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[#Anime] Your Name (Kimi no Na wa), La recensione

L’uscita di Your Name nei cinema italiani è stato sicuramente uno degli appuntamenti più attesi dai fan dell’animazione giapponese.

La pellicola di Makoto Shinkai (distribuita in Italia da Dynit e Nexo Digital) ha ottenuto un successo stratosferico in Giappone, diventando il quarto maggiore incasso della storia nipponica, dietro film come Frozen, Titanic e La città incantata. Tutto questo ha messo addosso una forte curiosità nei fan italiani, che si sono mobilitati in massa per visionare la pellicola, complice l’ottima campagna coupon (da parte di VVVVID, J-Pop e altri) e per acquistare il biglietto a prezzo ridotto.

Trama

Mitsuha Miyamizu, una studentessa delle superiori che vive nella piccola cittadina di montagna di Itomori, è stufa della sua vita monotona: vorrebbe essere infatti un affascinante ragazzo di Tokyo. Sua madre è morta, mentre suo padre, il sindaco della città, è quasi un estraneo. Vive così in un tempio insieme alla sorella minore, Yotsuha, e all’anziana nonna Hitoha, che fa la sacerdotessa. Successivamente Taki Tachibana, anche lui uno studente che però vive nel centro di Tokyo e svolge un lavoro part-time nel ristorante italiano Il giardino delle parole, si sveglia nel corpo di Mitsuha, senza sapere che quest’ultima si è svegliata proprio nel suo corpo. (fonte Wikipedia)

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Il Commento

Partiamo subito dicendo che la visione del film è stata soddisfacente sotto ogni punto di vista, nonostante i 10,50 euro pagati per il biglietto ridotto.

Prima del film abbiamo un messaggio di ringraziamento da parte di Shinkai ai fan italiani, che purtroppo dice un paio di paroline di troppo, quasi spoilerando la direzione presa dal finale.

In ogni caso il film è stato una bella sorpresa dall’inizio alla fine.

Ovviamente tenterò di parlare del film nel modo più diretto e oggettivo possibile, cercando di non farmi trascinare da quello che è stato il mio grandissimo appagamento emotivo, che credo sia stato condiviso dalla stragrande maggioranza delle persone che lo hanno visto.
Alcuni hanno gridato al capolavoro, parole che condivido se si parla di “capolavoro emotivo”, ma un po’ meno se si parla di “capolavoro intoccabile”. Infatti il film soffre di alcuni difettucci di scrittura che Shinkai si è sempre portato dietro dalle pellicole passate, che ad oggi non gli hanno permesso di creare un film che sia veramente un capolavoro dell’animazione.

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In ogni caso si parla di un film straordinario, che unisce momenti divertenti a momenti tristi. Tra l’altro il buon Shinkai ha deciso di lavorare molto sulla tensione, soprattutto nel finale, cosa che non aveva quasi mai fatto nei film passati. Quando parlo di “appagamento emotivo” mi riferisco proprio alla grande varietà di emozioni che il film è in grado di suscitare, portando lo spettatore ad uno stato di totale immersione nella vicenda. Shinkai è veramente un maestro quando si parla di trascinare emotivamente i suoi spettatori.

In sala la gente rideva, piangeva, si esaltava.

I due protagonisti sono caratterizzati abbastanza bene, anche se non in maniera equilibrata. Infatti si nota una leggerissima predilezione per il personaggio di Mitsuha, che viene approfondita maggiormente rispetto a Taki. Dopo la visione del film è la protagonista femminile quella che rimane maggiormente impressa, ma la cosa non può essere considerata un difetto, visto che è il personaggio su cui si concentra l’evento più importante del film.

Il tema più interessante è senza dubbio la connessione tra due persone, che viene espressa simbolicamente con un filo intrecciato. Shinkai stesso, prima del film, spiega che ognuno di noi ha una persona importante, distante nel tempo e nello spazio, che prima o poi entrerà a far parte della propria vita. Un tema non molto originale, ma trattato con grandissima sensibilità dall’autore.

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Un difetto che si può riscontrare nella pellicola è un’eccessiva voglia di sintetizzare l’evoluzione del rapporto tra i due protagonisti.

Magari tramite intermezzi musicali che sono molto belli a vedersi, ma che nel complesso non giustificano il loro affetto reciproco. Uno può anche dire che era destino che fosse così, ma questo fa comunque perdere una certa quadratura del tutto. Stessa cosa per la trovata sul tempo, che è sicuramente interessante, ma viene difficile credere che nessuno dei due abbia visto la data quando si trovavano nel corpo dell’altro.

In ogni caso si parla di difetti che non vanno ad inficiare assolutamente la visione. Un punto in più per il ristorante italiano in cui lavora Taki, intitolato Il Giardino Delle Parole.

Apparato tecnico

Quando si parla di Shinkai e Comix Wave bisogna solo levarsi il cappello di fronte alla bellezza visiva della pellicola. La regia di Shinkai è ottima come al solito, con delle bellissime scene in camera 3d e dei campi lunghi veramente spettacolari, anche se credo che possa ancora migliorare con il tempo, perché si notano dei fondali leggermente statici rispetto a quelli dei film precedenti, inoltre non ci sono guizzi registici particolari, ma più una messa in scena di mestiere. Nonostante la staticità, i fondali risultano dettagliatissimi, quasi delle fotografie.

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Le musiche dei Radwimps sono semplicemente stupende e sono uno dei motivi per cui la pellicola è così emotivamente potente. Il doppiaggio italiano è in perfetto stile Dynit, quindi ottimo su tutti i fronti.

Concludendo

Your name è un fantastico film d’animazione, adatto a tutti perché tutti abbiamo un cuore che vuole provare emozioni. Un’esplosione di colori, di momenti magici e toccanti. Se non siete riusciti a vederlo in sala, aspettate pazientemente il bluray, perché è un crimine vedere un film simile in bassa qualità.

Antonio Vaccaro

[#Nerd30Consiglia] Sword of the stranger

Torna la rubrica mensile dei consigli con il primo appuntamento dell’anno.

Questa volta vi consigliamo Sword of the stranger, un film anime prodotto dallo studio Bones con regia di Masahiro Andō.

Trama: Nel Giappone feudale un avido signore locale ospita presso una delle sue fortezze alcuni inviati dell’imperatore Ming. Gli scopi degli ospiti stranieri sono ignoti, anche se si adoperano nella costruzione di uno strano marchingegno. Inoltre, con l’aiuto degli uomini del loro protettore, i Ming danno una caccia spietata ad un bambino, che sembra rivestire un ruolo cruciale nei loro piani. Il fanciullo in questione si chiama Kotaro e per sfuggire ai propri inseguitori è costretto a lasciare il tempio presso cui era ospitato: adesso gli rimane un solo amico, il suo cane Tobimaru. Per sua fortuna si imbatte nel samurai vagabondo “Senza Nome” (Nanashi), che prima lo salva dai suoi inseguitori, dopo di che decide di aiutarlo a raggiungere un luogo sicuro. Durante il viaggio i due diventano amici e “Senza Nome” si rivela un combattente estremamente abile, qualità che da sola potrebbe non bastare a salvarli. Questo perché gli stranieri Ming si fanno ogni giorno più determinati e pericolosi, mentre anche il signore feudale della zona comincia ad interessarsi alla faccenda, per tornaconto personale. La resa dei conti sarà feroce e sanguinaria… (fonte Wikipedia)

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Sword of the stranger è senza ombra di dubbio un film riuscitissimo, questo grazie alla semplicità della trama e alla maestosità dei combattimenti di spada, tra i migliori mai visti in un anime. Sicuramente il lato più interessante della trama è lo sviluppo del rapporto tra il nostro “Senza Nome” e il piccolo Kotaro, che con il passare dei minuti si evolve in maniera estremamente raffinata. Sword of the stranger può infatti vantarsi di una sceneggiatura veramente accattivante che, pur non essendo nulla di originale, riesce comunque a trascinare lo spettatore con un ritmo dosato alla perfezione, in cui si susseguono momenti di calma e dialogo a momenti di lotta, questi ultimi resi memorabili dal grandissimo lavoro dello studio Bones. Il film ha inoltre il pregio di avere uno dei combattimenti finali più belli che si siano mai visti in un anime e, nonostante duri pochi minuti, si respira aria di poesia per tutta la sua durata.

Piano Tecnico

Proprio sul piano tecnico questa pellicola riesce a dare il meglio di se, grazie a delle animazioni veramente incredibili, rese ancor più memorabili da una regia estremamente dinamica nelle scene di spada. Quello che colpisce dei combattimenti è un grande studio sul piano delle coreografie, che riescono dare alla scena una dinamicità che raramente si può vedere in un film anime. Oltre a questo abbiamo delle inquadrature di grande mobilità, che seguono alla perfezione il combattimento, riuscendo a rendere perfettamente chiara l’azione.

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Il character design di Tsunenori Saito riesce a rendere molto bene le espressioni dei personaggi, in particolare in alcuni bellissimi primi piani.

 

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Le musiche sono molto belle ed evocative e riescono a dare un tocco di epicità ai combattimenti.Ottimo il doppiaggio italiano, ma non c’è da meravigliarsi, dato che il film è stato distribuito da Dynit, quindi una garanzia quando si tratta di trasporre un anime nella nostra lingua.

In conclusione

Sword of the stranger è un fantastico film d’intrattenimento, adatto a chiunque voglia godersi dei combattimenti di spada di un livello mai visto, ma che può garbare a chiunque voglia un film semplice ma allo stesso tempo godibile. Il film è disponibile su VVVVID.

Antonio Vaccaro

[#Anime] Haikyuu!! – La recensione

Tra gli anime più attesi dell’ autunno figurava sicuramente la terza stagione di Haikyuu!!

Un adattamento animato dell’omonimo manga sportivo di Haruichi Furudate, pubblicato sulla rivista Weekly Shonen Jump a partire dal febbraio del 2012. L’anime è realizzato dallo studio Production I.G. e attualmente conta due stagioni da 25 episodi ciascuna e una terza da 10 episodi. In questa recensione parleremo dell’anime in generale, quindi non ci concentreremo solo sulla terza stagione.

Trama: Dopo aver assistito a una partita di pallavolo, il giovane Shoyo Hinata si pone come personale obiettivo di diventare “Il piccolo Gigante”, soprannome dato a un piccolo ma tenace giocatore della squadra del liceo Karasuno. Entrato nel club di pallavolo della sua scuola media, affronta insieme alla squadra il torneo interscolastico ma lui e i suoi compagni devono inchinarsi di fronte a una forte squadra guidata da un formidabile giocatore di nome Tobio Kageyama, chiamato “Il Re del campo”. Desideroso di arrivare ai vertici e di prendersi la rivincita su Kageyama, Shoyo continua a praticare la pallavolo anche alla sua entrata alle superiori, dove però trova nel club scolastico proprio il suo rivale Kageyama. (fonte Wikipedia)

Partiamo subito dicendo che Haikyuu!! è veramente un ottimo anime sportivo. Nonostante i classici stereotipi del genere spokon, l’anime riesce a raccontare una storia abbastanza matura e coinvolgente. Quello che colpisce al primo impatto è uno “pseudo-realismo” abbastanza intrigante all’interno delle partite di pallavolo. Quindi non aspettatevi schiacciate che sembrano onde energetiche o palloni che si ovalizzano e vanno a rallentatore, ma soltanto qualche rallenty o qualche situazione al limite. Nonostante questo le partite risultano essere spettacolari, grazie anche ad un ottimo lavoro sul piano tecnico (di cui parleremo più avanti).

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I personaggi hanno delle buone caratterizzazioni e un ottimo sviluppo, sia nei rapporti con gli altri characters, sia nel legame con la pallavolo, concentrandosi soprattutto sul concetto fondamentale di fare squadra.

Non sempre è la squadra con i sei giocatori più forti a vincere, ma quella in cui i sei giocatori si uniscono per formare la squadra più forte.

Per quanto un singolo possa migliorarsi, non deve mai dimenticare di avere dei compagni che possono tirar fuori il meglio dalle sue possibilità. Inizialmente notiamo una simbiosi quasi perfetta tra Hinata e Kageyama (nonostante i continui litigi tra i due), ma questa successivamente va ad estendersi a tutta la squadra, creando un gruppo coeso, in cui ogni membro svolge il suo compito per il bene della squadra.

Oltre a questo Haikyuu!! si concentra sull’importanza di avere un rivale che possa spingerci a dare il massimo, oltre ad un tema abusatissimo come quello di fare il proprio meglio al fine di perfezionarsi, ma che raramente è stato gestito così bene in un anime sportivo.

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Un grande punto di forza di Haikyuu!! è l’ottima gestione dei rapporti con gli avversari. Di solito in un qualsiasi shonen (sportivo e non) gli avversari sono quasi sempre dei veri e propri nemici, una scelta probabilmente volta ad enfatizzare un’accesa rivalità. In Haikyuu!! gli avversari possono essere una fonte di apprendimento per migliorarsi ulteriormente, possono essere rivali in campo ma amici fuori dal campo, sempre accomunati da una grande passione per lo sport. L’autore riesce a gestire molto bene le situazioni “fuori dal campo”, riuscendo a far capire allo spettatore quanto lo sport vissuto con genuina passione possa essere un veicolo per stringere legami sia con i compagni che con gli avversari.

Sul piano puramente tecnico abbiamo un anime veramente ben realizzato.

La regia è ben dosata e riesce a potenziare visivamente ogni azione di gioco, con l’utilizzo di alcune inquadrature dal basso che esaltano le schiacciate, in cui i giocatori sembrano volare per catturare il pallone in cielo. Le varie scene sono montate con sapienza, riuscendo a rendere spettacolari le partite, ma allo stesso tempo semplici da seguire. Oltre a questo abbiamo l’utilizzo di alcune carrellate veramente mozzafiato.

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Una delle carrellate più belle in assoluto.

Le animazioni della Production I.G sono sempre ottime, nonostante la ripetizione di alcuni cut con al massimo qualche piccola modifica, ma niente di insopportabile.

Per quanto riguarda il comparto sonoro abbiamo un lavoro magistrale da parte del cast di doppiatori, che riescono a trascinarti quasi come se stessi guardando una partita vera, con le loro esultanze grintose ed esaltanti.

Bellissimi gli effetti sonori di gioco.

Le musiche sono molto interessanti e riescono a dare un’ulteriore mano di colla al tutto.

Concludendo, Haikyuu!! è un ottimo anime sportivo, adatto anche a chi non ama particolarmente la pallavolo. Attendiamo con impazienza la quarta stagione, che si preannuncia veramente esaltante.

 

Antonio Vaccaro

[#Anime] Tutte le nuove uscite dell’inverno 2016/17

L’inverno è ufficialmente arrivato anche quest’anno e, oltre al cambio di guardaroba, arrivano anche i nuovi anime in progammazione!

Vediamo, dunque, cosa ci riserva questa nuova stagione invernale 2017. Di seguito i titoli con lo Studio di produzione e la data di uscita:

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1. Chou Shounen Tanteidan NEO – DLE – 02/01/2017
2. Ai Mai Mi (2017) – Seven – 03/01/2017
3. Nanbaka – Satelight – 04/01/2017
4. Akiba’s Trip The Animation – Gonzo – 04/01/2017
5. Seiren – Studio Gokumi – 05/01/2017
6. Urara Meirochou – J.C. Staff – 05/01/2017
7. Masamune-kun no Revenge – Silver Link – 05/01/2017
8. Blue Exorcist: Kyoto Impure King Arc – A-1 Pictures – 06/01/2017
9. Fuuka – Diomedéa – 06/01/2017
10. Minami Kamakura Koukou Joshi Jitensha Bu – J.C. Staff – 06/01/2017
11. Shōwa Genroku Rakugo Shinjū: Sukeroku Futatabi Hen – Studio Deen – 06/01/2017
12. Youjo Senki – Studio Nut – 06/01/2017
13. Demi-chan wa Kataritai – A-1 Pictures – 07/01/2017
14. Schoolgirl Strikers – J.C. Staff – 07/01/2017
15. Spirit pact – Half H.P Studio – 07/01/2017
16. Chain Chronicle Haecceitas no Hikari – Telecom Animation Film – 08/01/2017
17. ēlDLIVE – Studio Pierrot – 08/01/2017
18. Idol Incidents – MAPPA – 08/01/2017
19. Little Witch Academia (TV) – Trigger – 08/01/2017
20. Nyanko Days – EMT Squared – 08/01/2017
21. Reikenzan: Eichi e no Shikaku – Studio Deen – 08/01/2017
22. Tales of Zestiria: The X – Ufotable – 08/01/2017
23. Chiruran: Nibun no Ichi – LandQ Studio – 09/01/2017
24. Gabriel Dropout – Doga Kobo – 09/01/2017
25. Onihei – Studio M2 – 09/01/2017
26. Sentai Hero Sukiyaki Force – Studio 4C 09/01/2017
27. Yowamushi Pedal: New Generation – TMS Entertainment – 09/01/2017
28. ACCA – Madhouse – 10/01/2017
29. Hand Shakers – Go Hands – 10/01/2017
30. Kemono Friends – Yaoyorozu – 10/01/2017
31. Chaos;Child – Silverlink – 11/01/2017
32. Kobayashi-san chi no maid dragon – Kyoto Animation – 11/01/2017
33. Konosuba 2 – Studio Deen – 11/01/2017
34. Piace: Watashi no Italian – Zero-G – 11/01/2017
35. Kuzu no Honkai – Lerche – 12/01/2017
36. Marginal #4 – J.C. Staff – 12/01/2017
37. Super Lovers 2 – Studio Deen – 12/01/2017
38. Super Danganronpa 2.5 – 12/01/2017
39. Bang Dream! – Xebec – 21/01/2017
41. Gan Gan Ganko-chan – 10 Gauge – 23/01/2017
42. Kirakira Precure a la Mode – Toei Animation – 05/02/2017

                                                                                                                      Paolo Gabriele De Luca

[#Nerd30Consiglia] Aoi Bungaku Series

Eccoci di ritorno con il consueto appuntamento mensile in cui vi consigliamo un anime poco conosciuto.

Uno di quelli che hanno come unica colpa il non avere combattimenti esplosivi, storie d’amore a lieto fine o trame leggere e alla portata di tutti.

Aoi Bungaku è un anime in 12 episodi prodotto nel 2009 dallo studio Madhouse. Il titolo si può tradurre come “Letteratura blu”. Infatti l’anime in questione ha come compito quello di adattare in animazione 6 dei più grandi romanzi giapponesi, dei veri e propri capolavori della letteratura nipponica.

I capolavori sono blu: il blu rappresenta il colore della tristezza della tragedia, solo i capolavori ci fanno percepire il dolore.

Questo spiega un narratore in carne ed ossa all’inizio di ogni episodio. Infatti sarà l’attore Masato Sakai a raccontarci i retroscena riguardanti i romanzi in questione all’inizio di ogni episodio, aumentando l’interesse per la storia che si va a dipanare.

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I romanzi adattati nella serie sono:

Lo squalificato di Osamu Dazai (episodi 1-4)

Sotto la foresta dei ciliegi in fiore di Ango Sakaguchi (episodi 5-6)

Il cuore delle cose di Sōseki Natsume (episodi 7-8)

Corri Melos di Osamu Dazai (episodi 9-10)

Il filo del ragno di Ryūnosuke Akutagawa (episodio 11)

La scena dell’inferno di Ryūnosuke Akutagawa (episodio 12)

Da appassionati di animazione nipponica ci saremo sicuramente resi conto che la vena artistica degli orientali è sempre molto ricercata, a differenza di quella occidentale che con il passare degli anni sembra concentrarsi sempre di più sul lato estetico. Guardando determinati anime, o anche solo guardando un film orientale, ci si rende conto che la trama di base viene utilizzata quasi sempre per raccontare qualcos’altro. Nel caso di Aoi Bungaku ogni storia ha un impatto diverso e delle tematiche differenti, che non stiamo a raccontarvi perché vanno scoperte e assaporate minuto per minuto. Possiamo solo dirvi che, con una visione attenta, proverete una quantità di sensazioni che raramente si trovano in un anime di appena 12 episodi.

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Sul piano tecnico ci troviamo di fronte ad una serie realizzata splendidamente. Il character design è curato da mangaka del calibro di Takeshi Obata (episodi 1-4 e 7-8), Tite Kubo (5-6 e 11-12) e Takeshi Konomi (9-10), che riescono a dare alle varie storie un proprio tocco personale.
La regia varia di  storia in storia, passando dalla lentezza e cupezza dei primi 4 episodi (composti prevalentemente da fotogrammi fissi e bellissimi primi piani, che enfatizzano la forza riflessiva dell’opera), a vari stili di regia nei successivi, accompagnati da delle animazioni curatissime sia nelle scene movimentate che in quelle statiche. Sul piano delle musiche abbiamo delle OST estremamente minimali e poco varie, ma questo non va ad inficiare la visione, che anzi viene esaltata da dei silenzi fortemente immersivi.

Concludendo

Aoi Bungaku è uno di quegli anime che riescono a dare tantissimo allo spettatore e che fanno riflettere su quanto la letteratura nipponica possa essere interessante. Consigliatissimo a chi cerca un anime diverso dai soliti canoni.

Antonio Vaccaro

[#Anime] Attacco dei Giganti, finalmente annunciata la Seconda Stagione

I giganti sono tornati.

Molti non ci speravano più, altri sognavano di rivedere Mikasa volteggiare tra i tetti col movimento tridimensionale. Finalmente la buona notizia che attendevamo dal 2013 è giunta, infatti la serie a firma Hajime Isayama ritornerà con la seconda stagione nell’aprile del 2017.

Il tanto atteso annuncio è apparso nel 21° volume del manga pubblicato in Giappone, con un’altra news riguardante un adattamento per uno spettacolo teatrale.

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L’Attacco dei giganti vede i protagonisti Eren Jaeger e sua sorella adottiva Mikasa Ackermann lottare contro il male che sta conducendo l’umanità all’estinzione. Gli abitanti rimasti al mondo sopravvivono all’interno di una città circondata da alte mura, nel tentativo di respingere la minaccia di Giganti assassini. La prima serie ci ha lasciati ad un punto di svolta, facendoci intravedere la vera identità di questi mostri grandi quanto palazzi.

Il titolo è stato pubblicato per la prima volta nel 2009 ed ha vinto nel 2010 il 35° Kodansha Manga Award come Miglior Shonen. La seconda serie ha accumulato tanto ritardo per attendere il prosieguo dell’opera cartacea e l’uscita dei due film riassuntivi nei cinema di qualche anno fa ci ha tratti un pò in inganno, ma la pazienza dei fan sta per essere ripagata!

Miriam Caruso

[#Anime] I personaggi velenosi dell’animazione nipponica

Il veleno, una delle armi più letali e subdole al mondo. In molte opere della cultura pop esso viene utilizzato per gli scopi più infidi. Nell’animazione giapponese, ovviamente, questa pericolosità è portata quasi all’estremo e, per questa nuova notte horror, vedremo quali sono i personaggi più terribili degli anime che fanno uso di veleno:

One Piece

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– Durante la saga di Impel Down, Rufy ha rischiato seriamente di lasciarci le penne per la prima volta. Il direttore della prigione di Impel Down, appunto, Magellan, grazie al frutto Doku Doku, ha la capacità di produrre dal corpo qualsiasi tipo di veleno. Questa abilità lo ha reso, fino a ora, uno degli antagonisti più pericolosi dell’intera opera.

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– Nella saga di Punk Hazard, la ciurma di Cappello di Paglia si troverà a dover fronteggiare Caesar Clown, nemico che, dopo aver ingerito il frutto Gas Gas, è capace di trasformare il proprio corpo in una sostanza gassosa, fra cui anche gas velenoso.

Fairy Tail
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-Un’altra attuale pietra miliare dell’animazione giapponese è Fairy Tail, in cui si trova Cobra, uno dei maghi più forti dell’intero manga. Egli è capace di utilizzare la Magia del Dragon Slayer del Veleno, particolare tecnica che gli consente la produzione di un veleno talmente potente da uccidere l’avversario in pochi istanti.

Naruto

In Naruto sono presenti vari personaggi che utilizzano il veleno. Vediamone qualcuno fra i più letali:
hanzo

– Pericolosissimo ninja è Hanzo la Salamandra: da bambino gli fu impiantata la sacca velenifera della salamandra nera, facendo di lui un combattente capace di produrre veleno, immune a ogni tipo di sostanza venefica.

sasori

– Maestro delle marionette e membro dell’Organizzazione Alba, Sasori è un ninja che, fra le proprie capacità, avvelena l’avversario grazie ai burattini costruiti da lui.

I Cavalieri dello Zodiaco
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-Pilastro dell’animazione, non solo giapponese ma anche mondiale, ne I Cavalieri dello Zodiaco il cavaliere dei Pesci, Aphrodite, così come il suo predecessore Albafica, è capace di utilizzare le sue rose per avvelenare il nemico.

Inuyasha
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-Nell’anime Inuyasha, il nemico principale, Naraku, è sempre accompagnato dal suo cosiddetto Miasma, un veleno letale in grado di sciogliere ogni essere vivente con cui viene in contatto. In forma gassosa si limita ad avvelenare il nemico, mentre in forma liquida lo scioglie come se fosse acido.

Alcuni esempi, dunque, per capire quanto anche nell’animazione nipponica il veleno sia considerato una delle armi più pericolose e meschine. D’altra parte, fin dai tempi più antichi, esso ha rappresentato una paura ancestrale e misteriosa con cui gli esseri umani hanno dovuto confrontarsi.

                                                                                                                          Paolo Gabriele De Luca

[#AnimeSchool] I tanti volti della morte, Death Parade

Anche per questo mese ritorna la rubrica che tratta di un interessante tema presente in un anime. Questa volta tocca a Death Parade, sicuramente uno degli anime più apprezzati degli ultimi anni, prodotto dallo studio Madhouse con regia di Yuzuru Tachikawa.

In particolare ci concentreremo su come viene trattato il tema “morte” all’interno dell’anime.

L’argomento “morte” è tra i più inflazionati all’interno del mondo degli anime, basti pensare ai famosi shinigami, esseri diventati di culto tra gli appassionati di animazione giapponese. Nonostante questo, Death Parade riesce a trattare questo tema stereotipato in modo abbastanza originale, concentrandosi su quelli che sono i sentimenti e le emozioni legate alla morte.

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Il protagonista della storia è Decim, un giudice apparentemente senza emozioni, che ha il compito di giudicare due anime morte in contemporanea, costringendole a partecipare ad un gioco in cui si mette in palio la propria vita (o almeno è quello che il giudice afferma). In questa situazione i giocatori tirano fuori il loro lato peggiore, avendo perso memoria sul fatto di essere già morti (rivivono solo sporadici flash back nel corso del gioco, fino a riacquistare completamente la memoria alla fine della partita). Dopo il giudizio le persone diventano dei manichini, che Decim conserva con grande cura, e l’anima di reincarna o finisce nell’oblio.

L’idea del manichino è parecchio interessante, fa riflettere su quello che è l’uomo al momento della sua creazione e quello che diventa al momento della sua morte, ovvero un contenitore vuoto. Questo contenitore viene riempito grazie ai sentimenti che proviamo nel corso della vita, e sono proprio questi sentimenti a renderci quello che siamo, togliendoci dallo stato di manichini.

Quindi come possiamo essere giudicati da qualcuno che non prova emozioni?

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Death Parade parla di morte, ma lo fa elogiando la vita, che va vissuta nel pieno delle emozioni, liberando i nostri sentimenti per tutto il tempo che ci rimane. L’uomo da solo non è nessuno, è solo un manichino, ma grazie a quello che prova per gli altri riesce a diventare una persona completa, che ha vissuto la sua vita serenamente e che alla fine del percorso non avrà nessun rimpianto.

Death Parade insegna ad accogliere gli altri, a non avere pregiudizi e idee sbagliate, a cercare la verità nel dialogo, nel provare a comprendersi a vicenda, anche se ci sembra sbagliato.

Sicuramente tra i tanti personaggi quello con la storia più interessante è Chiyuki, che inizialmente sembra un giudice apprendista, ma poi scopriamo essere una ragazza che ricordava fin da subito di essere morta. Nell’ultimo episodio scopriamo che Chiyuki si è suicidata e Decim gli permette di osservare la sua casa a tre mesi dalla sua morte, offrendogli anche la possibilità di tornare in vita sacrificando uno tra i 7 miliardi di abitanti del pianeta. In una scena straziante scopriamo che la madre di Chiyuki non riesce a darsi pace per la morte della figlia, incolpandosi di non essere riuscita a comprendere quello che provava. La ragazza vorrebbe parlare con sua madre e spiegargli che non è così, anche a costo di tornare in vita uccidendo qualcun altro. Ma alla fine decide di non farlo. Il motivo è semplice: ogni persona al mondo ha qualcuno di caro che piangerebbe la sua morte. Chiyuki ha buttato via la sua vita per non essere riuscita a comprendere quello che provava sua madre.

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Decidere di togliersi la vita è dunque un gesto egoista, di chi non pensa alle persone che piangeranno la nostra morte e che non riusciranno a darsi pace perché forse potevano fare di più per noi. La vita è una sola e non c’è una seconda possibilità. Bisogna affrontare i problemi quando si è vivi, perché togliendosi la vita non si fa altro che scaricarli addosso a chi ci vuole bene.

Con le lacrime di Decim capiamo che anche il giudice prova emozioni e che il suo intento era semplicemente quello di comprendere Chiyuki. Una cosa che dovrebbero fare tutti al giorno d’oggi, quella di

cercare di comprendere gli altri.

Antonio Vaccaro

[#Anime] Il futuro dell’uomo nell’animazione nipponica

Il futuro, uno dei misteri che attanaglia da sempre l’uomo: che cosa ci riserva? Dove finiremo? Che ne sarà dell’umanità? Saperlo, purtroppo, o per fortuna, è impossibile. Vista l’importanza e la curiosità del tema, sono molte le opere della cultura pop, tra film, serie tv, anime e altri, che hanno tentato di dare una possibile interpretazione al futuro dell’essere umano. In questa nuova #NerdHorrorNight, vi mostreremo come l’animazione giapponese sia stata influenzata dalla concezione misteriosa di futuro e di come essa, allo stesso tempo, sia capace di renderla anche incredibilmente interessante.

KEN IL GUERRIERO

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Ricordiamo innanzitutto il futuro devastato di Ken il Guerriero: un conflitto mondiale negli anni ’90 del ventesimo secolo ha portato alla devastazione del mondo, della civiltà e dell’ambiente; ora i sopravvissuti vivono in costruzioni urbane edificate in oasi del deserto, ma esse sono assediate da predoni che saccheggiano e distruggono tutto.

PSYCHO-PASS

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Fra le opere più apprezzate e più famose della programmazione moderna, la storia di Psycho-Pass è costruita in un futuro in cui la personalità, lo stato mentale e il gradiente di criminalità delle persone sono misurati attraverso un sistema chiamato Psycho-Pass. Quando la criminalità latente raggiunge un certo livello, l’individuo viene arrestato o, in caso di un livello troppo alto, eliminato.

GURREN LAGANN

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Dal sapore altamente distopico, Sfondamento dei Cieli Gurren Lagann è un anime del 2007 che prende parte in un futuro imprecisato in cui l’umanità è costretta a vivere in villaggi sotterranei senza alcun contatto col mondo in superficie, né tanto meno con gli altri villaggi.

ERGO PROXY

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Continuando su una linea particolarmente distopica, molto interessante è il futuro post-apocalittico di Ergo Proxy: dopo aver distrutto gli strati di metano dell’atmosfera terrestre e aver portato sulla Terra la desolazione più totale, il genere umano è minacciato da un’infezione letale che si propaga per vie aeree. Per sopravvivere, l’uomo si rifugia nelle città cupole, in cui vengono controllate le nascite e dove è costretto a coesistere con gli AutoReiv, androidi a cui sono relegati i compiti più difficili.

GUILTY CROWN

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Parlando sempre di epidemie mortali, la storia di Guilty Crown è particolarmente forte: la vigilia di Natale del 2029, il Giappone viene distrutto da una pandemia virale chiamata Virus Apocalypse. La trama prende parte dieci anni dopo a Tokyo, quando un’organizzazione nota come GHQ prende il controllo del Paese, ma a discapito della propria indipendenza. Tale società, infatti, avendo anche un proprio esercito, approfitta della situazione in vari modi, arrivando anche a giustiziare civili ritenuti infetti.


SWORD ART ONLINE

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Un futuro molto più vicino è quello di Sword Art Online: nel 2022 viene pubblicato Sword Art Online, una realtà virtuale di massa in rete in multigiocatore. Grazie al NerveGear, un casco che manipola il cervello, i giocatori possono impersonare i loro personaggi nel gioco direttamente con la loro mente. Poco dopo la pubblicazione, gli utenti si rendono conto di non potersi scollegare dal gioco e anzi, scoprono che per uscire da esso bisogna raggiungere l’ultimo livello e sconfiggere il boss finale. Ciliegina sulla torta: morire nel gioco equivale a morire nella vita reale.

WOLF’S RAIN

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Dall’impronta incredibilmente innovativa, Wolf’s Rain è ambientato in un prossimo futuro in cui la Terra si sta preparando a una nuova glaciazione che causerà la morte di tantissime specie animali, tra cui i lupi, di cui sono rimasti pochissimi esemplari. Gli esseri umani, infatti, qualche secolo prima, avevano sterminato i lupi vedendoli come un pericolo per le popolazioni; ora essi hanno imparato a mimetizzarsi fra gli uomini assumendo le loro connotazioni.

La lista, comunque, sarebbe molto più lunga, basti pensare a Steins; Gate, Terra Formars e tantissimi altri titoli che dipingono la realtà futuristica in un modo o in un altro. Tutti questi futuri hanno un denominatore comune: la sofferenza e il pericolo. Possibile che l’incertezza dell’avvenire sia così spaventosa per l’essere umano?

Paolo Gabriele De Luca

[#Nerd30Consiglia] PlanetES

La fantascienza è un genere molto controverso. A volte capita di sentire persone dire «consigliami un film, però qualsiasi genere tranne fantascienza!», quasi come se il genere non avesse nulla da dare. Io invece sono dell’avviso che la fantascienza sia il genere che più si avvicina alla realtà dentro il nostro cuore. Un genere che a volte va a toccare i nostri sogni, le nostre paure, le nostre debolezze e soprattutto va a toccare la smisurata sete di conoscenza che ha sempre accompagnato il genere umano. Se c’è un anime che riesce ad essere tutto questo, quello è PlanetES.

PlanetES è un anime del 2003, composto da 26 episodi e tratto dall’omonimo manga di Makoto Yukimura, da cui si discosta negli avvenimenti, mantenendo comunque lo stesso spirito dell’opera originale. L’anime è prodotto dalla collaborazione tra Bandai e Sunrise ed è stato reso disponibile solo recentemente sulla piattaforma di streaming legale VVVVID con un ottimo doppiaggio italiano. Un anime che ha riscosso enormi consensi e al momento si trova in sesta posizione tra i migliori anime di tutti i tempi secondo l’utenza di Animeclick, con una media voto di 9,085 su 10.

La trama è molto semplice: Anno 2075. La Terra è ormai circondata da detriti spaziali di ogni tipo. Di questo problema si occupa la sezione detriti, in cui lavorano i due protagonisti, Hachirota “Hachimaki” Hoshino e Ai Tanabe. Il loro compito è quello di raccogliere detriti per impedire che si verifichino incidenti nello spazio.

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PlanetES può essere definito come uno “Slice of life di fantascienza”. Il futuro descritto nell’opera è estremamente realistico e non viene difficile credere che possa essere un possibile futuro “reale”.  La cosa è confermata anche dal narratore, che all’inizio di alcuni episodi spiega che sono passati appena 100 anni dal primo allunaggio dell’Apollo 11.

Nonostante il contesto, ci troviamo di fronte ad un’opera che ruota soprattutto intorno ai personaggi, riuscendo a creare una forte empatia con lo spettatore. Oltre ai due straordinari protagonisti, ci troviamo di fronte a personaggi secondari caratterizzati alla perfezione, in particolare il tecnico Yuri, personaggio che non si può non amare. Partendo dai personaggi, gli autori vanno a toccare quelle che sono le principali domande che da sempre l’uomo si è posto: «chi siamo?», «qual è il nostro destino?». Inoltre l’anime si concentra su tematiche come la solitudine (espressa con la metafora dell’immensità dello spazio) e l’amore. In particolare quest’ultimo tema è trattato magnificamente:

l’amore vero è un qualcosa di immune al tempo e allo spazio.

Inoltre PlanetES insegna una lezione fondamentale: non bisogna mai smettere di viaggiare con la propria nave, ma tutti abbiamo bisogno di un porto sicuro in cui tornare.

Oltre a trattare queste tematiche introspettive, nella seconda parte vengono trattati temi attualissimi come il terrorismo e il capitalismo.

Insomma, stiamo parlando di un’opera veramente eccezionale.

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Per quanto riguarda il comparto tecnico e visivo, ci troviamo di fronte ad un’opera che non ha nulla da invidiare ad un film hollywoodiano. Un realismo nella messa in scena veramente incredibile. Sul piano visivo c’è una grandissima cura nel design delle navi, delle stazioni e delle tute spaziali, oltre a delle animazioni veramente magnifiche. Oltre a questo abbiamo un comparto sonoro eccezionale, con il tipico silenzio dello spazio che sembra quasi assordante. Grande fonte di ispirazione è sicuramente 2001: Odissea nello spazio, con l’assenza di suono che fa comprendere quanto lo spazio sia inospitale e quanto noi siamo piccoli al suo cospetto. La regia di Gorō Taniguchi in quel senso prende molto spunto da quella di Kubrick in 2001, riuscendo ad enfatizzare le scene nello spazio in modo veramente impeccabile.

Un anime che crediamo possa soddisfare chiunque, non solo gli amanti della fantascienza di stampo spaziale (che rimarranno estasiati dal suo realismo e dalla sua accuratezza scientifica).

Antonio Vaccaro