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Armi e munizioni sequestrate a Lamezia Terme

LAMEZIA TERME – Il gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme ha eseguito una serie di perquisizioni ed è stata scoperta una vera e propria ”riserva” di munizioni per armi da sparo. Le operazioni, scaturite dalla segnalazione di un cittadino che ha avvisato i militari, hanno consentito alle fiamme gialle di sequestrare ben 683 cartucce di vario calibro, tra cui anche una per arma da guerra. Inoltre, è stato rinvenuto pure un caricatore per pistola. Le munizioni sequestrate si presentano in buono stato di conservazione e di efficienza, ed erano state occultate al quarto piano di in un fabbricato in costruzione ed in stato di abbandono di Lamezia terme. Sono in corso le indagini per risalire ai responsabili dell’illecita detenzione.

Rende, due denunce per detenzione di armi

carabinieriRENDE (CS) – Il 28 novembre ,i militari dell’Aliquota Radiomobile del Nucleo Operativo e Radiomobile di Rende, al termine degli accertamenti, deferivano in stato di libertà, un 28enne e una 40enne di nazionalità russa, per detenzione di armi e oggetti atti ad offendere. I militari, nel corso di servizio di controllo del territorio, hanno rinvenuto nell’auto dei due,diversi oggetti atti ad offendere tra cui 2 pinze, 1 tronchesina, 3 cacciaviti e 1 attrezzo multiuso con relativi accessori. Inoltre, dalle successive verifiche, emergeva che l’uomo era alla guida del veicolo, nonostante non avesse mai conseguito la patente di guida e pertanto veniva denunciato anche per il reato di guida senza patente. L’autovettura e il materiale rinvenuto venivano posti sotto sequestro.

Omicidio e soppressione di cadavere. Tre arresti per omicidio

SERRA SAN BRUNO (VV) – Non avrebbe accettato la fine della relazione sentimentale con un suo coetaneo, Giuseppe Damiano Cricrì, e così lo ha ucciso colpendolo ripetutamente con un corpo contundente fino a provocarne la morte. Una casalinga, Liberata Gallace, di 51 anni, è stata arrestata dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno con l’accusa di essere stata l’esecutrice materiale dell’omicidio di Cricrì, il cui cadavere carbonizzato venne trovato il 21 ottobre del 2013. Assieme alla donna sono stati arrestati anche il figlio della donna, Alfonsino Ciancio, di 28 anni, e l’amante Fiore D’Elia, di 63, accusati entrambi di distruzione del cadavere. Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, l’operaio era stato attirato dalla donna in una zona di campagna, ad Acquaro, col pretesto di un colloquio chiarificatore sulla fine del loro rapporto. La discussione era però degenerata e la donna aveva colpito violentemente la vittima con un corpo contundente al volto. La donna si era poi fatta aiutare dall’amante e dal figlio per tentare di distruggere il cadavere, dandogli fuoco dopo averlo cosparso di benzina. I tre arrestati sono stati condotti in carcere. «E’ stata – ha detto il procuratore facente funzioni di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni – un’indagine lunga, delicata e laboriosa, caratterizzata da non poche difficoltà dettate anche dalla particolare situazione affettiva della vittima. Si è trattato di un omicidio brutale che siamo riusciti a risolvere grazie alla professionalità dei carabinieri e dei sostituti procuratori Alessandro Pesce e Barbara Buonanno».

Denunciato uomo per sbancamento del fondo non conforme

COTRONEI (KR) – Nel Comune di Cotronei, precisamente in località Carusa, gli agenti del Corpo Forestale dello Stato hanno scoperto uno sbancamento di un’area di circa 5mila metri quadrati: l’area è stata sequestrata. Dopo le indagini del caso è emerso che il responsabile dei lavori, un operaio 45 enne, aveva trasmesso una segnalazione certificata d’inizio attività la quale non era conforme all’avvio dei lavori. I lavori attuati hanno prodotto una gradonatura con dislivelli di circa 6 e 12 metri, suscettibili di innescare fenomeni di dilavamento e ruscellamento attraverso scavi e sbancamento del terreno. Il responsabile dei lavori è stato segnalato alla Procura per aver modificato, in maniera permanentemente, lo stato dei luoghi in assenza del permesso di costruire. Il tecnico incaricato della progettazione, invece, ha rassegnato le dimissioni dall’incarico. (foto repertorio sicurezza e lavoro comune)

Minaccia di morte la sua ex compagna, arrestato

SAN VINCENZO LA COSTA (CS) – Nella notte appena trascorsa, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile di Rende hanno tratto in arresto un uomo per i reati di Violazione di domicilio aggravata, danneggiamento e minacce. Il 43enne, nello specifico, si è introdotto con la forza presso la dimora dell’ex compagna minacciandola di morte. I carabinieri, una volta identificato l’uomo, lo hanno riaccompagnato presso la propria abitazione. Egli, non soddisfatto, si è recato nuovamente verso l’abitazione della vittima sfondando a calci la porta d’ingresso. A questo punto, i militari, recatisi sul posto, lo hanno tratto in arresto trattenendolo nella camera di sicurezza della Compagnia rendese in attesa del processo, con rito direttissimo, fissato per questa mattina. (foto di repertorio)

‘ndrangheta, in carcere finiscono 48 persone

CATANZARO – «La cosca Trapasso della ‘ndrangheta controllava i respiri e i battiti di un intero territorio». Così il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha sintetizzato l’importanza dell’operazione “Borderland”, condotta la scorsa notte dalla Squadra mobile del capoluogo calabrese e che ha portato all’arresto di 46 persone tra le quali il vicesindaco di Cropani, Francesco Greco, eletto consigliere con una lista civica e adesso sospeso dalla carica dal Prefetto di Catanzaro Latella. Dalle indagini è emerso, tra l’altro, il condizionamento delle elezioni comunali svoltesi a Cropani nel maggio del 2014, condizionamento, secondo gli investigatori, finalizzato all’acquisizione di appalti e servizi pubblici ottenuta attraverso l’elezione a consigliere comunale di Francesco Greco, poi nominato vicesindaco. Dalle indagini è emerso, tra l’altro, che la cosca Trapasso aveva imposto il controllo totale del territorio, che veniva attuato, oltre che attraverso un’occupazione di tipo “militare”, anche con l’ausilio di una fitta rete di fiancheggiatori e favoreggiatori, appartenenti anche al mondo imprenditoriale ed a quello delle istituzioni. «Gli affiliati – ha spiegato il procuratore Gratteri – intervenivano su tutto, decidendo perfino quante slot machine potevano essere installate in un bar. Non si tratta solo di arricchimento, ma di una vera e propria esternazione del potere. Oggi, grazie a questa operazione, la collettività può sentirsi più libera». Gli inquirenti hanno parlato di «solidi elementi probatori» alla base dell’ordinanza di custodia cautelare, «che ha dimostrato – hanno aggiunto – la caratura mafiosa della famiglia Trapasso». Una cosca che «in questi anni – ha sostenuto il procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto – ha schiacciato i cittadini, deciso l’esito delle competizioni elettorali e brutalizzato le attività turistiche della zona». L’altro procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, ha proseguito: «Le intercettazioni contenute nel fascicolo di questa inchiesta rappresentano una sorta di manuale della ‘ndrangheta. Un contesto criminale in cui un ruolo importante è assunto dal legame tra la cosca e la pubblica amministrazione. Anche per questo già oggi l’ordinanza verrà trasmessa alla Prefettura di Catanzaro per le valutazioni di competenza. Quello che si profila, dunque, come ovvia conseguenza dell’inchiesta “Borderland”, è l’accesso antimafia nel Comune di Cropani per accertare l’eventuale condizionamento da parte della ‘ndrangheta nell’attività dell’ente. Secondo il capo della Squadra mobile, Nino De Santis, la cosca Trapasso avrebbe avuto «la pretesa di sostituirsi allo Stato esigendo il pagamento di imposte. I proprietari degli appartamenti di un villaggio turistico, per esempio, erano costretti a versare una tassa sulla sicurezza». Gli affiliati intervenivano in ogni situazione potesse produrre per loro un tornaconto economico, dalla vendita della bombole per il gas a quella, addirittura, del cocco sulla spiaggia. Gli investigatori hanno citato il caso di un procuratore di calciatori che ha chiesto ed ottenuto l’intervento di alcuni affiliati per minacciare un giovane di colore che chiedeva per le sue prestazioni sportive poche centinaia di euro, facendo crollare il mercato. Il questore di Catanzaro, Giuseppe Racca, ha definito il clan Trapasso «un gruppo pericoloso, alleato con le più importanti consorterie calabresi. E’ la dimostrazione – ha aggiunto – che la provincia di Catanzaro non è esente dal dominio della criminalità organizzata».

Cosenza, parrucchiere abusivo chiuso dai finanzieri

COSENZA – Era priva di partita IVA, di autorizzazioni amministrative comunali nonché igienico-sanitarie ma operava con assiduità in un quartiere centrale di un comune del cosentino. La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Cosenza ha smascherato una persona che “in nero” esercitava l’attività di parrucchiere all’interno di uno stabile dove, all’atto dell’intervento dei finanzieri, erano presenti anche alcuni clienti. Il “coiffeur” era munito di sala con postazioni per la realizzazione di acconciature, poltrone, e altra attrezzatura professionale. Quello rinvenuto era un vero e proprio locale commerciale dove la clientela, a prezzi estremamente bassi e altamente concorrenziali, poteva recarsi per il taglio e la cura dei capelli. La persona è stata segnalata agli uffici comunali competenti per i provvedimenti di chiusura immediata. Inoltre verranno applicate le sanzioni di natura che potranno arrivare sino ad un massimo di 15.000 euro. Seguiranno anche approfondimenti di natura fiscale tesi a quantificare gli introiti che negli anni sono stati sottratti a tassazione. Questo genere di attività abusive, oltre a configurare un caso concreto di concorrenza sleale nei confronti degli operatori regolari, rischiano anche di essere nocive per la salute delle persone perché svolte in locali sconosciuti alle autorità preposte ai controlli igienico-sanitari.

Omicidio Gentile, condanna a diciassette anni di carcere

CATANZARO – Diciassette anni di reclusione: è questa la condanna emessa a carico di Nicholas Sia, il giovane di 19 anni che il 24 ottobre scorso a Catanzaro uccise a coltellate Marco Gentile, di 18. La sentenza è stata emessa dal gup Antonio Battaglia a conclusione del processo con rito abbreviato. All’imputato sono state riconosciute le attenuanti generiche, dichiarate equivalenti rispetto alle contestate aggravanti dei futili motivi e della premeditazione. L’imputato, difeso dall’avvocato Giancarlo Pittelli, è stato anche condannato a risarcire 250 mila euro ai genitori della vittima e 90 mila euro alle zie. Le parti civili erano rappresentate dagli avvocati Arturo Bova, Antonio Lomonaco, Antonio Ludovico e Ottavio Porto. Secondo l’accusa, «la vittima, dopo una cessione di narcotico avvenuta una settimana prima e a fronte del mancato pagamento, sbeffeggiava in pubblico l’indagato». Da qui la decisione di uccidere Gentile. Sia colpì Gentile con 12 coltellate, provocandone la morte pressoché istantanea. Per i consulenti d’ufficio e della difesa, tra l’altro, Nicholas Sia era seminfermo di mente nel momento del fatto, ma il Gup non ne ha tenuto conto in sentenza.

Una donna contesa dietro l’agguato di Motta San Giovanni (VIDEO)

REGGIO CALABRIA – Nelle prime ore di questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo hanno dato esecuzione a tre ordinanze di applicazione di misura cautelare,nei confronti di Mario Antonio Franco, 26 anni, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, Davide Scollica, 22 anni e Fabio Malara, 28 anni, tutti di Motta San Giovanni, questi ultimi due raggiunti da misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza I provvedimenti restrittivi sono stati emessi su richiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta da Federico Cafiero de Raho e coordinata dal Procuratore Aggiunto del settore ordinario Gerardo Dominijanni. Le misure cautelari scaturiscono dalle attività di indagine avviate lo scorso mese di luglio dai Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo, in seguito al tentato omicidio, perpetrato mediante esplosione di più colpi di pistola, ai danni di Davide Scollica, avvenuto in Motta San Giovanni e che, solo fortuitamente, non ha avuto conseguenze più gravi. Nello specifico, era stato proprio Fabio Malara a chiamare, nella tarda serata del 9 luglio i soccorsi sull’utenza di emergenza 112, riferendo di accorrere subito all’ingresso del paese, in quanto aveva vinto un suo amico riverso in terra in un lago di sangue, bersagliato da diversi colpi di arma da fuoco. Nell’immediatezza Malara ha riferito ai carabinieri di non sapere cosa fosse accaduto, ma di aver raggiunto il suo amico Scollica a seguito di una telefonata di soccorso. Le indagini hanno permesso di smentire la versione fornita dalla vittima dell’agguato, secondo il quale a sparargli erano stati due individui a bordo di uno scooter e coperti da un casco integrale. In realtà, secondo la ricostruzione dei carabinieri, Malara aveva dato appuntamento a Mario Antonio Franco in una zona isolata nei pressi del campo sportivo di Motta San Giovanni, per un chiarimento, a quanto pare per questioni inerenti una ragazza contesa. Malara si era presentato con Scollica, rimasto in auto fin quando, nel corso della discussione tra i due, questi scendeva dall’autovettura e colpiva con un pugno in faccia Franco. Dopo il colpo subito Franco estraeva dalla cintura una pistola calibro 6,35 esplodendo diversi colpi di pistola, quattro dei quali colpivano Scollica. Terminate le formalità di rito, Mario Antonio Franco è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Arghillà, mentre gli altri due personaggi si vedranno obbligati a non lasciare il Comune di Motta San Giovanni (RC), dove dovranno essere prontamente reperibili per i controlli dei carabinieri.

 

Punta un coltello alla gola di un giovane, denunciato dai carabinieri

ACRI – Estrae un coltello e lo punta alla gola di un giovane dopo una lite per futili motivi. Per questo motivo un uomo di 48 anni di Santa Sofia d’Epiro è stato denunciato in stato di libertà dai carabinieri di Torano Castello. L’episodio si è verificato ad Acri dove, a margine di una discussione, il 48 enne ha puntato la lama alla gola di un ragazzo di 21 anni, di Cariati, minacciandolo ma senza causare lesioni. L’aggressore, identificato dai militari nell’immediatezza dei fatti, confermava quanto poco prima accaduto e non forniva alcuna giustificazione circa il possesso del coltello che veniva posto sotto sequestro.