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[#SerieTvNetflix] Hill House: Recensione di un orrore

Dopo i due film, un’alta percentuale di spettatori dell’horror avrà voltato le spalle a questo nuovo adattamento del romanzo di Shirley Jackson “L’incubo di Hill House”, ma non è forse il coraggio a sfidare l’oscurità ad accomunarci?

THE HAUNTING OF HILL HOUSE (in Italia solo HILL HOUSE) prende il suo nome dall’omonimo romanzo e questo è uno dei pochissimi punti in comune con l’opera originale. Se quest’ultima parla di esperimenti sui poltergeist, cose già viste con i vari film e serie degli ultimi dieci anni, questo adattamento di Mike Flanagan ci mette di fronte a un dramma familiare che pone il seme nel passato e cresce negli anni fino a un presente in cui i suoi membri sono ormai logorati e stremati dalla sua morsa.

MA VENIAMO AL SODO!

La serie ci racconta della famiglia Crain, composta da 7 elementi: Hugh e Olivia sono i genitori (interpretati a regola d’arte da Timothy Hutton e Carla Gugino) e Shirley (Elizabeth Reaser), Eleanor (Victoria Pedretti), Theodora (Kate Siegel), Luke (Oliver Jackson-Cohen)  e Steven (Michiel Huisman) sono i cinque figli, che vedremo sia da bambini che da adulti. Questi sette elementi arrivano ad Hill House, una casa in cui aleggia la leggenda di terribili accadimenti ed eventi paranormali, per restaurarla e rivenderla nel tempo di un’estate. Man mano che i giorni e le notti passano, però, sempre più incidenti allontanano il traguardo finale trattenendo la famiglia nella casa.

PAURE SOPRANNATURALI O UMANI SENSI DI COLPA?

Se, però, nei film e nelle serie degli ultimi anni notiamo un riconoscimento celere dell’entità soprannaturale, nella serie Hill House tutto è nascosto in una bruma psicologica di sensi di colpa, rimpianti e malinconia tipici del gotico classico, parlando di allucinazioni e incubi. I personaggi non combattono il loro presente ma, per lo più, scappano rintanandosi dietro costrutti ed espedienti mentali che negano ciò che hanno vissuto. Troviamo un Luke tossicodipendente, uno Steven romanziere che maledice la follia nel proprio sangue. Però, anche gli altri personaggi principali fin da subito sono delineati e precisi nel loro carattere e spessore. Tra questi, Theo ed Eleanor, due citazioni al romanzo principale, come Shirley che prende il nome dall’autrice.

UNA REGIA OTTIMA PER UNA STORIA MAGISTRALE

Flanagan dirige con maestria questi 10 episodi, a partire da un’introduzione con excursus. Poi prosegue dedicando ogni singolo episodio (tra i 50 e i 70 minuti) ai protagonisti: ci mostra ciò che loro vedono, il loro apporto alla storia del passato e del presente e, soprattutto, il loro modo di affrontare la vita dopo i tragici eventi avvenuti a Hill House.

Una storia raccontata magistralmente con una struttura sinuosa che conduce lo spettatore per mano tra passato e presente delimitando il confine tramite i colori più caldi del passato e più freddi del presente. Una serie che si conclude al termine del decimo, frenetico episodio. Un episodio che non ha bisogno di un seguito, ma da cui possono essere estrapolate altre storie legate ai personaggi secondari, capaci, in poche scene, di regalare emozioni forti e sentimenti contrastanti.

La regia di Flanagan si è mostrata capace di remare contro la moda dello Jumpscare, tessendo un orrore sempre presente sotto i nostri occhi. Un orrore integrato in un ambiente notturno e gotico che ci porta a diventare “sensibili” e trovare ciò che un occhio poco attento non vedrerebbe. L’episodio 6, poi, è una perla registica con lunghi piani sequenza capaci di trasmettere l’ansia ma, soprattutto, le emozioni dei protagonisti nelle scene. A volte le metafore utilizzate vengono espresse con forza per lunghi minuti, rendendole quasi ovvie e ripetitive. Un modo che ho trovato personalmente fastidioso, ma dovuto a una trama complessa e ricca di informazioni che possono sfuggire.

IN CONCLUSIONE

Questa serie originale Netflix non è destinata ai ragazzi, seppure ci siano accenni a IT e soprattutto Shining, ma a un pubblico di mezzo. Lo stesso che può immedesimarsi nelle sette sfaccettature umane inscenate e vivere a pieno questa serie complessa e lineare allo stesso tempo.

Hill House non vuole essere un momento di svago orrorifico, ma far riflettere sull’animo umano, sulla paura, sulla logica razionale, sull’innocenza. Su cosa significa essere una famiglia al giorno d’oggi. Tuttavia, mantiene una trama ben delineata e mai confusa che costringe lo spettatore a guardarsi allo specchio e affrontare il proprio passato.

 

Daniele “Mr. Ink” Ferullo

https://youtu.be/gTZyG1mpz4k

Cosenza, il successo dei Casa Surace sbarca a “Le Strade del Paesaggio”

Casa Surace a "Le Strade del Paesaggio"COSENZA – Risate e qualche spunto di riflessione sono il connubio perfetto per sintetizzare l’avvento a Cosenza dei Casa Surace. Il gruppo di giovani attori, nato sul web nel 2015, ha partecipato alla prima serata del festival del fumetto “Le Strade del Paesaggio” giunto alla sua dodicesima edizione. In rappresentanza del collettivo di Casa Surace sono giunti in Calabria Fernanda Pinto, Daniele Pugliese, Riccardo Betteghella, e Bruno Galasso. L’incontro si è tenuto al Castello Svevo di Cosenza ed è stato moderato dal giornalista de “la Repubblica” Alessandro Di Nocera. 

Un fenomeno nato sul web

Un progetto partito quasi per caso ma che ha preso piede sul web. Ed è proprio lì che il gruppo di Casa Surace sta ottenendo un successo sempre più crescente. Il gruppo di attori si muove in blocco mettendo in scena dei video, condensati in pochi minuti, ma che richiedono diversi giorni per la loro realizzazione. Durante la serata i giovani hanno interagito tra di loro inscenando, durante l’incontro-intervista, dei piccoli sketch improvvisati. Il fumetto, protagonista della 3 giorni calabrese, è stato il motivo d’interazione con il pubblico. Casa Surace è una vera e propria casa di produzione video che vanta su Facebook oltre un milione e mezzo di seguaci. I social network sono lo strumento utilizzato dai giovani campani per divulgare i propri contenuti. Una comicità Casa Surace a "Le Strade del Paesaggio"genuina che unisce la satira all’esasperazione di alcuni luoghi comuni. Ma non mancano le citazioni relative al cinema e al teatro. La battuta sempre a portata di mano per ogni interrogativo rivolto. «Voi ci chiederete cosa c’entriamo con i fumetti – dichiarano scherzosamente – ed è ovvio che anche noi ci stiamo ponendo la stessa domanda». 

I brand chiamano, Casa Surace risponde

Grandi marchi, nazionali e non solo, hanno collaborato con i giovani attori per la realizzazione pubblicitaria di alcuni video. Il format piace e le collaborazioni per la produzione di contenuti aumenta.  

Il mondo dei social e Internet

Gli studenti fuori sede, l’organizzazione dei matrimoni al Sud, la differenza tra il Nord e il Meridione ma anche video musicali che strappano tante risate a chi li segue: sono molteplici gli ingredienti che si possono trovare sulla tavola dei Casa Surace. Il cibo, a tal proposito, è l’elemento imprescindibile che, da buoni giovani del Sud, viene sempre posto in risalto nei loro video. Il loro esempio mette in luce la possibilità di conquistare un pubblico variegato sfruttando appieno le potenzialità che offre la Rete. Un progetto che, visto il successo, li ha portati anche allo scorso Festival di Sanremo. Il linguaggio del teatro e quello del cinema trovano nei video ironici dei ragazzi campani un condensato di scherzosità e di divertimento. Una comunità che è nata sui social e che da lì si sta diffondendo ad ampio raggio.  

Alessandro Artuso

[#JapanTime] Il sistema lavorativo in Giappone

Finalmente ci siamo. Ci troviamo in quel periodo dell’anno in cui si ferma tutto, in cui si va lontano, in cui si cambia vita, almeno per qualche giorno.

In Italia sappiamo bene come funzionano le vacanze estive, ma in Giappone la mentalità è molto diversa. Vediamo in questo nuovo Japan Time la giornata tipo di un lavoratore nipponico, per capire perché in tutto il mondo i giapponesi sono definiti come gli stakanovisti per eccellenza.

E’ risaputo che nel Paese del Sol Levante le persone lavorano, lavorano e ancora lavorano, ed è così, ma non come pensiamo noi. Esiste l’etichetta secondo cui i giapponesi lavorano fino allo stremo, ma che cosa si intende?
E’ facile ritrovare, anche in qualsiasi anime, le scene di massa in cui vengono rappresentate le metropolitane affollate e le fermate dei mezzi pubblici strapiene.

Quella che ci viene mostrata è la classica mattina nipponica, che ha inizio fra le 8 e le 9.30, momento in cui tutti si recano al lavoro.

lavoro giappone metro

La stessa scena si ripropone all’imbrunire, tra le 17 e le 18 circa. Passano così le giornate, con inframezzi su treni e autobus di circa due o tre ore. Le persone lavorano 8 o 9 ore massimo, quindi un orario normale che in Italia molti sono abituati a sostenere. Ovviamente c’è chi lavora 60 ore a settimana, ma è un ritmo lavorativo presente anche qui a chiazze.

E allora, perché i giapponesi sono visti come instancabili lavoratori?

La differenza fra loro e gli “altri” è che durante il lavoro esiste solamente il lavoro. Non ci sono troppe pause caffè, non ci sono distrazioni, non si parla fra colleghi durante l’orario di servizio. Lo stacanovismo nipponico consiste in questo, una instancabile dedizione al lavoro che ha favorito e favorisce tutt’ora una produttività senza eguali. A sostenere questa linea è anche il grande attaccamento all’azienda: i nipponici sono infatti legati con l’anima all’attività che gli dà lo stipendio e spesso molti di loro rimangono anche oltre l’orario di lavoro per finire ciò che avevano iniziato. E qui si pone però un problema molto serio del sistema lavorativo giapponese: molti straordinari non vengono pagati. E’ una cosa comune, che accade in molte parti del mondo, ma in Giappone è quasi prassi che ciò avvenga.

giapponese lavora notte


A fine giornata, molti si fermano oltre l’orario di lavoro con i propri colleghi per bere qualcosa. Per i lavoratori è molto importante fraternizzare con le persone che si hanno a fianco per tutte quelle ore al giorno, ma questo ovviamente toglie tempo alla famiglia. Molto spesso è normale che si ritorni a casa alle 23 passate.


Durante i fine settimana, le aziende organizzano incontri fra i lavoratori insieme alle loro famiglie.

Si tratta di piccole gite facoltative, ma a cui partecipano tutti quanti malvolentieri, per senso del dovere e perché viene sentito come un obbligo morale verso l’azienda.
Per legge, ai dipendenti sono concesse delle ferie, ma questi raramente ne usufruiscono, rimanendo a svolgere i propri compiti. Se decidono di andare in vacanza, si parla di quattro o cinque giorni al massimo.
Tutto questo stress porta alla morte prematura di molti dipendenti che, non fermandosi mai, alla fine cedono. E’ uno dei tanti lati negativi della società giapponese.


Dunque, un sistema lavorativo non repressivo, ma responsabile quello del Paese del Sol Levante, che non si caratterizza con lunghe giornate di lavoro, ma da forte stacanovismo da parte dei dipendenti, che sono pronti a dare anima e corpo per il proprio lavoro.
Grande senso di responsabilità o esagerazione?

                                                                                                                         Paolo Gabriele De Luca

Torna il festival del fumetto Le Strade del Paesaggio, Annunciati i Primi Ospiti Internazionali

Tra i primi ospiti annunciati a Le strade del Paesaggio Miguel Angel Martin, David Lloyd, autore di V for Vendetta e il disegnatore di Pocahontas.

Dal 21 settembre, torna uno dei più attesi e innovativi festival del fumetto in Italia: Le Strade del Paesaggio che taglia il traguardo del dodicesimo anno.

Punto di riferimento fra i festival del meridione, l’appuntamento che si terrà a partire dalla terza settimana di settembre animerà il borgo storico della città di Cosenza, nel cuore della regione Calabria, con artisti in residenza, mostre, cosplayers, parate e rievocazioni storiche, spettacoli, giochi tradizionali, di ruolo, di società e videogames.

Tanti i luoghi coinvolti, come ogni anno, per il primo week end della rassegna che prevede tre giorni di programmazione intensa. Un programma corposo, che di settimana in settimana, non mancherà di sorprendere per ricchezza e qualità della proposta in cartellone.

Annunciate le più importanti mostre in programma e i primi ospiti confermati in questa XII edizione.

Sono tre i disegnatori di fama internazionale che animeranno lo spazio del Museo del Fumetto e porteranno nella città di Cosenza tre altrettante mostre. Nell’ex Convento di Santa Chiara, oggi Museo del Fumetto, verrà ospitata una grande mostra antologica dedicata a John Pomeroy, l’animatore americano che ha contribuito con la sua matita ad alcune delle produzioni più importanti della Walt Disney Company.

John Pomeroy

Un esordio che risale al 1973 con lavori come Winnie The Pooh e Tigger, Brisby e il segreto di Nimh, CharlieAnche i cani vanno a Paradiso e Fievel sbarca in America.

L’antologica a lui dedicata, si pone come summa delle sue capacità artistiche raccogliendo in un unico blocco tutta la declinazione dell’arte che lo rappresenta e che ha caratterizzato tutta la sua produzione. Un percorso artistico, il suo, segnato da un’importante ascesa che lo porta a essere animatore supervisor di grandi produzioni come Pocahontas.

E ancora una mostra sul fumettista inglese David Lloyd, noto al largo pubblico per aver illustrato V for Vendetta, tema portante della retrospettiva a lui dedicata.

David Lloyd

Nome dalla caratura internazionale, esordisce nel fumetto nella seconda metà degli anni Settanta, lavorando per alcune testate della Marvel Comics, ma è nel 1982 che arriva l’occasione che lo farà conoscere nel panorama internazionale e questa chance si chiama V for Vendetta. Una storia che nasce dall’intuizione di Dez Skinn, ex redattore della Marvel che gli chiede di creare un nuovo personaggio che diventerà mitologico: il terrorista anarchico che indossa la maschera di Guy Fawkes, frutto di una sinergia con Alan Moore.

La graphic novel dalla trama nota, ha la caratteristica di essere intrisa di riferimenti politici e filosofici, citazioni musicali e letterarie, immagini oniriche e visionarie, tutti elementi che hanno contribuito a rendere ancora più affascinate la produzione artistica di Lloyd.

Infine Beyond the Dark, retrospettiva dedicata a Miguel Angel Martin.

Miguel Angel Martin

Nelle illustrazioni in mostra troviamo il segno caratteristico delle sue produzioni.

Dissacrante e provocatorio Miguel Angel Martin, autore spagnolo, si è imposto all’attenzione del pubblico con opere come Psychopatia SexualisIl suo tratto, quasi infantile e delicato, si pone in realtà come antitesi rispetto alla trama stessa dei fumetti che ha realizzato durante la sua carriera. Il tema infantile è una costante che ritorna anche nel suo lavoro più famoso Brian the brain, la storia di un bambino che vive nel futuro privo di scatola cranica. Un lavoro dalla cadenza ritmata che fa da contrappasso al contrasto netto fra una visione decadente della vita e la volontà forte di voler restituire l’idea di un mondo migliore e più giusto.

Ad inaugurare l’edizione 2018 infine Casa Surace, la famosa factory nata sul web che inaugura la dodicesima edizione del Festival del Fumetto venerdì 21 settembre. Factory e casa di produzione nata del 2015 da un gruppo di amici e coinquilini. Radici e valori del Sud, stereotipi da smontare, comportamenti, usi e costumi, vengono mixati e rielaborati in sketch e video ironici che hanno dato vita ad una vera e propria social community. Il loro lavoro trae ispirazione dal mondo del cinema e del teatro e dai nuovi linguaggi della rete, mantenendo la giusta dose di spontaneità e divertimento.

Il borgo storico della città di Cosenza, si prepara così ad accogliere un evento multidisciplinare, che nel corso degli anni ha ospitato artisti del calibro di Milo Manara, Gilbert Shelton, Tanino Liberatore, Charlie Hebdo, Riccardo Mannelli, Angelo Stano, Bruno Brindisi, Davide Toffolo, Enrique Breccia e nell’ultima edizione ha registrato oltre 25.000 presenze. Tra gli obiettivi de Le Strade del Paesaggio, anche in questa XII edizione la creazione di un forte legame tra il mondo dell’arte sequenziale e il racconto del territorio di riferimento.

Il Festival Le Strade del Paesaggio è a cura di Cluster Società Cooperativa e Provincia di Cosenza, con il patrocinio del Comune di Cosenza.

Per approfondimenti

www.lestradedelpaesaggio.com

[#NerdCuriosity] Do you speak …? Lingue strane per Nerd Curiosi

Settembre segna sempre l’inizio di un nuovo anno. Non Gennaio, Settembre. Tutto quello che avevate ponderato durante l’estate, tutte quelle idee rimaste in sospeso, adesso sono lì a chiedervi il conto.

E visto che siamo in tema di buoni propositi, con l’inizio di un nuovo anno perché non imparare una lingua?

Non stiamo parlando del tedesco o dell’inglese (sempre bene accette), ma di tutte quelle lingue inventate che popolano il mondo del cinema, dei libri, dei videogiochi, insomma tutto quello che piace ai nerd.

Per chi non lo sapesse, le cosiddette lingue “artificiali”, cioè tutte quelle create appositamente da una o più persone e che non si sono sviluppate in modo autonomo nelle culture popolari, creano un universo quasi sconfinato, così grande da richiedere una vera e propria classificazione a seconda del contesto in cui sono state progettate. Tale classificazione contiene tre macrocategorie:

lingue artistiche, nate per essere usate nelle opere letterarie, musicali, teatrali e in qualunque espressione, appunto, artistica;

lingue ausiliarie internazionali, create per affiancare le lingue ufficiali degli stati e dei continenti (come l’esperanto per l’Europa);

lingue logiche, usate in campo filosofico.

A noi interessa la prima categoria, che già di per sé rappresenta una buona fetta di tutto il gruppo. Ovviamente non è possibile descrivere (né nominare) tutte le lingue artistiche esistenti, qui ci proponiamo di parlare solo di alcune, tra le tante famose, che ogni nerd dovrebbe conoscere.

Neolingua – “1984”,  George Orwell

Creata dal genio Orwell in uno dei suoi migliori romanzi, 1984, la Neolingua è senza dubbio una delle più importanti lingue inventate nell’universo letterario. Lo stesso autore vi dedica un’ampia sezione nel libro per spiegarne regole e soprattutto finalità. Questa lingua, infatti, si caratterizza per essere la base su cui si poggia il regime dittatoriale imposto dal partito Socing: attraverso un pauroso impoverimento del lessico, perpetrato introducendo l’uso di monosillabi e di parole contratte, ogni cittadino non ha più la possibilità di esprimere pensieri e concetti profondi, limitando la comunicazione e, di fatto, impoverendo anche la mente dell’uomo.

E una mente “povera” è una mente molto facile da controllare e manipolare..

Klingon – Star Trek

Forse la più celebre, il Klingon  è la lingua per eccellenza dell’universo di Star Trek. Inventata da James Doohan nel 1979 e poi codificata dal glottoteta Marc Okrand nel 1984, il Klingon possiede una struttura grammaticale Oggetto – Verbo – Soggetto , quindi invertita rispetto a quella “umana”. Poiché è entrata nell’immaginario collettivo come una delle lingue nerd per eccellenza, esistono tutorial, corsi , scuole e persino opere letterarie tradotte. Tuttavia l’apprendimento non è affatto semplice, da un lato perché  è molto raro trovare persone che lo parlino in modo fluente e con cui esercitarsi (non è propriamente una lingua usata nella vita di ogni giorno..) e dall’altro perché è un linguaggio nato per dar voce al popolo dei Klingon, gente belligerante e prepotente, per cui ha molte espressioni belliche ma poche usabili nella quotidianità.

Quenya – “Il Signore degli anelli”, J.R.R. Tolkien

Il Quenya è una delle lingue principali del mondo di Arda creato da Tolkien nel suo capolavoro, Il Signore degli Anelli. Ideato nel 1912, il Quenya, lingua degli Elfi Noldor e Vanyar , non ha mai smesso di subire aggiunte e sviluppi fino alla morte di Tolkien stesso: la mente prolifica dello scrittore inglese, infatti, non si è mai arrestata nel lavorare su questo complesso linguaggio, scrivendo numerose opere, ancora oggi inedite. Tutto questo ha portato miriadi di studiosi a provare, senza successo, a costruire una grammatica e un lessico ufficiali, tali da poter riconoscere il Quenya come una vera e propria lingua, ma tuttora, proprio per i numerosi scritti ancora non pubblicati e per la mancanza di fonti complete, non è stato possibile . Rispetto al Klingon, inoltre, il Quenya si presenta come più che adatto alla comunicazione poiché ricco di espressioni e vocaboli utilizzabili nella quotidianità. Per chi fosse interessato, il web è pieno di risorse per imparare l’elfico, così come troverete facilmente libri e manuali al riguardo.

Mando’a – Star Wars

Lingua ufficiale dei Mandolariani, popolo cosmopolita alleato dei Sith, il Mando’a è una delle principali lingue di Star Wars. Sulla sua origine rimangono dei dubbi poiché non ha una vera e propria radice, ma è comparsa in diversi momenti a partire dal videogioco Star Wars:Knight of the Odl Republic, per poi svilupparsi nei libri relativi alla serie Republic, fino a essere effettivamente connotata dalla glottologa Karen Traviss.

Il Mando’a è una lingua essenzialmente parlata, tanto che non esistono fonti scritte. Questo la rende poco appetibile per i fan che non sarebbero spinti a impararla, sia per le sue numerose lacune sia perché, come tante altre lingue tipiche di popoli dediti alla guerra, presenta un lessico davvero molto poco adatto alla vita quotidiana.

Na’vi  – Avatar

Na’vi si riferisce sia alla lingua sia al popolo che la parla, i Na’vi appunto, gli abitanti indigeni dalla pelle blu del pianeta Pandora, luogo immaginario del film Avatar di James Cameron. Nato dalla mente del linguista Paul Frommer (che pare ci abbia impiegato quasi un anno al suo sviluppo), il Na’vi è una lingua esclusivamente parlata, mentre la trasposizione in forma scritta con l’alfabeto latino è un procedimento attuato dagli umani. Poiché Cameron voleva che la lingua usata nel film fosse “aliena” ma comunque piacevole all’ascolto e soprattutto non troppo difficile per gli attori, il Na’vi si basa su elementi esistenti, ma combinati fra loro in modo unico.

Se vi siete incuriositi, qui potete trovare il dizionario!

Noemi Antonini

 

[#NerdEvents] Lucania Is Comics, un piccolo evento dal grande cuore

Si sa, come si viene accolti nel Sud Italia non si viene accolti da nessun’altra parte: ospitalità, persone amichevoli, bel tempo, il mare, il cibo, sembra proprio un paradiso. Il Lucania Is Comics incarna esattamente tutto questo, tutta la cultura e la solarità meridionale.


Il Mezzogiorno d’Italia si sta facendo sempre più protagonista della realtà Nerd. Tantissime le fiere del fumetto nate negli ultimi anni nel territorio, che hanno da offrire un mondo di divertimento anche nelle realtà più ristrette.
La redazione di Nerd30 è stata presente proprio alla seconda edizione del Lucania Is Comics, evento organizzato dall’associazione Nerdworks nei giorni 17 e 18 Giugno, scoprendo un nuovo tipo di realtà, molto diverso dai comuni eventi a tema nerd.

stand lucania

La fiera, organizzata all’interno del Polo Acquisti Lucania, si è dimostrata sin dall’apertura un ambiente estremamente accogliente, colorato, e ricco di eventi. Nonostante le piccole dimensioni, l’evento ha trovato il suo cuore pulsante nella bellezza del luogo e nella grandezza delle persone. Vediamo un po’ più da vicino, dunque, cosa ha offerto quest’anno il Lucania Is Comics.
Tantissimi cosplayer hanno invaso il centro commerciale, provenienti da tutta la regione e colorando ogni angolo del posto. Molti gli ospiti importanti che hanno preso parte al Lucania, come: Edoardo Stoppacciaro, doppiatore di Robb Stark di The Game of Thrones e tanti altri; fra gli ospiti Bonelli abbiamo incontrato Giulio Giordano e Rosario Raho, disegnatori di “Martin Mystere”; poi, ancora, Gianfranco Giardino, inchiostratore per Diabolik.


Ovviamente la struttura ha ospitato vari autori e fumettisti, fra cui Antonio Polosa, scrittore fantasy lucano, e la scuola fumettistica Redhouse Lab. Sempre presente e ben fornita l’area games e retrogames e, organizzazione impeccabile, inoltre, per l’attesissimo cosplay contest, ormai d’obbligo in ogni fiera nerd che si rispetti, con tantissimi costumi tutt’altro che da dilettanti. Da sottolineare inoltre la presenza di un’importante e professionale area stampa, adibita a interviste ed eventi di vario genere.
Perfetta la coordinazione tra staff e redazione di Nerd30 che, tra foto e interviste, ha colto l’occasione per portare la cultura nerd calabrese in trasferta. Tra i giochi organizzati la sempre verde caccia al redattore che, con qualche regola rivisitata, ha divertito e intrattenuto i partecipanti. Tantissime le persone allo stand di redazione che ci hanno regalato allegria, felicità e feedback positivi.

disegnatri lucania
Il Lucania Is Comics è una fiera giovane e, tra gli eventi neonati, è sicuramente uno dei più godibili, a cominciare dalla struttura, grande e fresca, cosa che in estate aiuta tantissimo soprattutto i cosplayer, e con tutti i servizi a portata di mano. Inoltre, si ha avuto modo di constatare che l’organizzazione è estremamente curata, frutto della collaborazione amalgamata fra più realtà esistenti nella Regione, che si sono unite per dare vita a un evento di questa portata. Prendere parte alla fiera è significato entrare in contatto con persone disponibili, accoglienti e che sanno far sentire sempre a proprio agio staff, collaboratori e visitatori. Ciò che contraddistingue il Lucania Is Comics è la voglia di far conoscere sempre di più i propri artisti e scrittori, i propri prodotti, le proprie realtà, per dimostrare insieme a tutti gli altri che nel Mezzogiorno le idee circolano, che il mondo nerd è attivissimo e che la voglia di fare è tanta. Costruire una realtà così solida nel giro di due anni non è cosa da poco e tutti ci auguriamo che la fiera lucana cresca sempre di più, da tutti i punti di vista.


E allora cosa aspettate? Il prossimo anno un evento in più da non perdere assolutamente! Valigie pronte, si va in Lucania!

                                                                                                         Paolo Gabriele De Luca

[Interview] Il Mondo Nerd visto attraverso l’Occhio del Rinoceronte di ON

L’essere Nerd, come forma di ricerca dell’arte contemporanea, realizzazione delle proprie passioni. Mandare al diavolo i filtri che adottiamo nella società per essere più sinceri con noi stessi, godendo di ciò che più ci piace. Abbiamo fatto quattro chiacchiere col Rinoceronte di Orgoglio Nerd, Daniele Daccò, scoprendo un po’ del mondo Nerd visto dall’Occhio del Rinoceronte. Spesso è difficile coltivare i propri sogni in una società che emargina ciò che non comprende, ma se si è abbastanza testardi da portare avanti i propri progetti possono nascere realtà meravigliose e stimolanti come ON. Ma basta parlare, ora tocca al nostro ospite raccontarci come tutto è iniziato.
Tanto Tempo Fa in una Galassia Lontana Lontana…

Chi è il “Rinoceronte”?rinoceronte 2

Partiamo subito con una domanda profondamente filosofica? Bene. Il Rinoceronte è la”mascotte” di OrgoglioNerd, l’aspetto del direttore nel nostro immaginario. Il Rinoceronte è una versione un poco più sgrossata, egocentrica e fanfarona del sottoscritto, qualcosa di più di un semplice nome d’arte. Tramite esso ON guarda il mondo e si rapporta con esso, è qualcosa di morbido sul quale cadere, diciamo.

Fare della propria passione un lavoro è il sogno di tanti, ma solo in pochissimi riescono a realizzarlo. Come nasce il progetto Orgoglio Nerd?
OrgoglioNerd nasce dalla necessità, la necessità di alcuni appassionati di svegliarsi felici, fieri di fare quello che fanno. OrgoglioNerd è dove riversiamo le nostre passioni, non un palco dal quale gridare una verità, non siamo nessuno, non abbiamo nessuna grande consapevolezza segreta da urlare. OrgoglioNerd è un luogo di confronto, nato per crescere insieme a chi ci segue. Anni fa gestivo le pagine a tema Fumetto di un grande sito di Videogiochi. Dopo alcuni diverbi, io e la redazione ci siamo trovati con un pubblico, tanto da dire, ma non un posto dove dirlo. Così è nato ON, il nostro faro di speranza. La nostra necessità.

redazione ONIn molti hanno provato a trovare una definizione di “Nerd”, voi stessi avete lanciato una rubrica per far luce sul significato in continua evoluzione di questa parola. Qual è la definizione a cui siete giunti?
Ne parliamo in Teoria N, il nostro quarto libro. Non si tratta di una definizione, ma appunto di una teoria, la nostra. Una teoria volta a indicare il Nerd in senso ampio, non nel singolo. Per noi nessuno può dire a un altro se è Nerd oppure no, è una cosa che devi sentire dentro di te. La teoria alla quale siamo giunti ora, sempre in divenire, è: “Nerd è Colui che ha una passione ed è disposto ad essere emarginato pur di seguirla”. Una sana passione, qualsiasi essa sia, anche il ballo. Se essa ti rende felice e sei pronto a rimanere solo pur di mantenere la tua identità… Beh, ci siamo. E ricordate che “essere disposto” non significa “essere”.

Il fenomeno “Nerd” negli ultimi periodi ha raggiunto sempre più consensi tra  giovani e meno giovani. Inizialmente i Nerd erano un cerchio ristrettissimo di persone, ora in molti si sono avvicinati a questa realtà, per quanto ancora ci siano persone che tendono a non prendere sul serio questa nuova ramificazione culturale. Cosa ne pensi dei Nerd del 2016?
Un curioso che si avvicina a un tema per moda, ammettiamo i film Marvel, ma poi rimane immischiato e la sua curiosità gli permette di accrescere la propria cultura non vale assolutamente “meno” di chi colleziona fumetti da prima della moda Marvel. L’idea del Nerd elitario, che possiede la propria cultura, è molto insana a nostro avviso. La mia idea personale di individuo Nerd (ma in generale di individuo) è qualcuno che tiene a divulgare cultura, a scambiare esperienze per crescere e non che spara frasi tipo “non sai niente di Star Wars, stai zitto.”  OrgoglioNerd  ha migliaia di lettori e siamo assolutamente coscienti che solo una piccola parte di essi è Nerd nel senso più classico del termine, ma è proprio questo il punto. Arrivare a più persone possibili per la divulgazione. Creare solo una cerchia di snob che si compiacciono di conoscere il numero d’attracco del Falcon su Bespin è solo deleterio.


Meglio Nerd oggi o negli anni ’90?
Per noi è indifferente, conta il singolo individuo non l’etichetta o la generazione. Qualcuno non vale più di qualcun rino 3altro solo perché ha visto l’Holiday Special o sa cosa intendo quando dico: THACO! I Nerd di diverse generazioni dovrebbero scambiarsi informazioni e punti exp per aumentare di livello insieme e non darsi battaglia.

Vorremmo conoscere il videogioco, il libro e il fumetto preferiti da Daniele Daccò.
Uh, complicata. Ho sempre avuto un’insana passione per Diablo 2, classe Barbaro. Ebbene si. Nei Video-Games però prediligo sempre una buona idea rispetto a un sistema ripetitivo, direi quindi Incredible Machines. Il libro: ce ne sono centinaia. Quello che però mi viene sempre in mente per primo è “C’Era Due Volte il Barone Lamberto” di Rodari. Non mi stancherò mai di consigliarlo. Lo stesso vale per il fumetto, troppi si agitano nella mia mente, potrei dirti Mad Love di Bruce Timm e Dini quanto Rughe di Paco Roca.

Parliamo dei tuoi libri: l’Occhio del Rinoceronte, L’Altro Occhio del Rinoceronte e Il Terzo Occhio del Rinoceronte. Da dove nasce l’idea di una storia che possa unire la realtà di un gruppo di studenti al mondo di D&D?
Nasce dalla realtà, anni di sessioni di Dungeons And Dragons fatte di lacrime, risate e battute. Anni ad analizzare i protagonisti dei film con le regole dei manuali. Ma Freddy Krueger avrà livelli da ladro?

Devo molto al mio party di D&D, i miei compagni d’arme, la mia famiglia.

Cosa ne pensi della scena fumettistica italiana?
Facendone parte, sono ancora agli inizi ma qualcosina ho dedotto, direi che ne sono entusiasta. Si respira aria nuova, nuove possibilità, devi ancora insistere come un mulo, anzi come un rinoceronte, ma il muro prima o poi crolla comunque.
rino e onigiri

Sia tu che la tua redazione ponete all’attenzione dei vostri fan i problemi sociali che scuotono il pensiero comune, non censurando il vostro giudizio personale. Come reagisce la community ai contenuti di questo tipo, dove esce la sincerità delle persone che animano il vostro progetto?
Molto positivamente! Ragionando su grandi numeri ovviamente non possiamo “accontentare tutti”, avremo sempre opinioni discordanti, ma è questo il bello, no? ON non è un semplice sito che parla di “roba nerd”, noi diamo il nostro personale punto di vista sulla società, sull’attualità. Un punto di vista intimo, Nerd. Cerchiamo sempre di fare ciò che riteniamo giusto e, a prescindere se il lettore sia d’accordo oppure no sulla nostra tesi, questo traspare e viene apprezzato.

Ultima domanda, la scelta che ha pregiudicato tantissime amicizie negli anni ’90, un tributo ai 20 anni di Pokémon che si celebrano quest’anno: Charmender, Bulbasaur o Squirtle?
Assolutamente Charmander, in seconda battuta Squirtle, altrimenti non ci gioco. Perché scegliere altro quando puoi scegliere un Drago?

 

Miriam Caruso

[Retrospettive] La Rivincita dei Makers, il lato oscuro di alcuni Nerd

makerEsistono solo due tipi di persone, chi si compra il nuovo “Sumsang Planetary V6”, col nuovo Os 8.8 con le nuove icone, ma le solite falle di sistema, e chi, in qualche modo, prova a farselo da solo il telefono.
Ok… ok… ora starete pensando: “ma chi, avendo la possibilità di comprare un telefono bello e pronto, se ne costruirebbe uno?”
Ma è ovvio, i makers!
Questi loschi personaggi, conosciuti anche col nome di “smanettoni” amano sperimentare, riparare e creare da soli la propria tecnologia.
Per quanto possa sembrarvi una pratica strana, il vostro buon “narratore” si farà carico di introdurvi in questo complicato e oscuro passatempo.

Il ritorno del movimento Punk, ma non come lo ricordate voi…punk
Il Punk è stato il movimento musicale più influente e alternativo degli anni 70/80 che ci ha segnato non solo per gruppi come i Ramones e i Clash, ma anche per la sua filosofia.
Punk in inglese significa “brutto”, fatto male, da quattro soldi, ma nonostante questo le canzoni trasmettevano un messaggio preciso, con forza e senza passare per mezzi termini.
Per scrivere canzoni non dovevi essere un musicista virtuoso o un ottimo paroliere, ti bastava sapere tre accordi, tenere in mano due bacchette e gridare con forza e passione un messaggio.
Col tempo questo movimento musicale si è arenato, ma nonostante questo i makers, a distanza di anni, hanno ripescato questa filosofia, ridimensionandola e adattandola alle loro attività.
Come nel Punk, tutto quello che viene creato da un maker non deve essere per forza bello, o perfetto, né deve avere garanzia o certificazioni varie, chi si butta in questi progetti lo fa con passione, costanza e con la voglia di imparare.

arduinoL’Italia che crea
Nonostante il fatto che noi italiani veniamo spesso additati come arretrati sul campo tecnologico, siamo molto attivi nel campo del making, anzi, possiamo considerarci quasi degli innovatori di questo movimento.
Prima del 2008, per sviluppare anche semplici progetti di elettronica, o avevi qualche micro-controllore costoso difficile da usare e brutto da vedere o il tuo progetto rimaneva solo un sogno nel cassetto, però, grazie ai ragazzi del team di Arduino molti di questi sogni sono diventati realtà.
Arduino è una scheda di prototipazione rapida poco più grande di una carta di credito basata sui processori Atmel, costruita col concetto di rendere semplice la creazioni di progetti di elettronica/domotica.
Ad oggi, l’Arduino è un vero oggetto di culto, sia qui in Italia sia all’estero, imponendosi come strumento di istruzione nelle scuole, o anche in progetti professionali, arrivando persino ad essere usato nella moda grazie alla versione Lylipad, ovvero una versione “indossabile” di questa scheda.
Inoltre è obbligatorio parlare dei numerosi eventi che si svolgono nel nostro paese, passando da quello più importante, la Maker Feire, che ogni anno è luogo di incontro per makers italiani e non, fino ad arrivare a quelli più piccoli, come ad esempio l’Arduino Day oppure la nascente MakerInFF, che al suo esordio nel soleggiato 12 Settembre 2015 ha saputo incuriosire e dare a tutti i partecipanti quella voglia di creare e partecipare che solo pochi eventi riescono a dare.

Il Web che crea
Il Web è stato un punto di incontro per ogni genere di nicchia: amanti degli Horror, della cucina estrema, del paranormale, dei nerd, e ovviamente anche dei makers.
In tutto il Web si possono trovare siti su questi nerd smanettoni, tra cui:

  • Instructables: Tutorial, tutorial per tutto, e non mi riferisco solamente a progetti elettronici, parliamo di
    octocat GitHub
    Octocat, la mascotte di GitHub

    cosplay, dolci, lavori di casa di qualsiasi tipo, e infine anche il Mjolnir, il famoso martello di Thor replicato grazie a dei potenti magneti, un lettore di impronte digitali e un Arduino Mini.

  • HackADay: Questa volta specializzato solo sui makers, anche quelli cattivi e amanti delle penne USB killer, è la casa di chiunque voglia creare progetti hardware di qualsiasi tipo, da chi si costruisce un computer col Mos 5062,  chi converte la propria auto da benzina a elettrica fino a chi, con pochi mezzi, cerca di aiutare chi non è in grado di essere autosufficiente.
  • GitHub: Non si vive di solo hardware, ad ogni maker serve anche del buon software, e dove trovarlo se non qui?
    Il sito conta miliardi di repository che spaziano da semplici esempi a complessi software, fino ad arrivare a interi kernel, tipo Linux.
  • Il Web Stesso: L’internet è una bolgia di pazzi creativi che danno anima e corpo per realizzare i propri sogni, troverete veramente di tutto, perfino chi mette a disposizione i componenti per costruire il proprio telefono personalizzato (pensavate che scherzassi ad inizio articolo, vero?)

Non è vecchio, è solamente vintage!
Nonostante si sia presa la sbagliatissima abitudine di considerare datati i propri dispositivi, nonostante abbiano passato davvero poco tempo fra le nostre mani, dobbiamo prendere coscienze che in realtà ciò non è vero, e ci sono fatti ben precisi a testimoniarlo, ad esempio in America il consorzio scolastico Grand Rapids Public School, che ha all’attivo 19 scuole, viene gestito ancora egregiamente da un Commodore Amiga che ha ormai 30 anni.
stampante 3dI nostri “vecchi” dispositivi possono essere ancora usati con ottimi risultati, come ad esempio il GameBoy, che da console diventa un potente dispositivo musicale grazie a delle piccole modifiche hardware e LITTLE SOUND DJ, oppure il caro, sempre amato e perennemente al centro di dispute fra fan della Sinclair e della Commodore, Spectrum Zx che dopo ben 30 anni è riuscito a rompere la barriera del color clash grazie al game engine Nirvana, liberandolo finalmente dalla restrizione che imponeva solo due colori per uno sprite.
Tutto può essere ancora riparato, migliorato, o ricostruito, basta avere buona volontà e voglia di rompere gli schemi.

Condividi, condividi, che fa bene…
Credo sia inutile dire che senza la condivisione massiccia sul web tante cose non esisterebbero, compreso questo articolo.
Non tutti però sono propensi alla condivisione, anzi, spesso e volentieri le persone fanno di tutto per precludere la possibilità di condividere.
Prendiamo un esempio pratico: le stampanti 3D.
Ad oggi tutti vogliono una stampante 3D, c’è chi la compra e chi invece se la costruisce, c’è gente che ha stampato l’impossibile, tipo ponti (chi non lo fa al giorno d’oggi), chi invece se la mette sul comodino quando deve andare a dormire e gli dà la buonanotte con bacino annesso.
Tutti fanno uso della stampa 3D, ma solo da poco tempo, visto che fino al 2014 questa pratica era bloccata da brevetti.
La cosa triste è che i brevetti non hanno “protetto” l’idea, ma solo ritardato lo sviluppo di questa tecnologia, e se solo questa pratica fosse stata libera fin dall’inizio avrebbe incentivato lo sviluppo di molti campi, anche quello medico.
Detto questo pensate bene a ciò che brevettate!

In conclusione, il mondo dei makers è un mondo vivo, pulsante di passione e di voglia di creare, e spero che dopo questo articolo anche voi vi avvicinerete a questa realtà, anzi chiudo con un quesito:
Avendo miliardi di progetti su cui lavorare dove comprerete i componenti per costruire il vostro Mjolnir?

Pasquale De Rose