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Sequestrati 200 chili di novellame di sarda, tre le denunce

Crotone ( KR) – Duecento chili di novellame di sarda sono stati sequestrati nel corso di controlli compiuti a Crotone dal personale della Capitaneria di porto e dai veterinari dell’azienda sanitaria provinciale. Nel corso dei controlli sono state elevate sanzioni amministrative per 9.000 euro per il mancato rispetto della normativa in materia di tracciabilità. Tre persone sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Crotone per frode in commercio.

Denunciato falso invalido, dovrà restituire 65mila euro percepiti dal 1987

REGGIO CALABRIA – Dal 1987 percepiva, “per le gravi condizioni documentate”, la pensione di invalidità civile ed indennità di accompagnamento essendo affetto da “distrofia muscolare progressiva”. In realtà la Guardia di Finanza di Villa San Giovanni avrebbe accertato una situazione clinica del tutto differente. L’uomo, denunciato come “falso invalido” è stato pedinato e i suoi spostamenti filmati. Dalle indagini sarebbe emerso che le sue capacità di muoversi senza accompagnatore non erano così compromesse. I video lo avrebbero, infatti, ripreso in situazioni che dimostrebbero la sua autonomia nelle normali attività quotidiane. L’uomo è stato denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria per truffa aggravata ai danni dello Stato. Dovrà inoltre restituire all’Inps circa 65mila euro, la somma percepita indebitamente. La Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha anche disposto il sequestro dei conti correnti e l’immediato blocco della pensione di invalidità.

Locri, operazione “Colombiani d’Aspromonte”

carabinieri 2LOCRI (RC) – E’ scaturita dall’individuazione di una vasta piantagione di canapa indica in una zona di alta montagna del comune di San Luca, avvenuta nel 2013, l’operazione “Colombiani d’Aspromonte” che stamani ha portato i carabinieri ad arrestare 23 persone ed a sequestrare complessivamente, nel corso dell’indagine, 46 fucili, 8 pistole, 2.420 munizioni, 762 grammi di cocaina, due chili di eroina, 416 grammi di sostanza da taglio, circa 2 quintali di marijuana e 2.419 piante di canapa indica in otto distinte piantagioni. Successivamente sono state trovate altre coltivazioni, consistenti quantitativi di droga già confezionati e pronti per la vendita nonché veri e propri arsenali, nascosti in casolari ed ovili riconducibili a soggetti ritenuti contigui alle cosche di San Luca degli Strangio, detti “Janchi”, e dei Giorgi, detti “Boviciani”, protagoniste della faida di San Luca culminata nella strage di Duisburg, con la morte di sei persone. Gli arrestati, secondo quanto emerso dalle indagini, si sentivano padroni di un territorio reso impenetrabile anche grazie alla presenza di carabinieri 3numerose “sentinelle” pronte ad allertarli in caso di arrivo dei militari. Le indagini, condotte dai carabinieri del Gruppo Locri, di San Luca e dello Squadrone eliportato Cacciatori “Calabria”, si sono sviluppate usando tecniche classiche battendo il territorio, e con espedienti innovativi e incursioni notturne condotte anche con l’uso di sofisticate strumentazioni tecniche che hanno permesso agli investigatori di avere un monitoraggio costante di tutti i movimenti e di documentare il compimento di specifici reati. Ciò ha consentito ai militari di penetrare nel territorio aspromontano, oltre a svelare l’esistenza di interi nuclei familiari dediti alla coltivazione di canapa indica mediante la realizzazione di piazzole recintate, fornite di impianti di irrigazione e di essiccatoi. Dalle indagini carabinieri 4sarebbero anche emerse le responsabilità degli arrestati, non tutti stabilmente collegati fra loro, nel traffico di droga e di armi, oltre che nell’organizzazione di battute di caccia da frodo nel Parco nazionale dell’Aspromonte con l’uso di armi clandestine e potenti ricetrasmittenti che consentivano loro di segnalare l’eventuale presenza dei militari ed eludere i controlli. Nel corso delle indagini, 15 persone sono state arrestate in flagranza di reato. “In questa operazione anticrimine è importante evidenziare il lavoro sinergico tra le Procure di Locri e Palmi e l’ottimo lavoro svolto, vista l’indagine capillare compiuta sul territorio, dai carabinieri”. A dirlo sono stati i procuratori della carabinieri 5Repubblica di Locri e Palmi, Luigi D’Alessio e Ottavio Sferlazza, nel corso di una conferenza stampa a Locri alla quale hanno preso parte anche il comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria Lorenzo Falferi ed il comandante del Gruppo carabinieri di Locri Pasqualino Toscani.

Doveva testimoniare a Reggio Calabria nel processo Scajola, muore suicida

ROMA – Avrebbe dovuto testimoniare domani al processo a Reggio Calabria in cui è imputato l’ex ministro Claudio Scajola, il colonnello della Guardia di Finanza Omar Pace che si è ucciso sparandosi un colpo con la pistola d’ordinanza nel suo ufficio alla Dia, dove era distaccato. Pace, secondo quanto si apprende, aveva fatto parte del pool di investigatori che aveva condotto, coordinato dalla procura reggina, l’indagine nei confronti di Scajola – imputato per aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena – e per questo domani avrebbe dovuto essere sentito dai giudici. Quali siano i motivi per cui Pace si è sparato – secondo alcune fonti era caduto in depressione dopo aver perso in poco tempo due familiari molto stretti – è ora oggetto di un’indagine da parte della squadra mobile di Roma. Quel che si sa è che il colonnello, che aveva 47 anni, una moglie e due figli di 6 e 8 anni, è arrivato in ufficio attorno alle 6.30 di ieri mattina, ha chiuso la porta della sua stanza e si è sparato. In quel momento in ufficio non c’era nessuno e a trovare il corpo è stato il suo collega di stanza, dopo aver aperto la porta con una chiave di riserva attorno alle 8.30. Alla Dia, fino ad alcuni mesi fa, Pace guidava l’ufficio che si occupava dell’analisi delle segnalazioni sospette. Ma nell’ambito di una riorganizzazione interna, il direttore della Direzione investigativa antimafia Nunzio Ferla aveva disposto una serie di trasferimenti di uomini e di funzioni, che hanno interessato anche il colonnello. Il suo ufficio, infatti, è stato spostato dal secondo al primo reparto e lui trasferito alla sezione antiriciclaggio. Un incarico che Pace non aveva digerito tanto che, ricordano fonti della Dia, aveva chiesto rapporto al comando generale della Guardia di Finanza per presentare le proprie dimissioni. L’ultima volta che si era affrontata la vicenda era stato venerdì scorso, quando in una riunione il direttore aveva riconfermato i trasferimenti.

Incendiano casa dopo un furto andato male

POLIA (VV) – Entrano in una casa a Polia per rubare, ma non trovano nulla di valore e per la rabbia appiccano le fiamme alla modesta abitazione. Ad accorgersi dell’incendio è stato il genero dei proprietari dell’abitazione, che vivono a Vibo ma che quasi ogni fine settimana tornano in paese. L’uomo ha chiamato i vigili del fuoco del distaccamento volontario di Filadelfia, mentre un’altra squadra è arrivata dal Comando provinciale di Vibo Valentia. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri che, insieme ai pompieri, hanno collegato l’incendio ad un presunto tentativo di furto. Secondo una prima ricostruzione, infatti, ignoti, dopo avere forzato il cancello del cortile, sarebbero entrati nell’appartamento mettendolo a soqquadro. Non trovando niente di valore avrebbero poi dato fuoco al divano. Le fiamme si sono poi propagate al resto dell’abitazione.

Omicidio Rodrigues, indagini ad una svolta

PAOLA (CS) – Potrebbe essere ad una svolta il giallo di Silvana Rodrigues, la 33enne uccisa a dicembre scorso nei pressi del cimitero di Belvedere Marittimo, centro del Tirreno cosentino. Gli inquirenti starebbero chiudendo il cerchio su un uomo, sospettato di essere l’autore dell’efferato delitto. Ad incastrarlo sarebbero state le immagini di una telecamera a circuito chiuso che avrebbero ripreso la persona ora al centro delle attività d’indagini coordinate dal procuratore capo di Paola, Bruno Giordano. Proprio passando al setaccio tutte le telecamere di videosorveglianza presenti lungo il percorso che la donna avrebbe compiuto quella tragica sera, gli investigatori avrebbero individuato quella giusta che avrebbe immortalato il momento in cui l’uomo si sarebbe avvicinato alla donna. Stando ad alcune indiscrezioni, la persona sospettata di essere l’assassino della 33enne sarebbe un conoscente della vittima e su di lui ora si sarebbero concentrate le maggiori attenzioni.

Uccise la figlia di sette mesi. Il 14 aprile il ricorso davanti al Tribunale del Riesame

COSENZA – La difesa di Giovanna Leonetti ha disposto una perizia psichiatrica sulla biologa cosentina, accusata di aver ucciso la figlia di appena sette mesi lo scorso 20 febbraio. La donna, dal giorno della tragedia, si trova ricoverata nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Cosenza. Intanto il prossimo 14 aprile si svolgerà l’udienza davanti al Tribunale del Riesame di Catanzaro per discutere l’appello presentato dalla Procura di Cosenza contro la decisione del gip di disporre per la donna gli arresti domiciliari. Secondo il procuratore aggiunto Marisa Manzini coordinatrice delle indagini, i domiciliari presso l’Annunziata non sono una misura adeguata per la 37enne nonostante presso il nosocomio cosentino sia sottoposta a terapia mirata. Anche quando ha compiuto il grave gesto – è scritto nell’appello – la Leonetti era in cura da diverso tempo, anche farmacologica. Per questo l’unica misura davvero adeguata in relazione alla natura e al grado delle esigenze cautelari che il gip ha ravvisato, è la misura cautelare in carcere.

Maltrattamenti in famiglia. Arrestato trentenne cosentino

arrestoCOSENZA(CS) – Nella mattinata odierna personale della Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari, per il reato di maltrattamenti in famiglia, a carico di MAURO Marco cl 84,  pregiudicato. In particolare a seguito di denuncia da parte di una donna – che aveva intrattenuto un rapporto sentimentale, con convivenza, di circa quattro anni .con il Mauro – il personale della Squadra Mobile ha avviato approfondite indagini al fine di riscontrare i fatti narrati.Nella denuncia emergevano numerosi episodi di sopraffazione e violenze fisiche nonché minacce di morte sia nei confronti della donna che dei suoi familiari. Le indagini, permettevano di riscontrare positivamente quanto denunciato dalla vittima, per il comportamento del Mauro violento e irascibile. Sulla base delle risultanze investigative  veniva emesso il provvedimento eseguito nella mattinata odierna ritenuto indispensabile per la salvaguardia dell’incolumità della donna e dei suoi familiari. Si ritiene sottolineare che, è fondamentale e risolutiva la collaborazione con la Polizia di Stato da parte delle donne vittime di violenza, prima ancora che le stesse subiscano irreparabili conseguenze.

 

Trent’anni di carcere per gli amanti di Lamezia

LAMEZIA TERME – Sono stati condannati a 30 anni di carcere ciascuno Lucia Lo Gatto, 41 anni di Lamezia, e Manuel Palazzo, per l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, nonché di occultamento e distruzione di cadavere, di Aldo Gualtieri, anche lui originario di Lamezia e compagno della Lo Gatto. I due amanti la sera del 18 aprile 2015 avrebbero ucciso l’uomo nel vicentino cercando poi di far sparire il corpo tra i colli di Possagno, nel Trevigiano, dopo averlo dato alle fiamme. L’uccisione di Gualtieri si sarebbe resa necessaria perchè l’uomo avrebbe contrastato la loro relazione.  I due amanti furono trovati dai carabinieri nell’appartamento che Lo Gatto divideva con Gualtieri ed è lì, secondo gli investigatori, che sarebbe avvenuto l’omicidio. Gualtieri sarebbe stato stato accoltellato in casa e il colpo fatale sarebbe stato sferrato con un martello.

Il giorno dopo la coppia di amanti avrebbe trasportato con una Volkswagen Golf il cadavere di Gualtieri fino a Possagno per poi dargli fuoco.

La sentenza è stata emessa dal gup Roberto Venditti, che ha accolto in toto le richieste del pm di Vicenza, Serena Chimichi. I due imputati hanno evitato l’ergastolo poiché giudicati con il rito abbreviato.

 

Aggredito perchè rivuole indietro i suoi soldi, finisce in ospedale cittadino polacco

CORIGLIANO CALABRO (Cs) – I carabinieri di Corigliano hanno arrestato, C.G. 41 anni, A.C. (31) e A.C. (18), per il tentato omicidio di un cittadino polacco.
La vittima è stata aggredita e picchiata selvaggiamente dopo aver chiesto la restituzione di un prestito ad uno dei tre arrestati. Il cittadino polacco ha riportato ferite e lesioni in diverse parti del corpo. I tre autori del pestaggio sono ora ai domiciliari.