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[#Manga] A Silent Voice

Per fortuna che a Settembre inizia la nuova stagione degli anime, altrimenti sarebbe ancora più difficile la ripresa della normale routine!

Il lotto di titoli per questo autunno 2016 parte col botto, infatti per il 17 di questo mese è previsto l’inizio di A Silent Voice, film anime tratto dal fortunato manga omonimo di Yoshitoki Ōima. Ottenuta una nomination nel Febbraio 2015 al Premio culturale Osamu Tezuka, l’opera si è fatta strada diventando particolarmente famosa e apprezzata. In Italia il manga è stato distribuito da Star Comics e si è concluso alla fine del 2015.

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Visto l’arrivo di un adattamento anime, noi di Nerd30 vogliamo parlarvi del manga e delle emozioni che esso riesce a suscitare, nonostante la storia possa far apparire l’opera come un ibrido fra uno shoujo e uno shonen.
Shoya Ishida è un bambino delle scuole elementari particolarmente vivace. L’arrivo di una nuova alunna in classe cambierà per sempre la sua vita: Shoko Nishimiya è una bambina sorda che è costretta a comunicare attraverso un quaderno e che, a causa del suo handicap, sarà oggetto di bullismo, soprattutto da parte di Ishida. Terribilmente provata da questa situazione, la ragazzina sarà costretta a cambiare scuola e tutta la colpa ricadrà sul giovane protagonista che diventerà a sua volta vittima dei bulli. Si assisterà quindi a un moto di chiusura di Ishida sempre più opprimente che lo porterà, al terzo anno di liceo, a riprendere i contatti con Shoko per redimersi dagli errori che ha commesso in passato.
È facile pensare che “A Silent Voice” sia un’opera intenzionata a smuovere la compassione del lettore, ma questo è l’ultimo degli obiettivi. Il fattore handicap diventa quasi marginale durante la narrazione: assisteremo, infatti, non alle difficoltà che la giovane Shoko deve affrontare nella sua vita quotidiana, ma alle problematiche che la sua condizione le porta soprattutto nella vita sociale e poi in quella sentimentale, fattori fondamentali nella vita di un’adolescente.
Il character design, proprio per questo motivo, è ben strutturato: il tormento di Ishida è delineato in modo talmente chiaro che è facile capire tutti i perché delle sue scelte, delle sue azioni e del suo essere; inoltre ci vuole una grande maestria per rendere così ben definito un personaggio che non parla, se non attraverso il linguaggio dei segni, quindi tanto di cappello a Ōima. Per fortuna non sono solo i due protagonisti il fulcro della storia, infatti durante le vicende entreranno in gioco altri personaggi, la maggior parte legati a Shoko, che non saranno di semplice contorno, ma di grossa rilevanza psicologica e piomberanno nelle vite dei due ragazzi cambiandole per sempre.
Sorprendentemente piacevole è la delicatezza degli eventi in cui tutti i protagonisti vengono inseriti, mai troppo spinti, mai troppo emotivi, vista l’impronta sentimentale, e mai troppo esasperati. Ad esempio, ciò che nasce fra Ishida e Shoko, che sia amicizia o qualcos’altro sta a voi scoprirlo. Trattazione sensibile e raffinata, senza mai sfociare in sentimentalismi inutili e buonismi dovuti ai sensi di colpa che attanagliano il ragazzo.

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L’unico difetto riscontrato è la poca veridicità nel punto in cui tratta l’avvicinamento repentino di Shoko a quello che qualche anno prima era il bullo che la tormentava. All’inizio, forse, sarebbe stato normale respingerlo più volte, anche per chi ha un carattere dolce come quello della ragazza, che invece non ci mette poi così tanto a fidarsi del giovane Ishida. Ma dopotutto, visto come è bene strutturata la storia, ci si può passare sopra.
Per quanto riguarda la qualità tecnica, “A Silent Voice” ha un tratto un po’ spigoloso ma delicato e leggermente elementare che contribuisce a rendere il disegno pulito e piacevole. Ottimo il lavoro di regia, con inquadrature azzeccate e luci e ombre ben posizionate. Unica problematica è la confusione di alcune scene, in cui le dinamiche sono disegnate in modo contorto, risultando poco chiare al lettore.
“A Silent Voice” racchiude in sé, quindi, molte tipologie di manga e, grazie alla sua impronta matura, è classificabile anche come seinen. Tante le tematiche dure oltre alla difficoltà di vivere con un handicap, quali il suicidio, l’esclusione, la sofferenza interiore, il sentirsi un peso e tantissimi altri, non solo peculiari dell’età adolescenziale. Il manga ci ricorda con una sensibilità disarmante quanto il bullismo possa essere determinante per la vita di un ragazzo e quanto esso sia sbagliato, anche per chi lo pratica.
Sperando che l’anime possa rispecchiare le qualità dell’opera originale, vi auguriamo una buona lettura!

                                                                                                               Paolo Gabriele De Luca

[#AnimeSchool] Il tempo di Orange

Inauguriamo questa nuova rubrica incentrata sulle tematiche affrontate negli anime. Al giorno d’oggi capita di sentire e risentire la classica espressione “gli anime sono per bambini”, quando in realtà esistono anime talmente profondi da far impallidire tantissimi film in live action. Questa rubrica ha come scopo quello di approfondire i temi che rendono l’opera quantomeno dignitosa e la elevano dal semplice intrattenimento fine a se stesso.

In questo caso parleremo del tempo in Orange (anime attualmente in corso con il penultimo episodio) e di come Ichigo Takano abbia deciso di gestire questa tematica abusatissima sia nel cinema che nella letteratura.

La trama di Orange narra di una ragazza, Maho Takamiya, che riceve una lettera dalla se stessa di 10 anni più vecchia. Il motivo è molto semplice: la Maho del futuro vuole cancellare i propri rimpianti, impedendo alla se stessa più giovane di compiere i suoi stessi errori.

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Tralasciando i risvolti della trama, si tratta di un soggetto non propriamente originale, già visto in altri anime come Steins;Gate, in cui i protagonisti riuscivano a mandare delle e-mail nel passato (ribattezzate simpaticamente D-Mail, da DeLorean, la macchina che permetteva il viaggio nel tempo nella saga di Ritorno al Futuro) o in film come “La casa sul lago del tempo” in cui i due protagonisti si trovano separati a due anni di distanza e comunicano attraverso delle lettere.

Scegliere un simile soggetto porta l’autore a compiere un’ulteriore scelta narrativa: come gestisco i paradossi che ne derivano?

Di solito all’interno di opere simili si giunge sempre al momento dello spiegone, quello che ci fa capire come l’autore abbia deciso di trattare il tema. Naturalmente questo avviene anche in Orange.

Immaginiamo di trovarci in questa situazione: la nostra versione più grande di 10 anni ci invia una lettera che ha come scopo quello di impedirci di compiere i suoi stessi errori. Se ci riflettiamo, il voler annullare i propri rimpianti è il motivo che ha spinto la nostra versione del futuro a scrivere la lettera. Quindi se la lettera dovesse funzionare e riuscissimo ad annullare i suoi rimpianti, la nostra versione del futuro non avrebbe più motivo di scrivere la lettera.

Un paradosso simile a quello di tantissime altre opere, gestito in svariati modi dai vari autori.

Prendendo come esempio la serie tv “Lost”, in quel caso la lettera sarebbe inutile, ma anzi, se la nostra versione giovane la utilizzasse riuscirebbe solamente a provocare gli stessi errori della nostra versione del futuro, quasi come se il passato contemplasse già la presenza della lettera.

Interessante poi è il discorso della saga di “Terminator”, in cui l’esistenza stessa delle macchine è legata al fatto che una di esse è tornata nel passato lasciando tracce della propria tecnologia, oppure il fatto che il leader della resistenza sia figlio di un guerriero del futuro, quasi come se passato e futuro esistessero nello stesso momento (l’effetto potrebbe provocare la causa invece del contrario).

Nel film “Donnie Darko” è stato scelto di utilizzare un espediente terrificante. L’arrivo di un artefatto del futuro (nel nostro caso la lettera) provoca la nascita di un Universo Tangente. Quindi la  presenza della lettera diventa il motivo per cui esiste questo nuovo universo. Questo porta la nostra versione giovane a inviare nuovamente la lettera una volta passati 10 anni, altrimenti l’universo cesserebbe di esistere.

Se invece prendessimo come esempio la saga di “Ritorno al futuro”, dal momento dell’apparizione della lettera, la nostra versione giovane avrebbe la possibilità di cambiare il proprio futuro e quindi il passato della nostra versione più vecchia.

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Un’altra scelta interessante è quella dell’anime “Steins;Gate” o della serie tv “Heroes”. La nostra versione del futuro avrebbe la possibilità di modificare il proprio passato solo inviando la lettera in un preciso momento del tempo e annullando uno specifico evento. Questo creerebbe una nuova serie di eventi assolutamente imprevedibili e cancellerebbe il precedente futuro.

Takano ha deciso di gestire il tutto in modo simile a Dragon Ball, ovvero facendo in modo che la lettera crei una nuova dimensione con una serie di eventi slegati da quelli vissuti dalla nostra versione del futuro. Quindi la nostra versione del futuro non avrebbe comunque modo di annullare i propri rimpianti, ma potrebbe solo impedirci di compiere i suoi stessi errori. Esisterebbero quindi due diverse storie per la stessa persona, un risvolto triste quanto affascinante. Questo lascerebbe intendere che esistano diverse versioni di noi stessi, ognuno con la propria storia e i propri rimpianti. Non sarebbe male, vero?

Antonio Vaccaro

[#Nerd30Consiglia] Zankyō no Terror”

Settembre è appena iniziato e purtroppo si ritorna a scuola, all’università o a lavoro. Vacanze finite insomma! Ma diciamolo, qualcosa di positivo questo mese lo ha: ovviamente i consigli di Nerd30! Ad Agosto non vi abbiamo abbandonati e vogliamo che il faticoso nono mese dell’anno inizi col botto quindi, in questa consueta recensione mensile, lasceremo una parte del giudizio a voi.

L’anime che andremo ad analizzare è uno dei più criticati e controversi dell’anno 2014, Zankyō no terror, prodotto dallo Studio MAPPA (Ushio e Tora) e diretto da Shin’ichirō Watanabe, regista proveniente da nientemeno che Cowboy Bebop.
Beh, ma allora, visto il cast tecnico, qual è il problema di questo titolo? Perché è entrato così tanto nel mirino della critica? Iniziamo col dire che quando si parla di “Zankyō no Terror” gli spettatori si dividono in due parti: chi lo trova intenso e appassionante e chi, invece, lo delinea come un prodotto sotto la media.
Ovviamente, noi di Nerd30 lo consigliamo e e continuate a leggere capirete il perché.

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In una Tokyo alternativa, il quartiere di Shinjuku viene messo in subbuglio da un attacco terroristico che provoca danni consistenti. L’unico indizio è un video caricato in rete, in cui i due colpevoli, mascherati, si presentano col nome di Sphinx. Dietro le maschere non ci sono altro che due ragazzi, Nine e Twelve, protagonisti della storia, che hanno deciso di risvegliare la Nazione impigrita, conducendo un gioco su larga scala che arriverà a coinvolgere l’intero Giappone, e non solo.
La trama è avvincente e innovativa, si va a toccare, infatti, un tema a cui di questi tempi si è particolarmente sensibili, ovviamente affrontato con molta maestria e delicatezza. Nonostante la tematica complessa, si sta molto attenti a non esasperarla, infatti intorno ai due personaggi principali è costruita una storia incentrata sulla preziosità e sull’importanza dell’esistenza che non permette loro di far del male ad altri esseri viventi. Lo scopo degli Sphinx è semplicemente: far aprire gli occhi attraverso il terrore e la paura, al fine di far risvegliare il Paese da un letargo imposto dalla società. Modo discutibile, ovviamente, ma bisogna conoscere la storia da cui esso è scaturito.
Fatte queste premesse, perché “Zankyō no Terror” è da sempre nel mezzo di molte discussioni? Partiamo dal presupposto che la storia è incredibilmente coinvolgente: i protagonisti presentano in fretta le loro personalità, contrastanti ma indispensabili per completarsi l’un l’altra. Forti di questo primo punto, anche le vicende continuano con decisione e in modo intrigante e, già dai primi episodi, vedremo uno scontro a distanza fra gli Sphinx e Kenjirō Shibazaki, ispettore che dà loro la caccia. Ci riporta alla mente lo scontro fra Light ed L in Death Note.

zankyo-1Critica fra le più rilevanti del pubblico riguarda la psicologia dei personaggi, ritenuta piatta e senza evoluzione. Nonostante molti tratti dei personaggi siano dei cliché, non si può dire che essi non subiscano una crescita durante gli avvenimenti. Bisogna notare, infatti, che tutti coloro che sono in ballo nella storia subiscono un cambiamento in funzione di altri personaggi, quasi come se ci fosse uno scambio reciproco fra le diverse personalità, come se una influenzasse l’altra e viceversa. A questo proposito, fondamentale è il ruolo della giovane Lisa Mishima, personaggio che può sembrare inutile, quasi di contorno, ma c’è da dire che senza la sua presenza Nine e Twelve non si sarebbero mai evoluti; inoltre, a differenza di quanto si dice, la ragazza è uno dei personaggi più interessanti dell’anime visto che della sua storia si sa veramente poco e, nonostante possa sembrare qualcosa di negativo, inserito nel determinato contesto di questo titolo, funziona benissimo. “Zankyō no Terror” è quindi un prodotto dal forte carattere psicologico, ma gli amanti dell’azione non hanno nulla da temere: la trama è frenetica al punto giusto, con inseguimenti, corse contro il tempo, esplosioni, non manca veramente nulla. Si ha, quindi, un perfetto connubio fra matrice introspettiva e un sostenuto temperamento degli eventi.
Ovviamente non è tutto rose e fiori, tanti i difetti e le incongruenze, quali avvenimenti dal dubbio senso, retroscena spiegati in modo non esattamente chiaro e un villain, vecchia conoscenza degli Sphinx, messo lì quasi per forza. Un’opera non può essere perfetta e queste sono le motivazioni principali che hanno fatto storcere il naso alla critica, suscitando grossi malumori per quello che poteva essere un vero capolavoro. Allo stesso tempo, però, non si può dire che “Zankyō no Terror” non sia un’opera di alto livello, basti pensare che in undici episodi è difficile raccontare una storia del genere, e nonostante tutte le imprecisioni, l’opera è ben riuscita.
Dal punta di vista tecnico, il lavoro grafico è sublime, con dinamiche fluide, luci inserite nei giusti punti e regia impeccabile; inoltre la colonna sonora è una delle migliori dell’anno 2014, con opening ed ending degne del titolo e musiche che abbracciano perfettamente gli eventi.
Beh, ora sta a voi capire da quale parte della critica volete schierarvi. Basta guardare l’opera con occhi semplici e con la consapevolezza di volersi divertire, come sempre.
Buona visione!

 


Paolo Gabriele Pakoro De Luca

~Redattore~

Appassionato da sempre di anime, manga, telefilm e videogiochi e sin da piccolo interessato al mondo del giornalismo.
Oltre che essere redattore di Nerd30, ne è entrato a far parte come intervistatore pazzo. Dunque, se qualcuno vi intervista a caso, è lui.

[#Nerd30Consiglia] 5 cm per Second

Sarà anche Agosto, ma Nerd30 non va in vacanza, soprattutto per quanto riguarda i consigli del mese che, in questo caso, vi faranno chiudere in camera a piangere amaramente. In questo ottavo mese dell’anno il titolo raccomandato è del 2007, di produzione Comix Wave Inc. e arrivato in Italia appena un anno dopo il rilascio: 5 cm Per Second è una storia d’amore dai toni intensi ma che punta più alla drammaticità che ai sentimentalismi. Non temete voi che avete il cuore di pietra, non dovrete assistere a sdolcinature.

Il film è diretto da Makoto Shinkai, regista tra i più famosi nel sol levante, noto soprattutto per il suo stile estremamente realistico, sia sul piano della psicologia dei personaggi, sia su quello tecnico. I suoi lavori più noti sono senza dubbio Viaggio verso Agartha, Il giardino delle parole5 cm per second. Il film si basa principalmente su un tema già utilizzato da Shikai in uno dei sui primi cortometraggi OAV, La voce delle stelle (Hoshi No Koe), ovvero l’amore a distanza, che questa volta viene affrontato in una salsa più realistica.

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La trama si sviluppa in tre episodi, incentrati su tre momenti della vita dei due protagonisti, Takaki Tōno e Akari Shinohara, amici per la pelle. Quando Takaki è costretto a trasferirsi alla fine delle scuole elementari, i due bambini tenteranno di colmare la distanza in un modo o nell’altro, per poi perdere i contatti.
Evidentemente legati sentimentalmente l’uno all’altra, i due ragazzi si vedranno allontanati dagli eventi della vita che li costringeranno a perdere quella che poteva concretizzarsi in una storia felice. In particolare, le vicende si sviluppano per la maggior parte intorno a Takaki, ragazzo complesso che non ha mai dimenticato l’amicizia con Akari, non riuscendo a proseguire la sua vita in maniera serena. Profondamente innamorato di lei, vedremo già in piena adolescenza che il protagonista subirà un moto di chiusura che parte dall’interno e lo porterà a rifiutare i rapporti sentimentali che non includono la sua amica. Nonostante apprezzi la compagnia di Kanae, compagna di scuola cotta di lui, Takaki non riuscirà mai a scavalcare il muro invalicabile di nome Akari, pensiero costante della sua vita ma troppo lontano, in tutti i sensi. Da qui si capisce bene come il ragazzo perderà tutta la sua spensieratezza adolescenziale e come il baricentro della sua esistenza rimanga in equilibrio sul filo del rasoio, un po’ tendente alla sua amata e un po’ tendente alla sua vita.

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Come si evince già da queste premesse, “5 cm Per Second” risulta essere un anime intricato che non si ferma al semplice aspetto sentimentale. Non è infatti una semplice storia d’amore quella descritta, ma una condizione di esistenza del povero Takaki, che ha assimilato all’interno del suo animo l’essenza della protagonista, tanto da sentirla come facente parte della sua realtà interna e della sua introversione.
Questa situazione, appunto, si concretizza nell’ultimo atto dell’opera, forse il più alto e particolarmente toccante: i due protagonisti saranno ormai adulti, ognuno con le proprie vite e starà a loro capire come gestire questa situazione, sarà soprattutto Takaki a dover decidere come continuare la propria vita: se intrappolato nel passato, vivendo con il mero ricordo di Akari, o riprendendo in mano il suo esistere e assimilare al suo presente le vicende trascorse.
Titolo, quindi, dalla forte impronta drammatica che mostra come sia possibile che una semplice persona, anche di passaggio, possa stravolgere un’intera vita, semplicemente per il fatto di esserci stata. Non è sempre facile lasciare andare qualcuno e “5 cm Per Second” lo mette ben in mostra, non tralasciando nemmeno un minimo particolare che, nella sua piccolezza e nella sua semplicità, può significare tanto.

Shinkai, con grande sapienza, riesce a coinvolgere lo spettatore in un vortice di sensazioni in cui chiunque possa rispecchiarsi. Si può inoltre notare come il regista sia affezionato al concetto di tempo, considerandolo come l’unica forza capace di alterare o annullare i sentimenti più profondi, un enorme oceano da navigare controcorrente, ma che giorno dopo giorno ci permette di migliorare nella navigazione. Interessantissima la metafora del razzo spaziale che parte per una missione della durata di numerosi anni, durante i quali anche Takaki percorrerà il suo viaggio interiore. Proprio la gestione temporale è uno dei grandi pregi della narrazione di Shinkai, proprio perché lo spettatore riesce a sentire il peso del tempo che passa tra i vari atti. Per questo motivo 5 cm per second potrebbe essere definito come un’esperienza quadrimensionale. Naturalmente non stiamo parlando di un’opera perfetta. Se si dovesse trovare un difetto al film sarebbe il finale, che probabilmente non soddisferà tutti, ma rientra nello stile di Shinkai, quello di voler costruire dei finali che lasciano spazio allo spettatore.

Sul piano puramente tecnico si parla di eccellenza su quasi tutti i fronti. La regia di Shinkai è fatta di grande maestria nella composizione delle inquadrature, sia grandangolari, in cui possiamo ammirare dei fondali veramente impressionanti, quasi tangibili nella loro cura maniacale, sia ravvicinate, in cui notiamo uno stacco dei piani veramente sublime, con l’esaltazione del soggetto in primo piano e uno sfocato di una morbidezza incredibile sia davanti che dietro al soggetto. Proprio quest’ultimo tipo di inquadrature riescono a creare una forte empatia con i protagonisti, che sono spesso ripresi in momenti di riflessione, con la loro voce a narrare le loro sensazioni, creando una totale immersione nella vicenda. Nel caso di riprese panoramiche si nota come Shinkai utilizzi spesso dei lens flare, ovvero delle luci abbaglianti presenti nell’inquadratura, curate quasi come fossero reali.

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Proprio la fotografia è tra le cose che più colpiscono della pellicola, con dei colori vivacissimi e un sapiente utilizzo delle ombre e dei riflessi di luce. Animazioni fluidissime, grazie al grande numero di fotogrammi utilizzati. Probabilmente questa cura incredibile sul piano tecnico riduce notevolmente il minutaggio del film, che si assesta su poco più di 60 minuti. Le musiche sono estremamente malinconiche e contribuiscono ad esaltare ogni scena in cui vengono utilizzate. Grande il lavoro dei doppiatori italiani, che riescono a dare le giuste “intenzioni” ai personaggi, in particolare Federico Zanandrea su Takaki, che con la sua recitazione riesce a dare al personaggio un’aura estremamente riflessiva, proprio come si addice al personaggio.

Concludendo, 5 cm per second è un film veramente ben riuscito, con una grande forza emotiva e con una confezione grafica tra le migliori mai viste in una produzione nipponica.

Vi state ancora chiedendo il significato del titolo? Sì, anche questo ha un significato importante e sta a voi scoprirlo.
Buona visione!

Paolo Gabriele De Luca
Antonio Vaccaro

[#Manga] Holly e Benji, in arrivo nuovi capitoli nel 2018 e una serie tv

I mondiali di Russia 2018 non sono così lontani, giusto quanto un campo di pallone molto famoso, nel particolare intendo un campo giapponese dove due ragazzini giocavano a pallone nei periodi della nostra giovinezza. Sto parlando di Oliver Hutton (Ozora Tsubasa) e Benjamin Price (Wakabayashi Genzo) o più semplicemente Holly e Benji.

Yoichi Takahashi, mangaka autore della serie e grande appassionato di calcio, ha confermato di essere al lavoro sui nuovi capitoli e che saranno pronti per il 2018.
Si parla anche di una serie tv che potrebbe riportare i nostri eroi sugli schermi di tutto il mondo, dopo esattamente trent’anni dalla produzione dell’ultimo episodio nel lontano 1986.

Attendiamo fiduciosi nuove info dal Giappone, nel mentre gli amanti del pallone potranno dare finalmente una data alla loro attesa nel sperare di leggere nuove storie sugli amatissimi Holly e Benji.

Miriam Caruso

https://youtu.be/zCtZSpNKY-Y

[#Anime] Le morti più tragiche negli anime, Seconda Parte

Visto che piangere tutti insieme appassionatamente ci è piaciuto tanto la scorsa #NerdHorroNight, per l’ultimo appuntamento dell’estate Nerd30 propone un nuovo excursus sulle morti più tristi negli anime. Preparate i fazzoletti per la botta di feels in arrivo. Allerta spoiler!

Beh, c’è da dire che in Dragon Ball Z lo spettatore si abitua a veder morire solo Crilin e Riff, soprattutto il primo, ma particolarmente toccanti sono due sacrifici:

       Il primo, nella saga dell’arrivo dei Sayan sulla Terra, è quello di Junior che si immola per salvare Gohan,       ricordandogli che è diventato come un figlio per lui.

junior

       Il secondo, durante la saga di Majin Bu, è il sacrificio di Vegeta che si lascia esplodere dopo un monologo incredibilmente toccante in cui mette da parte la sua maschera da principe dei Sayan, ammettendo di amare sua moglie e suo figlio, al fine di distruggere il terribile Majin Bu.

vegeta

Vogliamo parlare di Sfondamento dei Cieli Gurren Laggan? La morte di Kamina, causata da un attacco a sorpresa, è particolarmente struggente, visto che anche la storia d’amore con Yoko aveva finalmente avuto una svolta.

kamina

Purtroppo il solo ricordo ingrigisce il cuore, ma bisogna farlo: la morte di André Grandier, in Una Spada per Lady Oscar, è un colpo basso; personaggio tormentato da un amore particolarmente profondo per Oscar che sembra impossibile, proprio quando la storia sentimentale si concretizza, André passa a miglior vita. Ma ovviamente non finisce qui, perché appena dopo muore anche Oscar, passata dalla parte dei rivoluzionari. Non si possono trattare così i feels degli spettatori.

bacio oscar andrè

Non è una vera e propria morte quella di Menma in Ano Hana – Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno, perché effettivamente la protagonista è già deceduta e durante la storia il suo fantasma scorrazza qua e là. L’atto finale dell’anime, però, è ugualmente toccante, infatti lo spirito della giovane Menma riuscirà a passare oltre, lasciando il mondo dei vivi. Tutto questo in una valle di lacrime dei protagonisti e degli spettatori.

menma

Non particolarmente importanti ai fini della storia sono Zabusa e Haku in Naruto; i due muoiono in un quadretto terribilmente straziante in cui il primo, accasciato vicino al corpo esanime del secondo, si scopre essere un personaggio di grande profondità che tiene molto all’amicizia con Haku. Ultime parole toccanti, tutte per il suo amico.

morti naruto

Un po’ inaspettata è la morte di Kana in Kiseiju – L’ospite indesiderato, ragazza con la particolare capacità di percepire gli alieni. Credendo di essere vicina a Shinichi, il personaggio principale, la giovane si avvicina a un nemico affamato che la uccide. Kana muore fra le braccia del protagonista immaginando una storia d’amore con lui.

kana

Un po’ troppo improvvisa è la fine che fa Shūsei Kagari in Psycho-Pass, esecutore dall’animo allegro e vivace che, scoperto il piano dell’antagonista, muore con un amaro sorriso sulle labbra.

Shūsei Kagari

Pochi minuti e L’attacco dei Giganti ci fa subito capire che tipo di prodotto spietato sia: non ci mette molto la mamma di Eren (il protagonista della serie) a fare una brutta fine, mangiata freddamente da un gigante proprio davanti agli occhi del figlioletto. Un colpo così forte già all’inizio non può che presagire tanta, ma tanta sofferenza.

attacco dei giganti

Dopo avere pianto abbastanza, per l’estate è tutto. Vi aspettiamo a Settembre per i nuovi appuntamenti delle notti horror e chissà che magari non scenderà di nuovo qualche lacrimone.

Paolo Gabriele De Luca

[#Anime] Le divinità della morte nell’animazione, gli Shinigami

In molti, ormai, conoscono il termine e il significato di shinigami grazie a Death Note, una delle opere più famose della cultura pop made in Giappone che è riuscita ad attirare anche spettatori poco pratici del mondo otaku. Nell’opera, infatti, è presente un dio della morte giapponese, Ryuk, particolarmente amato dal pubblico per il suo distaccato coinvolgimento che lo rende un puro osservatore delle vicende umane.
Per chi non lo sapesse, comunque, uno shinigami è la personificazione della morte nella mitologia giapponese, un po’ come la figura del mietitore di anime occidentale, solo che nella concezioni nipponica questi esseri sono degli dei e sono molteplici.
Nonostante Ryuk sia il più famoso, gli shinigami sono presenti in tantissimi anime e, soprattutto, in molteplici forme, a seconda dei gusti dell’autore e delle necessità dell’opera. Vediamone alcuni:

Death Note pullula di dei della morte, alcuni apparsi solo nel manga e altri ricordati per delle brevi comparse. Fondamentale ai fini della storia è Rem, entità che consegna il Death Note a Misa.

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– Altra opera contenente diversi shinigami è Black Butler, in cui ricordiamo:

    Grell Sutcliff, dio che colleziona anime dall’aspetto vagamente femmineo

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    William T. Spears, entità della sezione amministrativa che si occupa di controllare il lavoro degli altri.

william t spears

    Poi il misterioso Undertaker, identificato solo con il nome della propria professione, ovvero il becchino.

undertaker

– Come non citare due fra gli dei della morte più simpatici dell’animazione, presenti in Soul Eater:

    Shinigami-sama, personaggio bizzarro e buffo, nonché preside della Shibusen, scuola per maestri d’armi.

shinigami sama

    Death the Kid, figlio di Shinigami-sama e che ha una strana fissazione per la simmetria che lo rende particolarmente comico in svariate situazioni.

death the kid

– Il mondo di Bleach è stracolmo di tali mietitori e, nell’opera di Tite Kubo, questi hanno il compito di regolare il flusso delle anime fra il mondo dei vivi e quello dei morti, proteggendole dai divoratori di anime.

bleach

– Personaggio ricorrente in Yu degli Spettri è Botan, guida incaricata di condurre le anime nel mondo dei morti.

botan

– Anime incentrato interamente su uno shinigami è Shinigami no ballad, la cui protagonista, Momo, è un dio della morte che ha il compito di indirizzare le anime verso l’aldilà, ma a differenza degli altri suoi colleghi, lei cerca di alleviare la sofferenza sia delle persone sulla Terra, sia dei morti.

momo

– Altra opera concentrata completamente su tali entità è La Stirpe delle Tenebre”, anime che vede protagonisti Asato Tsuzuki e Hisoka Kurosaki diventati shinigami per cause sconosciute e che si troveranno a scoprire le vicende che hanno caratterizzato le loro vite passate.

la stirpe delle tenebre

– Continuando sulla linea degli dei della morte come protagonisti, Rinne è la storia di Rinne Rokudo, giovane shinigami che aiuta gli spiriti rimasti legati al mondo dei viventi nella reincarnazione.

rinne

Abbiamo visto come i giapponesi riescano a inserire nella loro cultura popolare delle figure appartenenti alla propria mitologia, riuscendo a presentarli variegati sotto tantissime vesti.

Paolo Gabriele De Luca

[#Anime] Le morti più tristi nell’animazione giapponese

Eccoci arrivati all’ottavo appuntamento con la nostra #NerdHorrorNight. Questa volta a fare da tema della serata sarà la morte e Nerd30 ha ben pensato di farvi scendere qualche lacrimone ricordando i personaggi degli anime il cui decesso ha fatto soffrire di più. Se non si amano gli spoiler, però, meglio fermarsi qua con la lettura.

– In un’avventura in cui nessuno aveva mai lasciato il mondo dei vivi, nemmeno un antagonista, i primi due personaggi passati a miglior vita in One Piece hanno veramente spezzato il cuore dei fans:

    – Portuguese D. Ace, fratello di Rufy, ormai portato in salvo dall’esecuzione a Marineford, viene ucciso dall’ammiraglio Akainu durante la fuga.

portuguese one piece

    – Sempre nella battaglia di Marineford, Edward Newgate, meglio conosciuto come il leggendario pirata Barbabianca, perde la vita combattendo, dopo innumerevoli attacchi dei nemici.

barbabianca

– Anime parallelo, ma completamente diverso per quanto riguarda la mole di morti, è Naruto, che ha saputo essere particolarmente straziante a seguito della scomparsa di alcuni personaggi principali:

    – Incredibilmente toccante è la fine del maestro Asuma, sconfitto dai terribili poteri di Hidan, membro dell’Organizzazione Alba.

asuma

    – Destabilizzante dal punto di vista psicologico per il povero spettatore è la morte del maestro Jiraiya per mano di Pain che, dopo una feroce battaglia, perde la vita in modo audace e coraggioso.

maestro jiraiya

    – Ritenuto fino alla fine un nemico, Itachi Uchiha muore nella lotta contro suo fratello Sasuke regalandogli un ultimo gesto d’affetto e smuovendo i sentimenti del pubblico.

itachi e sasuke

    – Un altro pezzo di cuore se n’è andato quasi alla fine della storia, quando sembrava che non avremmo più assistito a scene tanto forti: salvando Naruto e Hinata da un attacco nemico, Neji Hyuga sacrifica la propria vita.

neji

– Come non ricordare Death Note, nel quale scompaiono due dei personaggi più amati dell’intero mondo otaku. In realtà il pubblico, solitamente, si divide in due nel caso di quest’opera: chi ha sofferto e chi ha goduto per la morte di L e, allo stesso modo, chi ha sofferto e chi ha goduto alla morte di Light. In uno dei due casi, lo strazio non è stato leggero.

light

– Lo spettatore che ha visto Fullmetal Alchemist non può che farsi toccare nel profondo ricordando due scomparse in particolare:

    – Ucciso meschinamente dall’Homunculus Envy, ricordare la fine di Maes Hughes non fa bene al cuore e ai sentimenti.

maes huges

    – Forse anche peggiore è l’omicidio di una comparsa nell’episodio 4 della serie Brotherhood; l’alchimista Shou Tucker crea una chimera utilizzando la sua figlioletta, Nina, e Alexander, fidato cane della piccola. Straziante.

nina e alexander

– Sembrava una storia d’amore che poteva finire in maniera positiva quella fra Kōsei Arima e Kaori Miyazono in Shigatsu wa kimi no uso (Your Lie in April), ma Naoshi Arakawa, autore dell’opera, ha pensato bene di tenere lo spettatore col fiato sospeso fino all’ultimo e, alla fine, lasciar morire la giovane Kaori.

kaori

– Pietra miliare dell’animazione giapponese è “I Cavalieri dello Zodiaco”, opera dal carattere estremamente aulico e poetico, in cui soprattutto un tema profondo come quello della fine della vita viene trattato in maniera egregia:

    – Fortemente toccante è la morte di Camus (Aquarius) che dopo aver combattuto una difficilissima battaglia contro Hyoga (Cristal), riconosce il valore e le alte capacità dell’allievo attraverso un monologo incredibilmente toccante.

camus

    – Nella saga della guerra sacra, Shaka (Virgo) si troverà a combattere contro i suo amici cavalieri, ora seguaci di Ade, Saga (Arles), Shura (Capricorn) e Camus (Aquarius); alla fine del terribile scontro, il cavaliere della vergine rimarrà ucciso e il suo spirito si dileguerà dopo un monologo estremamente sentito sulla fine di tutte le cose. Lacrime come se piovesse.

shaka

– Personaggio, seppur marginale, la cui morte è stata particolarmente forte è il ghoul Ryouko Fueguchi di Tokyo Ghoul, che per salvare sua figlia si sacrifica in uno scontro contro la CCG.  

ryouko

– Probabilmente in molti sono rimasti turbati dell’efferatezza di “Kiseijuu – L’ospite Indesiderato”, in particolare per la morte di Nobuko, madre del giovane protagonista, avvenuta così velocemente e così freddamente da lasciare senza fiato.

nobuko

Forse è meglio concludere qui, ci siamo già commossi abbastanza ricordando tutti questi ultimi respiri. Ci vediamo sempre qua, fra due settimane, per la prossima horror night!

Paolo Gabriele De Luca

Top #6 Migliori Compositori Giapponesi di colonne sonore per Anime e Videogames

Capita spesso che durante la visione di un anime o giocando ai videogiochi ci colpisca in particolar modo il comparto audio, ritenuto da molti una parte essenziale di un’opera. Le  colonne sonore riescono a darci moltissime emozioni, tanto da spingerci scaricarle sul cellulare e sentirle quando aspettiamo il bus all’uscita da scuola. Chi non ha mai ascoltato Inner Universe o Tank! fino allo sfinimento? In questo articolo propongo sei dei più grandi compositori giapponesi di sempre che hanno segnato le storie a cui siamo più affezionati!

6. Michiru Oshima

Nata a Nagasaki, la Oshima è famosa per avere composto le colonne sonore per la prima serie di Fullmetal Alchemist e il suo film Il Conquistatore di Shamballa, l’anime di 11 episodi Tatami Galaxy, Chevalier D’Eon, Nabari no Ou e tanti altri ancora. È inoltre compositrice dell’OST di Ico, famoso videogame per PlayStation 2 e autrice dell’arrangiamento orchestrale per il gioco The Legend of Zelda: Twilight Princess e Suikoden.

5. Yoko Kanno

Laureata all’Università di Waseda e conseguito una formazione musicale a Parigi per un periodo di tempo, la Kanno si è subito distinta con la composizione musicale per importanti anime cult dagli anni ’90 in poi; figurano tra questi I Cieli di Escaflowne, Wolf’s Rain, Cowboy Bebop, Ghost in the Shell, Record of Lodoss War, Aquarion e il più recente Sakamichi no Apollon, di cui i brani introduttivi sono ormai entrati nell’immaginario collettivo.

4. Yoko Shimomura        

Famosa in tutto il mondo per aver firmato la colonna sonora per la serie videoludica Kingdom Hearts, ha composto per un gran numero di videogiochi tra cui Street Fighter 2, Super Mario RPG: Legend of The Seven Star, Parasite Eve e Xenoblade. È inoltre compositrice delle OST di Final Fantasy XV in
uscita a Settembre.


3. Yuki Kajiura

Altra grandissima autrice, inizia a comporre da giovanissima durante un periodo vissuto in Germania, che ebbe grande importanza per la sua formazione. L’opera lirica e la musica classica influenzarono moltissimo le sue opere, i cui richiami sono evidenti in tutti i suoi lavori. Tra le sue produzioni più importanti si riscontrano la serie hack//sign, Mobile Suit Gundam SEED, Tsubasa Chronicles, Loveless, Pandora Hearts, Puella Magi Madoka Magica e Sword Art Online. È inoltre fondatrice del gruppo musicale di successo Kalafina, di cui è compositrice, che opera nel campo dell’animazione.
https://youtu.be/WzwFpqbPyB4

2. Nobuo Uematsu

Considerato uno dei più geniali e stimati compositori per opere videoludiche, Nobuo Uematsu si distingue per bravura e popolarità, raggiunta con la composizione musicale della saga Final Fantasy, di cui è particolarmente apprezzata quella creata per Final Fantasy VI. A questa serie si affiancano Chrono Trigger e Lost Odissey. Nel 2003 fonda i Black Mages, gruppo di musicisti metal in cui lui suona la tastiera. Hanno rielaborato i più famosi brani tratti da Final Fantasy, presentati anche all’interno del tour Distant Worlds, concerto dedicato all’omonima saga. Lavorando per la Square Enix (prima Square Soft) per molti anni, decide di lasciarla nel 2004 per fondare la Smile Please, che scrive musica per varie aziende, tra cui la stessa Square Enix.

https://youtu.be/q5st0b3ln5U

1. Joe Hisaishi

Internazionalmente conosciuto non solo per le colonne sonore di anime, Hisaishi è famoso soprattutto per la sua produzione cinematografica, tra cui spiccano L’estate di Kikujiro e Dolls, film diretti dal suo amico Takeshi Kitano. Le influenze dell’artista derivano tutte dal j-pop e dal new age, sperimentandoli e reinventandoli, rendendo il suo stile riconoscibile e unico. Divenuto amico di Hayao Miyazaki, firma le colonne sonore di dieci dei suoi film, tra cui Nausicaa della Valle del Vento, Il Castello Errante di Howl, Ponyo sulla Scogliera e La città Incantata, vincitore dell’Oscar come miglior film d’animazione. Le sue composizioni ricevono molti riconoscimenti ed è stato il primo compositore nipponico a dirigere l’orchestra del Festival di Cannes nel 2004, collaborando in seguito con alcune delle più prestigiose orchestre filarmoniche. Nel 2012 viene premiato con la Medaglia d’Onore per meriti artistici dal governo giapponese.
https://youtu.be/KhGZJ5xCWn8

 

                                                                                          Vittoria Aiello

[#Anime] I Serial killer nell’animazione giapponese

Eccoci arrivati alla settima #NerdHorrorNight, che si prospetta essere una delle più spaventose programmate fino ad oggi. Questo nuovo appuntamento è incentrato sulla figura del serial killer e cosa c’è di più spaventoso se non il disturbo della psiche che porta un individuo a reclamare la vita degli altri? Vediamo, quindi, cosa ha da offrire l’animazione nipponica in questo frangente.

Impossibile non associare Light Yagami alla definizione di assassino seriale: con il suo Death Note ha perseguito l’obiettivo di uccidere gli elementi “inutili” della società, cercando di renderla migliore in modo malsano e macchiandosi, quindi, dell’assassinio di tantissime persone.

light yagami

Nel famoso manga di Naoki Urasawa, Monster, da cui poi è stato tratto un anime, la storia ruota attorno all’abilissimo chirurgo Kenzo Tenma che salva da morte certa un bambino, Johan Liebert, che diventerà l’autore di efferati omicidi.

johan liebert

In Fate/Stay troviamo fra gli antagonisti Ryuunosuke Uryuu, un serial killer che uccide chiunque incontri sulla sua strada e che è ossessionato dalla morte.

ryuunosuke uryuu

Si sa poco su Uragami, personaggio di “Kiseijuu – L’ospite indesiderato”, ma è certo che è un pericoloso maniaco omicida tendente al cannibalismo.

uragami

Conosciuta come famosa celebrità e diventata una idol, Ruri Hijiribe di “Durarara!!x2”, è in realtà una spietata serial killer che si fa chiamare “Hollywood”.

ruri hijiribe

Nell’episodio 8 della prima serie di Fullmetal Alchemist, Winry viene rapita da Barry lo Squartatore, un assassino che uccide solo donne. Nel Brotherhood, la seconda serie interamente tratta dal manga, ritroveremo l’omicida, ma sotto forma di anima legata a un’armatura.

barry lo squartatore

Uno dei protagonisti di “Baccano!” è Ladd Russo, mafioso con una particolare vena sadica che uccide chiunque crede di essere al sicuro e di non correre pericoli.

ladd russo

Intelligente, colto, affascinante ma al contempo spietato è Shōgo Makishima, principale antagonista di Psycho-Pass, responsabile di crimini multipli.

shogo makishima

Tokyo Ghoul è fondamentalmente un anime pieno di assassini: l’unico modo per i ghoul di sopravvivere è quello di cibarsi di carne umana. In particolare:  

   – Tsukiyama Shuu è il fondatore del Ghoul Restaurant, un gruppo di ghoul fanatici della carne umana.

tsukiyama shuu

   – Yakumo Ōmori è un ghoul squilibrato, denominato Jason per la maschera da hockey che indossa che rimanda al serial killer Jason Voorhees della saga di “Venerdì 13”; un tempo catturato dalla CCG e torturato, ha sviluppato piacere nel torturare gli altri per poi ucciderli.

jason

Come non citare Hisoka di HunterxHunter, forse uno degli antagonisti più interessanti di sempre. Il personaggio ha un’indole spietata che lo spinge a combattere contro avversari che lui ritiene forti, anche a costo di provare dolore, per poi ucciderli.

hisoka

Anime incentrato completamente su spietati assassini è “Ranpo kitan: Game of Laplace”, in cui veniamo a conoscenza dei casi di pericolosi killer che uccidono nei modi più efferati possibili.
ranpo kitan

Nel quarto episodio di Black Butler, Ciel si troverà a indagare sul misterioso caso di Jack lo Squartatore.

black butler

Personaggio molto singolare e dall’indole assassina è Yuno Gasai di “Mirai Nikki”, ragazza innamorata del protagonista che uccide chiunque provi a fare del male al suo moroso e chi le mette i bastoni fra le ruote.

yuno gasai

In “Erased – La città in cui io non ci sono”, Satoru, il protagonista, dovrà tentare di scoprire l’identità e fermare un killer che ha rapito e ucciso tre bambini.

erased

Nella prima serie di Dragon Ball, Goku dovrà vedersela con Taipai, omicida professionista assoldato dal Fiocco Rosso per uccidere il giovane protagonista.

taipai

Parlando sempre di killer professionisti, Irina Jelavić, in Assassination Classroom, lavora come professoressa di inglese della classe 3-E, ma altro non è che una esperta assassina assoldata per uccidere Koro-sensei. Durante la serie troveremo tanti altri professionisti del “settore”.

assassination classroom irina

Questi sono solo alcuni esempi di come i serial killer possano essere variegati nell’animazione giapponese, trovando anche assassini non propriamente umani. Che siano di fattezze normali o meno, una cosa li contraddistingue tutti: qualcosa, dentro di loro, non va.

Paolo Gabriele De Luca