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Incassava soldi non dovuti dopo la morte della moglie, nei guai dipendente Asp

REGGIO CALABRIA – Avrebbe incassato delle somme non dovute a seguito della morte della moglie avvenuta dal 2013. Una mossa resa possibile grazie al suo incarico di responsabile dell’ufficio liquidazione dell’Asp di Reggio Calabria. Somme non dovute – soprattutto dopo il decesso della consorte- incassate dal 2011 e fino al 2016.

L’operazione è stata scoperta dagli uomini della Guardia di Finanza di Reggio Calabria che, coordinati dal procuratore Giovanni Bombardieri, hanno indagato sul dipendente dell’ente.

L’indagine ha portato alla disanima di tutta la documentazione bancaria riconducibile all’uomo, dalla quale è emersa la sua “infedeltà” nei riguardi dell’Asp reggina e ha portato alla conseguente accusa di truffa ai danni dello Stato. All’uomo è stato sequestrato un patrimonio di oltre 200 mila euro, tra conti correnti, fondo pensioni e autovettura.

 

 

 

 

 

Minniti nuovo Ministro degli Interni, la soddisfazione di Mario Occhiuto

COSENZA – «Sono molto contento per  Marco Minniti,  uomo di  Stato, per la nomina a Ministro degli Interni. Esprimo pertanto, a nome mio e della città di Cosenza, grande soddisfazione per questa notizia. Si tratta di un incarico che ci inorgoglisce come calabresi e che ci garantisce, come italiani,  massima esperienza in un settore delicato e vitale che riguarda la sicurezza pubblica insieme al coordinamento internazionale  per la prevenzione e la repressione del terrorismo». Questo quanto dichiarato dal Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, a seguito della nomina di Marco Minniti a Ministro degli Interni.

 

Elezioni Cosenza, il Nuovo Centro Destra ricorre al Consiglio di Stato

COSENZA – Depositato il ricorso davanti al Consiglio di Stato da parte dei delegati della lista Cosenza Popolare, espressione del Nuovo Centrodestra, contro la decisione del Tar Calabria che ha rigettato la richiesta di riammissione alle amministrative di Cosenza dopo l’esclusione dalle elezioni comunali. Il legale della lista, l’avvocato Giovanni Spataro, ha reso noto che all’origine dell’esclusione c’è un “errore formale, poiché i candidati nel produrre la dichiarazione attestante l’insussistenza delle ipotesi di incandidabilità hanno fatto riferimento all’abrogato articolo 58 Testo Unico Enti Locali anziché all’articolo 10 della Legge Severino. Noi – ha aggiunto – continuano a sostenere che al di là del refuso il richiamo a questo articolo 58 è in realtà un rinvio mobile, cioè quando si fa riferimento a questa norma si fa riferimento anche a quelle successiva. E’ questo lo sosteniamo ai sensi della legge Severino, ovvero articolo 17, che dice espressamente che i richiami all’articolo 58, cioè quello erroneamente richiamato, ovunque presenti si intendono riferiti all’articolo 10 della legge Severino. E’ evidente – ha precisato il legale – che è necessario tutelare i principi del favor voti e favor partecipationis e quindi deve prevalere la sostanza sulla forma”. Secondo il legale “la sanzione prevista dalla legge Severino, ovvero la cancellazione della lista, si ha solo nel caso in cui manca la dichiarazione prescritta dalla legge. Nel nostro caso, volendo superare il primo punto – ossia il rinvio mobile – si può affermare che la nostra documentazione era incompleta ma comunque era stata presentata. Questo provvedimento – ha concluso Spataro – della Commissione elettorale cozza contro i principi costituzionali e quelli di derivazione comunitaria”.

Jole Santelli, in Calabria procure sguarnite (AUDIO)

ROMA – L’escalation crminale che sta interessando in particolare l’area metropolitana di Reggio Calabria, ha riacceso i riflettori sul problema della criminalità che affligge la regione. Il Prefetto della città dello stretto Claudio Sammartino ha convocato una seduta straordinaria del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica. Le valutazioni della coordinatrice di Forza Italia Jole Santelli, che al Sound Café ha parlato di procure sguarnite e di risposta debole dello stato.

Cosenza, operazione Black Out. Sgominata banda del rame. 13 ordinanze restrittive (NOMI)

gang del rame 1COSENZA – Sono in tutto 13 le misure cautelari eseguite stamane a conclusione di un’indagine congiunta di Polizia di Stato e Corpo Forestale dello Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza, contro un’organizzazione che riciclava rame rubato grazie alla complicità di imprenditori del settore che mettevano a disposizione le loro aziende per la ricettazione di metallo di provenienza furtiva. L’operazione è scattata all’alba. Le indagini effettuate dalla Squadra Mobile della Questura di Cosenza e dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Comando Provinciale di Cosenza hanno portato questa mattina all’esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari per 4 persone, e all’esecuzione di ulteriori 9 misure cautelari per altrettante persone. Sono stati contestati i reati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, ricettazione aggravata e associazione per delinquere. La complessa indagine, coordinata dal Procuratore capo Dario Granieri, dal Procuratore aggiunto Marisa Manzini e dai sostituti procuratori Salvatore Di Maio, Domenico Assumma e Domenico Frascino, è durata diversi mesi. Secondo gli inquirenti, All’interno delle aziende “Autodemolizioni Franco Carriere srl” e “F.lli Bartucci Snc” di San Pietro in Guarano (cs) , confluivano ingenti quantitativi di cavi in rame rubati a società operanti nel settore energetico, dei trasporti e delle telecomunicazioni, materiale che veniva poi destinato alla ditta Ecotek srl di San Pietro Lametino (Cz). La refurtiva veniva conferita alle aziende da personaggi, alcuni dei quali destinatari delle misure cautelari, organici all’organizzazione. Il rame, sia “pulito” che bruciato, riciclato è stato quantificato dagli investigatori, grazie ad attività di videosorveglianza e intercettazioni, in decine di tonnellate. Il metallo veniva sigillato in containers e sistemato sotto uno strato di pneumatici fuori uso o nascosto all’interno dei veicoli da demolire accatastati all’interno dei piazzali delle aziende per poi essere caricato a bordo di mezzi dove veniva nascosto sotto gang del rame 3altri tipi di rifiuti e inviato alla Ecotek di Lamezia Terme (Cz) che provvedeva a inserire il materiale nel mercato legale. Gli spostamenti, che avvenivano con frequenza, sono stati costantemente monitorati nel tempo dagli investigatori della Polizia di Stato e dl Corpo Forestale. Il giro d’affari è stato stimato dagli investigatori in oltre 1.500.000 euro. Questa mattina è scattato IMG-20160329-WA0027il sequestro di numerosi beni aziendali, dei mezzi utilizzati per il trasporto e sono state eseguite tredici misure cautelari personali a carico di Franco Carriere, 43 anni, Francesco Bartucci 44 anni, Silvio Ciardullo, 33 anni, Raffaele Carlini, 56 anni, Marco Mauro, 32 anni, Francesco Bevilacqua, 23 anni, tutti di Cosenza; Fabio Angelo Perri, 44 anni, Giuseppe Lucchino 34 anni, Rosario Bandiera, 34 anni, Giovannino Gallo, 32 anni, tutti di di Lamezia Terme; Daniel Adam 34 anni e Andrei Cotet 35 anni, entrambi romeni; Marcello Munegato 42 anni, di Castiglione Cosentino. Nel corso delle operazioni sono state eseguite perquisizioni all’interno delle aziende coinvolte. IMG-20160329-WA0025

Truffa allo Stato, denunciati due cosentini

COSENZA – Due persone sono state denunciate per truffa ai danni dello Stato dalla Guardia di Finanza di Cosenza che ha recuperato oltre 100mila euro erogati per il sostegno comunitario all’agricoltura calabrese ad alcuni imprenditori della regione. Attraverso la predisposizione di falsi contratti di affitto di terreni nella provincia di Cosenza, venivano avviate le pratiche di richiesta di contributo senza lo svolgimento di alcuna effettiva attività agricola. I contratti di affitto a titolo oneroso, all’insaputa dei proprietari, venivano depositati presso l’ufficio del registro dell’Agenzia delle Entrate. Gli effettivi proprietari, ignari della stipula dei contratti e delle richieste di finanziamento relative ai propri terreni, risultavano così affittanti o locatori, con il conseguente obbligo di dover dichiarare al fisco redditi mai percepiti ed esponendosi al rischio di contestazioni e controlli.

Talking: tribunali e vicende giudiziarie nella prossima puntata

talkingDal 18 maggio tutte le udienze si terranno presso il Tribunale di Castrovillari e per l’ex presidio giudiziario di Rossano si consuma la definitiva morte, nel silenzio non tanto dei movimenti civici che hanno ripreso la protesta ma della classe dirigente tutta. E’ il tema al centro della prossima puntata di Talking la cui redazione ha seguito i lavori dell’ultima riunione tenuta dal comitato sorto a difesa del Palazzo di Giustizia. Interviste e commenti con ospiti in studio. Saranno analizzate le varie sfaccettature di una vicenda avvolta da gravi misteri su cui lo Stato tace né intende fare chiarezza. Richiamate le denunce depositate presso la Procura di Salerno, atti  e diffide destinate al Consiglio Superiore della Magistratura e al Ministero della Giustizia. E di cui nulla si sa sebbene siano trascorsi anni. Nel frattempo circa 200 toghe non hanno confermato l’iscrizione all’Albo. Ospite in studio: l’avvocato Mauro Mitidieri, consigliere nazionale Aiga (associazione italiana giovani avvocati).

 

TALKING È ​IN REPLICA: GIOVEDÌ ORE 17, DOMENICA ORE 9.45 E 19.30.

La performance di Walter Carnì – così il MACA ha celebrato la “Giornata del Contemporaneo”

Acri (Cs) – Lo scorso 6 ottobre il MACA (Museo di Arte Contemporanea di Acri),
che per circa tre mesi ha ospitato la prestigiosa rassegna di pittura dal titolo “Richter, Dada fino all’ultimo respiro”, dedicata appunto al poliedrico artista, tra i massimi esponenti dell’avanguardia storica, ha celebrato – oltre al finissage della retrospettiva – la “Giornata del Contemporaneo”; e lo ha fatto in piena linea con lo spirito avanguardista custodito in questi giorni entro le sale del museo, con una performance dal vivo di un giovane artista calabrese.

Ad esibirsi, Walter Carnì, artista di origine reggina (Caulonia – Rc, ’79), giovane talento partecipante all’esposizione “Young at Art”, ospitata in questi giorni dal museo, insieme alle opere di Richter e finalista del premio Terna dedicato all’arte contemporanea.

“Le installazioni di Carnì trovano la loro origine nell’estrema attenzione che da sempre l’artista volge alla materia e alle sue infinite declinazioni. Dopo un iniziale approccio al gesso, al polistirolo e alla resina, indirizza successivamente la sua ricerca ai materiali di recupero, intesi non come opera in sé, ma come materia,appunto, capace anche di riscattare il lavoro manuale dell’artista”.

Il rapporto tra Stato/mafia/Chiesa cui Carnì sta dedicando un’intensa ricerca estetica è stato oggetto della performance in perfetto stile dada, cui lo stesso, assieme ad altri cinque performer, ha dato vita sotto gli occhi di un pubblico stupito e inevitabilmente rapito dall’esibizione.

Il Dada nasceva agli inizi del Novecento, come uno tra i più eversivi movimenti d’avanguardia, allo scopo di sovvertire le logiche tradizionali dell’arte stessa e dell’estetica, criticandone i canoni e i mezzi per giungere a una soluzione che “scuotesse” il senso critico del singolo stimolandolo alla libera e soggettiva interpretazione. Un’esaltazione dell’anticonvenzionale, che ora come oggi, ha il suo soggetto nella società.

La performance di Carnì, in perfetta linea con gli intenti appena descritti – ma lontana da facili anacronismi – ha rievocato quello che è delicato equilibrio e gioco di relazioni tra le tre “istituzioni” su cui oggi si regge la società italiana: lo Stato e la Chiesa, istituzioni canoniche e riconosciute, e la mafia che, seppur possa definirsi impropriamente un’istituzione a tutti gli effetti, per via della sua onnipresenza e pervasività, lo è in via informale.

Uno spago legato a un pezzo di legno a tracciare una circonferenza ideale – uno spazio chiuso entro il quale la performance potesse compiersi –, lungo la quale perfettamente allineati si posizionavano due piedistalli su cui erano esposte le due parti di un cranio di un cavallo tinto d’oro. Poi otto tuniche bianche, a evocare quelle usate dalle sette religiose (e non), accoppiate a otto corone di spine,intrecciate con l’asparago selvatico (nella tradizione popolare simulacro del dolore di Cristo); queste le componenti della performance, che ha preso vita nel momento in cui tra queste componenti si è insinuata la presenza degli artisti.

Indossate le tuniche e lambite le corone di spine, immobili e a piedi nudi, per qualche minuto i perfomer hanno intonato le orazioni ai santi, non a caso scelti tra i nomi che vengono invocati in occasione delle celebrazioni del battesimo “’ndranghetista”. «Santa Liberata – ora pro nobis», «San Pietro – ora pro nobis », «San Michele Arcangelo – ora pro nobis »… e così via fino al concludersi dell’esibizione in un fragoroso applauso che ha scosso i presenti dalla tensione emotiva da cui per qualche momento si erano lasciati rapire.

In questi casi, chiedere all’artista di dare un’interpretazione all’esibizione, oltre che essere inutile, è riduttivo, perché lo stesso, come è avvenuto nel caso di Carnì, è disposto a concedere giusto qualche nozione indicativa, invitando il fruitore alla libera interpretazione.

Compiendo una breve rassegna degli elementi utilizzati nella performance, salta subito all’occhio l’uso del cranio dell’animale, scomposto in due parti (mandibola superiore e inferiore), poste l’una di fronte all’altra. Questa ha voluto evocare la reliquia, da secoli prezioso (da qui si presume la ragione dell’uso dell’oro) oggetto di venerazione religiosa – che spinge alla personale riflessione sul misticismo insito nel culto religioso votato all’irragionevole fede, ma così legato al materialismo –; ma allo stesso tempo l’uso del cranio di un cavallo, che rimanda agli atti intimidatori di matrice mafiosa,che molto spesso in passato si sono scagliati contro gli animali domestici delle vittime.

L’oscillazione tra i sacro (la reliquia) e il profano (l’evocazione del cavallo decapitato), ritorna nell’invocazione ai santi, intonate dai performer cinti in ambigui abiti che evocavano al contempo pratiche al limite del lecito religioso. E infine la corona di spine, simbolo della passione di Cristo, ma qui anche evocazione della figura della regina – il potere istituzionale – : talvolta indossata, talvolta tenuta in mano con le braccia lungo i fianchi: corona che vuole essere citazione da uno dei film più celebri di Hans Richter, 8×8 (1957) – brillante gioco di variazioni sul tema degli scacchi – ove la regina uccide a colpi di arco e frecce proprio un cavallo.

Come accennato, la performance, si inquadra in un percorso di ricerca dell’artista, di cui fanno parte anche altre opere, tra cui ricordiamo: Ecce Homo, in concorso al premio “Terna” e 1920072012.

L’installazione di Carnì, fa parte delle sette opere vincitrici del premio Young at Art, indirizzato ai soli artisti Under 35 residenti e operanti nel territorio calabrese. A seguito di una prima mostra tenutasi tra i mesi di aprile e maggio all’interno delle sale del museo di Acri, le opere dei sette artisti vincitori – Walter Carnì (scultura, installazione, performance), Giuseppe Lo Schiavo (fotografia), Armando Sdao (pittura), Valentina Trifoglio (body-art, performance), Giuseppe Vecchio Barbieri (digital-art) e il duo {movimentomilc}, formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio (video-arte) – hanno poi preso parte alla rassegna Aspettando la Biennale, presso il Collegio Sant’Adriano di San Demetrio Corone (Cs). Questo l’iter, per poi ritornare il 15 settembre al MACA e “arricchire” la retrospettiva su Richter prima della partenza prevista nel mese di novembre alla volta di Torino, dove verranno esposte in due differenti spazi espositivi, in concomitanza con l’importante fiera d’arte contemporanea Artissima.

Grande la soddisfazione per il progetto, l’installazione ospitata dal museo espressa da uno degli organizzatori della mostra “Young at Art”, Massimo Garofalo e da Silvio Vigliaturo, il celebre artista di cui il MACA porta il nome, entrambi presenti alla performance.

 

Giovanna M. Russo