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Processo Telesis, condannato l’ex parlamentare Bonaventura Lamacchia

LamacchiaCOSENZA – L’ex parlamentare e presidente del Cosenza Calcio Bonaventura Lamacchia ed il fratello Ernesto Lamacchia, sono stati condannati dal Tribunale di Cosenza a sei mesi di reclusione per tentata violenza privata aggravata dal metodo mafioso, con pena sospesa, e al pagamento delle spese processuali. Bonaventura ed Ernesto Lamacchia erano imputati nel processo “Telesis”, scaturito da una operazione della Dda di Catanzaro che, nel 2010, smantellò una cellula di ‘ndrangheta che faceva capo al clan Bruni. Il collegio giudicante, presieduto da Enrico Di Dedda, ha invece assolto i carabinieri Francesco Romano e Massimiliano Ercole perché il fatto non sussiste. I due militari dell’arma erano accusati di concorso esterno in associazione mafiosa ed all’epoca dei fatti furono sottoposti ad un breve periodo di carcerazione preventiva. Entro novanta giorni saranno rese note le motivazioni.

Bindi: Cosenza non è una zona franca. Buemi: inspiegabile chiusura tribunale di Rossano

COSENZA – Si è conclusa la due giorni della Commissione parlamentare antimafia a Cosenza guidata da Rosy Bindi. Dopo l’incontro con i rettori degli atenei del Mezzogiorno, l’organismo bicamerale, in questa seconda giornata, ha ricevuto in Prefettura il pool di magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, il Garante Regionale per l’infanzia, i vertici degli uffici giudiziari di Cosenza, Paola e Castrovillari e il presidente del Tribunale dei minori. “La provincia di Cosenza veniva ritenuta una zona franca rispetto alle mafie se messa a confronto con situazioni più critiche in Calabria, come le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, ma dopo il nostro approfondimento questo luogo comune è stato superato – ha detto Rosy Bindi tracciando un bilancio della missione nella città dei bruzi – Anche in questa provincia sono presenti le cosche di ‘ndrangheta, famiglie mafiose con collegamenti con altre ‘ndrine, una forte capacità intimidatoria, capace di controllare il mercato della droga, attiva nella tratta degli esseri umani, con capacità di penetrazione nella politica e nella pubblica amministrazione. Abbiamo trovato un’attenzione da parte della magistratura e delle forze di polizia e questo ci rassicura – ha aggiunto – nonostante una carenza di organici che la Procura, in particolare la Dda, ci ha segnalato. Ci siamo soffermati, poi, sull’accorpamento dei tribunali di Rossano e Castrovillari, che per noi resta un tema che deve essere oggetto di osservazione da parte del ministero della Giustizia, e crediamo che, se si devono razionalizzare e risparmiare le risorse, la Calabria è di certo l’ultimo posto nel quale si debba pensare di risparmiare e razionalizzare”. In merito all’accorpamento del tribunale di Rossano a quello di Castrovillari, Enrico Buemi ha bollato tale provvedimento come inspiegabile, poiché riguarda un “territorio che da tutti è stato confermato ad alta intensità criminale. Tenendo conto dei parametri che il legislatore aveva dato al governo per definire gli accorpamenti e le modifiche della geografia giudiziaria, ribadisco: in Calabria nonprefettura-cosenza bisognava chiudere tribunali, ma è ancora più inspiegabile la chiusura del tribunale di Rossano, rispetto ad altre situazioni”. Oltre alla questione della carenza dei presidi giudiziari, Rosy Bindi ha richiamato l’attenzione sulla necessità di gestire al meglio i casi dei minori che crescono in ambienti criminali. La presidente ha però escluso la possibilità di proporre una legge per togliere ai mafiosi la patria potestà. “C’è una mancanza di strumenti adeguati per la tutela dei minori – ha sottolineato – di cui è rimasto vittima anche il piccolo Cocò, il bimbo di tre anni ucciso e bruciato a Cassano assieme al nonno e alla compagna. Il piccolo, pur avendo meno di tre anni, non si trovava con la madre in carcere ed è stato affidato a una famiglia che lo ha usato. Ciò denota che ci sono carenze amministrative. Cercheremo, inoltre di appurare se in questa storia vi siano altre responsabilità”. Infine la Bindi ha discusso con il prefetto Tomao delle vicende relative al comune di Marano Marchesato, dove il sindaco e alcuni componenti della maggioranza sono indagati per mafia, e al comune di Castrolibero, in virtù delle indagini che riguardano l’ex sindaco ed attuale consigliere regionale Orlandino Greco. “Se il prefetto Gianfranco Tomao riterrà che ci sono gli elementi per fare degli approfondimenti, avrà il sostegno della Commissione” ha concluso Rosy Bindi.

Dopo 14 anni vengono assolti dal reato di omicidio

 

TAURIANOVA (RC) – Con la sentenza della Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione, presieduta dal Dott. Gennaro Maresca, si è conclusa definitivamente una storia giudiziaria durata 14 anni, con 3 giudizi davanti la Corte di Assise di Appello di Torino e tre annullamenti (l’ultimo senza rinvio) della Suprema Corte. Domenico Rettura e Rocco Fedele, calabresi di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, titolari nel 2000 di una ditta che si occupava della lucidatura dell’ottone grezzo utilizzato per la realizzazione dei rubinetti – la “Pulimetal” di Paruzzaro (Novara) – sono stati definitivamente assolti dal reato di omicidio di un dipendente della ditta, il senegalese Mohammed Sow, scomparso il 16 Maggio 2001 dalla provincia di Novara.tribunale

La vicenda, che aveva condotto all’incriminazione – formulata dal Pubblico Ministero del Tribunale di Verbania – dei due taurianovesi dei reati di omicidio e occultamento di cadavere, aveva suscitato l’interesse sia della stampa locale che di quella nazionale, tanto da attirare l’attenzione della nota trasmissione di Rai Tre “Chi l’ha visto?” – condotta, a quei tempi, da Federica Sciarelli.

I due giovani calabresi in un primo momento assolti dalla Corte di Assise di Novara – nonostante il Pubblico ministero avesse chiesto per entrambi la condanna all’ergastolo – venivano successivamente ritenuti colpevoli, del reato di omicidio preterintenzionale, dalla Corte di Assise di Appello di Torino. Contro la sentenza di condanna degli imputati, gli avvocati Antonino Napoli e Alessandro Gamberini proponevano ricorso per Cassazione.

La Suprema Corte, in accoglimento delle tesi difensive e disattendendo la richiesta di conferma della sentenza impugnata, avanzata dal Procuratore Generale, annullava la sentenza di condanna e disponeva il rinvio del giudizio davanti ad altra sezione della Corte di Assise di Appello di Torino. La Seconda Sezione della Corte di Assise di Appello di Torino nel nuovo giudizio confermava la condanna di Rettura e Fedele a 14 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.

Anche nel nuovo giudizio di appello i giudici disponevano la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale conferendo l’incarico di trascrivere e ripulire alcune tracce audio delle intercettazioni ambientali con software più avanzati a due periti. La difesa, di contro, si avvaleva della consulenza dei professori Luciano Romito e Giampiero Benedetti; due dei maggiori esperti nazionali di fonetica forense. La sentenza di condanna resa dalla Seconda Sezione della Corte di Assise di Appello di Torino veniva impugnata dalle difese dei due imprenditori, dinanzi alla Corte di Cassazione. Nel giudizio (il terzo) di secondo grado, il Procuratore Generale, Dott. Vittorio Nessi, dopo una lunga requisitoria richiedeva la condanna di Rocco Fedele e di Domenico Rettura rispettivamente alla pena di 24 e 20 anni di reclusione.

Ascoltate le repliche del procuratore generale e dei difensori, la Corte di Assise di Appello di Torino, dopo quasi quattro ore di camera di consiglio, assolveva entrambi gli imputati confermando la sentenza di assoluzione di primo grado. La sentenza di assoluzione veniva questa volta impugnata, dinanzi alla Suprema Corte, dal Procuratore Generale della Repubblica.

La Quinta Sezione Penale di Cassazione, nonostante il Procuratore Generale d’udienza avesse chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza di assoluzione, ha posto un definitivo suggello – dopo quattordici anni – sulla vicenda giudiziaria: respingendo il ricorso proposto dal PG; accogliendo le argomentazioni difensive articolate dagli avvocati Antonino Napoli e Alessandro Gamberi; e mandando definitivamente assolti Domenico Rettura e di Rocco Fedele.

L’avvocato Antonino Napoli, a commento dell’assoluzione dei propri assistiti, ha dichiarato: “La vicenda evidenzia la pericolosità dei processi mediatici celebrati, negli studi televisivi, in occasione di episodici fatti di cronaca nera, capaci di condizionare l’opinione pubblica e con essa le aspettative di condanna della collettività. Al riguardo va evidenziato come, se il processo Sow non avesse avuto un’ampia ed estesa eco mediatica, lo stesso si sarebbe, probabilmente, concluso in tempi più ragionevoli. Le sentenze di assoluzione pronunciate (in primo grado) dalla Corte d’Assise di Torino, in secondo grado (nel 2014) dalla Corte d’Assise d’Appello e le tre decisioni della Corte di Cassazione dimostrano come vi fosse – sin dall’inizio della vicenda – un dubbio ragionevole circa la colpevolezza dei due imputati. Nonostante ciò si sono resi necessari ben 7 gradi di giudizio per giungere ad una statuizione definitiva. Ciò è forse avvenuto a causa delle inchieste televisive che hanno fondato nell’opinione pubblica il convincimento della colpevolezza dei due imprenditori e hanno indotto i giudici ad assumere un atteggiamento meno incline all’assoluzione”.

Talking: tribunali e vicende giudiziarie nella prossima puntata

talkingDal 18 maggio tutte le udienze si terranno presso il Tribunale di Castrovillari e per l’ex presidio giudiziario di Rossano si consuma la definitiva morte, nel silenzio non tanto dei movimenti civici che hanno ripreso la protesta ma della classe dirigente tutta. E’ il tema al centro della prossima puntata di Talking la cui redazione ha seguito i lavori dell’ultima riunione tenuta dal comitato sorto a difesa del Palazzo di Giustizia. Interviste e commenti con ospiti in studio. Saranno analizzate le varie sfaccettature di una vicenda avvolta da gravi misteri su cui lo Stato tace né intende fare chiarezza. Richiamate le denunce depositate presso la Procura di Salerno, atti  e diffide destinate al Consiglio Superiore della Magistratura e al Ministero della Giustizia. E di cui nulla si sa sebbene siano trascorsi anni. Nel frattempo circa 200 toghe non hanno confermato l’iscrizione all’Albo. Ospite in studio: l’avvocato Mauro Mitidieri, consigliere nazionale Aiga (associazione italiana giovani avvocati).

 

TALKING È ​IN REPLICA: GIOVEDÌ ORE 17, DOMENICA ORE 9.45 E 19.30.

Disagi al Tribunale di Paola

PAOLA (CS) – Locali fatiscenti e inadeguati, con rischi per la salute e l’incolumità per operatori e utenti. E’ la situazione denunciata dai dipendenti del Tribunale di Paola.

La situazione si è aggravata – lamentano i lavoratori – dopo la chiusura della sezione distaccata di Scalea, i cui operatori sono stati trasferiti nell’edificio, in spazi ristretti e malsani. A farsi portavoce di alcuni aspetti del disagio è l’Usb, l’Unione Sindacale di Base.

Il sindacato, fra le altre cose, lamenta interventi tardivi e inadeguati da parte della ditta incaricata della manutenzione degli impianti e segnala due black-out degli ascensori, che conseguentemente sono fermi.

I disagi investono gli operatori ma anche e soprattutto l’utenza, costretta a utilizzare le scale per raggiungere i piani superiori dell’edificio. La Usb annuncia interventi sui capi degli uffici “quali responsabili della sicurezza, affinchè siano rimosse, se riscontrate, le condizioni lesive del primario ed incomprimibile diritto alla salute dei lavoratori e degli utenti”.

Rossano: Bandiera a lutto sul tribunale e sciopero della fame

ROSSANO (COSENZA) – L’assemblea permanente contro la chiusura del presidio ha deciso di apporre una bandiera nera in segno di lutto all’ingresso del tribunale di Rossano e da domani ha indetto uno sciopero della fame. Dal tribunale di Castrovillari, con cui sarà accorpato Rossano, intanto è giunta la richiesta di inventario alle cancellerie che sono state invase dagli avvocati per fare ostruzionismo. Il sindaco ha poi disposto la chiusura al traffico nella zona rendendo, di fatto, impossibile il trasloco.

Falso Allarme Bomba al Tribunale di Lamezia Terme

LAMEZIA TERME (CZ) – Una telefonata giunta in mattinata in Procura ha segnalato un falso allarme bomba nel tribunale di Lamezia Terme.

I carabinieri hanno subito fatto sgomberare il Palazzo di Giustizia, nonostante intuissero che si potesse trattare di uno scherzo.

I dipendenti e le persone presenti sono stati fatti uscire per permettere l’attuazione dei controlli che hanno dato esito negativo.

I giudici sono pochi, pericolo di non giungere per tempo alle sentenze definitive

CATANZARO – Lanciato allarme dal procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli  in vista dei numerosi processi contro la ‘ndrangheta ”e’ insostenibile.  La precaria situazione degli organi giudicanti del Distretto di Catanzaro potrebbe impedire di giungere in tempo a sentenza definitiva, con conseguente scarcerazione per decorrenza dei termini di boss e gregari’. ”Ci sono gia’ 74 dibattimenti fissati – ha aggiunto – ed i giudici, rispetto al carico di lavoro, sono pochi” – ha dichiarato il Procuratore.

Brattoli è il nuovo presidente del Tribunale di Lamezia

tribunaleLAMEZIA TERME (CZ) –Bruno Brattoli, già capo del Dipartimento Giustizia minorile del Ministero si è insediato oggi come nuovo presidente del Tribunale di Lamezia. Brattoli è stato accolto dal presidente della sezione penale del Tribunale, Giuseppe Spadaro, e dal Procuratore della Repubblica, Domenico Prestinenzi. ”Voglio gia’ bene a Lamezia”, ha detto Brattoli, aggiungendo che la soppressione del Tribunale ”non si giustificava in un territorio ad alta densità criminale”.

Tribunali SALVI In Calabria

tribunale lameziaCROTONE – La Commissione di giustizia del Senato ha espresso il parere positivo sul mantenimento dei quattro tribunali a rischio soppressione in Calabria: Lamezia Terme, Rossano, Castrovillari e Paola.

Dorina Bianchi, senatrice del Pdl, si è mostrata soddisfatta del risultato delle sollecitazioni a mantenere vivi i quattro tribunali: “Grazie all’impegno dei parlamentari calabresi e di tutti i componenti della Commissione giustizia – dichiara in una nota la senatrice del Pdl, Dorina Bianchi – siamo riusciti a sventare la soppressione di quattro tribunali tutti situati in territori ad alta densita’ criminale. Un provvedimento che avrebbe costituito un vero e proprio segno di resa dello Stato nei confronti della criminalita’ organizzata. Non abbiamo mai fatto un passo indietro. Oggi piu’ che mai – conclude la Bianchi – i nostri tribunali sono insopprimibili e siamo felici di poter dire che le nostre ragioni sono state espresse con una sola e forte voce da tutta la comunità calabrese, in tutte le sue componenti istituzionali, sociali e civili”.