Archivi categoria: Libri

Presentato a Palazzo dei Bruzi il libro di Antonio Monda “Il numero è nulla”

Il salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi ha ospitato una delle più apprezzate conversazioni finora ascoltate nella rassegna “LibrinComune”, la fortunata iniziativa promossa dall’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Franz Caruso e nata da una felice intuizione della consigliera delegata alla cultura Antonietta Cozza. Protagonista di questo nuovo e partecipato appuntamento, introdotto dalla stessa Antonietta Cozza, è stato lo scrittore, giornalista e saggista, Antonio Monda, collaboratore del quotidiano “La Repubblica” e molto legato alla città di Cosenza, anche per le sue origini. Monda ha presentato a Cosenza il suo ultimo libro, “Il numero è nulla”, edito da Mondadori, nono volume di una decalogia dedicata a New York, città che da oltre 30 anni ha eletto a suo luogo di residenza abituale (insegna alla “New York University”), nonostante la sua prolifica attività lo porti in giro per il resto del mondo, facendolo tornare spesso in Italia e, quando è possibile, anche a Cosenza.
A fare gli onori di casa, il Sindaco Franz Caruso che nei suoi saluti istituzionali ha ricordato il successo di “Libri in Comune” “che inorgoglisce la città e che ha consentito a Cosenza di fare il suo ingresso nelle 200 città italiane dove si legge di più”. Un segnale che il primo cittadino ritiene importante e che è in grado di dare un contributo significativo alla promozione della lettura e degli autori, anche di quelli calabresi. “Inoltre – ha aggiunto Franz Caruso – è uno stimolo per i giovani ed un vero e proprio invito a leggere ancora di più. La lettura – ha detto ancora il Sindaco -ha un’importanza decisiva nella formazione dei giovani perché la cultura è fatta anche di buone letture”. Ed ha rimarcato come a Cosenza si stia cercando, “oltre alla promozione della lettura, di mettere in campo un’offerta culturale strutturata in modo tale da far sì che ci sia un ritorno in città dell’interesse per le attività culturali. Di questo disegno fa parte anche il recupero del nostro centro storico sul quale abbiamo puntato ed investito con decisione”. Poi ha rivolto un particolare apprezzamento all’autore de “Il numero è nulla”. “Antonio Monda – ha detto Franz Caruso – è figlio illustre di questa città e cittadino del mondo. Sono felice di accoglierlo nel salone di rappresentanza del Comune che abbiamo aperto e restituito alla città perché è un luogo che appartiene a tutti i cosentini”.

Interessanti i contributi che sono arrivati dall’avvocato Enzo Paolini (l’iniziativa è stata promossa in sinergia con il “Premio Sila ’49”) e dal magistrato Biagio Politano, entrambi appassionati dei libri di Antonio Monda. “Il numero è nulla” evoca le atmosfere tipiche dell’hard boiled mettendo al centro la figura di un killer, conosciuto come il “Vescovo”, un sicario di Cosa nostra, al soldo del celebre boss Bugsy Siegel. Spietato e privo di scrupoli, il killer vivrà una profonda trasformazione grazie all’incontro, del tutto casuale, con una donna che gli cambierà la vita e lo spingerà sulla strada della redenzione. Aprendo la conversazione con Antonio Monda, Enzo Paolini è partito dalla bellissima copertina del libro che ritrae un quadro di Edward Hopper “New York Movie”, dove si staglia la figura di una donna assorta nei pensieri all’ingresso di una sala cinematografica.
E’ Eimhear, la maschera del cinema, di origini irlandesi, che riesce ad amare nonostante l’orrore che prova per l’assassino che ha di fronte. E sarà lei a cambiare il destino del “Vescovo”. Monda e il cinema hanno un legame indissolubile e tutto il libro è percorso da continui rimandi cinematografici. Anche Bugsy Siegel è uscito pari pari dal personaggio impersonato da Warren Beatty nel film “Bugsy”, sul gangster che si costruì un impero a Las Vegas e che Monda indica come punto di contatto tra Hollywood e la criminalità. Lo scrittore ama questo gioco di rimandi alle citazioni cinematografiche. Dovendo scegliere, ad esempio, il nome di uno dei tre fratelli che compaiono nel suo libro, sceglie Martino Cappa che altri non è se non Martin Scorsese perché Cappa è il cognome della madre del celebre regista.
Sul titolo del libro, è Monda stesso a spiegarne la genesi: “è un verso di Bob Dylan “black is the colour, none is the number” dal quale ho preso spunto. Il “Vescovo” per sua scelta vive in questo mondo dove nulla ha alcun senso. Dà la morte quasi persuaso di fare del bene, finché un giorno, per caso, non entra in quel cinema dove incontra quella che sarà la donna della sua vita”. E su questo Enzo Paolini dice ancora la sua: “il killer è redento solo dall’amore per la ragazza che incontra”. E ricorda un verso di “Henna”, la canzone di Lucio Dalla, quando afferma che “è l’amore che ci salverà”. Poi Antonio Monda spiega perché il killer è soprannominato “il Vescovo”. “Perché è figlio di un uomo pio e molto umile che per lui immaginava una carriera ecclesiastica, non da Papa, né da cardinale, ma da vescovo sì, perché era già abbastanza”. Con il decimo libro su New York, Mondadori sta pensando di pubblicare un box che li conterrà tutti, per un totale di 2500 pagine. New York viene colta da Monda nelle sue mille contraddizioni, nella fase in cui sta diventando la capitale del mondo ed è piegata in due dalla grande depressione. “Una città sporca, violenta, perfida, spietata, eppure meravigliosa”.
Dotato di un raffinato sense of humour, il magistrato Biagio Politano ricorda la fitta rete di relazioni culturali che può vantare in tutto il mondo Antonio Monda, con un’agenda zeppa di nomi importanti che richiama alla memoria l’episodio di Massimo Troisi, avvenuto a casa di Pino Daniele, protagonista il giornalista Gianni Minà. Troisi chiese a Minà di poter vedere la sua famosa agenda. Per Biagio Politano “quella di Antonio Monda è un’agenda simile a quella di Minà, e io immagino che alla lettera P, accanto ad Al Pacino, ci siano anche Enzo Paolini e Biagio Politano. In questo caso, però, ci ha smentiti perché ha chiamato noi, che di famoso non abbiamo nulla, per parlare del suo libro. “La cifra del libro – ha aggiunto Politano -è molto giocata sugli opposti. Ci sono pagine di fede e pagine di totale nichilismo. Non si risolve in una chiave di lettura, ma pone molti interrogativi”.
E a proposito dell’opzione per fare del libro di Monda una serie tv, l’avvocato Paolini immagina già a chi affidare il ruolo dei protagonisti, con Joe Pesci nei panni del Vescovo e Gwyneth Paltrow in quelli di Eimhear.
La narrazione avvincente di Monda tiene l’uditorio incollato alla sedia e prosegue con il dichiarato amore verso ogni forma di cultura ebraica cui lo scrittore e regista ha dedicato anche un documentario, una sorta di viaggio, in 4 puntate. Le sue passioni hanno per nome Woody Allen George Gershwin, Saul Bellow e tanti altri ancora. Un ultimo spaccato del racconto di Monda riguarda la boxe, stimolato sempre dalle domande di Enzo Paolini. Ad essere esaltata è l’unicità della boxe, il momento topico che precede l’avvio dell’incontro, quando i pugili al centro del ring si guardano lungamente negli occhi ed è in quel momento, quando si promettono di farsi male, che l’incontro si decide, perché in genere il pugile che riesce a sostenere più a lungo lo sguardo dell’avversario è quello che sull’ultimo gong riesce a spuntarla. Un rituale nel quale Muahammad Alì era geniale ed è per questo che Monda lo considera il più grande di tutti.
Nel prossimo libro, che chiuderà la decalogia mondadoriana, sarà ancora New York al centro della scena perché – parola di Monda – “New York è imprenscindibile”.

Sarà presentato anche in Calabria il libro “Uno scoglio chiamato Lampedusa”. L’evento a Piano Lago

PIANO LAGO (CS) – Sarà presentato anche in Calabria il libro “UNO SCOGLIO CHIAMATO LAMPEDUSA/A ROCK CALLED LAMPEDUSA” (LIBRO-MOSTRA FOTOGRAFICA-INCONTRI E SCAMBI CULTURALI) presso la libreria Mondadori di Piano Lago, sabato 6 maggio alle 17.30

Tutto nasce dall’amore verso l’isola di Lampedusa che, come ha affascinato le autrici friulane, così è stato pure per la cosentina Clelia Gelsomino che ha voluto fortemente organizzare la presentazione del testo per far conoscere l’isola anche qui in Calabria e rendere giustizia ad un territorio straordinario come Lampedusa, troppo spesso associata solo ed unicamente agli sbarchi dei migranti.

L’isola di Lampedusa è, da diversi anni, salita agli onori della cronaca nazionale ed internazionale quale approdo, nelle alterne fortune e vicende, di migranti provenienti dal Nord Africa.

Il focus della stampa e di alcune importanti produzioni culturali sull’isola ha dato vita ed alimentato un’associazione sbarchi-Lampedusa, al punto di diffondere, nell’immaginario collettivo, l’idea di un territorio “occupato” da migranti, caratterizzato da avvistamenti, sbarchi, tragedie e privo di una vita ed identità che prescindano da questi. La conoscenza della straordinaria bellezza paesaggistico-ambientale dell’isola è riservata a chi vi abita e a chi l’ha visitata. Sonia Fattori(fotografie) e Marta Daneluzzi (testi), entrambe friulane, di fronte ai colori di Lampedusa, alla sua luce, alla sua vegetazione e al suo mare, restano estasiate. Alla conquista degli occhi, segue immediatamente quella del cuore. È l’effetto della gentilezza, attenzioni ed accoglienza che la gente di Lampedusa ha riservato loro.

Viaggio dopo viaggio, approfondendo la conoscenza dell’isola e dei suoi abitanti, prendono consapevolezza della peculiarità della vita su un territorio così lontano dallo Stato a cui appartiene e delle difficoltà che gli isolani devono affrontare quotidianamente. Di qui, e soprattutto dopo la realizzazione della multivisione “Dusa nel mare”, che, proiettata in varie zone di Italia, raccoglie lo stupore degli spettatori per l’inattesa bellezza della natura dell’isola, nasce il progetto “Uno scoglio chiamato Lampedusa/A rock called Lampedusa”. L’intenzione di fondo è quella di rendere giustizia al particolare fascino di Lampedusa, “o scogghiu”, lo scoglio, come la chiamano affettuosamente i suoi abitanti, e ringraziare per l’accoglienza ricevuta, promuovendone la conoscenza e sostenendo l’Associazione culturale musicale Lipadusa, responsabile, con non poche difficoltà, della rinascita culturale dell’isola e la promozione dell’educazione musicale per le nuove generazioni. I proventi della vendita del libro sono, infatti, destinati all’Associazione.

LE AUTRICI:

SONIA FATTORI, imprenditrice, è sempre stata attratta dalla fotografia, dalla possibilità di fermare un momento, fissare un’immagine, un sentimento. La sua ricerca fotografica trova la massima espressione e nella multivisione: una forma di espressione artistica basata sull’unione di fotografia, musica, talvolta anche di testi scritti o narrati. Dal 2008 al 2016, nei villaggi del Mali e nei campi profughi in Burkina Faso, nonostante la pesantezza della quotidianità, ha fissato immagini delicate e, attraverso la vendita delle stesse, ha sostenuto il “Progetto Mali” per la costruzione di pozzi d’acqua e una scuola in Mali. Dal 2015 al 2019 a Lampedusa, in India e in parte dell’Europa ha realizzato diversi reportage e multivisioni presentati in Italia e all’estero (Udine, Trevignano di Falzé, Lampedusa, Malta, Parigi, Bilbao, Brasilia…)

MARTA DANELUZZI, laureata in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e si occupa di formazione e comunicazione. Ha lavorato (dal 1999 al 2012) come speaker radiofonica (Radio 4 Network (TS); Radio Baccano (UD); Radio Fantasy (UD)) e presta la voce a spot e redazionali. Ha scritto per il mensile “Realtà Industriale” dal 2012 al 2015 e, attualmente, per “ND Natura Docet: La natura insegna”. È co-sceneggiatrice del docu-film “La voce di Impastato” (2013) e ha collaborato alla realizzazione di diversi eventi in qualità di presentatrice/moderatrice e/o ufficio stampa (Dialoghi (Go); Fa-re per l’Emilia (San Giorgio di Nogaro); Vicino-Lontano (UD-lezione di giornalismo in carcere); Il Festival dei cuori (Tarcento); Cormons Libri; Mondo Armonico (Povoletto-Udine-Cividale); Mostra Elia Falaschi (Camera dei Deputati-Roma) …). Con Sonia Fattori collabora da anni, scrivendo i testi a corredo di alcune sue mostre (“Io, il pescatore e la laguna”; “Identidades ameaçadas”) e opere multivisive (“Interferenze”; “Dusa nel mare”).

 

ULTERIORI INFORMAZIONI, CONTATTI E LINK

Per ulteriori informazioni sulle opere fotografiche ed esposizioni di Sonia Fattori, si rimanda al sito: www.soniafattori.it

CONTATTI:

SONIA FATTORI mail to: info@soniafattori.it Mobile: 347.5280011

MARTA DANELUZZI mail to: martadaneluzzi@gmail.com Mobile: 380.6571587

 

LINK:

La pagina Facebook del libro:

https://www.facebook.com/unoscogliochiamatolampedusa

Rassegna stampa nazionale:

https://www.agrigentonotizie.it/cronaca/scoglio-chiamato-lampedusa-libro-mostra-.html https://www.nordest24.it/presentazione-da-tutto-esaurito-per-uno-scoglio-chiamato-lampedusa/?fbclid=IwAR2kpcgnKjvsW5jFAzhfEAmDihtTernC3yhQBXz9aJVUxGUE9wL5OTE pgVQ#

https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/uno-scoglio-chiamato-lampedusa-a-villa-de-claricini/2/270878?fbclid=IwAR2dtRvHxFr5jYLDVzDtpWgzLFYGWSKwTJ6z8hEqC7t-j0fjwTl9SS2QJMA

 https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/due-artiste-friulane-protagoniste-di–uno-scoglio-chiamato-lampedusa/6/269180?fbclid=IwAR3ErY8wtYCsIy_j5o3gpdtx9NsCOlDDM5UWOn4M-1iqWH_A_afTpUEmVew

 

Rassegna stampa internazionale:

https://www.dodho.com/photobook-where-italy-and-europe-begin-a-rock-called-lampedusa-by-sonia-fattori/?fbclid=IwAR0orIRFaICxtbdUoqrli4B8LdRhUYd57aSUBKcpc6LBH-J1fAkSfEpqH

 

“La Battaglia di Beatrice”: diario di una guarigione fra fiducia nella medicina e fede

Raccoglie consensi “La battaglia di Beatrice. Diario di una Guerriera", edito da Pellegrini editore.

Il libro, scritto dalla cosentina Mariacristina Zangari per raccontare la storia della sua secondogenita Beatrice, è un diario coraggioso, ma soprattutto vero, di un percorso di guarigione che diventa testimonianza di grande fiducia nella medicina, nell’amore, oltre che di una profonda fede.

La storia 

Beatrice, una bambina di soli quattro anni, figlia di musicisti e amante, in particolare, del canto e del violino, si ammala all’improvviso di leucemia. Dalla Calabria, e precisamente da Acri (Cs), la sua famiglia raggiunge immediatamente l’Ospedale Bambino Gesù di Roma, dove la piccola guarisce grazie alle cure di medici eccellenti. Durante il ricovero i suoi genitori trasformano ogni difficoltà in gioco, non lasciando trapelare mai le preoccupazioni e il dolore da cui sono afflitti, e consentendo in questo modo che la bambina conservi il suo meraviglioso sorriso. Da questa toccante e difficile vicenda, nasce nella mamma di Beatrice la convinzione che attraverso la scrittura sia possibile ritrovare una parvenza di normalità. Il discorso, a questo punto, si allarga fino ad analizzare il contenuto di questa parola e il suo riflesso nella quotidianità. Con alcune domande di fondo che fanno riflettere. Cos’è la normalità nelle nostre vite? È normale lamentarsi perché ci si annoia, perché non si è abbastanza soddisfatti della propria vita, perché tutto sembra dovuto, perché ci si sente stanchi?

Per Beatrice e la sua famiglia, dopo aver conosciuto un mondo parallelo purtroppo molto affollato, appunto quello della malattia, ciò che più conta è godere pienamente della “seconda vita” che li vede fortunatamente protagonisti.

Una rinascita esistenziale che apre lo sguardo e il cuore a quanto di bello ci circonda, lontano da egoismi e protagonismi. Insomma, la battaglia contro il mostro, che Beatrice (amorevolmente aiutata dai suoi genitori) ha combattuto e vinto, offre a tutti l’opportunità di osservare il mondo da un altro punto di vista; di scoprire quanta ricchezza umana e profondità di valori esistono dove non siamo abituati a guardare.

Perché la vita – è questo il messaggio centrale di questo libro – rappresenta un dono che occorre imparare ad apprezzare, a proteggere, ad alimentare con semplici atti d’amore. 

Il ricavato del libro spettante all’autore sarà devoluto alla Fondazione Bambin Gesù di Roma in segno di riconoscenza dei genitori di Beatrice per le cure date alla figlia. 

Le sette vite di Ettore Majorana ne “L’atomo inquieto” di Mimmo Gangemi. Le attività culturali in programma

COSENZA – Un libro particolarmente intenso, tra la spy-story e il romanzo psicologico e interiore, e che cerca, senza pretese di esaustività, di dare un contributo di immaginazione e insieme di credibilità ad un mistero che si è sempre più infittito negli ultimi 85 anni e che riguarda la misteriosa scomparsa o sparizione del fisico Ettore Majorana, uno dei ragazzi di via Panisperna il cui mentore assoluto era Enrico Fermi.

Il libro è “L’atomo inquieto”, edito da Solferino e a scriverlo è stato Mimmo Gangemi, il noto scrittore di  Santa Cristina d’Aspromonte che ha regalato ai suoi lettori pagine interessanti in pubblicazioni come “25 nero”, “Il passo del cordaio” (suo primo grande successo), “Il giudice meschino” dal quale venne tratta la celebre fiction con Luca Zingaretti, “La signora di Ellis Island”, “Marzo per gli agnelli” e il più recente “Il popolo di mezzo”. La sua ultima fatica letteraria, “L’atomo inquieto” è stata presentata a Villa Rendano nell’ambito della programmazione condivisa dall’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Franz Caruso con la Fondazione “Attilio e Elena Giuliani”, come ha ricordato il Presidente della stessa Fondazione  Walter Pellegrini nel suo indirizzo di saluto. Obiettivo  della sinergia è quello di dare, in occasione del decennale della Fondazione, nata il 13 luglio del 2013, un contributo fattivo  alla definizione di un vero e proprio Piano strategico di sviluppo culturale al quale si sta già lavorando (il prossimo incontro è fissato per il 10 marzo) con il coinvolgimento delle associazioni culturali del territorio. Walter Pellegrini ha ricordato, inoltre, la figura di Sergio Giuliani, “al quale – ha detto – dobbiamo dire grazie per l’atto donativo straordinario compiuto a suo tempo e che è nostro impegno portare avanti in sinergia con tutta la città”. Ad introdurre l’autore Mimmo Gangemi ed il suo libro è stata Antonietta Cozza, consigliera delegata alla cultura del Sindaco Franz Caruso. “L’atomo inquieto” prende le mosse dalla vicenda che ha riguardato il fisico Ettore Majorana che scomparve nel mistero il 26 marzo del 1938, all’età di 31 anni. Quella sera Majorana si imbarcò su un piroscafo Palermo-Napoli e da allora non si ebbero più notizie certe su di lui. Carattere ombroso, Majorana era ordinario di fisica all’Università di Napoli. Nel lasciare Napoli invia una lettera al  prof. Antonio Carelli, professore di Fisica Sperimentale presso la sua stessa Università e nella missiva adombra l’ipotesi di togliersi la vita gettandosi in mare. Ma il giorno seguente Carelli riceve prima un telegramma e poi una seconda lettera di Majorana nella quale il fisico scrive che il mare lo aveva rifiutato. Attorno al mistero che ancora oggi avvolge la scomparsa di Majorana  sono state formulate molte ipotesi e tra queste quelle contenute nel saggio di Leonardo Sciascia “La scomparsa di Majorana”, del 1975, nel quale lo scrittore di Racalmuto prospettava lo scenario che il fisico si fosse nascosto, cambiando vita, nella Certosa di Serra San Bruno, dopo aver intuito che le scoperte  cui erano pervenuti i Ragazzi di via Panisperna per arrivare al primo reattore nucleare, potessero avere sviluppi nefasti per l’umanità.

Nei precedenti libri, Mimmo Gangemi si esprime sempre in terza persona, ma mentre scriveva il nuovo libro qualcosa lo lasciava insoddisfatto, tant’è che, dopo diversi tentativi durante i quali  il libro si arenava dopo le prime quindici pagine, cambia registro ed utilizza la prima persona. Una modalità che sembra funzionare e avvincere, legando il lettore alla pagina.

L’autore si è detto orgoglioso di aver scritto il primo romanzo su Majorana, rivelando le fonti alle quali ha attinto: leggende, verità, mezze verità. Di Majorana dice che Fermi lo aveva indicato come un grande genio, forse il più dotato del gruppo dei ragazzi di via Panisperna, tant’è che lo aveva paragonato a Galileo Galilei e ad Isaac Newton. “Le sette vite di Majorana – avverte Gangemi – non sono staccate ma sono collegate tra loro e mantengono una conseguenza logica”. Il libro si apre con la figura di un clochard, sorta di reietto, colto, nel 1960, sulle rive del Mar Ionio calabrese e poi prosegue in un lungo flashback, dal 1960 a ritroso, fino agli attimi che ne precedono la scomparsa, nel 1938. Gangemi mantiene l’ipotesi dell’identità acquisita da Majorana all’interno della Certosa di Serra San Bruno “per una sorta di rispetto   – confessa – nei confronti di Sciascia che per primo l’aveva teorizzata”, ma è l’ipotesi che gli piace meno delle altre. “Ogni avvenimento che accade, durante i diversi momenti che ci restituiscono di Majorana, un’identità ogni volta diversa, e che non hanno una pretesa di verità – dice Gangemi – è appeso a storie e testimonianze che hanno una loro credibilità”. Nel profilo tracciato dallo scrittore reggino, il fisico è  un ossessivo-compulsivo che non sa vivere e che appartiene ad una famiglia agiata tra i quali si annoveravano anche alcuni ministri del Regno. Ed è per questo che Mimmo Gangemi non crede all’ipotesi del suicidio. “Non si suicida in mare uno che sa nuotare. Come non può decidere di farla finita chi, un attimo prima, ha in tasca 5 mesi di stipendio e, in più, una eredità paterna che sta per essere riscossa”. E allora, forse, in ciò che è avvenuto e nella sua misteriosa scomparsa c’è dell’altro. Un’ulteriore congettura può essere legata secondo Gangemi al fatto che pur essendo innegabile il suo amore per la scienza, Majorana rifiuta di rendere pubblico ciò che intuisce prima degli altri. “Vuole penetrare le tenebre dell’ignoto, ma non vuole pubblicare le risultanze dei suoi studi”, tanto è vero che, a fronte delle innumerevoli intuizioni, Majorana pubblicò solo 10 studi scientifici. Nelle sette vite del fisico c’è posto anche per un’altra ipotesi che lo vuole malato di tubercolosi, in un sanatorio localizzato probabilmente dalle parti di Chiaravalle centrale. Altre identità lo indicano in Argentina e poi in Venezuela. Il libro ricorda anche la fuga in Alto Adige dove ripara quando, dopo che nel 1938 iniziò la campagna antisemita in Italia con la pubblicazione delle leggi razziali,tutti gli scienzati, caduto Hitler, sono fatti prigionieri in Inghilterra. Gangemi racconta ancora che Majorana conosce, nel trasporto per una ricercatrice, l’amore e, finalmente , una sua dimensione più umana. Il libro, dopo questo lungo e vorticoso giro, torna all’inizio e si ricongiunge al clochard dalla cui storia era partito. Se il bel volume, intriso, come ha fatto notare Antonietta Cozza, di “attimi di lirismo che strappano l’anima” non dà un contributo risolutivo a decrittare il mistero di Ettore Majorana, è, però, alquanto appassionante e fa venir senz’altro voglia di continuare ad indagare e ad immergersi nelle sue pagine alla ricerca di una nuova chiave di volta che abbia il crisma della credibilità. 

 

 

 

 

 

 

Festival della Pace: a Brescia il battesimo di “Ovunque qualcuno” di Vitaliano Fulciniti

CATANZARO – “Ovunque qualcuno. Storie di condivisione e accoglienza” è il terzo volume (edito da Rubbettino, 2022) scritto dal catanzarese Vitaliano Fulciniti che, come i precedenti “Dall’accoglienza all’integrazione. L’esperienza del Cara Casa del Regional Hub Sant’Anna in Calabria” (2019) e “Frammenti di vita. L’umanità al tempo del coronavirus” (2020), trae origine da un progetto di più ampio respiro sui suoi 14 mesi di Fulciniti alla guida del Cara di Isola Capo Rizzuto. libro_Festival della Pace

La presentazione ufficiale del libro avverrà lunedì 21 novembre 2022, alle ore 17:30 al Teatro San Carlino di Brescia (C.so G. Matteotti, 6), all’interno della prestigiosissima cornice del Festival della Pace (11 – 26 novembre), rassegna culturale che con le sue riflessioni, azioni, i suoi protagonisti ed eventi torna a interrogarsi su come costruire la pace, sia portando concrete testimonianze di pacificazione, sia approfondendo le cause e le conseguenze dei conflitti, analizzando dinamiche e modalità per cercare di superarli, e mostrando gli effetti devastanti delle guerre come monito per il presente. Giunto alla V edizione, il Festival della Pace è organizzato dal Cantiere Internazionale per il Bene e la Pace dell’Umanità, in collaborazione con il Comune di Brescia e la Provincia di Brescia e con l’Alto patrocinio del Parlamento europeo e il patrocinio di Amnesty International.

Nel corso della presentazione di “Ovunque qualcuno” a dialogare con Fulciniti sarà Massimo Morelli, de La Voce del Popolo. Evento a ingresso libero.

A raccontare la mission del libro è lo stesso autore: «È un libro che pone a confronto le storie dei nostri connazionali che hanno conosciuto la realtà dell’emigrazione, con quelle di chi oggi arriva sulle nostre coste dopo essere stato costretto ad abbandonare la propria casa. Mai come in questa travagliata fase storica è importante far capire alle giovani generazioni quanto il passare del tempo non sia riuscito a migliorare la condizione di chi è obbligato a migrare: sogni, speranze, dolori, lacrime, gioie, sono uguali a prescindere dal luogo di nascita, dalla religione professata o dal colorito della sua pelle». «È un grande onore portare il mio libro in un contesto culturale di così alto livello. Sebbene questo libro sia stato pubblicato da non molto tempo, sta già compiendo passi da gigante per farsi conoscere», aggiunge Fulciniti.

«“Ovunque qualcuno” non vuole insegnare nulla, ma tutto condividere perché ogni parola scritta sia ascoltata: ognuno di noi ha qualcosa da dire, da tramandare, ma se nessuno ascolta tutto si perde, come acqua che scorre senza meta. L’insieme dei racconti evidenzia scelte, sacrifici, illusioni di persone diverse che nella loro diversità ci fanno capire come sia importante costruire una vita senza mai abbandonare la speranza, la speranza di vivere per costruire. Ripensando all’acqua che scorre, accarezziamo l’idea che quest’acqua, come la vita, sia un po’ come la storia di un ruscello che nascendo scorra ovunque e ovunque caparbiamente s’alimenti per continuare a scorrere incessantemente per raggiungere un luogo in cui ogni singola goccia dia significato all’intero percorso».

L’AUTORE

Vitaliano Fulciniti, laureato in Consulenza e Controllo Aziendale, ha lavorato nella Guardia di Finanza e per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In pensione da cinque anni, è stato Amministratore Giudiziario per il Tribunale di Catanzaro e per l’ANBSC e dall’1 gennaio 2018 al 29 febbraio 2019 direttore del Regional Hub Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto (Kr).

 

“Giustizia, società, conflitto” è l’ultimo libro di Antonio Mirko Dimartino

CATANZARO – È da poco uscito per Tab edizioni Giustizia, società, conflitto”, il secondo libro del sociologo Antonio Mirko Dimartino, assistente universitario alla cattedra di Conflitti e mediazioni presso l’Università “Magna Græcia” di Catanzaro, autore di numerosi saggi e pubblicazioni scientifiche, membro dell’Associazione italiana di sociologia (AIS) e redattore capo della Rivista internazionale di Sociologia giuridica e diritti umani.

Il volume propone al lettore alcune riflessioni di analisi sociale sul tema della giustizia in uno sfondo costante di teoria di conflitto sociale. Un percorso che non ha pretese esaustive ma che non può ignorare come nel panorama vasto e complesso degli studi socio-giuridici fin qui prodotti, in realtà molti meno di quanto il tema e la crescente problematicità delle situazioni sociali a questo collegate che quotidianamente emergono meriterebbero, richiede di indagare ancora una volta i rapporti tra diritto e società, con un occhio scientifico più attento ad una maggiore fruibilità delle tematiche stesse piuttosto che a quello degli approfondimenti strettamente tecnici o procedurali.

L’idea della stesura di un secondo libro nasce nel Dimartino dal poter constatare da sociologo del diritto, dopo anni di approfondimenti tematici da cultore della materia, nonché la collaborazione in discipline importanti come la Sociologia dei conflitti, la Sociologia giuridica e della devianza ed i Conflitti e mediazioni, come il panorama nazionale e internazionale degli studi e delle analisi sulla “giustizia” e sul “conflitto sociale” sia progressivamente cresciuto. Se, infatti, per un verso è aumentata a dismisura la richiesta di giustizia, per altro verso si è dilatata l’esigenza di controllare questa domanda.

Il volume, dunque, dopo una ricostruzione teorica dei principali dibattiti, compie un’analisi strutturale e funzionale del conflitto sociale, confermando come il conflitto sia la normale modalità di interazione tra gli uomini. La solidità del rapporto sociale, difatti, deve essere misurata dalla presenza del conflitto e non dall’assenza dello stesso. Insomma un libro che offre finalmente la possibilità di comprendere come il conflitto sia un fenomeno ineliminabile della società, riflettendo su come la giustizia, in qualche modo, tenda a nutrirsi del conflitto stesso.  

 

Vittorio Scarpelli presenta il romanzo “Secondo tempo – Il calciatore incastrato”. Proventi in beneficenza

COSENZA – Una storia di calcio colorata di giallo, tra accadimenti reali e di fantasia. “Secondo tempo – Il calciatore incastrato
(Talos edizioni – Collana Polis) è il primo libro del giornalista di “Gazzetta del Sud”, Vittorio Scarpelli, scritto durante la fase di convalescenza post-ricovero da Covid.

I diritti della produzione saranno interamente devoluti al Reparto di Pneumologia dell’ospedale “Annunziata” di Cosenza.

Le motivazioni che hanno spinto il giornalista cosentino a cimentarsi nella sua prima produzione editoriale saranno illustrate venerdì 10 giugno alle 10,30 nel Salone delle conferenze di Confindustria Cosenza (in via Tocci n.2/c). Nel corso della presentazione, oltre all’autore del libro, interverranno il presidente dell’Ance Calabria, Giovan Battista Perciaccante, il presidente del Circolo della Stampa “Maria Rosaria Sessa”, Franco Rosito, e il direttore dell’Uoc Pneumologia A.O. Cosenza, Albino Petrone. Modererà l’incontro il giornalista di Ten, Gianluca Pasqua.

La storia

Matteo Gemma è un predestinato. Di quelli che si riconoscono al primo controllo di palla. «Diventerà un campione, non c’è dubbio». La definizione “genio e sregolatezza”, da sola, non basta. C’è dell’altro. Porta con sé una sorta di maledizione. Ciò che il campo gli offre, glielo toglie la vita. Poi quel maledetto rigore calciato nella finale dei Mondiali: l’inizio della fine. E l’accusa pesantissima di essere invischiato nel giro del calcioscommesse. Domenico Sàngria (Sangrìa, per i più sbadati) è un sognatore. Aspirante giornalista da sempre, centralinista
nella vita reale. Destinato a un’esistenza piatta, piena di giornate insensate, quasi come se sul suo pianeta il sole non dovesse spuntare mai. Fino alla telefonata che gli cambia l’esistenza. Uno scoop offerto su un piatto d’argento: può ricominciare a inseguire un sogno. Il suo sogno. Ma qualcosa va storto. Le vite di Matteo Gemma e Domenico Sàngria sono come due rette parallele, destinate a non incrociarsi mai.
Eppure, nel finale della storia, si trovano di fronte. E hanno dannatamente bisogno l’uno dell’altro.

L’autore

Vittorio Scarpelli nasce a Cosenza il 16 maggio 1984. Giornalista della Gazzetta del Sud dal 2001, dal 2020 entra a far parte della redazione web. Redattore de La Giovane Italia, progetto nazionale che mette in vetrina i calciatori in erba più interessanti. Laureato in Scienze Politiche, amante dello sport (calcio e tennis i suoi “tormenti”) e dei libri gialli. Tiene corsi di giornalismo e scrittura creativa nelle scuole del capoluogo bruzio e della provincia. 

Secondo tempo

“Quell’ombra nel giardino”. La conquista di essere donna contro ogni ostacolo

La forza di una donna, pronta a superare ogni ostacolo che la vita le pone davanti. Difficoltà, a volte, raddoppiate proprio perché donna. E’ il libro di Sandy Ambrosio dal titolo “Quell’ombra nel giardino” che, pagina dopo pagina, racconta la storia, ambientata alla fine degli anni Sessanta, di una ragazza tenace, capace di crescere e costruire la sua vita nonostante la tradizione e le abitudini culturali radicate. Il romanzo è pubblicato nella collana “I Diamanti della Narrativa” dell’Aletti editore.

Un futuro tutto da scrivere con un segreto che non la abbandona ma che verrà a chiedere il conto. Essere donna vivendo situazioni e anni che la cambieranno per sempre, dimostrando la sua forza e la sua voglia di affermarsi superando ostacoli e delusioni. «Il titolo – spiega l’autrice che vive in provincia di Bergamo dove lavora in un Istituto scolastico – rispecchia la trama, gli avvenimenti, le situazioni più importanti del romanzo. L’ombra accompagnerà la protagonista nel suo percorso di vita, fa parte del suo passato, di conseguenza ne minerà il suo futuro».

E Sandy si sofferma anche sulla condizione attuale della donna, che ha ancora «tante radici di limitazioni, nella cosiddetta era moderna ed  emancipata a larga banda tecnologica. Lo si sente e vede, purtroppo, dai molteplici fatti di femminicidio. L’accettazione della condizione di una donna – afferma la scrittrice di origine calabrese, precisamente di San Giovanni in Fiore – che rivendica, a giusto senso, la libertà di pensiero, la libera scelta di avere un lavoro, una sua personale identità nel sociale, rende molto vulnerabile l’uomo, che si sente privato da quella autorità che per millenni ha gestito senza opposizione. Condizione che si riscontra in qualsiasi luogo o in qualsiasi ceto sociale, da Nord a Sud». 

Gli elementi stilistici dell’opera sono puramente ambientati, ad uso e costume, in un contesto culturale dove a prevaricare è il pregiudizio, ed una forma di esistenzialità radicata nell’ ignoranza. Questo fa sì che le negazioni, le costrizioni, le scelte degli altri, compromettano i sogni e le ambizioni della protagonista. «Il romanzo, puramente di fantasia, – afferma l’autrice – mette in chiara luce la differenza con l’artista, che descrive nel suo lavoro una realtà di cui non ha mai fatto parte».

Una trama ricca e avvincente costruita con consapevolezza. «Generalmente – svela Sandy – ho sempre in mente tutta la storia, dall’inizio alla fine. Nel percorso della scrittura, poi, provo sempre a rendere il più conforme possibile le situazioni ai miei personaggi. Credo che avere già un’idea ben definita e precisa della trama, sia di contenuto iniziale quanto di uno sviluppo finale, renda l’autore più consapevole di ciò che vuole scrivere e, soprattutto, far arrivare al lettore». Messaggio che arriva forte e chiaro a chi si lascia trasportare dalla storia, scritta con sentimento di profonda e sentita emozione: «Mettere in evidenza, la tenacia di una donna, anche se gli ostacoli sono sempre e comunque tantissimi».

A Lamezia la prima presentazione de L’arazzo algerino, romanzo a tinte gialle di Antonio Pagliuso.

LAMEZIA TERME (CZ) – Giovedì 12 maggio al Chiostro caffè letterario di Lamezia Terme si svolgerà la prima presentazione ufficiale de L’arazzo algerino, il nuovo romanzo a tinte gialle di Antonio Pagliuso.

Il libro, di fresca pubblicazione per i tipi di Dialoghi, marchio editoriale del gruppo Utterson, racconta una storia di antichi pregiudizi, di meschini equilibri di paese, di “sorrisi intinti nella coppa verderame dell’ipocrisia” – di un Meridione che non esiste più? –, di un giallo che, come scrive Eleonora Carta nella prefazione all’opera, si presenterà come un vero rompicapo e causerà “la frattura dell’ordine sociale, portando dolore, sconcerto, paura”.

L’incontro partirà alle ore 18.30; a conversare con l’autore sarà Giorgia Gargano, assessore alla Cultura del comune di Lamezia Terme.

La trama del romanzo

Può un pregiudizio indirizzare il corso di una vita? Riaccendersi per bruciare nuove esistenze?

Longadonna – la cornice in cui si svolge il romanzo – è un piccolo paese del Sud, un teatro mobile dove le giornate scorrono lente tra le chiacchiere al caffè. Tuttavia, l’apparente serenità del borgo è improvvisamente scossa da un efferato delitto: Polina, la giovane e brillante primogenita dei Lemoine, una famiglia di origini francesi, viene trovata morta nella sua cameretta. Ettore Meli, lʼombroso e inquieto commissario della vicina Valbenedetto, cercherà di risolvere il caso, affidandosi da un lato alla sua esperienza, dallʼaltro al vociare del popolo che, inevitabilmente, ne orienterà le indagini. Mai sottovalutare, però, la “violenza sotterranea che alberga nella società”; la vicenda si caratterizzerà di inattesi incastri e colpi di scena fino a condurre a una verità molesta e sconvolgente. Una verità che non ammetterà alcuna redenzione.

L’appuntamento rientra nel cartellone del Maggio dei libri 2022 organizzato da Sistema bibliotecario lametino in collaborazione con Chiostro caffè letterario.

A Ferramonti la presentazione del libro di Domenico Gullo, un romanzo sulle speranze emerse dal campo

FERRAMONTI DI TARSIA (CS) – Sarà presentato il prossimo 26 aprile alle ore 10, nella cornice del Campo di Concentramento Ferramonti di Tarsia, il più grande d’Italia, il libro “I bambini felici – Ferramonti di Tarsia” scritto da Domenico Gullo. L’autore, originario di Spezzano Albanese, in questo romanzo vuole onorare quella che fu l’atmosfera speciale di quel campo, dove molti dei prigionieri erano artisti e accademici, attraverso la storia, frutto di fantasia, della famiglia Friedman. A Ferramonti -lo ricordiamo- ci furono ben 92 baracche distribuite su 16 ettari di terreno, in cui hanno vissuto fino a 3000 prigionieri ebrei, in una zona infestata dalla malaria. Qui il coraggio morale della direzione del campo, ovvero quello del direttore e del maresciallo di polizia a capo della squadra di sorveglianza, è stato un raggio di luce in questo oscuro capitolo della storia.
Il loro comportamento nei confronti degli internati ebrei fu insolitamente umano e solidale.
Nessuno dei prigionieri morì di morte violenta, nel campo furono costruiti un ambulatorio, una biblioteca, una scuola, tre sinagoghe. Furono celebrati matrimoni e nacquero dei bambini, vennero allestiti spettacoli teatrali e concerti, e agli internati fu persino concessa una forma parlamentare di autogoverno.
La protagonista della storia, che si intreccia con fatti realmente accaduti, è Cecilia Friedman, una bambina di 10 anni austriaca, deportata a Ferramonti con i genitori. Qui ha conosciuto artisti che ne hanno riconosciuto e promosso il talento musicale. Il reticolato che avrebbe potuto spegnere tutte le speranze di Cecilia, le offrì invece l’opportunità di coronare il suo sogno più grande.
I lavori, moderati dal giornalista Emanuele Armentano, vedranno i saluti di Roberto Ameruso, Sindaco di Tarsia; Maria Letizia Belmonte, Dirigente Istituto Comprensivo di Terranova da Sibari; Maria Cinzia Pantusa, Dirigente Istituto Comprensivo di Spezzano Albanese; l’intervento di Teresa Ciliberti, Direttrice del Museo di Ferramonti; e le conclusioni dell’autore del romanzo. Nel corso della manifestazione verrà premiato il disegno vincitore del concorso per la copertina del libro e sarà inaugurata la mostra con tutti i disegni partecipanti, realizzati dagli alunni delle due scuole.