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‘ndrangheta, 36 arresti nell’operazione “Six Towns”

CROTONE – Una vasta operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Crotone e della Polizia di Stato è in corso da questa notte per la cattura di 36 persone, tra capi e gregari, affiliati all’organizzazione di ‘ndrangheta facente capo alla famiglia Marrazzo, attiva nella provincia di Crotone e con ramificazioni nella provincia di Cosenza e in Lombardia. Oltre 200 carabinieri e poliziotti sono impegnati a setacciare Sila e Presila crotonese e cosentina, nonché numerose località in Nord Italia. Le indagini, coordinate dalla Dda di Catanzaro, hanno consentito di far luce su svariate attività illecite del clan; tra i reati contestati figurano omicidio, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, favoreggiamento, ricettazione e numerosi reati in materia di armi. Sequestrati anche numerosi beni immobili e automezzi nella disponibilità di capi e affiliati. I dettagli dell’operazione ‘“Six Towns” saranno resi noti nella conferenza stampa che si terrà oggi alle 11 presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, presieduta dal Procuratore Capo, Nicola Gratteri, e dall’aggiunto Vincenzo Luberto.

Affondo di Occhiuto contro la Rai regionale: «Samengo vergognoso»

COSENZA – «La direzione di Alfonso Samengo è stata una delle più vergognose pagine della storia del nostro Tg3 regionale, piegato al volere dei potentati locali e strumentale agli interessi dei partiti. Servizi e paparazzate in ogni edizione del Tg per i loro amici, e attacchi di ogni genere a me. Hanno cercato in tutti i modi di danneggiarmi anche durante il periodo elettorale con i metodi più vergognosi, in spregio alla più elementare etica professionale. Questo è il servizio pubblico della Rai in Calabria». L’attacco, frontale, contro il servizio pubblico calabrese, è di Mario Occhiuto. Il sindaco di Cosenza non ha gradito la presenza nella trasmissione Buongiorno Regione di Battista Sangineto, archeologo e docente dell’Università della Calabria il quale, secondo il primo cittadino  «ha sostanzialmente provato a ridicolizzare la storia di Alarico. Ciò è accaduto nel servizio pubblico che dovrebbe, invece, supportare le iniziative delle amministrazioni locali tendenti ad esaltare le attività di promozione culturale e turistica delle città. In altri contesti del Paese accade proprio questo ma la Tg3 Calabria preferisce, evidentemente, dare voce solo a chi critica, a chi distrugge, a chi tende a relativizzare ogni aspetto potenzialmente espansivo delle economie e delle culture. Non mi sembra in alcun modo che si faccia il bene della Calabria – spiega il sindaco – Decine di esperti internazionali ed esponenti di spicco delle Università hanno sottolineato la straordinaria forza della storia di Alarico, così come testate giornalistiche di prestigio, il Times addirittura, ma per la Rai calabrese essi non esistono. Archeologi e studiosi di primissimo livello – ha aggiunto Mario Occhiuto – hanno acclarato la bontà dell’iniziativa che è promozione del nostro territorio ma la Rai ha preferito invitare un ricercatore dell’Unical con il chiaro intento di demolire l’operazione. E’ un atto politico inaccettabile sul quale è impossibile stare in silenzio. Alarico è inserito in un Pantheon che fa di Cosenza una delle città culturalmente più avanzate d’Europa, al punto da essere selezionata tra i venti comuni italiani più belli per la designazione di capitale della cultura 2018». A sostegno delle posizioni del sindaco bruzio anche il professor Pietro De Leo, presidente del Comitato Scientifico su re Alarico: ««Dispiace che  il servizio  pubblico televisivo calabrese  abbia  ospitato,  senza alcun  contraddittorio,  un ricercatore universitario dell’Unical  al solo scopo di demolire  l’operazione  Alarico,  sminuendola  a fiaba, in contraddizione con fatti, eventi,  scritti storici. Seppure possa comprendersi  la differenza di  posizioni  tra studiosi di fatti storici, non so comprendere come  la Rai calabrese,  al di fuori di ogni deontologia, abbia eletto a verità una visione soggettiva, parziale e oltretutto evidentemente erronea, dimenticando quanto ebbi a dichiarare nel programma “I Segni e la Storia”, prodotto dalla stessa emittente, che fu apprezzato anche in ambito internazionale. Nel mentre studiosi di archeologia di tutto il mondo confermano le nostre tesi, proprio la testata giornalistica pubblica calabrese  tende  a derubricarle in fantasie, ferendo  la verità e l’impegno scientifico di eminenti studiosi».

Sequestro di armi nelle campagne di Ciminà

armi-593x443CIMINA’ (RC) – Due fucili, una carabina e numerose munizioni sono state sequestrate dai carabinieri del Gruppo di Locri nelle campagne di Ciminà. Le attività di rastrellamento, attuate nell’ambito di un controllo straordinario del territorio finalizzato alla repressione di reati legati alle armi, alla ricerca di materiale esplodente e al contrasto alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti, ha portato al ritrovamento di due fucili clandestini, di una carabina alterata e di oltre 250 munizioni di diverso tipo e calibro. Il materiale, nascosto tra la fitta vegetazione, è stato individuato dai militari in una zona di campagna particolarmente impervia. Le armi saranno adesso sottoposte ad analisi da parte degli esperti dell’Arma.

Fortugno a 11 anni dalla morte

REGGIO CALABRIA  – «Nessuno può chiamarsi fuori dalla lotta alla criminalità organizzata perché con l’indifferenza e il disimpegno non si possono certo affermare valori come legalità e democrazia». A Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria ucciso a Locri il 16 ottobre del 2005, si deve questo pensiero riportato nel video che ha chiuso, nell’aula magna del liceo “Mazzini”, l’evento in ricordo del politico calabrese barbaramente assassinato. La manifestazione è stata organizzata nell’ambito del progetto ‘Il cammino della legalità: creatività, socializzazione e impegno contro le mafie’. Presenti la vedova Maria Grazia Laganà Fortugno e i figli Anna e Giuseppe, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e l’ex componente della commissione parlamentare Antimafia Angela Napoli. Maria Grazia Laganà Fortugno non ha mancato di sottolineare una serie di criticità che ancora oggi esistono in Calabria: «dalla sanità all’isolamento del nostro territorio, i problemi generano sfiducia. Dobbiamo combattere la ‘ndrangheta e le disuguaglianze della nostra società, per contrastare l’emigrazione dei giovani e per dare ai ragazzi libertà e speranza – ha spiegato – la politica deve dare risposte ai territori ma anche assumere un atteggiamento intransigente verso le mafie, come faceva mio marito Franco». «Voi potete combattere la criminalità organizzata studiando. La questione culturale – ha detto il procuratore Gratteri – che oggi si pone come elemento integrante della lotta alle mafie unitamente all’azione giudiziaria, in realtà è successiva ad un’altra grande questione che è quella dell’istruzione, dello studio e dell’apprendimento della lingua italiana, della storia, delle geografia e della filosofia». «La parola legalità oggi è molto abusata – ha sottolineato invece l’ex parlamentare Angela Napoli – ed è importante che voi giovani puntiate e crediate ancora nella meritocrazia per perseguirla nei fatti. Molti ne parlano senza rispettarne il contenuto. Il cammino della legalità è nella sua essenza un percorso concreto in cui l’osservanza dei doveri e il riconoscimento dei diritti viaggiano insieme». La commemorazione di Francesco Fortugno proseguirà domani. Alle ore 10 a palazzo Nieddu del Rio avrà luogo la deposizione della corona da parte delle Istituzioni dello Stato, alle ore 10.30 sarà celebrata la Santa Messa nella Cappella dell’Ospedale di Locri e alle 11.30 al cimitero sarà deposta della corona da parte della regione Calabria. A seguire presso il comune di Locri sarà sottoscritto il nuovo protocollo di applicazione della cosiddetta ‘Legge Fortugno’, che prevede finanziamenti per 38 milioni di euro. Firmeranno il sindaco di Locri Giovanni Calabrese, il presidente della Provincia Giuseppe Raffa e il governatore Mario Oliverio.

Grave incidente sull’A3 nei pressi di Cosenza Sud, un morto e un ferito

COSENZA – E’ di una vittima e di un ferito il bilancio del grave incidente stradale avvenuto stamane lungo l’autostrada A3, nei pressi dell’uscita Cosenza Sud. Un uomo, Elio Belmonte 47 anni di Cosenza, mentre transitava tra gli svincoli nord e sud della Salerno-Reggio Calabria, era stato costretto ad accostare a causa di un guasto all’auto. Quando è sceso dal veicolo, però, è stato travolto ed ucciso da un altra vettura che in quel momento sopraggiungeva ad alta velocità. L’incidente, che ha provocato una coda di un chilometro e mezzo sull’autostrada lungo la corsia sud, è avvenuto nei pressi della galleria di Serra Spiga.

 

Raffaella Aquino

Dichiarazioni shock di Cafiero De Raho: «Reggio soggiogata dalla ‘ndrangheta»

ROMA – Dichiarazioni shock del procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. Il magistrato, in audizione davanti alla commissione parlamentare antimafia, ha parlato di città soggiogata dalla ‘ndrangheta. “Quello di Reggio Calabria – ha detto – è un territorio in cui le istituzioni sono fortemente isolate: da un lato a causa di una popolazione totalmente soggiogata dalla forza di intimidazione della ‘ndrangheta, dall’altro perché ancora non c’è un canale diretto con l’esterno, un’identità chiara delle persone con le quali ci si rapporta”. De Raho ha parlato anche di una rete segreta in grado di condizionare le scelte ed ha spiegato che tale rete “lega professionisti, uomini della ‘ndrangheta di piu’ alto livello e uomini delle istituzioni. Una rete i cui membri sono sconosciuti anche alla massoneria e caratterizzata dal sostegno reciproco. E’ questo – ha proseguito De Raho – l’elemento di maggiore pericolosità”. Il magistrato ha aggiunto che a Reggio Calabria ogni tipo di lavoro deve essere autorizzato dalla ‘ndrangheta. Così come l’apertura di qualsiasi attività commerciale. Secondo De Raho questa rete segreta annovera anche esponenti delle forze dell’ordine, uomini delle istituzioni, servizi segreti e addirittura anche magistrati.

Giocava online con i soldi del Comune, indagato vicesindaco

PALIZZI (RC) – Avrebbe sottratto alle casse comunali circa 200 mila euro, in gran parte utilizzati per giochi on line. Il vicesindaco di Palizzi Davide Plutino sarebbe indagato per peculato dalla Procura della Repubblica di Locri. Alcune ricevute del gestore William Hill sarebbero state trovate nell’abitazione dell’amministratore dai carabinieri che hanno proceduto ad una perquisizione. L’attività dei militari, su disposizione del procuratore di Locri Luigi D’Alessio e del sostituto Vincenzo Toscano, ha riguardato anche gli uffici del Comune di Palizzi. Sarebbe indagato anche un dirigente comunale del quale non si conoscono le generalità. Sulla vicenda, gli investigatori mantengono il riserbo. Gli uffici comunali di Palizzi sono rimasti chiusi per diverse ore. Appena qualche giorno fa Plutino, che ha rassegnato le proprie dimissioni, per decisione del sindaco Walter Arturo Scerbo si era visto ritirare le deleghe al bilancio, al personale e alla polizia municipale.

La Dia confisca sette milioni di beni a imprenditore

REGGIO CALABRIA – Beni per sette milioni di euro sono stati confiscati dalla Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria all’imprenditore Massimo Siciliano, di 45 anni, attualmente in carcere. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria. Siciliano, ritenuto imprenditore di riferimento del locale di ‘ndrangheta di Antonimina, è stato coinvolto nelle recenti operazioni di “Saggezza” e “Ceralacca 2”. Le indagini, secondo quanto riferito dagli investigatori hanno consentito di disvelare l’effettivo ruolo svolto dall’imprenditore nell’ambito della ‘ndrangheta e in particolare della cosca capeggiata dal suocero Nicola Romano di 68 anni. La confisca riguarda la Icop srl di Antonimina e filiale in Romania e la “G.S.C. Srl Unipersonale”, di Dosolo (Mantova), operanti nel settore costruzioni, manutenzione e riparazione strade, autostrade, ponti e viadotti oltre a disponibilità finanziarie aziendali e personali.

Corruzione, Bindi: «Arma privilegiata dalle mafie»

rosy-bindi1RENDE (CS) – «Le mafie sparano meno, ma corrompono di più. La corruzione è l’arma privilegiata della ‘ndrangheta e delle nuove mafie, che per altro viene praticata senza ricorrere a metodi intimidatori o violenti, quindi combattere la corruzione significa combattere anche la criminalità organizzata».

A lanciare questo allarme è stata la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, che ha partecipato all’Unical di Rende, alla conferenza sul tema “Corruzione e criminalità organizzata: una sfida europea”, per l’inaugurazione dell’anno accademico della facoltà di scienze politiche. Una presa di posizione netta che arriva all’indomani delle tante operazioni anti-corruzione portate a termine in questi mesi da forze dell’ordine e magistratura. Una sorta di nuova frontiera che il crimine organizzato, soprattutto quello della famigerata zone grigia, ha reinterpretato estendendone il controllo soprattutto in quei Paesi che ancora non si sono dati di una legislazione specifica.

«La guerra non è vinta – ha aggiunto – ma il nemico è stato ridimensionato grazie alle leggi e al lavoro dei magistrati e delle forze dell’ordine. L’Italia si è attrezzata con una legislazione rigorosa, l’Europa meno di noi e per questo le mafie migrano. Siamo stati di recente come Commissione in Canada e Toronto è un’altra capitale della ‘ndrangheta. Lì si fanno affari ma non ci sono leggi per perseguirli, abbiamo addirittura problemi per assicurarci i latitanti. Quindi, se non ci sono strumenti globali come la mafia se li è dati, sarà sempre più complicato combatterli».

rosy-bindi2Dalla lotta alle mafie alla violenza legata ai territori di mafia. «Saremo a Melito Porto Salvo con la Commissione antimafia, e poi ci sposteremo a Reggio Calabria perché vogliamo approfondire con i magistrati il tema dei minori e delle donne, tema per noi importante, perché sono un’emergenza vera. La violenza perpetrata su questa ragazza minorenne ci richiama al grande tema della violenza sulle donne, ma non possiamo ignorare il contesto nel quale questa è avvenuta – ha aggiunto la Bindi – In quella banda c’era anche il figlio di un noto capo ‘ndranghetista, e quindi di certo il clima di omertà non è legato solo al problema della violenza sulle donne, ma anche alla paura e, perché no, anche al consenso di un comportamento che in qualche modo accetta la convivenza con la ‘ndrangheta».

Un accenno anche alla questione legata al Ponte sullo Stretto. «Il ponte è una scelta che va valutata sull’opportunità e la fattibilità in rapporto alle altre urgenze del Paese e per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose è evidente che serve una forte vigilanza, ma non bisogna fermarsi per paura delle infiltrazioni».

Caso Sarlo, confermata assoluzione per Tallini e Scopelliti

CATANZARO – La Corte d’Appello di Catanzaro ha confermato l’assoluzione di primo grado, dato che il fatto non sussiste, nei confronti di Giuseppe Scopelliti, ex presidente della giunta regionale calabrese, e Domenico Tallini, ex assessore al personale e oggi consigliere regionale.
Durante il processo, scaturito a causa della nomina di Alessandra Sarlo a dirigente del Dipartimento controlli della Regione Calabria, entrambi erano stati assolti dall’accusa di abuso d’ufficio. Il procuratore generale, nel febbraio 2015, aveva chiesto la riforma della sentenza e la condanna a un anno di reclusione per entrambi. Accogliendo le tesi dei difensori, l’avvocato Aldo Labate per Scopelliti, e gli avvocati Ioppoli e Scalzi per Tallini, la Corte d’Appello ha confermato l’assoluzione a entrambi.