sia trattato di un gioco al bersaglio verso l’animale indifeso.

L’episodio di violenza giunge a pochi giorni da un fatto analogo che ha avuto come vittima un altro cane ucciso e poi appeso alla porta d’ingresso di un negozio di abbigliamento come macabro messaggio intimidatorio.

Carne trita e diserbante, a Cerisano cane muore avvelenato

CERISANO (CS) – Ricorrere all’avvelenamento per fare fuori un cane è un gesto vile e di una crudeltà inaudita. Avvelenare un qualsiasi animale è un reato punibile penalmente ai sensi dell’art 544 – bis. Ieri è toccato ad un volpino. Una bestiola di piccola taglia con indosso il collare trovato agonizzante da alcuni passanti a Cerisano, nei pressi di Via Santuccio.

E’ stato soccorso da alcuni passanti

E’ stato poi soccorso e trasportato in una clinica veterinaria, ma non ce l’ha fatta. La piccola bestia è stata vittima di un’esca, un boccone di carne trita con all’interno del diserbante, una sostanza chimica utilizzata, spesso, per eliminare le piante infestanti. Inutili sono stati i soccorsi per tentare di rianimarlo e tenerlo in vita. Purtroppo non c’è stato nulla da fare. E la foto, che in queste ore sta facendo il giro del web, di un’altra bestiola, al suo fianco, inerme dinanzi alla situazione, quasi a voler chiedere aiuto, dovrebbe far riflettere ancora di più sulla vera natura degli animali e degli uomini, una natura, questa, indecorosa, spietata e disumana.

Cosenza, cuccioli salvati con un drone dalla polizia municipale (VIDEO)

COSENZA – Qualcuno si è disfatto di quei cinque cuccioli gettandoli fuori dal finestrino dell’auto, mentre transitava su colle Mussano, nei pressi del cimitero di Cosenza. Ma il gesto non è sfuggito ad un attento cittadino, che ha allertato gli agenti del nucleo decoro urbano della polizia municipale. Giunti sul posto, gli uomini guidati dall’istruttore Luca Tavernise, hanno perlustrato la zona, fino a sentire i disperati guaiti dei piccoli animali. La zona, impervia e scoscesa, ha suggerito l’idea di utilizzare un drone per mettere in salvo i cuccioli. Uno degli agenti si è calato nella scarpata assicurato con una corda, poi con l’ausilio di una cesta, i cagnolini sono stati trasportati agganciati all’apparecchio con una fune.

Il 26 maggio la sentenza per il caso del cane “Angelo” di Sangineto

PAOLA (CS) – Il giudice monocratico del tribunale di Paola ha rinviato al 26 maggio prossimo la sentenza per il caso del cane “Angelo” torturato e ucciso a Sangineto da quattro giovani finito sotto processo a Paola, secondo quanto si legge nel capo di accusa, per avere “in concorso tra loro e con crudeltà e senza necessità, in un medesimo disegno criminoso, torturato un cane randagio, catturandolo, impiccandolo ad un albero, stringendogli una fune intorno al collo, colpendolo ripetutamente e con violenza con una spranga fino a cagionare la sua morte. Il tutto riprendendo la scena in un video successivamente pubblicato su facebook”. L’accusa ha chiesto una condanna esemplare a sedici mesi di reclusione per ciascuno degli imputati. Si tratta di Nicolas Fusaro, Giuseppe Liparato e dei fratelli Francesco e Luca Bonanata.

Torturarono ed uccisero un cane, chiesti 16 mesi di carcere

PAOLA (CS) – Un anno e quattro mesi di carcere ciascuno: è questa la richiesta di pena invocata, durante la propria requisitoria, dal Procuratore facente funzioni di Paola, Maurizio De Franchis, per i quattro giovani di Sangineto, nel cosentino, accusati di aver ucciso e seviziato brutalmente il cane randagio soprannominato “Angelo”. Alla sbarra ci sono Nicolas Fusaro, Giuseppe Liparato e i fratelli Francesco e Luca Bonanata accusati del reato di “uccisione di animali”. Al giudice monocratico di Paola, Alfredo Cosenza, il procuratore De Franchis ha illustrato tutta la genesi dell’indagine compiuta dai Carabinieri e ha usato parole molto “dure” per gli imputati. L’accusa ha infatti definito il loro un “gesto crudele” e sottolineato come l’uccisione dell’animale non era neanche “necessaria” in quanto, stando alle carte dell’inchiesta, il cane non era risultato essere pericoloso per nessuno. Il pm ha infatti evidenziato come gli imputati avrebbero trovato “compiacimento” nel commettere l’assassinio del cane. In apertura di udienza, che si sta svolgendo attraverso la forma del rito abbreviato, il giudice Cosenza ha rigettato la richiesta, da parte delle difese, della “messa in prova ai servizi sociali” per i quattro giovani imputati. Se il giudice avesse accordato l’istanza il processo si sarebbe sospeso e il reato contestato si sarebbe estinto al termine della misura alternativa. Non c’erano però i presupposti, vista la gravità della vicenda, affinché i giovani potessero accedere a tale percorso riparativo. Al termine poi della camera di consiglio, durata oltre due ore, il giudice ha ammesso circa una trentina, escludendone altre dieci, di associazioni animaliste. L’omicidio del cane Angelo ha infatti mobilitato l’opinione pubblica nazionale e sono giunti a Paola decine e decine di attivisti per rivendicare i diritti degli animali e chiedere una giusta e severa condanna per i quattro giovani della provincia cosentina. Il fatto, avvenuto a Sangineto, risale al 21 giugno dello scorso anno. I quattro ragazzi, secondo le indagini condotte dal pm della Procura di Paola, Francesca Cerchiara, filmarono con il telefonino tutta la scena: prima attirarono il cane, che era docile e mansueto, poi lo impiccarono ad un albero ed infine lo uccisero con colpi di pala sulla testa. Angelo sarebbe stato seviziato poiché ritenuto “responsabile” della morte di alcune capre. Il video dell’uccisione divenne presto virale sui maggiori social network e permise ai Carabinieri di identificare nei presunti responsabili i quattro ventenni di Sangineto. Nel capo d’accusa formulato dalla Procura è racchiusa tutta la crudeltà del gesto commesso nei confronti dell’animale. Fusaro, Liparato e i fratelli Francesco e Luca Bonanata sono accusati “in concorso tra loro e con crudeltà e senza necessità, di un medesimo disegno criminoso e di aver torturato un cane randagio, catturandolo, impiccandolo ad un albero, stringendogli una fune intorno al collo, colpendolo ripetutamente e con violenza con una spranga fino a cagionare la sua morte. Il tutto riprendendo la scena in un video successivamente pubblicato su Facebook”. Adesso tutti e quattro rischiano una dura condanna che per il Procuratore De Franchis deve essere di 16 mesi di detenzione, ma che il giudice comunque potrebbe “aumentare” arrivando a comminare fino a due anni di carcere. Dopo gli interventi dei difensori degli imputati, al termine delle arringhe il giudice deciderà se andare in camera di consiglio per emettere la sentenza oppure accordare un rinvio dell’udienza per permettere all’accusa di replicare.

Cane seviziato e ucciso, processo iniziato e subito rinviato al 18 maggio

PAOLA (CS) – Hanno chiesto il rito abbreviato i quattro giovani accusati di avere seviziato ed ucciso a Sangineto un cane randagio, Angelo, e di avere postato poi il video su Facebook. Il gup del Tribunale di Paola ha aggiornato l’udienza al 18 maggio per la decisione. Entro quella data il giudice deciderà anche sulle questioni preliminari, compresa la costituzione di parte civile di Enpa, l’Ente per la protezione degli animali, presente oggi in aula con l’avvocatessa Claudia Ricci, che ha sottolineato «l’estrema pericolosità sociale degli imputati». Questi ultimi, ha sostenuto il legale, secondo quanto riferito in una nota, «non solo avrebbero seviziato e barbaramente ucciso il povero animale, ma si sono pubblicamente vantati del loro gesto criminale, riprendendo il tutto con un uno smartphone e pubblicando il relativo video su Facebook. Siamo in presenza di un comportamento di inaudita crudeltà, che desta grande preoccupazione sulla personalità degli imputati, poiché trasforma in motivo di vanto la tortura e le sofferenze imposte a un altro vivente». Stamani centinaia di volontari di Animalisti Italiani e di altre associazioni hanno manifestato davanti al Tribunale di Paola. Al termine dell’udienza, è partito un corteo silenzioso diretto al Santuario di San Francesco di Paola.

Oggi a Paola a processo i quattro che uccisero il cane Angelo

SANGINETO (Cosenza) – Angelo, cane dal pelo bianco, era conosciuto da tutti nel paese di Sangineto, in provincia di Cosenza, dove tranquillamente viveva da randagio. Fino al 24 giugno 2016. Quel giorno, quattro giovani del luogo, hanno deciso, chissà per quale impulso, che la sua vita doveva finire lì. Lo hanno appeso per il collo e ucciso a bastonate, riprendendo il tutto con i cellulari per poi postare il video sui social, scatenando furenti e continue reazioni di condanna da parte (non soltanto) degli animalisti, e innescando una dura polemica tra e con gli abitanti di Sangineto. I quattro sono stati denunciati, dopo indagini, dai carabinieri, per uccisione di animale. Rischiano dai 4 mesi ai 2 anni di reclusione, e oggi compariranno per il processo davanti al Tribunale di Paola. Per l’occasione, il Partito Animalista Europeo ha organizzato, insieme al Nucleo Operativo Italiano Tutela Animali, un presidio davanti allo stesso Tribunale, a partire dalle 8 del mattino. Più tardi, alle 11,30, da lì partirà un corteo di Animalisti italiani onlus “In marcia per gli Innocenti”, diretto verso verso il Santuario di quello che è considerato il primo santo animalista nella storia della chiesa San Francesco da Paola.

Seviziarono e uccisero un cane a Sangineto, inizia il processo

PAOLA – Compariranno davanti al tribunale di Paola il prossimo 27 aprile le quattro persone di Sangineto rinviate a giudizio per avere colpito un cane con una mazza ferrata dopo averlo impiccato ad un albero, lasciandolo poi a terra senza vita. Il gesto è stato ripreso anche con un telefonino ed il video postato su facebook. Le immagini hanno indignato gli utenti della rete. Numerose le segnalazioni pervenute ai carabinieri da privati ed associazioni animaliste. Il caso ha catturato anche l’attenzione dei media nazionali.

Il cane azzanna vicino, deferita donna

ACRI (CS) – Ieri pomeriggio, ad Acri, i carabinieri della locale stazione hanno deferito in stato di libertà una 58enne cosentina residente in Città per lesioni personali colpose, omessa custodia e malgoverno di animali. I militari hanno infatti accertato che nel primo pomeriggio di ieri, il cane di proprietà della donna, un rottweiler senza guinzaglio né museruola, trovando aperto il cancello d’ingresso, uscito dal giardino dell’abitazione ha aggredito il vicino di casa 17enne, azzannandolo alla coscia destra. Il giovane, prontamente soccorso dai familiari dopo aver ricevuto le prime cure al pronto soccorso di Acri è stato dimesso con una prognosi di 10 giorni. Il cane è stato momentaneamente affidato ad apposito canile per gli accertamenti del caso.

Acriri

Cane seviziato a Sangineto, la Brambilla parte civile

ROMA – L’ex ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla, attualmente deputata di Forza Italia, ha annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile nel processo contro i quattro giovani che, il 24 giugno scorso, nelle campagne di Sangineto, sul Tirreno cosentino, hanno catturato, impiccato, seviziato e ucciso un cane randagio, girando un video successivamente postato su Facebook. La Brambilla rappresenterà la Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, di cui è presidente. «Chi vorrebbe minimizzare questo gesto crudele e ingiustificabile come una bravata giovanile – ha sottolineato la prlamentare – non ne coglie appieno la portata e le possibili conseguenze: siamo di fronte ad un mix di crudeltà ed esibizionismo che facilmente potrebbe generare emulazione. Allora l’unica strada possibile è la severa condanna, per quanto consentito da una legge penale che proprio in casi come questi, dove efferatezza, arroganza e superficialità vanno a braccetto, mostra tutti i propri limiti. Di qui la nostra decisione di depositare una memoria e la nostra richiesta di partecipare al processo. Risponderemo così anche ai messaggi di protesta e di indignazione di migliaia di cittadini in arrivo da tutte le parti d’Italia, moltissimi provenienti dalla Calabria: insieme a loro, e per loro conto, chiediamo giustizia. Ci auguriamo, infine, che a tempo debito si costituisca parte civile anche il Comune di Sangineto, proprio perché il buon nome della comunità che non sia infangato dall’inqualificabile comportamento di alcuni balordi».