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Presentato il nuovo libro di Giap Parini, Gli occhiali di Pessoa

COSENZA – Un incontro che è stato un esserci, un ritrovarsi in un luogo fatto di idee e di visioni tra vecchi amici, persone care, sulla molteplicità dell’essere partendo dalla sensibilità eccezionale di Fernando Pessoa. Questo è accaduto ieri al Teatro dell’Acquario in occasione della presentazione del nuovo libro di Ercole Giap Parini “Gli occhiali di Pessoa – Studio sugli eteronimi e la modernità” insieme ai pensieri di Alberto Ventura, Paolo Jedlowski, Michele Giacomantonio e insieme alle immagini di Agostino Conforti girate per le strade impenetrabili di Lisbona, le stesse che hanno tanto ispirato lo scrittore portoghese.

Tutto nasce in un noioso pomeriggio di qualche anno fa, in una piccola libreria di periferia quando Giap Parini incontra le parole de Livro do Desassossego, Il libro dell’inquietudine di Pessoa e decide di scriverne uno tutto suo per tentare di uscire da quelle parole ma nasce anche per fare un po’ di luce su quella che è la solitudine critica e razionale tipica del sociologo fatta di osservazioni, ricerche, statistiche.

L’inevitabile domanda che sorge spontanea è cosa spinge un sociologo ad avvicinarsi alla letteratura, domanda alla quale l’autore risponde con una verità tanto semplice quanto sostanziale noi uomini siamo difficili da interpretare, così provvisori e immobili, tanto da diventare una necessità quasi vitale stringere delle alleanze per capire meglio certi cambiamenti che sono alla base della società e delle relazioni.

Fernando Pessoa sentiva il tempo in cui viveva, aveva capito che vivere una sola vita era troppo riduttivo e attraverso gli eteronimi riuscì a moltiplicare le sue identità diventando espressione di una modernità orfana del senso di compattezza dell’esistenza.

La letteratura di Pessoa si configura come strumento indispensabile per capire la realtà, crea un terreno neutro di mediazione tra l’io e il tu, consente di sentire insieme, mette in contatto le anime, riesce a decifrare le infinite contraddizioni che convivono nell’intimo di ognuno, passa attraverso mondi allineati, divisi, vicini e scende nelle profondità più oscure e violente di questi universi scomposti.

Gaia Santolla

Il Comune di Cosenza incontra la Provincia di Reggio per programmare la Festa dell’Europa, con lo sguardo rivolto a Ferramonti di Tarsia

Cosenza – Un vero e proprio treno della memoria che farà rivivere agli studenti delle scuole alcune delle scene della deportazione degli ebrei verso il campo di concentramento di Auschwitz. Molto curata la ricostruzione storica. Il convoglio, che sarà allestito con una carrozza d’epoca che ospiterà figuranti, finti deportati, ed anche un carico di bestiame, partirà dalla stagione di Reggio Calabria l’8 maggio prossimo per raggiungere Cosenza. A bordo degli altri vagoni del treno, un gruppo di studenti delle scuole reggine che, una volta giunti nel capoluogo bruzio, si uniranno agli studenti delle scuole di Cosenza per raggiungere insieme il campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, il più grande campo di concentramento per ebrei e stranieri costruito in Italia dopo le leggi razziali, e dove vissero, tra il 1940 ed il 1943, più di duemila persone che, nonostante la vita difficile del lager, vi trovarono un “paradiso inaspettato” grazie all’aiuto e alla solidarietà ricevuti dalla gente del posto. Durante il viaggio in treno e in pullman, che ripercorrerà simbolicamente il percorso che facevano i deportati, i ragazzi delle scuole verranno coinvolti in alcuni momenti di formazione e riflessione collettiva.

L’iniziativa è stata messa a punto nel corso di un incontro tenutosi a Palazzo dei Bruzi tra l’Assessore alla Comunicazione del Comune di Cosenza Rosaria Succurro e il Presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria Antonio Eroi, in vista della la Festa dell’Europa del 9 maggio prossimo. All’incontro erano presenti anche la Presidente della Lidu (Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo) di Cosenza, Paola Rizzuto, che sarà partner dell’evento, accompagnata dall’addetta alle relazioni esterne Maria Claudia Marazita e Daria Cimino, esperta del Consiglio d’Europa.

Le visite delle scuole al campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia saranno programmate sia l’8 che il 9 di maggio.

Il Presidente del Consiglio provinciale di Reggio Calabria Antonio Eroi non è nuovo ad iniziative del genere per aver promosso, in occasione della giornata della memoria del 27 gennaio scorso, un gemellaggio con  la corrispondente Provincia polacca di Oswiecim (Auschwitz) ed un viaggio-studio nel campo di sterminio  per le scuole distintesi nella realizzazione di lavori sulla Shoah.

”Anno Domini 1608” per l’iniziativa “Leggere Insieme” del Comune di Crotone

CROTONE – Un libro coraggioso quello della scrittrice Gabriella Latini presentato stamattina nella casa comunale nell’ambito dell’iniziativa ”Leggere Insieme” promosso dall’assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Crotone.

A sfogliare le pagine di ”Anno Domini 1608”, insieme all’autrice, gli alunni dell’Istituto d’Istruzione Superiore ”Guido Donegani” e dell’ITC ”Lucifero” accompagnati dalle docenti Maria Ruggiero e Maria Antonia Schirripa.

Ad accoglierli il Vice Sindaco ed Assessore alla Pubblica Istruzione Anna Curatola. ”Leggere insieme” e’ un percorso che l’amministrazione ha messo in campo per stimolarvi a tirare fuori i vostri dubbi ma anche per dare sostegno alla vostra crescita ed alla vostra sete di conoscenza ed oggi incontriamo una autrice ed un libro che ci aiuta in questo cammino” ha detto il vice sindaco Anna Curatola introducendo la giornata.

Un libro coraggioso si e’ detto ”Anno Domini 1608”.

Coraggioso per l’argomento, la storia della Monaca di Monza; per il confronto con Alessandro Manzoni che di questa storia ha parlato nel suo romanzo piu’ famoso ”I Promessi Sposi”; per il linguaggio scelto, quello del 1600, attraverso la minuziosa ricerca storica compiuta dall’autrice anche con supporto dei documenti processuali dell’epoca.

Ma mentre Manzoni rispetto alle vicende della Monaca di Monza fa soltanto intuire, Gabriella Latini con il suo libro apre completamente al lettore le porte sul dramma di una donna costretta a quattordici anni di clausura. Una storia d’amore, ma anche di violenza, di sopraffazione. Una storia che accende una luce sul buio su un secolo di oscurita’.

Al Convitto Nazionale la mostra “La nave degli Scugnizzi”

COSENZA – E’ la storia di una straordinaria esperienza educativa quella che viene evocata dalla mostra “La nave degli Scugnizzi”, inaugurata questa mattina al Convitto Nazionale, alla presenza dell’Assessore alla formazione della coscienza civica e alla scuola Marina Machì, che l’ha promossa, del Dirigente scolastico del Liceo Classico “Bernardino Telesio” Antonio Iaconianni e della curatrice Monia Valeriano. Presente anche, in rappresentanza della Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, il consigliere comunale Mimmo Frammartino.

Nelle bellissime foto in bianco e nero e nei pannelli della mostra è racchiusa la meravigliosa storia della “Caracciolo”, una pirocorvetta a vela costruita nel 1867 e adibita a Nave Asilo nel 1913. La “Caracciolo” divenne, grazie alla dedizione assoluta di una grande educatrice come Giulia Civita Franceschi, figlia di uno scultore fiorentino trapiantato a Napoli, il luogo per una seconda nascita per tutti quei fanciulli abbandonati nelle strade della città di Napoli, tant’è che i suoi ospiti assunsero presto il nome di “caracciolini”.

Giulia Franceschi trasformò, dall’aprile del 1913 fino al 1928, la “Caracciolo” nella casa di quei bambini di strada che una casa non l’avevano mai avuta, così come non avevano mai avuto una famiglia. La sua grande intuizione e vocazione verso l’età infantile diedero vita ad un vero e proprio modello pedagogico preso ad esempio anche da altri pedagogisti di fama, come Maria Montessori, Edouard Claparède ed Enrico Ferri.

Per l’inaugurazione della mostra è stata organizzata una visita guidata degli allievi delle scuole elementari e medie del Convitto nazionale, accompagnati dalle insegnanti, che hanno ascoltato con grande interesse l’illustrazione della curatrice dell’esposizione Monia Valeriano. “La scelta del Convitto Nazionale di Cosenza – spiega – non è frutto della casualità. I luoghi sono fondamentali per la loro valenza simbolica. Il fatto di aver allestito la mostra sulla “Nave degli Scugnizzi” al Convitto Nazionale predispone i giovanissimi che la visiteranno ad un approccio diverso all’educazione”.

La mostra “La Nave degli Scugnizzi”, che resterà aperta fino al prossimo 8 marzo, dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 15,30 alle 18,30, con ingresso gratuito, documenta, attraverso le foto in bianco e nero dell’epoca, tutto l’evolversi dell’esperienza educativa di Giulia Civita Franceschi, votata al puerocentrismo (il bambino al centro del suo metodo pedagogico): dalle lezioni di aritmetica all’aperto, alla scuola di meccanica e falegnameria allestite a bordo del veliero, alla lavorazione a mano delle reti adoperate nelle frequenti battute di pesca.

Un microcosmo tutto da esplorare, anzitutto da parte delle scuole cosentine che avranno tanto da apprendere curiosando tra i pannelli e gli scatti della mostra.

Domani mattina sarà la volta degli alunni della scuola media di via De Rada.

 

 

 

Shakespeare 2016. Lo spettacolo del mondo

Shakespeare 2016. Lo spettacolo del mondo è un progetto pensato in vista dei quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare e avrà svolgimento pluriennale. L’iniziativa, promossa dalla Scuola Dottorale Internazionale di Studi Umanistici dell’Università della Calabria, è a carattere esplicitamente multidisciplinare e, in tal senso, è tesa a coinvolgere competenze e saperi eterogenei, sia di carattere storico-teorico che di carattere pratico. Il progetto, articolato per linee tematiche, prevede seminari, lezioni magistrali, laboratori, produzione di spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche. L’obiettivo è quello di attivare un campo di studi, ricerche, eventi cinematografici e teatrali, laboratori di produzione artistica e culturale che coinvolga studiosi, artisti, dottorandi e studenti intorno ad una delle massime figure della tradizione occidentale.

Film e Laboratori

Giovedì 28 febbraio 

h. 21.00 Il mistero dell’identità di Shakespeare (Inchiesta TV)

h. 22.00 Shakespeare in Love (1998)  di John Madden con Joseph Fiennes, Gwyneth Paltrow, Geoffrey Rush, Tom Wilkinson, Judi Dench.

Siamo nell’ estate del 1593. Will Shakespeare, giovane astro in ascesa della scena teatrale londinese,si trova improvvisamente in preda a un paralizzante blocco creativo. Letà elisabettiana è al culmine, Londra è uno dei centri culturali più vivaci d’Europa, ma Will non riesce a trovare una fonte d’ispirazione. Per quanto si forzi, e nonostante le pressioni esercitate su di lui da finanziatori e proprietari di teatri, non riesce a trovare l’entusiasmo necessario a scrivere la sua nuova, attesissima opera. Romeo e Ethel, la figlia del pirata. Ha bisogno di una musa ispiratrice, e in un momento straordinario, in cui la vita imita l’arte finalmente la trova. S’innamora di una donna con la quale vivrà un amore tumultuoso e drammatico.

Tutti i film verranno proiettati presso il cams (Centro Arti Musica e Spettacolo) dell’Università della Calabria.

Gioielli regali in mostra al Castello Aragonese di Castrovillari

CASTROVILLARI (CS) – La mostra di gioielli artistici, intitolata “Degno di una regina”, in programma nella Sala Museale del Castello Aragonese di Castrovillari, verrà inaugurata il 3 Marzo alle ore 17.30 e sarà godibile ogni sabato e domenica, fino al 24 Marzo.

Uno stupendo percorso dedicato a tutte le donne del nostro comprensorio, amanti del bello e dell’esclusivo, offerto dalle donne del gruppo Dieci Dita, abili artiste, appassionate di “preziosità” uniche ed originali, che nella mostra esprimono con i loro lavori tutti al femminile.

“Il gruppo Dieci Dita, nato per promuovere e diffondere l’hand made dei maggiori e più bravi hobbisti del Pollino, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale e del CIF di Castrovillari, propone questa particolare mostra d’arte di gioielli interamente realizzati a mano – spiegano gli organizzatori – che si ispirano ai grandi tesori regali di ogni tempo, appartenuti alle regine più famose della storia, dall’antichità alle epoche più recenti. Da Nefertari a Pentesilea, regina delle Amazzoni, dalla sfarzosa Isabella di Castiglia, all’elegantissima Margherita di Savoia, il gruppo Dieci Dieta vuole offrire tutto lo scintillio e lo splendore di gemme, perle e pietre dal fascino intramontabile, legate, in maniera indissolubile, alla donna.”

L’azione sinergica del gruppo con Ines Ferrante e Carmelina Guida, esponenti dell’Associazione Culturale Sifeum, che hanno curato l’allestimento dei pannelli illustrativi e didascalici della mostra, ha reso possibile la realizzazione di un suggestivo momento dedicato alle donne per le donne.

Il gruppo Dieci Dita si auspica l’attenzione e il gradimento del pubblico per rendere l’iniziativa un evento itinerante di eccellenza delle capacità umane di questa Terra, al fine di contribuire alla valorizzazione della cultura, con particolare riferimento alla Calabria.

Cineforum LiberalAmente: Il postino di Massimo Troisi

Giovedì 28 febbraio alle ore 21,30, presso la Sala Consiliare del Comune di Rogliano, verrà proiettato il film Il postino (1994), cineappuntamento conclusivo della rassegna cinematografica organizzata dall’Associazione Culturale “LiberalAmente” di Rogliano dedicata a Massimo Troisi.

In un’isola del sud d’Italia, nel 1948, il poeta cileno in esilio Pablo Neruda, si rifugia con la giovane e appassionata consorte Matilde. Al disoccupato Mario, figlio di un pescatore con scarsa vocazione per il mare, non par vero di accettare l’incarico di postino ausiliario dal locale capoufficio, Giorgio, comunista militante. Deve solo consegnare la nutrita corrispondenza del poeta, di cui inizia a leggere il “Canto general”, e col quale a poco a poco, chiedendogli delucidazioni sulla sua “ars poetica”, instaura un rapporto di amicizia. Il poeta riceve per il suo compleanno un messaggio registrato dal Cile e fa incidere sul dittafono un saluto per i suoi amici a Mario che come cosa più bella dell’isola cita Beatrice Russo, la giovane barista di cui si è invaghito e che riesce a conquistare con le “metafore” apprese dal poeta, che ha addirittura accompagnato il giovane all’osteria, dedicandogli pubblicamente una poesia. Beatrice, affascinata, nonostante il divieto della zia di rivederlo, si concede a Mario e alle nozze riparatrici Neruda fa da testimone, nonostante le perplessità del curato. Frattanto l’esilio viene revocato ed il poeta può ritornare in patria. Passano cinque anni e Mario segue le vicende dell’illustre amico sui cinegiornali, e alla radio, ma l’unico segno è la lettera del segretario del poeta che gli chiede i libri e gli oggetti lasciati sull’isola, dove, grazie al deputato della Democrazia Cristiana Di Cosimo, sono finalmente iniziati i lavori dell’acquedotto. Mario, che aspetta un figlio, registra per l’amico lontano i rumori dell’isola, la voce del mare e del vento, ed il battito cardiaco del nascituro. Ma dopo la vittoria della Democrazia Cristiana, i lavori vengono interrotti, e Mario è sempre più impegnato nel partito comunista. Cinque anni dopo, Neruda e la moglie entrano di nuovo nell’osteria di Beatrice, e vi trovano Pablito, il figlio di Mario. Ma quest’ultimo non lo ha nemmeno visto nascere: è morto a Roma durante un comizio in cui doveva leggere di una poesia in onore di Neruda.

 

Con gli occhi della meraviglia: Baraka di Ron Fricke

Venerdi 1 marzo, alle ore 21.00, presso l’acquario Bistrot, verrà proiettato il film  Baraka (1992) di Ron Fricke, secondo appuntamento della rassegna  cinematografica “Con gli occhi della meraviglia: un viaggio sensoriale nel cinema di Ron Fricke”, a cura di Falso Movimento.

6 continenti, 24 paesi, 14 mesi di riprese rigorosamente in 70 millimetri per un viaggio spettacolare dalle sonorità e ritmi mistici che svela la bellezza e la distruzione della natura e del mondo umano. E’ così che vengono presentati sullo schermo bellissime sequenza che ritraggono tribù dell’Amazzonia non contaminate dalla civiltà progredita, le affollate metropoli che non dormono mai, i luoghi di culto delle maggiori confessioni religiosi, le fabbriche dimenticate nei paesi in via di sviluppo, le montagne innevate dell’Himalaya e i deserti aridi, teatri di guerre e desolazione.

Baraka, frequentemente tradotto con Benedizione. Forse Ron Fricke ha tentato di cercare il significato di tale parola attraverso l’occhio meccanico della macchina da presa, una lente impura e umana, una lente con cui catturare lo spirito di una Terra che ribolle di incomprensibili dissonanze. Dissonanze e infezioni che gli esseri umani hanno innestato tra le radici degli alberi e tra le nuvole che si assiepano sopra le teste degli animali che fuggono le macchine, e di esseri umani che ricercano, come il regista, ancora oggi la benedizione del pianeta, attraverso proprie radici culturali, mantenendo attivi collegamenti spirituali con un passato congelato in una crisalide, mantra continui che si tramutano in movimenti ripetitivi, preghiere al dio macchina della produzione e alla catena di montaggio. Fricke non narra niente, come è puro ciò che incide sulla pellicola, nonostante l’innesto umano, puro è il suo modo di farlo, attraverso il solo non-racconto e le immagini scevre di narrazione, di trama, si affida solo alla magia del montaggio e di un cinema che guarda alle origini e alla magia di un silenzio che oggi, e nel 1992 anno di uscita del “film”, manca in maniera quasi totale, lasciando spazio solo ad un commento musicale originale a cura di Michael Stearns e brani di Dead Can Dance, L. Subramaniam, Ciro Hurtado, Inkuyo, David Hykes.

 

Germano Celant ospite al MARCA

CATANZARO – Prosegue con grande successo l’esauriente retrospettiva su Angelo Savelli. Il Maestro del Bianco, a cura di Alberto Fiz e Luigi Sansone, proposta sino al 30 marzo dal MARCA di Catanzaro che consente di evidenziare il ruolo di primo piano svolto dall’artista calabrese nell’arte contemporanea del dopoguerra. Questo percorso, teso a rivalutare l’opera di Savelli, viene testimoniato anche da Germano Celant, uno dei maggiori critici internazionali conosciuto in particolare per la sua teorizzazione dell’Arte povera, che giovedì 28 febbraio alle ore 18.00 sarà ospite del MARCA dove terrà un incontro dedicato al rapporto tra Angelo Savelli e l’arte americana.

L’appuntamento sarà introdotto da Alberto Fiz, direttore artistico dell’istituzione e da Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro. “La presenza di Germano Celant – secondo Wanda Ferro – è l’ulteriore testimonianza di un progetto di alto valore scientifico che permette di fare piena luce su un artista che ha saputo porsi in relazione con i maggiori esponenti dell’arte italiana e americana.”

Accanto a Afro, Lucio Fontana, Salvatore Scarpitta e Piero Dorazio, Savelli ha avuto intensi rapporti con i maestri americani tra cui Barnett Newman, Ad Reinhardt e Robert Motherwell. E’ stato proprio quest’ultimo a segnalare Savelli il 7 marzo 1983 per conferirgli il prestigioso premio dell’American Academy and Institute of Arts and Letters.

Il MARCA presenta attraverso 70 opere l’intero percorso dell’artista partendo dalle prime esperienze figurative degli anni Trenta influenzate da Renato Guttuso, per giungere sino a Where Am I Going una della sue ultime testimonianze risalente al 1993-94. Questo iter di oltre sessant’anni comprende alcune delle sue opere maggiormente emblematiche sia nell’ambito dell’espressionismo astratto sia in relazione al lungo periodo del “bianco” iniziato nel 1957 con Fire Dance in mostra insieme ad una serie di lavori d’impatto monumentale come Grande orizzontale, 1960, Speranza, 1961 Senza titolo, 1962.

 

 

Shakespeare “in love”

Cosenza – Quando si parla d’amore puro, casto, passionale, desiderato e allo stesso tempo respinto e contrastato, quando si parla di quell’amore vissuto come unione di anime e corpi, dell’amore perfetto ma osteggiato dalla volontà altrui si pensa immediatamente a William Shakespeare e alle sue tragedie.

Si pensa a Romeo e Giulietta che difendono un sentimento nonostante l’astio bieco e truce che contrappone i Montecchi e i Capuleti, si pensa ad Amleto che ripudia Ofelia per salvaguardarla da nocivi rapporti familiari e ad Otello che, incalzato da Iago, uccide la sua amata Desdemona per un tradimento simulato, inculcato ma mai esistito. Amori che portano sì alla morte ma che, nonostante tutto, continuano anche dopo di essa; amori fatti di “sostanza”, di cuori che si cercano e si uniscono senza aver necessariamente bisogno di corpi; amori che vanno al di là della vita vissuta, della vita terrena e ed effimera.

Ed è proprio su questa scia che si muove il progetto pluriennale “Shakespeare 2016 – Lo spettacolo del mondo” promosso dalla Scuola Dottorale di Studi Umanistici dell’Unical, presieduta dal prof. Roberto De Gaetano. L’iniziativa nasce per ricordare il drammaturgo inglese e per riportare in auge e alla memoria le sue opere, tuttora oseremo dire moderne, attuali, contemporanee, in vista del quarto centenario della sua morte che si celebrerà proprio nel 2016.

Il progetto, inaugurato oggi con il seminario “Shakespeare l’anonimo” tenuto da Nadia Fusini, si protrarrà fino a maggio con laboratori, seminari, lezioni magistrali, produzioni di spettacoli teatrali; il progetto comprende anche un ampio ciclo di proiezioni cinematografiche curate dal prof. Bruno Roberti e che si svolgeranno presso il Cinema Italia-Tieri.

Il progetto ha come scopo quello di riportare all’attenzione di studiosi, studenti, dottorandi e artisti una delle più imponenti figure della cultura occidentale; William Shakespeare è uno dei pilastri più importanti del nostro sapere, del nostro amore per la tragedia e della nostra attrazione/repulsione per i suoi personaggi che più li scomponi e li svisceri e più sembrano dannatamente attuali, maledettamente noi.

Annabella Muraca