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Sporting Locri chiuso per ‘ndrangheta

fonte: Asd Sporting Locri
fonte: Asd Sporting Locri

LOCRI (RC) – Chiusi perché minacciati dalla ‘ndrangheta. Questa volta non è una attività commerciale ad abbassare la saracinesca, ma una società sportiva. per l’esattezza si tratta dell’Asd Sporting Locri, società di calcio a 5 femminile militante nel massimo campionato, la serie A élite. I dirigenti hanno annunciato il ritiro dal campionato e la fine delle attività. A determinare l’epilogo inatteso, nel pieno delle feste natalizie, è stata la decisione del presidente del sodalizio, Ferdinando Armeni di gettare la spugna assieme alla dirigenza dopo la sequela di avvertimenti in stile mafioso, con frasi minacciose e inviti espliciti a farsi da parte, contenuti in alcuni biglietti anonimi fatti recapitare allo stesso Armeni e ad altri dirigenti dello Sporting Locri. Nell’ultimo messaggio trovato sul cruscotto dell’auto del presidente, lasciata anche con uno pneumatico lacerato, c’era scritto “Forse non siamo stati chiari. Lo Sporting Locri va chiuso”. Tutti gli episodi sono stati denunciati a carabinieri e polizia, che hanno avviato accertamenti per vagliare la natura delle minacce e risalire agli autori. Indagini che però, al momento, non hanno avuto alcun esito. Quello che prevale, a Locri e non solo, è lo sconcerto per un finale che lascia l’amaro in bocca. “Siamo senza parole – dice Armeni – dal momento che il nostro è solo un hobby, una passione per lo sport calcistico. Non è accettabile che si possa correre il rischio di essere colpiti anche nei nostri affetti più cari. Certo, può darsi che si tratti di una bravata, ma davvero non ce la sentiamo di andare avanti. Inutile nasconderlo, c’è rammarico nel dover chiudere dopo anni di successi che ci hanno consentito quest’anno di diventare la squadra rivelazione del campionato nazionale di serie A. Non riusciamo a capire, tuttavia, quali interessi ci possano essere da parte di chi vuole ostacolare un’attività sportiva come questa”.

Lo Sporting Locri era ritenuta, sulla scorta dell’attuale quinto posto in classifica, la squadra rivelazione della massima serie di calcio femminile a 5, l’unica in Calabria a calcare la scena nazionale di categoria. In queste ore ad Armeni e alla dirigenza è giunta da tutta l’Italia la solidarietà delle altre società che militano nel campionato nazionale. Il vescovo di Locri mons. Francesco Oliva ha espresso “sentimenti di tristezza, indignazione e condanna”. Vicinanza e sostegno sono stati espressi dal presidente del Consiglio regionale Nicola Irto – con l’invito alla società ad andare avanti – dal segretario regionale del Pd Ernesto Magorno, dal presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta del Consiglio regionale Arturo Bova e dal sindaco di Locri Giovanni Calabrese che, da socio fondatore, ha anche invitato i vertici del club a non ritirare la squadra dal campionato. 

Minacce di morte per due giornalisti e un avvocato. Tutti i messaggi di solidarietà

Proiettile minacceVIBO VALENTIA Come regalo di Natale hanno trovato tre buste contenenti esplicite minacce di morte e altrettanti proiettili calibro 7.65. Si tratta di Pietro Comito, direttore responsabile della testata giornalistica LaC News 24, di Francesco Mobilio, giornalista della redazione vibonese de Il Quotidiano del Sud e di Marco Talarico, avvocato, già presidente del consiglio comunale di Vibo Valentia. Le tre missive sono state recapitate ai rispettivi indirizzi e, nel caso dei due giornalisti, alla sede delle redazioni d’appartenenza. Le buste, del tipo imbottite per la spedizione di cd, identiche nell’aspetto e nel formato, avevano anche il medesimo contenuto. In tutti e tre i casi, infatti, all’interno delle buste è stato rinvenuto lo stesso ritaglio di un titolo del Quotidiano del Sud del primo dicembre scorso, inerente la demolizione del cosiddetto “Palazzo della vergogna” a Vibo Valentia,; un proiettile calibro 7.65, un foglietto dattiloscritto in dialetto contenente minacce di morte e firmato “i frati 7.65”. Nel testo di legge: «Pi mo u iettasti… A scordata… i frati 7,65… Mu ti guardi sempre».

Il fatto è stato prontamente denunciato ai carabinieri e sull’episodio è alta l’attenzione del prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, il quale se ne occuperà lunedì al rientro in sede in un apposito Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Un analogo episodio, nel 2009, aveva visto oggetto di minacce gli stessi Mobilio e Talarico e Giuseppe Baglivo, allora giornalista di Calabria Ora. Anche in quell’occasione il riferimento esplicito era alla demolizione del Palazzo della vergogna.

Ai colleghi Comito e Mobilio e all’avvocato Talarico la solidarietà della redazione di ottoetrenta.it

ALTRE REAZIONI

CARLO PARISI, segretario generale aggiunto della Fnsi: “Esprimere piena e convinta solidarietà ai colleghi Pietro Comito e Francesco Mobilio ed alle redazioni de LaC e del Quotidiano del Sud, oltre naturalmente all’ex presidente del Consiglio Comunale di Vibo Valentia, Marco Talarico, è un atto scontato e doveroso, ma non basta più. Il ripetersi della medesima intimidazione a distanza di sei anni ripropone, in tutta la sua drammaticità, il fenomeno dell’impunità di coloro che, a vario titolo e nelle più svariate forme, attentano alla libertà personale di quanti sono quotidianamente impegnati ad affermare e diffondere la cultura della legalità soprattutto in territori, come quello vibonese, particolarmente influenzati dal condizionamento mafioso. Territori nei quali c’è ancora chi pensa che basti spedire un proiettile in una busta per tappare la bocca o spezzare la penna ai giornalisti seri e impegnati a svolgere semplicemente il proprio mestiere. Episodi come questo devono indurre seriamente a riflettere giornali e giornalisti sul valore della professione che non può e non deve essere gestita con superficialità, né tantomeno affidata a giovani ed inesperti cronisti mal pagati o non pagati affatto a fronte del rischio della vita o, nella migliore delle ipotesi, del far vivere nella paura le proprie famiglie. Non è possibile, non è accettabile che dopo sei anni il responsabile o i responsabili di un episodio circostanziato come questo non abbiano ancora un nome. La Prefettura di Vibo Valentia, sempre sensibile ai problemi dei giornalisti, stimoli, quindi, forze dell’ordine e magistratura a fare piena luce sull’episodio e ad assicurare i responsabili alla giustizia. Non è, inoltre, possibile che validi e stimati giornalisti siano costretti a chiedersi se valga veramente la pena rischiare la vita senza la certezza di uno stipendio a fine mese. E quanto sia giusto dover combattere con un altro ‘nemico’ che non impugna la pistola, ma ti toglie comunque il sonno e la dignità: l’editore che ti paga a singhiozzo o non ti paga affatto mentre continui, con serietà, professionalità e coraggio, a tenere alta la bandiera della qualità dell’informazione e della libertà di stampa”.

MARIO OLIVERIO – Presidente della Giunta Regionale della Calabria: “Sono certo che anche questo tentativo di intimorire uomini che amano la verità e il proprio lavoro, sarà respinto e rispedito al mittente. La Calabria che vuole tenere alta la testa e la schiena dritta, le istituzioni democratiche ed i cittadini perbene, che in questa regione sono la maggioranza e non vogliono cedere alla paura, sono profondamente vicini e solidali a quanti come Mobilio, Comito e Talarico si oppongono ai soprusi e ad ogni tipo di prevaricazione mafiosa. La nostra regione ha bisogno di liberarsi definitivamente dalla piaga della criminalità e diventare, finalmente, una regione ‘normale’, una terra libera da paure e minacce. Mi auguro che i responsabili di questo ennesimo, vile atto intimidatorio siano individuati al più presto e consegnati alle autorità competenti”.

GIORNALISTI D’AZIONE: “Dopo le vili minacce ai due giornalisti Pietro Comito, direttore di LaC News 24, e Francesco Mobilio, della redazione vibonese de Il Quotidiano del Sud, il movimento “Giornalisti d’Azione” esprime disprezzo per la parte «malata» della Calabria, quella della ‘ndrangheta, del malaffare, delle minacce a chi svolge il proprio lavoro e piena solidarietà ai colleghi. “Giornalisti d’Azione” esprime, dunque, rabbia per questi gesti vili che soffocano la democrazia, la libertà,i progetti e i sogni di chi lavora per costruire una Calabria nuova, diversa. Pertanto, il movimento si augura che i fautori di questo gesto vengano assicurati alla giustizia e, soprattutto, auspica che questo episodio possa finalmente essere occasione di mettere in atto una operazione di pulizia anche della cosiddetta «zona grigia», capace, cioè, di isolare coloro i quali pur non avendo la «patente» di mafiosi, e dunque pur non usando fucile e pistola, condizionano le persone in ogni ambito sociale, soffocando, nei fatti, ogni tentativo di cambiamento reale”.

SEBASTIANO BARBANTI – Deputato: “I giornalisti che hanno subito il grave atto intimidatorio hanno bisogno soprattutto delle istituzioni, non solo della solidarietà. Siamo alle solite: due giornalisti fanno il loro lavoro nell’amara terra di Calabria e le cosche, non appena hanno il sentore che siano emarginati dalle istituzioni, colpiscono. In questi casi è giusto che le istituzioni diano solidarietà a chi subisce questi atti meschini, ma ritengo che sia necessario soprattutto far sentire la presenza delle istituzioni con atti concreti, magari con la copertura politico-istituzionale delle indagini giornalistiche che hanno punto sul vivo le cosche. Detto questo sono disponibile nel supportare le loro future indagini giornalistiche e quelle in corso ed auspico che la politica tutta faccia seguire alla solidarietà azioni concrete affinché queste azioni deprecabili non abbiano più niente a che fare con la nostra terra e la nostra cultura”.

DORINA BIANCHI (deputato e componente della Commissione Parlamentare Antimafia): “Qualcuno avrebbe voluto rovinare il loro natale, ma non c’è riuscito perché la forza delle idee e della verità è più forte di qualsiasi minaccia ed intimidazione. Piena solidarietà ai due giornalisti Pietro Comito, direttore responsabile dell’emittente televisiva La C, e Francesco Mobilio, del Quotidiano del Sud per il grave atto intimidatorio perpetrato nei loro confronti. Un atto di violenza che ferisce la coscienza democratica della città e di tutti coloro che credono nei valori e nei principi della democrazia, della convivenza civile e della verità”. Auspichiamo dunque che, anche alla luce di quest’ultimo episodio di intimidazione di chiara matrice ndranghetista, le indagini della magistratura e delle forze di polizia possano imprimere quella svolta necessaria per assicurare alla giustizia i responsabili delle organizzazioni malavitose e della criminalità in Provincia di Vibo Valentia”.

 

Cosenza, sequestrati botti illegali

Botti illegaliCOSENZA – Quaranta chili di botti illegali sono stati sequestrati dai carabinieri della Compagnia di Cosenza nel corso di controlli in città condotti con l’ausilio degli artificieri del Comando provinciale. Nel corso delle verifiche effettuate, i militari, oltre al sequestro, hanno provveduto a denunciare due persone ed elevato sanzioni amministrative per vendita senza licenze ad altre tre per un totale di 15 mila euro.

Cassano Jonio, ignoti si introducono nel Municipio

Comune cassano allo JonioCASSANO ALLO JONIO (CS) – Ignoti si sono introdotti all’interno del palazzo municipale di Cassano allo Jonio,  dopo avere infranto il vetro di un finestrone. Hanno forzato e danneggiato un distributore automatico di bevande e caffè situato al terzo piano per impossessarsi delle monete. Dai primi accertamenti della polizia municipale, i ladri non avrebbero compiuto altri danni né si sono introdotti nelle altre stanze, tutte chiuse a chiave. Indagano i carabinieri.

Soverato, carabinieri salvano due donne da incendio

Spari a distributore di benzina, gambizzato il gestoreSOVERATO (CZ) – Solo paura a Soverato, ma nessuna conseguenza per una vedova di 86 anni e per la donna che l’assiste, di 57, tratte in salvo dopo che in casa dell’anziana, una stufa elettrica ha preso fuoco per un corto circuito. Il fumo generato dal rogo ha saturato gli ambienti e le due donne, in preda al panico, sono rimaste bloccate per lo spavento. A salvarle l’intervento di due carabinieri che allertati dai vicini hanno sfondato la porta e le hanno soccorse.

Crotone, ferito dalla moglie dopo anni di maltrattamenti

Pronto soccorso ospedale di crotone 2CROTONE – Una sordida storia di maltrattamenti e minacce in famiglia è venuta a galla a Crotone in seguito al ferimento con un’arma da taglio di un uomo che si è presentato al pronto soccorso della città pitagorica.  Si tratta di un 62enne che presentava una serie di lesioni ai fianchi e che i sanitari hanno sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. L’uomo ha raccontato di essersele procurate accidentalmente mentre stava raccogliendo legna all’interno di un magazzino adiacente la propria abitazione. Una versione però, ritenuta poco credibile dagli investigatori che hanno subito effettuato un sopralluogo nell’abitazione e sentito i familiari. E’ così che dai racconti della moglie e dei figli è emerso uno spaccato di vita familiare cadenzato dalle continue angherie poste in essere dall’uomo, spesso ubriaco, nei confronti principalmente della donna verso la quale, spesso alla presenza dei figli minori, rivolgeva insulti. L’11 dicembre scorso, in seguito all’ennesima lite nata per futili motivi, l’uomo, in evidente stato di ebbrezza, avrebbe estratto dalla cintola dei pantaloni una pistola puntandola contro il figlio che si era frapposto tra lui e la madre per difenderla. Vedendo ciò che stava accadendo, la donna, per evitare che il coniuge potesse sparare, questura-polizia-crotone-prilo ha colpito ai fianchi con un coltello da cucina. Poi, dopo aver soccorso il marito insieme ai figli, la donna avrebbe provveduto a far sparire l’arma. Per questi motivi, la donna è stata denunciata per tentato omicidio e detenzione e porto illegale di arma comune da sparo mentre il marito per detenzione e porto illegale di arma comune da sparo, minacce gravi ed aggravate e maltrattamenti contro familiari e conviventi. Al termine delle indagini, il gip di Crotone, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Alessandro Riello, ha disposto per l’uomo l’obbligo di lasciare la casa familiare e di non avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla moglie e dai figli.

 

Crotone, panico per l’incendio di un’autovettura

vigili del fuoco pompieri 2CROTONE – L’incendio di un’automobile, sulle cui cause sono in corso accertamenti, ha minacciato di propagarsi ad un’abitazione, creando il panico tra i residenti di una strada di Isola Capo Rizzuto. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Crotone che sono riusciti a domare le fiamme facendo rientrare l’allarme. In precedenza, i vigili erano intervenuti per spegnere anche un altro rogo che aveva interessato una vettura in un’altra via della cittadina. Non è escluso che i due episodi possano essere collegati.

China-Christmas, maxi sequestro di luminarie e articoli pericolosi

COSENZA – I finanzieri del comando provinciale di Cosenza hanno sequestrato oltre 5 milioni di luci e altri articoli natalizi contraffatti e pericolosi  nell’ambito di un’operazione denominata China-Christmas. IMG_20151224_113644 Le luminarie sono risultate insicure e potenzialmente pericolose per l’eventuale acquirente esposto a rischio a causa dell’inidoneità degli articoli e, in particolare, per il possibile surriscaldamento delle guaine protettive. Molti gli altri prodotti con marchio taroccato.

A Cosenza un arresto per spaccio

COSENZA – Continua l’intensa attività di controllo nel territorio cosentino da parte della Polizia. Ieri sera personale della Polizia di Stato ha tratto in arresto, in flagranza di reato, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti Marco Tornelli, di anni  23.

Secondo i particolari forniti dalla polizia, nel tardo pomeriggio di ieri,  personale dell’UPGSP e del Reparto Prevenzione Crimine  sorprendevano il Tornelli mentre cedeva della sostanza stupefacente ad un tossicodipendente noto agli operatori.

Nel corso del controllo effettuato, infatti,   si accertava che oggetto della cessione era della sostanza stupefacente del tipo eroina per un  ammontare di gr. 0,26.

Nella successiva perquisizione effettuata presso l’abitazione di Tornelli, venivano rinvenuti e sequestrati ulteriori gr. 23,61 di sostanza stupefacente del tipo eroina,  un bilancino di precisione,  numerosi involucri di cellophane utili al confezionamento dello stupefacente.

Condannato cinquantaseienne coriglianese per violazione di domicilio

CASTROVILLARI (CS) – Il Tribunale di Castrovillari, accogliendo pienamente la tesi difensiva sostenuta dall’avvocato coriglianese Giuseppe Vena difensore della parte offesa R.R , costituita parte civile nel procedimento penale a carico del cinquantaseienne coriglianese S.P., ha inflitto a quest’ultimo una condanna ad anni uno di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali nonché il risarcimento dei danni morali in favore della persona offesa da stabilire con un apposito giudizio per la quantificazione. TRIBUNALE CASTROVILLARI

I fatti risalgono all’anno 2011 quando la persona offesa, a bordo della sua autovettura, stava rientrando nella sua casa a Corigliano e nel mentre compiva la manovra di ingresso nella corte, l’imputato vi si introduceva all’interno ove parcheggiava la donna , senza alcuna autorizzazione e motivazione.

Durante l’arringa difensiva, durata oltre un’ora, l’avvocato Vena , difensore della parte civile, ha ricostruito punto per punto tutte le azioni poste in essere dall’imputato, rimarcando come a carico di quest’ultimo  si era configurato a pieno il reato della violazione di domicilio oltre allo spavento patito dalla persona offesa e dai suoi familiari, richiamati dalle urla, per l’introduzione dell’estraneo; concludeva quindi per la richiesta di una esemplare condanna penale per l’uomo  con richiesta di quantificare il risarcimento dei danni morali della propria assistita , persona offesa, in separata sede dinnanzi ad altro giudizio da instaurare.

Il Giudice si ritirava in camera di consiglio e dopo aver vagliato tutto l’incartamento processuale, accoglieva totalmente le richieste dell’avvocato Vena.