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Fenomeno Maradona, dalle slot machine alle serie tv

Adesso c’è anche la data: 29 ottobre. Questo il giorno che tutti gli appassionati di calcio, e non solo, si stanno segnando sul calendario. È questo il giorno in cui debutterà su Amazon Prime, in più di 240 paesi nel mondo, la serie su Diego Armando Maradona. Si chiamerà “Maradona: Sogno Benedetto” e parlerà delle sfide, dei trionfi, delle cadute del leggendario numero 10 argentino, dalle favelas di Buenos Aires a Napoli.

Protagonisti della serie Nazareno Casero, Juan Palomino e Nicolas Goldschmidt, che interpreteranno il Pibe de Oro nei diversi anni della carriera e della vita. Una serie storicamente dettagliata e affidabile, che segue Maradona dalle origini di Villa Fiorito, il suo paese natale, a Barcellona, da Napoli, dove vince lo scudetto, alla nazionale, con la quale vincerà la Coppa del Mondo nel 1986, in Messico. La location è tutta da scoprire: Italia, Uruguay, Messico, Argentina e Spagna, per un totale di 10 episodi da 60 minuti ciascuno.

E non è di certo la prima volta che Maradona finisce sullo schermo. Tra le pellicole più belle dedicate al leggendario calciatore argentino c’è Maradona di Kusturica, film documentario del 2008 presentato fuori concorso al 61esimo Festival di Cannes. Del 2007 è invece Maradona La Mano de Dios, di Marco Risi, con uno straordinario Marco Leonardi che attraverso numerosi flashback porta indietro nel tempo lo spettatore. La regia è di Javier Vazquez, invece, per Amando a Maradona, film documentario del 2005, che mette in mostra soprattutto l’amore immutato degli argentini, sia verso il calciatore sia verso la persona, con le sue debolezze, le sue cadute, le sue dipendenze. Il più recente è quello del 2019, il documentario di Asif Kapadia, realizzato grazie a oltre 500 ore di filmati inediti su Maradona e distribuito su Netflix. Un vero e proprio fenomeno mondiale e mass mediatico, che è finito addirittura in una slot machine, come quella ospitata dalla piattaforma digitale di StarCasino che porta il nome di Maradona Hyperways.

Ma tornando al cinema, chi meglio di Marco Risi può descrivere cosa è stato Maradona: “Secondo me è stato il più grande calciatore di tutti i tempi e ce ne sono stati di fenomenali – ha detto a La Repubblica – Solo che lui aveva qualcosa in più: era capace di capire prima degli altri dove mettersi per fare quello che voleva. Era velocissimo di testa, di pensiero e di azione. Poi sul campo non cadeva mai, aveva il baricentro bassissimo… Era veramente un grandissimo genio del calcio. E per il mondo ha rappresentato il ribelle, quello che non sarebbe mai potuto andare a giocare alla Juventus o all’Inter: è andato a giocare a Napoli perché lì poteva dimostrare ancora qualcosa di più.”.

[#NerdSeries] Giro di boa per American Gods: vale la pena continuare?

Lunedì 8 aprile ha segnato un traguardo importante per la serie tv di casa Starz, American Gods.

La serie ha infatti superato metà stagione, arrivando al quinto episodio. La domanda che però ci si pone è: come ci è arrivata?

Arrancando. Questa seconda stagione si trascina episodio dopo episodio con pochi colpi di scena a tenere alta l’attenzione. Diluisce le scene con lunghi dialoghi che, seppur pregnanti di significato, si protraggono con lunghe pause che rubano minuti preziosi ai fatti e alle rivelazioni.

PROTAGONISTI VECCHI E NUOVI

Il protagonista di American Gods, Shadow (Ricky Whittle), si muove in modo caotico, facendo un passo indietro nella sua consapevolezza a inizio stagione proprio quando, al termine della prima, c’era la speranza di vedere un miglioramento. Molto spesso è KO o comunque inabilitato e perfino il flashback che dovrebbe raccontare la sua storia si rivela molto noioso. C’è però da dire che se il protagonista è fiacco, i comprimari e i personaggi secondari dominano la scena e si rivelano capaci di grandi prodezze.

Laura Moon (Emily Browning) e Mad Sweeney (Pablo Schreiber) si mostrano molto più centrali nella stagione, caratterizzati da una crescita sia nel rapporto che come singoli. Tuttavia, manca il ritmo incalzante e umoristico dei racconti della prima stagione. Manca l’azione contestualizzata che spesso viene ridotta a combattimenti con ondate di nemici che vengono eliminati come burro. Manca un Odino (Ian McShane) carismatico, che viene superato perfino da Anansi (Orlando Jones) e Bilquis (Yetide Badaki) che si mostrano più decisi nell’interpretazione e nel manovrare i fili della trama.

Tra i nemici, vediamo una blanda interpretazione per quanto riguarda Media che, se nella prima stagione, è una spanna al di sopra sia di Mr. World che di Techboy, con la sua riconfigurazione si svilisce in apparizioni con poche righe di dialogo e un unico “assolo” nell’episodio 3. Techboy (Bruce Langley) è di sicuro il protagonista tra le divinità moderne e riesce nell’intento di superare l’atteggiamento da bambino capriccioso che si era imposto dalla prima stagione e si arriva perfino ad empatizzare con lui.

IL PUNTO SU METÀ STAGIONE

In parole povere, sembra essere una seconda stagione dedicata maggiormente ai personaggi secondari che ai principali. Questo però non vuol dire che le idee e la filosofia dietro gli episodi non vengano espresse a dovere. Tematiche come la globalizzazione, la privacy e la sicurezza sono trattate con metafore attuali. Ancora, la battaglia per la libertà razziale viene espressa in maniera eccellente dal trio Anansi, Bilquis e Ibis. Per questo sicuramente dovremmo ringraziare l’autore originale dell’opera, Neil Gaiman, poiché le tematiche vengono trattate in maniera simile al testo originale.

La fotografia è ancora eccellente, la costruzione delle scene è buona e anche il montaggio è ottimale insieme al comparto sonoro e le musiche. L’unica pecca è nella struttura degli episodi che con la loro lentezza rovinano la godibilità della serie.

Speriamo in una ripresa nella seconda parte della stagione di American Gods e che Charles “Chic” Eglee, showrunner del terzo capitolo, riesca a fare meglio per questa serie che merita di essere trattata con i guanti d’oro.

Daniele Ferullo

[#SerieTv] La Casa di Carta, la Recensione

Per i fan più accaniti de ‘LA CASA DI CARTA‘ il 6 Aprile 2018 ha rappresentato una data cruciale, l’avvio alla distribuzione mondiale, da parte di Netflix, della seconda parte della prima stagione.

Ideata da Aléx Pina e trasmessa per la prima volta in Spagna, sul canale locale Antena 3, il 2 Maggio 2017, questa serie è, in tutto e per tutto, la serie tv del momento.
Diversa dai soliti prodotti spagnoli, per lo più Soap Opera, La Casa De Papel rappresenta una vera e propria rivelazione. L’elevatissimo successo riscosso e i contrastanti pareri ottenuti sono elementi fondamentali che mettono in luce la serie e la fanno diventare, oltre che un fenomeno televisivo, anche un vero e proprio fenomeno di costume, in Spagna e non solo.

LA TRAMA

Otto persone, ognuna con poco o nulla da perdere, vengono reclutate da un bizzarro personaggio, Il Professore, per portare a termine un colpo estremamente ambizioso: fare irruzione nella Fabrica Nacional De Moneda Y Timbre, la Zecca Nazionale Spagnola a Madrid, e stampare 2,4 miliardi di Euro.

Le regole fondamentali del team: niente nomi, niente domande personali e niente relazioni affettive.

Così, in perfetto stile ‘Le Iene’, i protagonisti utilizzano soprannomi per identificarsi: Berlino, Tokyo, Mosca, Rio, Oslo, Denver, Helsinki e Nairobi, ognuno con una competenza specifica, con Berlino a guidare l’assalto.

IL COMMENTO

La serie ruota tutta attorno all’ingegnosa rapina, che vede il continuo susseguirsi e concatenarsi di eventi. gli episodi non sono altro che il racconto di ciò che succede all’interno della Zecca di Stato e all’esterno.
Appaiono sempre più chiari, puntata dopo puntata, i motivi della rapina e cosa ha portato il Professore ad idearla e gli altri protagonisti a parteciparvi, così come, man mano che ci si addentra nelle vicende, si rivelano i temi trattati: ribellione e rivincita verso un sistema malato e corrotto, che opprime e impoverisce il singolo, arricchendo sempre gli stessi. Temi dal sapore assolutamente contemporaneo, che porteranno il popolo spagnolo e mondiale (secondo il Professore) a essere dalla loro parte e a vederli quasi come eroi, come coloro i quali hanno messo in atto un’impresa epica, che può aver sfiorato la mente di molti, ma che mai nessuno è stato in grado di mettere in pratica. È questo che succede anche allo spettatore, che si vede catapultato in una realtà in cui non si capisce più bene da che parte stare, quali siano i carnefici e quali siano invece semplici vittime del sistema. Ci si ritrova ad empatizzare con ogni singolo protagonista, a capirlo, a comprenderne debolezze e azioni di qualsiasi tipo, merito della narrazione e di questa storia, così finemente raccontata e sincronizzata con la realtà interiore ed esteriore dei personaggi.
Empatia e gentilezza sono le parole d’ordine surreali, seguite quasi alla lettera dai rapinatori. Nessuno deve farsi male e soprattutto non ci devono essere uccisioni, anche una sola vittima potrebbe pregiudicare il tutto e andare contro il favore del popolo. Insomma, rapina sì, cliché quasi, ma con approccio assolutamente diverso dal solito. Temi già sentiti, ricorrenti, ma qui mai banali e scontati.

IL CAST

A guidarci in questa ambiziosa impresa è la voce fuori campo di Tokyo, interpretata da Ursula Corbero, che incarna perfettamente il ruolo di assassina romantica dalle sfuriate facili. Già noto alle amanti delle Soap Opera, Alvaro Morte, il Professore, ideatore dell’impresa, personaggio dalla lucidità geniale e disarmante. Perfetto Pedro Alonso, nel ruolo di Berlino, leader indiscusso del gruppo di rapinatori, dalla fastidiosa quanto falsa empatia. Non da meno le interpretazioni di Itzar Ituno, l’intraprendente ispettore Raquel Murillo, a capo della Polizia e di Juan Fernandez, l’integerrimo e spietato colonello Prieto.

COMPARTO TECNICO

Due le realtà rappresentate: quella all’interno della Zecca e quella all’esterno, che vede protagonisti l’accampamento della Polizia immediatamente fuori dalla Zecca e Il Professore. La vicenda viene ricostruita tramite scene ambientate nei giorni della rapina e continui flashback risalenti ai cinque mesi precedenti, dedicati alla preparazione del colpo e alle varie simulazioni del caso, nelle campagne di Toledo.

Particolarmente evidente la differenza dei colori tra le scene ambientate nel presente, chiare e nitide, e quelle ambientate nel passato, più scure e opache, a simboleggiare che si tratta di ricordi e ricostruzioni. Molti i particolari che il regista porta all’attenzione dello spettatore, dagli origami, che il Professore crea di frequente, al gesto di legarsi i capelli, che Raquel compie ogni qual volta deve concentrarsi.

Il comparto sonoro non spicca per brani famosi o facilmente riconoscibili, ma riserva una chicca insospettabile: l’utilizzo della canzone della resistenza partigiana per antonomasia BELLA CIAO nelle scene salienti e con un significato più profondo, quasi a sottolineare allo spettatore i temi trattati da questa serie e quello che essa vuole esprimere, in modo tale che anche quando l’azione è ai massimi livelli, e ci si ritrova in un vortice di ansia e tensione, essi rimangano ben saldi nella mente.

CURIOSITÀ

Inizialmente concepita come serie tv autoconclusiva, la CASA DI CARTA è stata rinnovata per una terza parte (o seconda stagione). La versione originale prevedeva 15 episodi di 70/75minuti, Netflix ne ha modificato la durata, riducendola a 40-50 minuti, ottenendo così 22 episodi. Il colore predominante è il rosso: rosse sono le tute dei rapinatori, rosso è il telefono con il quale il Professore comunica con i rapinatori, rossi sono i suoi origami e tutto ciò che concerne la rapina.
Le banconote stampate nella serie in realtà sono state stampate su dei giornali nella sede del quotidiano spagnolo ABC.
Gli interni della Zecca sono stati ricostruiti in studio e la facciata utilizzata nelle riprese è quella del Consejo Superior de Investigaciones Cietificas di Madrid.
Questa serie ha consacrato BELLA CIAO nel mondo, recentemente radio spagnole e portoghesi non mancano di trasmetterla frequentemente assieme alla sigla My life is going on di Cecilia Krull.

IN CONCLUSIONE

Critiche contrastanti, pareri divisi, fenomeno di costume, azione, tensione e pathos… Di quali altri elementi avete bisogno per iniziare a guardarla?

Elisabetta Berardi

A Vibo l’anteprima nazionale della serie tv Rai “Lo squadrone”

VIBO VALENTIA – Lunedì 19 marzo, alle ore 18, al Cinema Moderno di Vibo Valentia si terràm l’anteprima nazionale della serie tv “Lo Squadrone. Dispacci dalla guerra di ‘ndrangheta”, serie che andrà in onda dal 21 marzo su Rai 2.

Alla proiezione parteciperanno tra gli altri: Andrea Fabiano, Direttore di Rai 2; Stefano Rizzelli, Capo Struttura Rai 2; On. Mario Oliverio, Presidente della Regione Calabria; Giuseppe Citrigno, Presidente Calabria Film Commission; il produttore Sandro Bartolozzi; Claudio Camarca, regista e autore della serie. Saranno, inoltre, presenti le più alte cariche delle forze dell’ordine. Un evento a cui parteciperanno anche gli studenti degli istituti superiori della città di Vibo Valentia.

Serie tv sullo Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria

La serie “Lo Squadrone” andrà in onda a partire da mercoledì 21 marzo 2018 in seconda serata su RAI 2 “Lo Squadrone. Dispacci dalla guerra di ‘Ndrangheta”, serie tv di genere factual prodotta da Clipper Media in collaborazione con RAI 2, con il sostegno della Calabria Film CommissionQuattro episodi da 50 minuti, scritti e diretti da Claudio Camarca, per raccontare uno spaccato reale dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria, in grado di superare l’immaginazione, ad alto tasso di azione e di suspense, in cui un manipolo di uomini coraggiosi rischia ogni giorno la vita per restituire la Calabria alla propria gente. Dal 1991, anno della composizione del Reparto, lo Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria ha prodotto: oltre 8000 arresti, catturato 282 latitanti di ‘ndrangheta, scovati 400 bunker. Sembra una guerra, combattuta in qualunque luogo al mondo, immagini scattate in Messico o in Colombia, non ad un’ora di aereo da Roma e a quindici chilometri da Reggio Calabria. Una guerra vicina, più di quanto si possa immaginare. Combattuta in mimetica, fucili mitragliatori, all’interno di trincee scavate nelle rocce dell’Aspromonte.

Dalla ricerca dei latitanti e al ritrovamento e alla distruzione delle piantagioni di canapa

I riflettori sono puntati sulle attività dello Squadrone ma anche sui singoli uomini, sul loro privato e le motivazioni più intime che li spingono. Due le attività principali che ne contraddistinguono l’opera quotidiana: la ricerca dei latitanti e il ritrovamento e la distruzione delle piantagioni di canapa. Gli spettatori scenderanno in bunker sotterranei che si estendono anche per trecento metri quadrati; risaliranno lungo le pendici dell’Aspromonte per individuare un posto di osservazione da cui studiare i movimenti della famiglia di un latitante, tra trappole e piantagioni di marijuana. Una continua caccia all’uomo, tra le fognature di Platì, collegate alle case attraverso intricati cunicoli; rastrellamenti a San Luca e perquisizioni nelle abitazioni dei presunti affiliati. Confische, arresti e operazioni dentro stalle e case abbandonate. Il contatto con il lato “liturgico” della ‘ndrangheta nel Santuario di Polsi, dove sono assegnate le cariche all’interno delle cosche. L’arresto di un latitante non è che un nuovo inizio, una nuova caccia, alla ricerca della rete di affari, nei cinque continenti, di una vera e propria holding globalizzata. Dalla Colombia alla Germania, passando per metropoli come Sidney, Toronto e Johannesburg.

[#SerieTv] Atypical (Netflix), la recensione

“Sono strano, è quello che dicono tutti. A volte non capisco di cosa parlano le persone e questo mi fa sentire solo, anche se c’è altra gente intorno a me. E allora me ne resto seduto e inizio a gingillarmi, è il mio tipico comportamento autostimolatorio.”

Così inizia Atypical, nuovissima serie targata Netflix, vera e diretta come un pugno in faccia. Passata piuttosto inosservata fra le ultime uscite. La serie è arrivata sulla piattaforma streaming più in voga del momento l’11 Agosto, da un’idea di Robia Rashid e diretta da Seth Gordon.

LA TRAMA

La storia racconta le vicende di Sam Gardner, un diciottenne affetto da autismo che decide di cercare una fidanzata. Ovviamente la sua decisione si rivela molto più difficile del previsto e la sua voglia di autonomia gli farà affrontare le più svariate situazioni, che coinvolgeranno anche l’intera famiglia del ragazzo.

IL COMMENTO
In cosa consiste la forza di questo nuovo telefilm?

Cosa la rende una serie di forte impatto? Quella trattata non è una tematica semplice e inserirla in un contesto ilare è ancora più complicato. Il format del prodotto è infatti la commedia, con qualche sprazzo di drama, ma la genialità degli autori è stata quella di non banalizzare mai la condizione di Sam, ma semplicemente far passare la tragicità della sua realtà sotto un sottilissimo strato di ironia, quasi impercettibile. La serie è un concentrato perfetto di risate e forti momenti dal grande carattere psicologico.
La maggior parte delle persone non ha idea di cosa sia realmente l’autismo, non ne conosce i meccanismi e non saprebbe nemmeno come definirlo. Effettivamente questa è una condizione molto particolare e davvero difficile, sia da capire che da spiegare, perché ogni soggetto reagisce in un determinato modo. Solo chi vive a contatto con questa realtà può conoscere esattamente il significato del termine. Atypical forse lo rende un po’ più chiaro a tutti. Nella serie è Sam il centro di gravità permanente di ogni cosa, di ogni evento e di ogni azione, non potrebbe essere diversamente. C’è da dire, inoltre, che niente è stato strutturato per suscitare la compassione nello spettatore e questo lo si può notare già dal character design: Sam è un adolescente normale e vuole quella autonomia che alla sua età ogni ragazzo rivendica; nonostante la sua condizione e la continua protezione della famiglia, anche lui sente di voler diventare grande e lotta per ottenere questa indipendenza.

A tale proposito, è proprio la famiglia Gardner l’organo più complicato dell’intera opera: ogni membro, infatti, è a proprio modo proiettato tutto verso il protagonista, quasi come se egli fagocitasse ogni personaggio nella sua realtà. La madre troppo apprensiva, che si sente chiusa nella difficile monotonia della sua vita; il padre affettuoso ma che cerca di evitare il problema; la sorella minore cresciuta più in fretta del previsto. Questo modo di spiegare la gravità della situazione è anche molto realistico, infatti chi ha avuto modo di vivere realtà del genere o simili sa benissimo che determinate condizioni assorbono completamente qualsiasi persona intorno al soggetto che si ritiene bisognoso di maggiori attenzioni.

Questo non rende i personaggi stereotipati, tutt’altro, li rende semplicemente normali, li rende persone vere.

Non solo la famiglia di Sam, ma anche quei pochi amici e le semplici comparse, vengono tutti condizionati dal suo modo di essere e dal suo stile di vita. Nonostante questo, la forza del telefilm è che il protagonista non è sempre al centro degli episodi, ma è come un fantasma dietro ogni personaggio, costantemente presente. Vedremo infatti le vicende di ogni singolo protagonista anche al di fuori del contesto “Sam”, li vedremo gestire le loro vite e andare avanti con esse, ma tutto ritornerà sempre al punto di partenza in qualche modo.


Proprio per questo Atypical può essere considerato più un drama mascherato da commedia, bisogna saper leggere il dolore dietro le risate.

A questo ci pensa il cast, composto da attori di grandissimo livello fra cui spiccano Keir Gilchrist (Sam Gardner), perfetto nell’interpretazione di un ragazzo affetto da autismo, e Jennifer Jason Leigh (Elsa Gardner, madre di Sam), che riesce a trasmettere con chiarezza la lotta interiore del personaggio per sopravvivere ancora a questa difficile situazione.

IN CONCLUSIONE


Sicuramente Atypical è una delle rivelazioni di questo 2017, fresco, veloce, dinamico, non banale. Perfetta anche l’idea della durata di ogni episodio, di soli trenta minuti, perché questa è una serie che richiede velocità per non risultare noiosa e stancante. Con Atypical si comprende un po’ di più cosa significa avere a che fare con questo genere di situazioni realmente complicate. Di certo il messaggio della serie evidenzia la bellezza della vita e di quanto valga la pena viverla in qualsiasi condizione, ma prima di arrivare a questa consapevolezza bisogna lottare con tutta la forza che si ha.


Attendendo una possibile seconda stagione, non possiamo che consigliare assolutamente Atypical.
Buona visione!

Paolo Gabriele De Luca

Traumi degli anni ’90, il finale della Serie Tv “I Dinosauri”

Per tutti gli amanti dei dinosauri, la tv ha da sempre proposto diversi format e produzioni, accontentando i gusti di giovani e non.
Come dimenticare Alla ricerca della valle incantata, film animato commovente del 1988, Jurassic Park di Spielberg del 1993, fino ad arrivare al film animato Il Viaggio di Arlo del 2015: sono solo alcuni dei tantissimi esempi che posso riportare in questo pezzo e che hanno influito nell’infanzia della generazione degli anni ’80/’90. Ma una serie Tv in particolare è rimasta impressa nella memoria di molti adulti dei nostri giorni: I Dinosauri (Serie Tv).

I nostri lettori, tra i 20 e i 30 anni, ricorderanno delle mattine e dei pomeriggi passati in camera a guardare le avventure della famiglia Sinclair, in cui attori travestiti da dinosauri portavano sul piccolo schermo lo scenario di un’atipica famiglia americana alle prese con lavoro e i soliti problemi di ogni giorno, denunciando anche alcune problematiche sociali: molti dei personaggi presenti lavoravano nell’industria del petrolio.i dinosauri 2

La serie, composta da 65 episodi, è andata in onda in America dal 1991 al 1994, mentre in Italia è stata trasmessa per la prima volta nel 1992 da Rai 1.

In seguito, le quattro stagioni sono state messe in vendita in videocassetta. Solo per il mercato statunitense furono rilasciate 3 edizioni in dvd.

Ma la domanda che ci siamo posti in molti è: come finiscono le avventure della famiglia Sinclair, giunti al 65esimo episodio?
Chi scrive lo ha scoperto da poco e la risposta è stata altamente traumatica!

La terra, sfruttata fino all’osso, si ribella, è inizia l’era glaciale. Durante l’ultima puntata, il padre spiega alla propria famiglia che il freddo non sembra poter cessare e che la società in cui vivono non ha avuto abbastanza rispetto per la natura. Il piccolo baby Sinclair, con gli occhi pieni di speranze, non vedrà mai l’età adulta e il resto della famiglia è ormai rassegnata alla glaciazione. In tv, il telegiornale pone fine alle trasmissioni, dando nell’ultimo frame l’addio agli spettatori.

Un finale triste e che ha segnato l’adolescenza di molti, apprezzato ed amato da questa generazione per lo spunto di riflessione proposto, quindi non solo intrattenimento, ma un consiglio alla società.

Di seguito il finale in inglese sottotitolato in spagnolo, purtroppo non siamo riusciti a reperire il filmato in italiano, ma comprenderete ugualmente il momento commovente a cui state per assistere. Preparate i Kleenex e, mi raccomando, non versate troppe lacrime.

Miriam Caruso

[#SerieTv] Supernatural, uno sguardo agli episodi 20/21 dell’XI Stagione

Ogni volta i finali di stagione delle serie tv ci sembrano lontanissimi, eppure anche quest’anno siamo arrivati a Maggio e i telefilm rimasti in programmazione iniziano ad avviarsi alla conclusione. A pochi episodi dalla fine, Supernatural ha subìto una svolta che potrebbe permettere il rinnovo per tante altre stagioni, viste le infinite possibilità che lascia aperte.
Sul finale di stagione, siamo nel bel mezzo della lotta tra i fratelli Winchester e Amara, personificazione dell’Oscurità. Mercoledì 11 Maggio 2016, infatti, negli Stati Uniti, è andato in onda il ventunesimo episodio dell’undicesima stagione, intitolata “All in the Family”, che ha puntato l’attenzione sulla ricerca di Amara e del suo ostaggio, Lucifero. Si comincia già a sentire, quindi, la tensione per il tanto atteso incontro fra l’Oscurità e la sua controparte, Dio. Si, proprio Dio. Facciamo un passo indietro: non è dell’episodio ventuno che voglio parlare, ma dell’episodio precedente, “Don’t Call Me Shurley”, che ha rappresentato una svolta radicale per le vicende dei fratelli Winchester. Ovviamente, un evento così importante non poteva che essere segnato da un episodio di altissimo livello, considerato da qualcuno il migliore di tutta la serie. Ti avverto, ci sarà qualche spoiler, nulla di grosso, ma se non hai ancora visto la puntata, ti consiglio di non leggere niente di più e godertela, sapendo che resterai senza fiato per l’emozione.

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Tutti i fans di Supernatural sanno benissimo quanto il prodotto, appena rinnovato per una dodicesima stagione, continui a essere molto accattivante, nonostante “l’età” della serie, senza mai stancare. Questa volta gli autori si sono proprio superati. L’episodio non lascia molto spazio all’azione, è più che altro una discussione fra Metatron, angelo ormai decaduto e un tempo scriba del Paradiso, e Dio. Dopo undici anni di mostri, demoni, Lucifero, divinità varie e altre entità bibliche, finalmente gli ideatori della serie si sono decisi a far conoscere il grande capo. Non dirò qui chi è il personaggio che ha avuto la fortuna, o il fardello, di interpretare qualcosa di tanto fondamentale perché è un’emozione troppo importante e devi avere l’onore e il piacere di scoprirlo da te. Sarà una sorpresa?
Cambiano tante cose in questo episodio: innanzitutto scopriamo un Metatron completamente cambiato che, umanizzato, ha compreso il dolore dell’essere soli nel mondo e che, quindi, è diventato a sua volta un vero umano; quando viene catapultato in un bar vecchio stile, incontra, finalmente, il Padre, scomparso da millenni perché deluso dal suo intero creato. L’angelo decaduto è stato una delle sorprese più grandi; vederlo passare da antagonista viscido e subdolo a personaggio ormai finito che ha avuto una delle maturazioni più importanti dell’intera serie, è stato completamente inaspettato e, sicuramente, gran parte del merito va alla recitazione magistrale di Curtis Armstrong.

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Metatron viene chiamato da Dio per lavorare come redattore della sua biografia, intitolata “Dio. Un’autobiografia.”. Nel corso delle correzioni si assiste a un duello di ragioni e motivazioni: da una parte il Creatore, definitivamente disinteressato del pericolo dell’Oscurità che incombe sull’intero Universo, dall’altra parte lo scriba, che lo venera ma, al tempo stesso, lo contrasta considerevolmente. Ne risulta un episodio di un’intensità sconvolgente, in cui viene delineata, addirittura, la trama psicologica di Dio stesso che spiega di essersi lasciato andare a un grande sconforto, dovuto al comportamento degli umani, che sembrano distruggere tutto solo per il proprio tornaconto. Sarà proprio Metatron in lacrime a fargli capire quanto, in realtà, la sua più grande creatura, ovvero l’uomo, sia dotata di enormi qualità, che nemmeno egli stesso, come Padre, possiede.

Intanto, Sam e Dean si trovano a indagare su un caso collegato all’Oscurità: una nube misteriosa sta contagiando un’intera cittadina con conseguenze catastrofiche. La situazione dei due fratelli Winchester fa quasi da contorno alla discussione, divina in tutti i sensi, che sta avvenendo da qualche parte nel Creato, ma si riserva la capacità di farci capire quanto il pericolo di Amara sia ormai fuori controllo.
Il tocco più emozionante dell’episodio, sulle note di una personale versione acustica di Dink’s Song, canzone folk popolare interpretata dal Creatore stesso, viene a palesarsi quando Dio decide di riprendere il suo posto nel regno divino, allontanando il pericolo incombente.

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Non c’è molto da aggiungere di fronte alla monumentalità di questo episodio. Come già successo con Lucifero, la cui prospettiva psicologica era stata delineata alla perfezione e da un punto di vista originale, anche con Dio gli autori si sono permessi di azzardare motivazioni profonde riguardo il suo operato, dimostrando una particolare delicatezza, visto l’argomento complesso da vari punti di vista a cui si stavano per imbattere. Mettere in scena una rete introspettiva che fa accostare la divinità più nota dell’Occidente ad una visione più uomo che sovrannaturale, senza cadere nel banale, richiede una recitazione perfetta e una spiccata sensibilità. Nonostante l’estrema difficoltà del tema trattato, da Supernatural è nato un piccolo capolavoro.

Buona visione!

Paolo Gabriele De Luca

[SerieTv] Mr. Robot, hacktivisti contro l’ordine mondiale

Stanco delle solite serie tv? Poliziotti, scazzottate, storie d’amore, omicidi e altre situazioni di questo genere? “Sempre le solite cose!” viene da pensare. Ma, che tu sia stanco o meno, sappi che dovresti proprio dare un’occhiatina a Mr. Robot, la nuova serie targata USA Network, ideata da Sam Esmail e vincitrice di due Golden Globes.

Sin dall’episodio pilota, negli Stati Uniti ha riscosso un forte consenso di critica e di pubblico. Composta da dieci episodi, e con la seconda stagione già in produzione, è andata in onda in Italia per la prima volta lo scorso 3 marzo su Mediaset Premium. Attualmente ha come testimonial Belen, ma non farti scoraggiare da questo piccolo particolare.

Mr. Robot porta davvero una ventata d’aria fresca.

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La storia ruota attorno al giovane Elliot Alderson (Rami Malek), geniale ingegnere informatico che lavora presso la Allsafe, compagnia di sicurezza informatica, e completamente chiuso nel suo mondo pieno di paranoie e allucinazioni dovute a sociofobia, depressione e dipendenza dalla morfina. Il protagonista viene avvicinato da Mr. Robot (Christian Slater), un anarchico che lo convince a far parte della “fsociety”, un gruppo di hacker che vuole liberare la popolazione mondiale dai debiti e smascherare i colpevoli che stanno distruggendo la società al fine di arricchire le proprie tasche. Convinto ad attaccare la E Corp, multinazionale responsabile della morte del padre e principale motore del debito pubblico, Elliot diventa il cervello degli attivisti.
La trama promette già molto bene e dopo aver visto i primi cinque minuti del pilot è facile lasciarsi convincere nel proseguire con la visione. L’incipit della serie è, a parere di chi scrive, uno dei migliori che sia mai stato mandato in onda: in pochi minuti viene riflessa l’immagine dell’intera società e di come essa sia soggiogata da potenze invisibili che la rendono soggetta a ogni tipo di schiavitù. Qualcuno la potrebbe considerare un’introduzione un po’ forte e troppo di impatto, ma è esattamente quello che ci voleva! Come si può da subito intuire, dunque, Mr. Robot è un thriller che ruota attorno a tematiche di natura psicologica.

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Elliot, ovviamente, è uno dei personaggi più interessanti e dobbiamo anche ringraziare l’impeccabile recitazione di Rami Malek, davvero superlativa. Il protagonista si lascia spesso andare a ragionamenti interiori molto profondi che descrivono il suo vero essere, quasi come se la narrazione della storia fosse condotta in prima persona. Questo aspetto ricorda molto l’amatissima serie tv Dexter, anch’essa caratterizzata da lunghi monologhi interiori del personaggio principale. Chi ha apprezzato quest’ultima, sicuramente non può lasciarsi sfuggire Mr. Robot.

Ma torniamo ai nostri personaggi. Lo stesso livello di “disagio”, anche se in maniera diversa, lo tocca il nostro Villain Tyrell Wellick, vice presidente della E Corp. Un uomo senza scrupoli, pronto a tutto per raggiungere i suoi scopi sotto la guida dei suoi demoni interiori.
Nulla da togliere, comunque, a tutti gli altri personaggi, soprattutto a quelli che sembrano, in un primo momento, essere secondari e che poi in realtà andranno a ricoprire un ruolo ben preciso nella trama.

Quale novità porta Mr. Robot? Ciò che questo telefilm ha da offrire, e che scarseggia in tantissimi altri prodotti, è la vera e propria messa in scena dell’introspezione umana nella società moderna. Per esempio, alcune allucinazioni di Elliot, una in particolare, possono davvero considerarsi sogni su pellicola per il fatto che ci si troverà a doverle interpretare in relazione a ciò che il personaggio ha vissuto e sta vivendo. Proverai a improvvisarti Freud per una manciata di minuti, ma attenzione, la trama è un puzzle! Ogni tessera viene disposta episodio dopo episodio e perdere un solo passaggio può pregiudicare una buona visione. Quindi mi raccomando, ogni tanto togli da dosso i panni da psicologo e rimetti quelli da semplice spettatore. Può sembrare che la parte hacker del telefilm venga persa di vista, ma non è proprio così. Stai pensando che di informatica non sai niente? Beh, la serie utilizza, ovviamente, molti termini tecnici che possono mettere in difficoltà chi capisce poco di computer e di linguaggi di programmazione, ma nulla da temere, è comunque godibile senza particolari problemi.

mr robot 2

Al limite, se proprio vuoi, basta una ricerca in rete, dato che quasi tutte le scene sono una dimostrazione a grandi linee di come si svolge il lavoro di chi si occupa della sicurezza informatica nella vita reale.
Una piccola curiosità: in italiano si perde la bellezza dei titoli originali, scritti in linguaggio leet, una forma codificata di inglese (l33t o 1337),  molto attinente alla trama.
Concludo dicendovi che non mancheranno le solite situazioni sentimentali, botte e alcuni altri cliché, ma il tutto è  inserito nel giusto contesto, assumendo un significato ben preciso. E’ tutto calcolato, come è giusto che sia una storia di hacker, e a ogni azione corrisponde una reazione. Non mi resta che augurarvi una buona visione!

Paolo Gabriele De Luca

 

Netflix Finalmente in Italia, ecco tutte le serie disponibili

netflixNetflix è sbarcato in Italia il 22 ottobre al prezzo di 7,99 € per uno schermo fino agli 11,99 € per 4. Il primo mese è gratuito.

Ecco le serie tv disponibili:

 

  • Arrested Development 4 stagioni
  • Bates Motel 2 stagioni
  • Battlestar Galactica 4 stagioni
  • Between 1 stagione
  • Black Mirror 1 stagione
  • Bloodline 1 stagione
  • Bojack Horseman 2 stagioni
  • Breakout Kings 2 stagioni
  • Californication 7 stagioni
  • Call the Midwife 2 stagioni
  • Chef’s table 1 stagione
  • Club de Cuervos 1 stagione
  • Continuum 2 stagioni
  • Crossing Lines 2 stagioni
  • Daredevil 1 stagione
  • Derek 3 stagioni
  • Dexter 8 stagioni
  • Doctor House 8 stagioni
  • Doctor Who 8 stagioni
  • Duenos del Paraiso 1 stagione
  • Grace and Frankie 1 stagione
  • Grimm 3 stagioni
  • H2O 3 stagioni
  • Happy Tree Friends 1 stagione
  • How I met your mother 8 stagioni
  • Human Planet 1 stagione
  • I Griffin 4 stagioni
  • La reina del sur 1 stagione
  • LEGO NINJAGO 2 stagioniThe Undertaker 3 stagioni
  • Lie to Me 3 stagioni
  • Life 1 stagione
  • Luther 3 stagioni
  • Mako Mermaids 3 stagioni
  • Marco Polo 1 stagione
  • Misfits 5 stagioni
  • Miss Fisher’s Muderder Mysteries 2 stagioni
  • Modern Family 5 stagioni
  • Narcos Stagione 1
  • New Girl 3 stagioni
  • Orange is the New Black 3 stagioni
  • Originals 1 stagione
  • Orphan Black 3 stagioni
  • Peaky Blinders 1 stagione
  • Penny Dreadful 2 stagioni
  • Pianeta Terra 1 stagione
  • Pretty Little Liars 4 stagioni
  • Prison Break 4 stagione
  • Reign 1 stagione
  • Scream 1 stagione
  • Sense 8 1 stagione
  • Sherlock 3 stagioni
  • Skins 7 stagioni
  • Sons of Anarchy 6 stagioni
  • Stransformers prime 2 stagioni
  • Suits 3 stagioni
  • Supernatural 7 stagioni
  • Terranova 1 stagione
  • The Americans 2 stagioni
  • The Following 2 stagioni
  • The IT Crowd 5 stagioni
  • The Killing 4 stagioni
  • The Magic School Bus 1 stagione
  • The Musketeers 2 stagioni
  • The Paradise 2 stagioni
  • The Returned Stagione 1daredevil
  • Unbreakable 1 stagione
  • Under the Dome 2 stagioni
  • Video Fame High School 3 stagioni
  • Wakfu 1 stagione
  • Wet Hot American Summer Stagione 1

Seguono gli anime disponibili:

  • Pokémon Indigo League
  • Sword Art Online
  • Psycho-Pass
  • Pokémon Nero e Bianco
  • Tengen Toppa Gurren Lagann
  • Ghost in the Shell Arise
  • Cowboy Bebop
  • Samurai Champloo
  • Puella Magi Madoka Magica
  • Steins;Gate
  • Eureka Seven
  • Inuyasha

Inoltre dal 1° Novembre sarà disponibile in esclusiva l’anime The Seven Deadly Sins con doppiaggio in italiano.

seven deadly sin

 

Antonio Vaccaro

Grey’s Anatomy: l’Addio di Derek

greys“Shonda Rhimes perché non l’hai convinto a rimanere? Perché ci hai fatto questo?”. Saranno state queste le parole pronunciate dai milioni di fan nei confronti dell’ideatrice di Grey’s Anatomy dopo la puntata numero ventuno dell’undicesima stagione e l’uscita ufficiale dal cast di Patrick Dempsey(Derek Shepherd). L’undicesima stagione di questo fenomeno mondiale chiamato Grey’s Anatomy, il medical drama che da ben undici anni vive sulla cresta dell’onda, verrà ricordato come la season più emozionante e che ha reso omaggio a un grande attore, vedendolo crescere nella sua carriera e prendere la decisione di abbondare il set.
Chi può dimenticare l’immaturo, confusionario e poco affidabile dottor Stranamore (soprannome di Derek) che con il passare del tempo e delle stagioni ha cambiato la sua vita e il suo modo d’essere. Chiunque abbia mai visto almeno una puntata della serie si è perso negli occhi di un uomo dai sani principi che era riuscito a trovare la stabilità nella sua vita, a diventare un ottimo marito, il miglior padre del mondo, un uomo caritatevole, una gran lavoratore, legato alla sua famiglia e di grande morale. Derek Shepherd rimarrà per sempre un personaggio insostituibile che grazie all’aiuto di una sensazionale Ellen Pompeo (Meredith Grey) ha costruito il successo di questa serie. Saranno stampati per sempre i ricordi di Derek e Meredith che hanno fatto innamorare centinaia di fan ad una storia d’amore impossibile, diventata il sogno di chiunque. Le ultime parole della stessa Meredith al marito sono un degno finale per la loro separazione “Derek, va bene, puoi andare, staremo bene“..

La storia si ripete per la nostra Meredith che vive per la seconda volta la situazione già vissuta con la madre Ellis, abbandonata dall’amore della sua vita. Meredith, che era solo una bambina, non aveva mai dimenticato quell’avvenimento e dopo quasi trent’anni le viene riproposta la stessa situazione separandosi da Derek. greys2Il destino, rappresentato da Shonda, sta giocando con i sentimenti della nostra dottoressa di Seattle. Nelle puntante finali della stagione, che si focalizzano per lo più sulle tematiche dell’importanza della famiglia e sull’unità al suo interno, troviamo la nostra Meredith che all’apparenza sembra aver superato quest’avvenimento anche grazie all’aiuto di un “miracolo”. È vero che dalle brutte situazione, si può sfuggire solo grazie all’ausilio della Luce.

Ora ci ritroviamo in un Grey Slon Memorial Ospital un po’ più vuoto senza personaggi del calibro di Christina Young, che dava quel pizzico di cattiverie e di ironia ma che aveva abbandonato la serie nella decima stagione, e Derek Shepherd l’uomo che chiunque ammirava. Inizia così la sfida per i superstiti; per continuare a trionfare sul piccolo schermo toccherà a Owen Hunt (Kevin McKidd), Alex Karev (Justin Chambers), Miranda Bailey(Justin Chambers), Richard Webber(James Pickens Jr), April Kepner(Sarah Drew), Jackson Avery (Jesse Williams), Callie Torres(Sara Ramirez), Arizona Robbins(Jessica Capshaw) e l’esordiente Margaret Pierce(Kelly McCreary) la vera sorpresa di questa nuova serie, riportare la storia ad un livello superiore. L’idea di una nuova sorella di Meredith all’inizio non entusiasmava i fan, ma si sono dovuti ricredere trovandosi davanti ad un personaggio in grado di portare una ventata di spensieratezza, leggerezza e novità nelle loro case.
Cambieranno tantissime cose e questo sarà il momento della svolta per la serie, tutto comincerà da una frase che non si sentirà più “E’ un bel giorno per salvare vite”.

Ora sta a Shonda Rhimes mantenere sul tetto dei telefilm Grey’s Anatomy.

Fabrizio Alessi

https://youtu.be/cvv2By4Yq0s