Archivi categoria: Cronaca

Aggredisce l’ex fidanzata.Arrestato

COSENZA – Un giovane di 25 anni , G.M.F. è stato tratto in arresto dagli agenti della Polizia di Stato della Questura di Cosenza per violenza sessuale, lesioni e minacce. Il giovane, nel tardo pomeriggio di ieri, a Cosenza, avrebbe aggredito l’ex giovane fidanzata. La reazione della ragazza e l’intervento di alcuni vicini hanno messo in fuga l’aggressore che, poco dopo, è dovuto ricorrere alle cure sanitarie per un incidente stradale causato probabilmente proprio dalla fuga precipitosa. Il personale di polizia, a seguito della richiesta della vittima, interveniva immediatamente acquisendo le prime necessarie informazioni. Le immediate indagini condotte dalla Squadra Mobile hanno consentito di ricostruire l’accaduto con dovizia di particolari consentendo l’arresto in flagranza di reato del colpevole che è stato associato presso il Carcere di Cosenza a disposizione dell’Autorità giudiziarie.

Per la piccola Cloe Grano bisogna continuare le indagini

COSENZA –Per chiarire le eventuali responsabilità che hanno causato la morte della piccola Cloe Grano bisogna continuare ad indagare. Lo ha stabilito il giudice per le udienze preliminari Luigi Branda rigettando la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero Antonio Bruno Tridico. Una vicenda drammatica quella della bimba di Rende, di soli quattro mesi e mezzo. E’ deceduta nell’aprile 2014 al Santobono di Napoli nonostante il disperato tentativo dei medici di salvarle la vita. Al nosocomio partenopeo la piccola era giunta in condizioni gravi dopo un lungo calvario patito, secondo la ricostruzione dei legali della famiglia, gli avvocati Antonio Iaconetti e Ferdinando Palumbo, nelle corsie del reparto di pediatria dell’ospedale dell’Annunziata. I genitori di Cloe si erano recati al pronto soccorso una decina di giorni prima perché la figlioletta accusava mal di pancia e vomito ma i medici non l’hanno trattenuta né in quella circostanza né in altre successive occasioni, quando la mamma e il papà della piccola, Edyta e Dino sono tornati con la bambina che accusava sintomi sempre più gravi. Finchè le sue condizioni di salute non sono precipitate giungendo al tragico epilogo. Secondo il giudice, le indagini sono state lacunose, tanto che a tutt’oggi, anche a causa dei pareri discordanti dei periti, non è stata accertata la causa della morte. “Le relazioni degli esperti non collimano” scrive il gup riferendosi al fatto che, mentre i consulenti del pm individuano quale causa del decesso una invaginazione intestinale derivata da una precedente occlusione, il perito nominato dallo stesso giudice ritiene che proprio l’occlusione avrebbe causato il decesso. “L’individuazione della causa della morte su cui gli esperti non concordano– scrive ancora il gup – appare essenziale perché in ipotesi di occlusione intestinale la diagnosi con una semplice ecografia e l’intervento anticipati, avrebbero potuto determinare un differente e fausto sviluppo causale. Sul punto si riscontra la carenza investigativa perché non sono stati assunti a sommarie informazioni i medici che hanno eseguito l’intervento presso il Santobono i quali hanno potuto riscontrare de visu quale sia stata la causa scatenante, avendo proceduto alla resezione del tratto intestinale in necrosi”. Il giudice ha pertanto disposto un supplemento di indagini da eseguirsi entro 120 giorni, durate i quali bisognerà sentire i medici che hanno eseguito l’intervento a Napoli i quali “potranno fornire informazioni essenziali – scrive ancora Branda – sulla esatta individuazione della causa della morte e indicazioni utili a precisare la data di insorgenza della patologia che ha innescato lo sviluppo causale”. In altre parole il giudice, con queste verifiche, intende accertare il momento in cui l’occlusione intestinale poteva essere diagnosticata e se fosse stato possibile intervenire per tempo per evitare la morte della piccola.

Incendiata la veranda del titolare di un locale a Tropea

TROPEA (VV) – Terzo incendio nel giro di pochi giorni a Tropea. Ignoti hanno dato alle fiamme la veranda della casa di Paolo Compagnino, titolare de “La Munizione”, uno dei locali di riferimento della movida tropeana. Il ristoratore ha postato su facebook le foto del danno subito. «Ho appena finito di fare la mia deposizione alle forze dell’ordine – ha scritto Compagnino – Ho raccontato 14 anni di Munizione facendo nomi e cognomi di tutti coloro che avrebbero voluto fare “affari” con me e con i quali non ho mai voluto avere niente a che fare. Non è il solito atto intimidatorio come i tanti subiti nell’arco della mia vita. Questa volta hanno attentato alla mia casa, dove dormono le mie figlie e dove ogni cittadino onesto dovrebbe sentirsi sicuro». Nei giorni scorsi erano stati incendiati un ristorante ed un chiosco nel centro storico cittadino. Sul caso indagano i carabinieri. “La Munizione” è il locale scelto dal Gay Pride per un aperitivo al termine della marcia in programma domani.

Aggredisce e deruba un’anziana a Sambiase, arrestato 39enne

LAMEZIA TERME (CZ) – Un uomo di 39 anni, Tonino Carchidi, già noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato dai Carabinieri di Lamezia con l’accusa di rapina e lesioni personali personali ai danni di un’anziana. Carchidi, dopo averla pedinata e approfittando di un momento di distrazione della donna, l’avrebbe aggredita nei pressi del Teatro Politeama in pieno centro nell’abitato di Sambiase, strappandole una collana d’oro il cui valore è sui mille euro. Stando a quanto s’è appreso, l’uomo sarebbe stato incastrato dalle telecamere di sorveglianza ubicate nella vicina piazza Fiorentino, mentre scappava dopo aver compiuto la rapina. Un testimone, peraltro, nei pressi della piazza ha poi confermato di aver sentito gridare la signora e un uomo fuggire. La donna, in evidente stato di choc, è stata portata per precauzione in Ospedale dove le sono state riscontrate alcune escoriazioni al volto ed in altre parti del colpo. Carchidi si trova rinchiuso nel carcere di Catanzaro. (f.c.)

Celebrati i funerali della piccola Matilde Anna

COSENZA – Si sono svolti questa mattina nella chiesa del SS. Crocifisso a Cosenza, in forma strettamente privata, i funerali della piccola neonata venuta alla luce nella casa di cura Sacro Cuore in condizioni di estrema sofferenza e deceduta poco dopo il parto, nonostante il trasferimento d’urgenza al reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale dell’Annunziata. I genitori avevano dato alla bimba il nome di Matilde Anna. Intanto ieri pomeriggio il medico legale nominato dalla procura, la dottoressa Katiuscia Bisogni, ha effettuato l’autopsia alla quale hanno assistito anche i periti nominati dalle persone indagate. Secondo quanto si è appreso, da un primo esame la bimba non presentava malformazioni. Il medico legale depositerà i risultati dell’esame autoptico entro novanta giorni.

La Procura della Repubblica di Cosenza ha intanto iscritto sette tra medici e assistenti sanitari nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Matilde Anna, la neonata deceduta nell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza poche ore dopo il parto, avvenuto nella clinica privata Sacro Cuore. Ieri sul corpo della piccola è stata effettuata l’autopsia. «Da un primo esame – ha spiegato Alessandra Masala, legale della famiglia – la bimba non aveva alcuna malformazione, ora aspettiamo l’esito dell’autopsia che dovrebbe arrivare tra novanta giorni. I genitori non chiedono vendetta, ma pretendono di sapere la verità su quanto accaduto alla loro piccola».

Armi e droga trovate dai carabinieri nella Locride

LOCRI (RC) – Sessanta chili di marijuana, tre fucili, una pistola risultata rubata e cento cartucce di vario calibro, sono stati trovati dai carabinieri della Compagnia di Roccella Ionica col supporto dello Squadrone eliportato Cacciatori Calabria, nel corso di un controllo straordinario del territorio disposto dal Gruppo carabinieri di Locri. Armi e droga erano nascoste in un deposito su un terreno nel comune di Martone la cui proprietà è in corso di accertamento. In un successivo controllo a Gioiosa Ionica, i militari hanno trovato oltre 90 piante di canapa indiana del tipo “olandese”, di altezza variabile tra i 20 e i 50 centimetri, occultate all’interno di un’abitazione in disuso, e irrigate attraverso un tubo in pvc collegato alla rete idrica comunale.

Cocaina purissima sequestrata al porto di Gioia Tauro

GIOIA TAURO (RC) – Gli uomini del Comando Provinciale di Reggio Calabria, unitamente a funzionari dell’Agenzia delle Dogane – Ufficio Antifrode di Gioia Tauro, con il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – hanno individuato e sequestrato un altro ingente carico di cocaina purissima nel porto di Gioia Tauro. Lo stupefacente è stato rinvenuto all’interno di 2 borsoni occultati in un container, che trasportava legname, proveniente da Arica (Cile) e destinato a Ploce (Croazia). Le attività sono state eseguite attraverso una serie di incroci documentali e successivi controlli di container sospetti, anche a mezzo di sofisticate apparecchiature scanner in dotazione all’Agenzia delle Dogane ed unità cinofile della Guardia di Finanza. La cocaina sequestrata, suddivisa in 55 panetti, avrebbe fruttato, con la vendita al dettaglio, oltre 12 milioni di euro. L’attività svolta dalle Fiamme Gialle in sinergia con l’Agenzia delle Dogane, si inserisce nell’ambito della più generale intensificazione delle attività di controllo volte al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti nel porto di Gioia Tauro che ha portato, dall’inizio dell’anno, al sequestro di oltre una tonnellata di cocaina e alla recente operazione di polizia giudiziaria denominata “Vulcano”.

Reggio, fermati i presunti responsabili dell’omicidio Polimeni

REGGIO CALABRIA – Una faida esplosa per il controllo del territorio che ha portato a un omicidio e due tentati omicidi, su cui la Polizia di Stato di Reggio Calabria ha fatto luce in pochi mesi e oggi ha fermato 4 persone, tra presunti mandanti ed esecutori materiali dei delitti. Alla base del conflitto tra due fazioni, che un tempo appartenevano alla medesima componente della ‘ndrangheta, vi sarebbe il tentativo di esercitare il controllo criminale esclusivo sul territorio di Calanna, un piccolo Comune a 500 metri sul livello del mare in provincia di Reggio Calabria. Le indagini condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria, diretta dal primo dirigente Francesco Rattà e dal suo vice Fabio Catalano, dirigente della sezione criminalità organizzata, hanno ricostruito i due fatti di sangue, il tentato omicidio di Antonino Princi, e il duplice agguato in cui perse la vita Domenico Polimeni e rimase ferito Giuseppe Greco, già collaboratore di giustizia. Proprio Greco, secondo la ricostruzione degli investigatori, aveva progettato l’omicidio di Princi, che avvenne senza successo il 9 febbraio all’uscita dell’impianto di rifiuti in località Sambatello di Reggio Calabria, dove Princi lavorava come operaio. Greco insieme a un sodale avrebbe esploso numerosi colpi di pistola e di fucile contro l’autovettura di Princi, che scampò miracolosamente all’agguato sfondando il cancello con l’auto e rifugiandosi all’interno dello stabilimento. Sarebbe seguita la vendetta, attuata la sera del 3 aprile, quando due sodali di Princi si sarebbero appostati nei pressi di una casa, a Calanna, dove Greco aveva trovato rifugio. Colpi di fucile a pallettoni furono esplosi contro Greco, affacciato al balcone, che rimase ferito gravemente, mentre il padrone di casa, Domenico Polimeni, che stava con lui, venne ucciso. Alla base dell’indagine, denominata Kalanè, vi sono numerose intercettazioni telefoniche, ambientali e delle video riprese disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. In nottata la squadra mobile ha fermato Giuseppe Greco, di 56 anni, già collaboratore di giustizia, figlio dello storico boss di Calanna Ciccio Greco, e un suo presunto sodale, Domenico Provenzano. Sono stati fermati anche i fratelli Giuseppe Falcone e Antonio Falcone, di 49 e 45 anni, ritenuti fedelissimi di Antonino Princi.

C’è una quinta persona, Antonino Princi, tra i destinatari di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione Kalanè, che ha fatto luce su un omicidio e due tentati omicidi premeditati. Princi è la vittima del primo tentato omicidio, e secondo gli inquirenti mandante del secondo fatto delittuoso, culminato con un omicidio e il ferimento di Giuseppe Greco, che sarebbe invece mandante ed esecutore dell’agguato a Princi. Quest’ultimo è già irreperibile da alcuni mesi, ora è attivamente ricercato dalla Polizia che ha condotto le indagini.

Auto in dirupo, paura per madre e figlia a Carlopoli

LAMEZIA TERME (CZ) – Un’auto, con a bordo una donna e la figlia di undici anni, in una località boschiva nel comune di Carlopoli, è uscita di strada e, dopo aver sfondato un guard-rail, all’altezza di una curva a gomito, è finita in un dirupo profondo oltre 50 metri. Non è stato facile prestare i soccorsi per essere, la zona, abbastanza impervia. I soccorritori giunti sul posto, hanno constatato che le due passeggere, intrappolate nell’abitacolo, erano impaurite. Il fatto che non ci siano state conseguenze alle persone è stato determinato dal fatto che, nella caduta, l’auto ha potuto attutire l’impatto per l’abbondante presenza di felci e rovi. La presenza di qualche escoriazione ha indotto i sanitari del 118 ad un intervento dando alla madre ed alla figlia rispettivamente due ed una settimana di guarigione. In corso, da parte del Carabinieri, indagini per accertare le cause dell’incidente determinato probabilmente da imperizia. (f.c.)

Neonata deceduta a Cosenza, parla il legale della coppia (AUDIO)

COSENZA – Emergono nuovi particolari sulla morte di una neonata pochi minuti dopo il parto, a Cosenza, nella Clinica Sacro Cuore. Secondo quanto si è appreso, la madre è stata sottoposta a taglio cesareo, ma la piccola, una femminuccia, era atonica, con il battito cardiaco quasi impercettibile. Dopo oltre venti minuti di rianimazione il cuore ha ripreso a pulsare ed è stato disposto il trasferimento d’urgenza presso la terapia intensiva neonatale dell’ospedale dell’Annunziata. Inutilmente però, perché la piccola è deceduta poco dopo. Affranti i genitori, entrambi 33enni. Per loro si trattava del primo figlio. Una gravidanza tranquilla, portata a termine senza problemi. Finché domenica sera la donna ha avvertito i dolori del travaglio. Giunta presso la casa di cura è stata rispedita a casa poiché non vi era dilatazione. Ma il giorno successivo si è ripresentata in clinica. Presentava infatti la perdita di tracce ematiche. Secondo quanto si è appreso, a questo punto le è stata indotta la rottura della placenta e nelle ore successive, è stato disposto il taglio cesareo. Ma la bimba è venuta alla luce atonica e sofferente. Poi il triste epilogo. I genitori hanno presentato subito un esposto. Il procuratore capo Mario Spagnuolo, ha aperto un fascicolo e ha delegato la polizia ad acquisire tutta la documentazione necessaria per accertare le cause del decesso. Sette le persone iscritte nel registro degli indagati, oltre al personale medico ed infermieristico coinvolto nella vicenda. Per maggiore chiarezza sarà necessario attendere l’esito dell’autopsia, disposta dai magistrati. Il legale della coppia, l’avvocato Alessandra Màsala, ricostruisce la vicenda al microfono di Salvatore Bruno.