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A Lorica i sapori della cucina flambè

SAN GIOVANNI IN FIORE (CS) – Un itinerario di gusto, colore e odori lungo i percorsi dell’eccellenze gastronomiche, nell’atmosfera suggestiva e calda della cucina flambè.

E’ l’idea che AMIRA, l’Associazione Maitre Italiani Ristoranti e Alberghi, ha proposto in giro per la provincia cosentina, ospiti di ristoranti e alberghi, alla riscoperta di gusti tradizionali e tecniche moderne.

Ultima tappa del tour, a Lorica Parco Natura. In un atmosfera elegante e raffinata, anticipo delle feste natalizie, i maitres Biagio Talarico e Piero Laratta hanno guidato gli ospiti lungo il percorso di un menù degustazione, che ha coniugato la tradizione delle materie prime, con l’innovazione delle tecniche di cottura e l’arte della mise en place.

Protagonista della proposta di Amira, la cucina flambè o meglio la cucina di sala. Nata dall’esigenza di scaldare le vivande, la cucina flambè ha conquistato, nel corso degli anni un ruolo e un’autonomia di spicco. Una cucina in cui proprio i maitres recitano il ruolo di protagonisti.

Tra flambage e descrizione delle pietanze, i maitres Talarico e Laratta sono riusciti a stregare gli ospiti che in più momenti hanno abbandonato il posto a tavola per vedere da vicino la tecnica del flambè. Nella cucina di sala non sono ammessi errori: lo showcoocking esige precisione e maestria che i maitres di Amira hanno acquisito in anni di esperienza e pratica e in momenti di formazione e aggiornamento continui.

In una mirabile sintesi di sapori e odori rivive la trafilatura a bronzo dei paccheri calabresi al brasato di podolica, lo stecco di maialino al finocchio selvatico, la millefoglie di patate con fonduta di caciocavallo e il portafoglio di podolica con riduzione di vino rosso.

E il flambage non risparmia neanche i tradizionali turdilli. Succo d’arancia, miele e gocce di drago per un dolce natalizio tutto calabrese che strizza l’occhio alle più blasonate crepes francesi, superandole al traguardo. Risultato eccezionale: le note calde e vellutate del miele cedono il passo all’aroma di zafferano del liquore Gocce di drago (un distillato dell’Abbazia di San Giovanni in Fiore) e alla freschezza dell’arancia.

Il prodigio è compiuto: a Lorica Parco Natura si fondono saperi e sapori ma soprattutto le emergenti professionalità della ristorazione a tutto tondo: quelle dei maitres di Amira Biagio Talarico e Piero Laratta e degli chef dell’agriturismo Giuseppe Calvelli e Lino Tiano.

 

 

Belzebù pensaci tu: l’invocazione di Salvo Mizzle

Torniamo ad occuparci di musica dal sottosuolo italiano.

Dopo Francesco Motta è il turno dell’opera seconda di Salvo Mizzle, artista proveniente da quella stessa Puglia che ci ha già fatto conoscere Amerigo Verardi e i più recenti Fonokit.

Viene subito da pensare quanto sia ironico che un album intitolato Belzebù pensaci tu sia stato registrato proprio a San Giovanni Rotondo, la città di Padre Pio. Eppure questa invocazione, che in realtà non ha nulla di satanico, arriva proprio dall’alto: sono le atmosfere psichedeliche di Cielinfrarossi, suggestivo biglietto di presentazione di un cielo squarciato che potrebbe preannunciare l’inizio di una nuova fase o almeno una resa dei conti. Si passa subito al singolo scelto per presentare l’album, Canemorto, in cui una voce compressa usa i giochi di parole per denunciare quella insopportabile tendenza del “pesce grosso mangia pesce piccolo” tanto caratteristica dei tempi nostri. Sfogo che trova seguito nella successiva Detestare (Devi rivendicare tutto / devi farti del male / detestare / affondare forte / prenderti il sale del mare), per proseguire con una delle perle di questo lavoro: Che stile. Qui Mizzle ci mostra con ottimi risultati la sua capacità di mischiare sonorità diverse, complice anche la presenza ai violini di Nicola Manzan/Bologna Violenta.

cd-mizzle

Atmosfere più lievi ed altre più distorte accarezzano la struttura dei brani successivi e tra questi emergono l’accoppiata pianoforte-sax di Perpendicolare e la più particolare Non è brutto ciò che è brutto ma è brutto ciò che piace. E c’è anche una ghost track. In definitiva, Belzebù pensaci tu di Salvo Mizzle (alias Salvatore De Padova) è un lavoro con tutte le caratteristiche dei primi album, che offre una capacità interessante di mischiare sonorità differenti in maniera sapiente. Il tutto dal respiro parecchio internazionale. Oltre che a ricondurlo a sonorità di Moltheni, Paolo Benvegnù e Marco Parente, si possono trovare infatti ricordi dei Belle and Sebastien e di gruppi che devono molto alla psichedelia, come (addirittura) gli Stereolab. Un album che sicuramente sarebbe interessante sentire anche in una veste acustica.

Gianluca De Serio

Santa Lucia nella tradizioni di Cassano

Il 13 dicembre è il giorno in cui si festeggia S.Lucia.

A Cassano allo Ionio tradizione vuole che si mangi il grano bollito condito con il mosto cotto, con il miele oppure semplicemente con lo zucchero.

Sulla vigilia di Santa Lucia vive una storia fantastica del grano cotto cosiddetto di Santa Lucia, legato alla “pignata” (recipiente in terracotta in cui veniva posto il grano per essere cotto) piena di grano lasciata cuocere lentamente nel camino dove, il mattino seguente si osservava una piccola impronta di piede lasciata sul grano cotto. I racconti delle mamme e delle nonne volevano ricondurre quell’impronta alla Santa che scendeva dal camino per fare visita alla famiglia, in senso di protezione. Oggi il piatto povero è diventato simbolo delle feste.

La leggenda vuole che nel corso di una tremenda carestia che stava decimando la popolazione nel giorno di Santa Lucia, 13 dicembre, di un non lontano luogo e non precisato anno, si vide arrivare nel porto una nave piena di grano che fu distribuito alla gente. Era tanta la fame che tormentava la città che il popolo non perse tempo a macinare il grano per preparare il pane, ma bolliva e mangiava il grano con una fame spaventosa e nel momento in cui esso diventava bello cotto i cucinieri al grido di “grano-grano” è cotto, richiamavano le persone vicino ai grandi pentoloni da cui il grano veniva distribuito.

In seguito si iniziò a condire il grano con il miele, poi con il vino cotto, con l’aggiunta della ricotta, i canditi e il cioccolato, diventando sempre di più un piatto prelibato e buono da gustare. Così, tanto per non perdere la tradizione, il piatto si contamina con i nuovi prodotti e accostamenti, si evolve, si addolcisce mescolando il grano cotto alla crema di ricotta.

A Cassano il 13 dicembre, giorno di S. Lucia, è legato ad un’altra tradizione, la conta dei dodici giorni che anticipano il Natale. La cultura tradizionale del popolo attribuisce ad ognuno dei dodici giorni il nome dei mesi dell’anno.

Si avrà,così:

13, dicembre jinnéare (gennaio)

14, filivéare (febbraio)

15, marzo (marzo)

16, aprili (aprile)

17, méaj (maggio)

18, giugno (giugno)

19, giugniettu (luglio)

20, egustu (agosto)

21, settembre (settembre)

22, uttrùovu (ottobre)

23, santo muartinu (novembre)

24, natale (dicembre).

Se si annoteranno le condizioni climatiche di quel giorno, queste coincideranno, secondo la tradizione, al clima relativo al mese corrispondente.

 

Ricetta e ingredienti e preparazione del grano cotto:

500 g di grano

acqua

mosto cotto

Pulire per bene il grano e tenerlo a bagno per un giorno intero.

Il giorno successivo lavarlo per bene sotto l’acqua corrente e porlo in un’ampia pentola dai bordi alti.

Far cuocere fino a quando risulterà tenero. Dividere in coppette e condire con qualche cucchiaino di mosto cotto o a seconda del gusto, con il miele, zucchero o altro.

 

Anna Maria Schifino

Natale con i Free Love

COSENZA – È disponibile da ieri “Free Christmas love “, l’album natalizio del gruppo cosentino “Free Love”, composto da Michele Mirabelli, Anna Francesca Ripoli e Domenico Sposato. Il disco, a coronamento di due anni ricchi di soddisfazioni e riconoscimenti, contiene sei grandi classici della tradizione natalizia e non solo. Inoltre, come special track, contiene anche il loro primo inedito “Dolce verità”.

“Free Christmas Love” è una compilation con le più belle canzoni di Natale e non solo, che i cantanti calabresi hanno presentato per la prima volta, sabato scorso, nel locale “Pellenera”, durante una serata speciale. «Ho sempre sognato di fare un disco di Natale» afferma Michele. Gli fa compagnia Domenico che dichiara di essere «emozionato nel cantare canzoni che ho imparato quando ero piccolo, che ho cantato da sempre in chiesa o in casa con la mia famiglia». «L’ uscita di questo nuovo album è un coronamento di un sogno, in cui abbiamo cercato di unire due desideri che avevamo, fare un album di Natale e presentare un nostro inedito», termina così Anna.

Per questo nuovo progetto i Free Love hanno voluto al loro fianco il cantante Gianni Testa, interprete ormai di fama nazionale e protagonista nel brano “Bianco Natale”, che sarà accompagnato da un videoclip girato da Tmc360.
«Un album che non può mancare nelle vostre case» concludono i Free Love, fieri ma soprattutto felici per questa loro nuova esperienza, perchè “Free Christmas Love” è proprio un album da mettere sotto l’albero come colonna sonora dei giorni di festa.

[#MisteryHunters] Un piacevole inganno, le Sirene

Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei, ferma la nave, la nostra voce a sentire. […]” Odissea, Libro XII, vv. 185-186

Da sempre le Sirene hanno affascinato l’immaginario collettivo dell’essere umano: donne meravigliose dalla voce incantevole, col potere di ammaliare le loro prede senza che esse se ne possano accorgere.

L’immaginario comune la descrive con testa e corpo di donna per poi assumere le sembianze di pesce: in realtà questa è la rappresentazione nordica di tale “mostro”, in Grecia il resto del corpo ha l’aspetto da uccello a causa dell’influenza egiziana, che identificavano in questi esseri le anime umane che hanno fallito il loro obiettivo e per tale motivo ritornano in questo mondo per divorare le anime sventurate che incappano in loro. Nelle leggende nordiche, invece, troviamo le Ondine: donne seducenti dai capelli azzurri che ammaliano le vittime sulle sponde degli specchi d’acqua. Diversamente dalle sirene greche, le ondine si mostrano ingannevolmente cortesi nello scortare i viandanti tra boschi e paludi per poi divorarli nelle profondità delle acque.

Il significato di questi mostri è chiaro: sono un avvertimento a non cedere alle tentazioni nei momenti più duri della propria esistenza. Sono tranelli posti dal desiderio e dalle passioni dal nostro inconscio, che viene rappresentato dalla seduzione a cui ci si abbandona senza alcun controllo. Rappresenta l’autodistruzione dell’essere umano nei momenti di difficoltà a cui ci vuole abbandonare per timore di un fallimento delle proprie capacità o per scegliere una via più rapida ma ingannevole e che porta esattamente alla vera distruzione.

Proprio come Ulisse legato all’albero maestro sofferente, dovremmo appigliarci saldamente alla realtà dei fatti e non distogliere l’attenzione dai nostri obiettivi, sebbene le tentazioni siano sempre in agguato.

Marco “DOC” Florio – Radio MH, Mistery Hunters

[#JapanTime] Creature mitologiche nel folklore giapponese

La mitologia occidentale è oggettivamente fra le più conosciute e affascinanti del mondo.

Dal mondo greco a quello romano, l’umanità ha ricevuto in regalo un bagaglio culturale che tutt’oggi viene ricordato e utilizzato in vari ambiti: basti pensare al complesso di Edipo, che si rifà alla leggenda greca di Edipo Re.
Nonostante questo mio preambolo, mi sento in dovere di sottolineare l’esistenza dell’affascinante mondo del mito orientale, altrettanto interessante e dotato di un carattere mistico più pregnante rispetto alle leggende occidentali.
In Oriente la mitografia è insita nella quotidianità della società e spesso ne influenza l’andamento. In questa nuova #NerdHorrorNight vedremo alcune delle creature mitologiche giapponesi più conosciute anche qui in Occidente:

DRAGO

drago1 Pensando alla mitologia asiatica viene subito alla mente la figura del Drago e bisogna ringraziare Dragon Ball, ovviamente. I draghi giapponesi, appunto, sono figure leggendarie di stampo cinese rappresentati come lunghi serpenti senza ali e con lunghi artigli.

KAPPA

kappa
Particolarmente noto è il Kappa, spirito che infesta laghi, fiumi e stagni. Della dimensione di un bambino, il Kappa ha le sembianze umanoidi e, secondo il folklore, è somigliante a una scimmia o a una rana.

AOANDON

oandon

Aoandon è conosciuto prettamente per le storie dell’orrore. L’Aoandon è un fantasma che appare alla conclusione di un gioco giapponese del terrore, lo Hyakumonogatari Kaidankai.

KUCHISAKE-ONNA

kuchisake-onna

Altra figura famosa per lo più grazie a storie da brividi, la kuchisake-onna è una donna con la bocca enorme che va da un orecchio all’altro, una sorta di spaccatura. Ricordata in particolar modo per alcune leggende urbane, la storia di questo spirito affonda le sue radici in una leggenda di centinaia di anni fa.

BAKU

baku

Creatura mitologica cinese e poi arrivata anche in Giappone, il Baku ha le sembianze solitamente di un tapiro, ma spesso viene rappresentato con caratteristiche chimeriche. Esso è considerato un’entità benigna che allontana le forze del male.

HAN’Yō

inuyasha

Quasi paragonabili ai semidei greci, gli Han’yō sono delle creature originate dall’unione di uno Youkai, cioè uno spirito, e un essere umano. Forse per timore o per disprezzo, essi sono sempre stati considerati dei reietti da entrambe le razze. Riferimento lampante nella cultura pop è Inuyasha, protagonista dell’opera omonima.

HEIKEGANI

heikegani

Le Heikegani sono dei granchi caratterizzati da un guscio che somiglia a un volto umano. Le credenze popolari vogliono che questi crostacei siano le reincarnazioni dei guerrieri Heike uccisi nella battaglia di Dan-no-ura.

HITODAMA

hitodama

Famosissima figura mitologica è lo Hitodama, ovvero un fuoco fatuo associato alle anime dei morti. In Giappone si crede, infatti, che le anime delle persone morte da poco si trasformino in Hitodama e appaiano generalmente nei cimiteri.

ISONADE

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Tornando a parlare di figure dalle sembianze animali, l’Isonade è un mostro della mitologia nipponica che vive nelle profondità marine. La leggenda vuole che alla sua comparsa si generino forti venti d’acqua.

KITSUNE

kitsune

 Un altro animale conosciutissimo è la Kitsune, spirito dalle sembianze di volpe e dotato di grande intelligenza, poteri magici e capace di vivere a lungo.

Si può notare, dunque, come il mito orientale, quello giapponese in questo particolare caso, si diversifichi da quello occidentale per la diversità del carattere profetico. Il primo tende ancora oggi a influenzare la vita normale delle persone, sinonimo, questo, di come la mitologia sia particolarmente forte e importante per la popolazione orientale.

Paolo Gabriele De Luca

[#Games] Chiaccherata con la bestia, Creature Mitologiche nei Videogames

L’ordine naturale delle cose ci insegna che ogni creatura è il naturale predatore di un altro essere.

Entità create con il solo scopo di infliggere dolore e sofferenza ad altri. Ma, come spesso accade in altri frangenti, la scala evolutiva non è la più equa delle madri, rivelandosi decisamente più generosa con alcune sue creazioni a discapito di tutte le altre. Quando tali episodi d’ingiustizia prendono forma poco può fare l’uomo, se non inchinarsi a simili capolavori.

E dove, se non nella mitologia, possiamo trovare i migliori tra questi eccessi? Abbandonate qualsiasi cosa che ritenete possa esservi utile, durante questo viaggio nient’altro che i vostri occhi potranno servirvi.

Pronti a sfogliare le raccapriccianti pagine del mito videoludico con Nerd30?

“Il mondo stesso condivide il mio strazio, i suoi miserabili regni tremano davanti alla mia rabbia. Ma alla fine tutta Azeroth si spezzerà e brucerà sotto l’ombra delle mie ali” – Deathwing, World of Warcraft Cataclysm

L’ultima volta che ci siamo incontrati mi chiesi se vi avrei rivisto, ma ad un primo sguardo nulla tradisce un contagio riconducibile al nostro ultimo viaggio. Evitiamo il consueto teatrino per la scelta della divisa più adatta questa volta: una giacca da domatore poco potrebbe risolvere contro i miei squisiti ospiti. Con la preghiera di mantenere la calma dinanzi a loro, preparatevi ad oltrepassare il sottile velo che ci separa dal fantastico

Nome: Ogre Alpha

– Creatura di riferimento: Ogre  

– Serie d’origine: Dragon Age

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Flagelli di tutto il Thedas, gli Ogre Alpha sono temuti da tutti i fan di Dragon Age per la loro proverbiale resistenza unita ad una garguantesca forza fisica. Essi rappresentano l’elite tra i ranghi di fanteria dei prole oscura, capaci di mandare k.o. tutta la frontline del giocatore se non tenuti opportunamente a bada. Nati da Broodmother Qunari, compaiono per la prima volta nella serie durante la prima boss fight di Dragon Age: Origins sviluppato da Bioware nel 2009.

Nome: Mytha, la regina distruttiva

– Creatura di riferimento: Naga, mitologia induista

– Serie d’origine: Dark Souls

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Stando alla scarna lore, reperibile in tutta Drangleic, Mytha era una delle pretendenti al cuore di Vendrick. Tuttavia qualcosa corruppe il suo animo e con esso mutò il suo aspetto. Sovrana indiscussa della Valle del Raccolto, la rinata Regina Distruttiva torreggia sull’ignaro giocatore in un’area circondata da una letale pozza di veleno. La presenza di quest’ultimo elemento rende la boss fight tra le più frustranti se non si riesce ad arginare la presenza della venefica sostanza. Mytha compare per la prima volta in Dark Souls 2 sviluppato da From Software nel 2014.

Nome: Alecto

– Creatura di riferimento: Kraken, mitologia norrena

– Serie d’origine: God Of War

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God of War: Ascension rappresenta il primo titolo in ordine cronologico della fortunata serie God Of War. Il titolo, sviluppato da SCE Santa Monica Studio nel 2013, vede come principali antagoniste dell’ormai famosissimo Kratos le tre furie: Tisifone, Megera e Alecto. Proprio quest’ultima, durante lo scontro finale con il semidio, assumerà le sembianze di un gigantesco mostro marino. Tuttavia, malgrado la nuova forma dell’erinni, lo spartano riesce ad avere la meglio conficcando ciò che rimane della nave, terreno che fino a quel momento l’aveva sostenuto, nelle fauci spalancate di Alecto.     

Nome: Samael

-Creatura di riferimento: Demone, mitologia cristiana

-Serie d’origine: Darksiders

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Samael: uno dei pochi alleati del Cavaliere Guerra, protagonista del primo titolo della serie e nemico di Morte, protagonista del seguito di Darksiders, incarna alla perfezione il concetto di demone cristiano. Il prigioniero stringe un patto con il Cavaliere caduto garantendogli l’accesso presso il Trono Oscuro in cambio di quattro cuori. Una volta conclusa la cerca, il demone rivelerà a Guerra che i quattro organi non erano necessari per quanto richiesto, ma manterrà la sua parte dell’accordo garantendo al bellicoso Nephilim l’accesso al passaggio.  

Nome: Deathwing

-Creatura di riferimento: Drago, mitologia multiculturale

-Serie d’origine: World Of Warcraft

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Poteva mancare in un’apologia al mito un passo su i draghi? Ovviamente no… e chi meglio di Deathwing poteva coprire il ruolo di emissario dei draghi in una notte horror? Conosciuto in origine come Neltharion il guardiano della terra, Deathwing il distruttore  era uno dei 5 Dragoni e capo dei draghi neri. Secoli prima degli avvenimenti di Cataclysm, espansione di WoW in cui Deathwing fa la sua prima apparizione, Neltharion venne in contatto con i Titani di Azeroth, che potenziarono notevolmente le capacità del drago. Tuttavia a causa dell’influsso di ancestrali e potenti manifestazioni del Vuoto, note come Grandi Antichi, il guardiano della terra impazzì rivoltandosi contro i rimanenti dragoni.    

Dopo aver fatto conoscenza con Alamorte possiamo concludere anche questa discesa nell’immaginario collettivo e, prima che l’Ogre inizi a stuzzicare le mie vesti chiedendomi se siete la prossima pietanza della sua cena, vi suggerirei di lasciare queste stanze, magari evitando di correre, risulterebbe sgarbato.

Daniele Pezzolla

 

[#GraphicNovel] Canvas, l’emozione non ha voce

Passioni, piccoli e leggeri elementi che danno colore alla nostra vita e che influenzano ogni minimo aspetto della personalità di un individuo.

Sono esse a variegare l’essenza soggettiva dell’individualità umana e che, forse, danno anche senso al micromondo di ogni persona. È questo uno dei messaggi più importanti di Canvas, prodotto tutto italiano disegnato dalla mano di Ilaria Gelli ed edito da Tatai Lab, nuova realtà fumettistica concreta che si basa sulla freschezza dei giovani talenti.

Dopo una campagna di crowdfunding su Indiegogo, conclusasi con risultati oltre ogni previsione, l’artbook ha preso vita.

Canvas racconta la personificazione di una passione che va oltre l’essere propriamente tale.

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La storia narra di Alessandro, un bambino che ama particolarmente il disegno. Questo amore, crescendo sempre di più, si materializza in una bambina, personificazione della concezione della sua arte. Sarà proprio lei a fargli passare svariate avventure, facendolo misurare con diverse situazioni ed emozioni e rafforzando il legame con la sua passione, in un legame che li porterà a crescere assieme giungendo all’adolescenza.
Chiunque abbia una particolare propensione verso un certo campo può comprendere la poesia che racconta questa storia. La peculiarità di Canvas è il silenzio, poiché le pagine sono esclusivamente tavole grafiche a colori che descrivono una situazione o un’emozione dei due protagonisti e non solo. Vedremo le avventure e le vicende che caratterizzano il rapporto fra i due, con un particolare sguardo sulla presa di coscienza da parte di Alessandro sulla tematica della vita.

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Il mutismo dell’opera è l’aspetto forse più importante: non c’è nessuna parola che possa spiegare le motivazioni di ciò che si guarda, lasciando così spazio a una libera interpretazione del lettore, che può decidere di immergersi nei panni di Alessandro e della co-protagonista, in quelli di un osservatore esterno, o di fare entrambe le cose. Canvas non è, quindi, un artbook da leggere, ma un libro da guardare, da interpretare e da percepire, tutto secondo una propensione personale che ci fa immedesimare nella dimensione propria dei personaggi.

Narrare un amore in modo non banale non è mai una sfida semplice, soprattutto se questo sentimento viene proiettato in una passione. Canvas, effettivamente, è una storia sentimentale, ma rispecchia quel sentimento che spinge ogni singola persona a lottare per il proprio modo di essere arte e ad amare questo aspetto di se stessi.  

Amanti dei manga, accorrete: Canvas è un libro silenzioso dal tipico disegno caratteristico giapponese. Tavole grafiche dai colori che rendono vivi personaggi e ambientazioni; tratto semplice ma attento ai lineamenti caratterizzanti di tutti i protagonisti e particolare attenzione ai dettagli. Tutto ciò rende l’opera uno spettacolo per gli occhi. Ovviamente l’invito a leggere l’artbook non è solo per gli amanti del disegno giapponese, ma per chiunque ami il fumetto e le emozioni che esso trasmette.

canvas-4Canvas, dunque, è la storia di come una passione si trasformi in amore e di come essa migliori le nostre esistenze in ogni singolo aspetto: quando si ha la sensazione di essere nel posto giusto e nel momento giusto, quando ci si sente completi per il semplice fatto di percepire un impeto che riempie il petto, respirando attraverso le proprie attitudini. Queste sensazioni vanno oltre la semplice consapevolezza di essere appassionati, sono sentimenti che si avvicinano molto di più all’amore e alla dedizione verso una dimensione personale, che ci rende singoli individui e speciali in ogni aspetto.
Canvas ci ricorda che ciò che ci piace deve essere coltivato, che la vita può cambiare in relazione al nostro percepire una passione come componente della nostra stessa essenza.


Assolutamente da leggere!

Paolo Gabriele De Luca

 

Moda Movie 2016, presentazione del calendario e del tabloid (VIDEO)

presentazione-calendario-cciaaCOSENZA – Giunta alla 21esima edizione, Moda Movie ogni anno rinnova la sua totale apertura verso la creatività e il territorio. Per la presentazione del calendario con gli scatti della 20esima edizione realizzato e l’uscita del nuovo numero del tabloid MM, la sala Mancini della Camera di Commercio di Cosenza ieri  è diventata passerella per le realizzazioni degli stilisti Francesca Maccarone, Simona Surace, Emanuela Errico, Maria Francesca Nigro, Rachele Tiesi, Martina Vadacchino, Desideria Molino, Gabriella Santelli e Carmelo Natale Mazzuca, finalisti di Moda Movie 2016, insieme alle modelle-studentesse dell’IPSSS “L. Da Vinci” di Cosenza. «Siamo contenti di ospitare questa manifestazione – ha affermato in apertura il Segretario Generale della CCIAA cosentina Erminia Giorno – anche in virtù della recente riforma del sistema camerale che vede fra le nostre competenze anche la cultura e il turismo». Positivo anche il commento dell’assessore alle Attività Economiche e Produttive del comune di Cosenza Loredana Pastore: «Questa manifestazione è un punto di riferimento per il territorio. È motivo d’orgoglio avere imprenditori che tanto fanno per i giovani». «Quando un evento resiste per vent’anni – ha detto l’assessore ai Trasporti e all’Ambiente del comune di Rende Francesco D’Ippolito – significa che c’è qualità e una grande organizzazione». Qualità e passione, punti di forza del progetto, presenti anche nelle parole del direttore artistico Sante Orrico, che ha sottolineato il grande lavoro che sottende alla realizzazione di Moda Movie, fucina d’iniziative culturali a corredo del fashion contest internazionale, fra le quali la realizzazione del volume “Il gusto del Sud”, guida enogastronomica in fase di ultimazione contenente ricette esclusive e riflessioni di esperti del settore sulla dieta mediterranea. A seguire la project manager Paola Orrico ha annunciato il tema dell’edizione 2017 di Moda Movie, “Bellezza, tesoro d’Italia”, dedicato allo straordinario patrimonio artistico e culturale del nostro paese, che merita – ha affermato – di essere celebrato attraverso la creatività dei giovani. L’ incontro, moderato dal giornalista Antonio Stagliano, ha visto fra i presenti anche il pittore Franco Azzinari, il pittore e scultore Tonino Gallo – che si aggiunge alle consolidate collaborazioni artistiche di Moda Movie insieme all’orafo Gerardo Sacco e all’artista del vetro Silvio Vigliaturo nella realizzazione dei premi dell’edizione 2017 -, la giornalista enogastronomica Anna Aloi, il dott. Rocco Militano in compagnia della scrittrice Maria Frisina, la presidente dell’Asit – Associazione Sud Italia Trapiantati Rachele Celebre, il direttore de “La Voce dell’ANC” Luigi Lupo, l’addetto stampa della CCIAA Valerio Caparelli. Un altro momento significativo è stato la proiezione del video di Guido Guglielmelli su Mod’Art Open Air, seguito dalla consegna degli attestati agli imprenditori che hanno ospitato le creazioni degli stilisti nelle vetrine dei loro esercizi commerciali situati lungo il MAB.

L’Immacolata Concezione nella tradizione enogastronomica

Chi Natale vuole fare dall’Immacolata deve iniziare

Come tutte le giornate a scadenza religiosa la vigilia dell’Immacolata Concezione  ha una ferrea tradizione culinaria, per cui in alcune parti della Calabria si osservano delle tradizioni particolari, a volte anche un po’ contraddittorie. Le tradizioni hanno una cosa in comune, l’astinenza dalla carne, come fioretto in attesa della festa vera e propria. Dunque niente ricette a base di carne. In osservanza delle tradizioni religiose, quindi, ci si dà al pesce in tutte le salse, il baccalà in primis, ma anche il pesce azzurro.  A rendere particolari ed originale la Vigilia dell’Immacolata  è il racconto di Edda sulla  tradizione di Tarsia (CS) che  mantiene inalterate le antiche usanze. Viene preparato con cura:  la pasta con le acciughe, pesce in umido o al forno oppure baccalà con cipolla, pomodori, patate, olive e i vari odori, al forno oppure fritto, frittelle di broccoli e frittelle di cavolfiore, peperoni secchi  (chiamati  zafarani) fritti, croccanti come le patatine, accompagnati con le olive nere (arraganati). Frutta secca, lupini e finocchi. Inoltre si prepara i dolci Natalizio, come da tradizione: i turdiddri (Turdilli al Miele), i scaliddri (Scalille), le vecchiaredre o pittuliddri. (crespelle).

Il Pranzo della vigilia dell’Immacolata, in ogni caso, è l’occasione per riunirsi con parenti e amici e mangiare tutti insieme. La maggior parte delle persone preferisce trascorrere questa giornata in casa per addobbare la casa a festa per il Natale.

RICETTA DEGLI STRUFFOLI (a cicerata)  per 10 persone, ingredienti:

– Farina 600 gr ,

– Uova 4 + 1 tuorlo,

– zucchero 5 cucchiai ,un pizzico di cannella

– burro 80 o un bicchiere da tavola di olio di semi

– 1 bicchierino di limoncello o rum,

– Scorza di mezzo limone grattuggiata

– Sale un pizzico

– olio di semi per friggere.

Per condire e decorare: -Miele 400 gr , – 100 gr. di codette -confettini cannellini colorati -100 gr di arancia candita, 100 gr di cedro candito, 50 gr di zucca candita

Anna Maria Schifino