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Sentenza Terminator IV, Presta condannato all’ergastolo

COSENZA – La Corte d’Assise di Cosenza ha condannato all’ergastolo Franco Presta nell’ambito del processo Terminator IV, scaturito dall’omonima operazione condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia. La Corte ha inoltre condannato il pentito Vincenzo Dedato a dieci anni e sei mesi di reclusione mentre ha assolto Amodio dall’accusa di aver ucciso Antonio Sassone. Presta è stato condannato al carcere a vita con isolamento diurno per un anno per gli omicidi di Vincenzo Marchio, ucciso a Cosenza e di Enzo Pelazza, assassinato a Carolei. Dedato, collaboratore di giustizia, è stato condannato per il delitto Pelazza mentre per il delitto Marchio era stato già giudicato e condannato nel processo Terminator II assieme a Ettore Lanzino. Ad Amodio, difeso dall’avvocato Claudia Conidi, è stato revocato il programma di protezione. Al centro delle indagini ci sono gli agguati in cui sono morti, alla fine degli anni novanta, Enzo Pelazza a Carolei, Antonio Sena a Castrolibero, Antonio Sassone trucidato a Terranova da Sibari e Vittorio Marchio ammazzato a Cosenza. Prima che la Corte si riunisse in camera di consiglio, l’avvocato Lucio Esbardo, codifensore di Presta assieme al collega Franco Locco, aveva chiesto l’assoluzione del presunto boss del cosentino. Presta, che era collegato in videoconferenza, è ristretto nel carcere di Terni in regime di 41 bis. La Corte ha comminato anche interdizione perpetua dai pubblici uffici per Dedato e Presta. A Dedato è stata inflitta inoltre la libertà vigilata per tre anni. I legali di Presta hanno preannunciato ricorso in appello.

Due morti e quattro feriti in un incidente a San Lucido

COSENZA – Due persone sono morte ed altre quattro sono rimaste ferite in un incidente stradale avvenuto sulla statale 18, nei pressi di San Lucido. Nell’incidente si sono scontrate frontalmente una Mercedes ed una Lancia Y. I feriti sono stati soccorsi e portati negli ospedali di Cosenza e Cetraro. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Paola che hanno avviato gli accertamenti per ricostruire la dinamica dell’incidente. A lavoro anche le squadre dell’Anas, i vigili del fuoco ed i medici del servizio 118. A causa dell’incidente il tratto della statale 18 “Tirrena Inferiore” è rimasto interdetto al traffico per diverse ore.

Reggio Calabria, nuova operazione contro le cosche

REGGIO CALABRIA – Imponevano la guardiania a proprietari di terreni agricoli e contadini, non tanto per un vantaggio economico, quanto per manifestare “pubblicamente” il loro potere sul territorio di Sinopoli, Procopio e Lanciano, nel reggino. E’ quanto emerso da un’inchiesta condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia che ha portato all’esecuzione di quattro arresti. Nei loro confronti il gip distrettuale ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. I terreni, per un valore di un milione e mezzo di euro, sono stati sequestrati dai carabinieri dal Comando provinciale di Reggio Calabria. Dalle indagini, avviate dal Nucleo investigativo dei carabinieri nell’ottobre 2015 e che si sono avvalse anche delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, è emersa l’appartenenza di uno degli indagati, con ruolo di vertice, alla cosca Alvaro di Sinopoli, ramo “carni ‘i cani”. L’inchiesta avrebbe fatto luce sul “sistema della guardiania”, applicato diffusamente dalle cosche nei territori di “competenza”, quale “tassa” nei confronti di chi abbia un potenziale reddito. Grazie alla collaborazione di alcune vittime, è stato accertato che in alcuni casi gli indagati arrivavano alla “spoliazione” della proprietà, costringendo le vittime a vendere i propri fondi a prezzi notevolmente inferiori a quelli di mercato. Fondi che adesso sono stati sequestrati.

Armi da guerra rinvenute in un garage di Rende

13091644_993166060767277_920807044_o RENDE (CS) – Armi da guerra e munizioni sono state sequestrate nella notte da personale della Questura di Cosenza nel corso di un’operazione di controllo del territorio condotta dagli agenti della polizia di stato nel’area urbana del capoluogo bruzio, disposta dal questore Luigi Liguori. Le armi sono state rinvenute in un garage di Quattomiglia di Rende. Si tratta di un vero e proprio arsenale bellico che non si esclude possa appartenere a personaggi legati a qualche cosca locale. 13078143_993166017433948_483745912_o

Il box scovato dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Cosenza all’interno del complesso residenziale denominato “Il Girasole”, celava al suo interno una vera e propria Santa Barbara con numerosissime armi comuni e da guerra e corposo munizionamento, che non si esclude, possano appartenere a persone vicino a qualche cosca locale.
Le armi, sia corte che lunghe, alcune nascoste all’interno di borsoni, altre accuratamente celate all’interno di buste di plastica nonché le numerosissime cartucce di vario calibro e tipo, sono state sequestrate.
L’arsenale bellico rinvenuto, com’è stato specificato nel corso della conferenza stampa che si è tenuta stamane nella sala stampa della Questura di Cosenza, era composto da sedici armi fra cui mitragliatrici e fucili.

Sono in corso le indagini per risalire alla provenienza del materiale.

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Cosenza, operazione della Dda. Poliziotto ai domiciliari

COSENZA – Carabinieri e polizia di Stato hanno eseguito stamattina a Cosenza due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari emesse dal Gip distrettuale di Catanzaro, su richiesta della Dda, per concorso esterno in associazione mafiosa, una delle quali riguarda un poliziotto, Vincenzo Ciciarello, di 60 anni, ex agente della Squadra mobile di Cosenza, attualmente in servizio nella Prefettura. L’altra persona interessata dal provvedimento restrittivo è Enrico Francesco Costabile, di 49 anni. Assieme a Ciciarello e Costabile sono indagate altre due persone, un carabiniere, e un impiegato civile dell’ufficio verbali della Polstrada di Cosenza. Secondo quanto emerso dalle indagini della Dda di Catanzaro, gli indagati avrebbero fornito notizie riservate agli esponenti della cosca Rango di Cosenza, aiutandoli ad eludere le indagini in corso. L’emissione del provvedimento cautelare, secondo quanto riferiscono le forze di polizia impegnate nell’operazione, rientra in una più ampia attività investigativa, diretta dal Procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e dal sostituto Procuratore Pierpaolo Bruni, con il coordinamento del Procuratore della Repubblica facente funzioni Giovanni Bombardieri, e condotta congiuntamente dalla Squadra mobile di Cosenza e dal Reparto operativo del Comando provinciale di Cosenza dei carabinieri e che ha permesso di disarticolare un contesto di criminalità organizzata egemone a Cosenza e nel suo hinterland. Già il 6 aprile scorso, a conclusione di un procedimento penale riguardante lo stesso contesto criminale, 33 persone sono state condannate, con rito abbreviato, una all’ergastolo e le altre a pene complessive per 271 anni di reclusione. Proprio in tale ambito, riferiscono le stesse fonti, sono stati accertati rapporti collusivi tra appartenenti alle forze dell’ordine e persone affiliate alla ‘ndrangheta. Il procuratore facente funzioni di Catanzaro Giovanni Bombardieri ha sintetizzato le accuse che la Dda del capoluogo calabrese muove nei confronti degli esponenti delle forze dell’ordine coinvolti. La misura cautelare era stata richiesta anche per Antonino Perticari, brigadiere dei carabinieri ora in pensione, e per Fabrizio Bertelli, impiegato civile alla Polizia stradale di Cosenza. Per questi ultimi, però, il gip Assunta Maiore, pur riconoscendo la gravità indiziaria, non ha emesso alcun provvedimento cautelare. L’indagine, coordinata da Bombardieri, dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e dal sostituto Pierpaolo Bruni, ha avuto inizio nell’ambito dell’attività investigativa sul clan cosentino Rango-Zingari. I particolari sono stati resi noti durante una conferenza stampa cui hanno partecipato, oltre a Bombardieri, Luberto, il capo della squadra mobile di Cosenza Giuseppe Zanfini e il comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Cosenza Milko Verticchio. “Secondo quanto ricostruito – ha spiegato Bombardieri – Ciciarello, attraverso Costabile, avrebbe messo a conoscenza il boss Maurizio Rango delle attività di indagine. Grazie a queste soffiate sono state scoperte le microspie che gli investigatori avevano piazzato davanti alle case e nelle auto degli affiliati. La fuga di notizie, inoltre, ha consentito a tre esponenti della cosca di sfuggire agli arresti il 27 novembre 2014”. In cambio il poliziotto e il carabiniere “infedeli” avrebbero ottenuto favori e in alcuni casi anche somme di denaro. Nell’indagine hanno avuto un ruolo importante le dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia che erano a conoscenza dell’attività svolta dagli arrestati di oggi. Bombardieri ha tenuto a sottolineare come “la Dda di Catanzaro ha piena fiducia nei carabinieri e nella polizia, che hanno denunciato e perseguito i comportamenti illeciti di alcuni loro rappresentanti che hanno infangato le divise. Il nostro lavoro, che ha già portato a importanti traguardi, prosegue. La Procura è determinata a perseguire qualsiasi condotta collusiva. Qualunque emergenza in questa direzione verrà approfondita, perseguita e punita con il massimo rigore”.

La Gdf di Cosenza scopre oltre 2 milioni di Imu evasa

COSENZA – Oltre due milioni di euro di Imu evasi da diverse strutture turistiche. E’ quanto ha scoperto la Guardia di Finanza del comando provinciale di Cosenza che ha intensificato una serie di controlli di natura fiscale relativi al corretto pagamento dell’Imu. Con un’attività di monitoraggio del territorio cosentino, le Fiamme Gialle si sono concentrate sulla categoria catastale “D”, comprensiva dell’enorme quantità di stabilimenti balneari, alberghi e strutture ricettive presenti nella fascia costiera di competenza. Dai controlli effettuati nei confronti di 10 attività imprenditoriali prevalentemente operanti nel settore turistico, è emerso il mancato versamento dell’Imu, dal 2012 al 2015, per circa 2 milioni di euro. All’imposta evasa andrà aggiunto anche il pagamento di una sanzione amministrativa del 30% dell’importo dovuto nei casi di ritardi nei pagamenti superiori a 90 giorni. Con il recupero delle risorse finanziarie evase, si potrà garantire un miglioramento dei servizi, incrementando le risorse di quei comuni calabresi che basano sul turismo gran parte del loro sistema economico e occupazionale.

Duplice omicidio Genova, il killer è di origini calabresi

GENOVA – Si chiama Salvatore Maio, ha 62 anni ed è calabrese di origine, ma risiede nel ponente di Genova, l’uomo che ha confessato di aver ucciso a colpi di pistola Adriano e Walter Lamberti, i due genovesi di origine sinti morti ieri sera davanti a un bar a Genova Pegli. L’uomo avrebbe detto alla polizia di aver sparato per un apprezzamento fatto da Walter Lamberti all’interno del bar. La confessione è arrivata nella tarda serata di ieri. Maio è tornato al bar usando l’auto della moglie poi dopo aver sparato è scappato a piedi rifugiandosi nella casa di un parente dove è stato trovato dalla polizia. Secondo quanto appreso, subito dopo aver sparato Maio ha buttato la pistola, una Beretta 7,65 con matricola abrasa, poco lontano dai due corpi poi è scappato trovando rifugio da un parente. La polizia è risalita al suo nome dalle testimonianze raccolte sul posto e dopo aver identificato l’auto appartenente proprio alla moglie di Maio. Maio, che ha precedenti penali specifici, è stato interrogato nella notte dalla pm Patrizia Ciccarese e ha subito confessato.

Amantea, aggredisce il convivente con un coltello

AMANTEA (CS) – Ha aggredito il convivente, ferendolo con un coltello. Poi però, ha allertato i sanitari del 118 per salvargli la vita. L’episodio si è verificato ad Amantea, in un’abitazione affacciata su Piazza Commercio. La vittima è un 28enne già noto alle forze dell’ordine, accoltellato dalla fidanzata, una 22enne, al culmine di una lite scoppiata per futili motivi. L’uomo è adesso ricoverato in prognosi riservata presso l’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. Secondo quanto si è appreso non sarebbe in pericolo di vita. Sul posto anche i carabinieri che hanno posto la ragazza agli arresti domiciliari.

Investì uno scooter uccidendo un giovane. Arrestato a Bologna dopo 4 anni

BOLOGNA – Un cittadino marocchino di 60 anni, Abdeslam Kabli, è stato arrestato all’aeroporto “Marconi” di Bologna dagli agenti della Polaria insieme ai Carabinieri della Compagnia di Bologna Borgo Panigale su input dei militari di Pianopoli. Difatti, la Procura di Lamezia Terme aveva emesso nei confronti dell’uomo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio colposo, lesioni gravissime e omissione di soccorso. Secondo l’accusa, l’uomo, il 21 ottobre 2012, aveva investito con il suo furgone due giovani, Paolo Fazio, morto dopo qualche giorno, e Marco Boca, che viaggiavano su uno scooter. I Carabinieri di Pianopoli e quelli della Compagnia di Soveria Mannelli, grazie a dei filmati e varie testimonianze, erano riusciti a risalire al furgone, poi rinvenuto nel cortile dell’abitazione di Kabli che, frattanto, aveva fatto ritorno in Marocco, per poi scoprire, tramite rilievi effettuati dal Ris di Messina, che sussisteva compatibilità con alcune tracce individuate dai Carabinieri sul paraurti del furgone.

 

Spende 100 euro falsi, bloccato dai carabinieri

RENDE (CS) – Un 22enne, Luca Romio, è stato arrestato in flagranza dopo aver tentato di spendere una banconota contraffatta di 100 euro. Ad accorgersi che i soldi erano falsi è stato un carabiniere della stazione di Cosenza, in quel momento fuori servizio. Il militare ha allertato i colleghi della compagnia di Rende i quali, intervenuti tempestivamente, hanno bloccato il giovane per spendita di banconote contraffatte e resistenza a pubblico ufficiale. Romio, infatti, alla vista dei militari, ha provato a darsi alla fuga, ma è stato bloccato dopo un breve inseguimento. Dopo la convalida dell’arresto, Romio è stato rimesso in libertà dall’autorità giudiziaria, non essendovi i presupposti per l’applicazione di misure restrittive.