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Furti di legna, arresti multipli nel cosentino

MONTALTO UFFUGO (CS) – Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Montalto Uffugo hanno tratto in arresto due uomini di Rota Greca per furto di legna in area comunale. I due, A.B. di 49 anni e M.D. di 64, sono stati sorpresi in località “Foresta del Pastore” nel comune di Rota Greca mentre, con una motosega, tagliavano alcune piante di castagno per poi caricarle a bordo di un autocarro. L’area in Legna trafugataquestione è risultata essere di proprietà  comunale e gli uomini, poi fermati, non erano in possesso di alcun tipo di autorizzazione. L’arresto ha fatto seguito a un servizio di controllo quotidiano al fine di arginare tale fenomeno che nella zona è particolarmente diffuso. La legna, circa 20 quintali, e l’autocarro, sono stati posti sotto sequestro e i due uomini entrambi condannati a 9 mesi di reclusione dal Tribunale di Cosenza, dopo essere stati processati per direttissima questa mattina.

Altra attività del genere è stata perpetrata nei giorni scorsi nel territorio di San Benedetto Ullano. In particolare, il Comando Stazione di Montalto ha rinvenuto nell’alveo del torrente detto “Tre Fiumare” il taglio furtivo di 13 piante di Ontano. L’indagine così avviata ha condotto al deferimento del titolare di una ditta boschiva del luogo e al sequestro della legna trafugata, circa 30 quintali, rinvenuta nel piazzale della ditta medesima.

 

Dirty Soccer, per Giampà sei mesi di squalifica. Due punti di penalità per la Vigor Lamezia, sei per il Montalto

CATANZARO – Sei mesi di squalifica comminate a Domenico Giampà del Catanzaro e all’ex direttore sportivo del club giallorosso Armando Ortoli per la presunta combine Catanzaro-Barletta del 2015. Questa la pena inflitta dal Tribunale Federale Nazionale presieduto da Sergio Artico che ha ufficializzato la sentenza relativa al procedimento ribattezzato Dirty Soccer. Per Giampà anche 30.000 euro di ammenda. Il Catanzaro vovrà pagare un’ammenda di 10.000 euro ma non dovrà scontare punti di penalizzazione. Nel secondo filone dell’inchiesta è stata condannata anche la Vigor Lamezia: due punti di penalizzazione e 10.000 euro di ammenda per il coinvolgimento dell’ex ds Fabrizio Maglia, a sua volta condannato ad un’ulteriore inibizione a svolgere qualsiasi attività nell’ambito della Figc per la durata di sei mesi e ad un’ammenda di 10.000 euro. Queste le altre penalizzazioni inflitte dal giudice, da scontarsi nella corrente stagione sportiva: Akragas (3 punti), Aurora Pro Patria (7), Comprensorio Montalto (6), Frattese (1), L’Aquila (13), Neapolis (22), Puteolana (4), Santarcangelo (6), Savona (2), Sorrento (4), Sef Torres (4). Sono state prosciolte le società Aversa Normanna, Cremonese, Due Torri, Fidelis Andria, Grosseto, Livorno, Monopoli, Pavia, Prato, Scafatese, Tuttocuoio e San Miniato.

Reggio Calabria, tre giovani investiti sulla 106

REGGIO CALABRIA – Hanno visto tre giovani con l’auto in panne fermi lungo la statale 106 in località San leo di Reggio Calabria e li hanno intenzionalmente investiti come fossero birilli. Per questo gli agenti della Squadra Volante hanno arrestato due uomini, padre e figlio, di 57 e 32 anni, entrambi reggini, accusati, in concorso tra loro, di tentato omicidio, lesioni personali e resistenza a Pubblico Ufficiale. Le tre vittime, di 22, 23 e 25 anni, sono state soccorse e trasportate presso gli Ospedali Riuniti, dove uno dei tre è ricoverato in prognosi riservata presso il reparto di Neurochirurgia. Gli altri due hanno avuto una prognosi di 30 giorni per lesioni agli arti inferiori. Sono in corso gli accertamenti per comprendere i motivi dell’aggressione.

Fabrizia, due case distrutte da un incendio

FABRIZIA (VV) – Momenti di panico e paura a Fabrizia, centro delle serre vibonesi, per un violento incendio che ha danneggiato tre abitazioni, due delle quali in maniera grave. Le fiamme si sarebbero sviluppate in corrispondenza del sottotetto di una casa per poi propagarsi alla casa vicina e, infine, anche una terza. Il rogo sarebbe stato originato da una canna fumaria. Tutti gli occupanti sono riusciti a mettersi in salvo. Per circoscrivere l’incendio è stato necessario l’intervento di diverse squadre di vigili del fuoco. Sul posto anche le forze dell’ordine e gli operatori del 118 che hanno soccorso alcune persone con sintomi di intossicazione da fumo.

Briatico, scoperta una coltivazione di canapa in un appartamento disabitato

BRIATICO (VV) – Gli agenti della Squadra Mobile di Vibo Valentia hanno scoperto una piantagione con 287 fusti di cannabis alta circa un metro e novanta in un appartamento di un residence di Punta Safò. Oltre a ciò, i militari dell’Arma hanno rinvenuto un sistema di luci collegato alla rete elettrica abusivamente e un impianto di irrigazione, entrambi finalizzati alla coltivazione della pianta. Il proprietario dell’appartamento, residente altrove, è stato immediatamente contattato ed è risulato estraneo ai fatti, confermando la sua presenza nell’abitazione nei soli mesi estivi. L’interno dei locali era prevalentemente danneggiato, soprattutto i sanitari nel bagno, i quali erano stati divelti per creare un sistema che consentisse, con l’allagamento del pavimento, di far crescere meglio i fusti di cannabis, che sono stati immediatamente distrutti sul posto. Al momento sono in corso le indagini per identificare gli autori.

 

Danni e lanci di pietre per protesta. Arrestati quattro immigrati nel Vibonese

BRIATICO (VV) – I Carabinieri hanno tratto in arresto quattro immigrati africani che avevano inscenato una protesta danneggiando la hall dell’albergo all’interno del quale erano ospiti, in seguito al loro sbarco, negli scorsi giorni, sulla costa vibonese. La protesta, alla quale oltre ai fermati hanno preso parte una sessantina di persone in tutto, tra cui anche minorenni che sono stati denunciati, è stata scatenata dal presunto ritardo nel pagamento di alcune somme di denaro che dovevano essere loro corrisposte. Nel corso dell’azione, gli immigrati hanno spintonato i Carabinieri del “Gruppo operativo Calabria” in tenuta antisommossa intervenuti sul posto e hanno lanciato loro delle pietre.

 

San Marco Argentano: incendio in una fabbrica di infissi

SAN MARCO ARGENTANO (CS) – Nella notte una fabbrica di infissi in allumio è stata distrutta dalle fiamme di un incendio sulle cui cause sono tuttora in corso le verifiche degli inquirenti, anche se pare sia stata esclusa la matrice dolosa. Secondo una prima ricostruzione effettuata dai vigili del fuoco l’incendio sarebbe divampato nel deposito materiale situato al primo piano dell’edificio, forse per effetto di un corto circuito. Al momento gli stessi operatori del 115 stanno effettuando ulteriori sopralluoghi nello stabile, al cui piano superiore sono situati gli appartamenti dei proprietari dell’azienda, per verificarne le condizioni di stabilità.

‘ndrangheta, latitanti arrestati in un bunker. Preso il presunto assassino di Francesco Inzitari

Elicottero poliziaREGGIO CALABRIA – Sono stati arrestati questa mattina all’alba, dagli uomini della Squadra Mobile di Reggio Calabria con il supporto della prima divisione del servizio centrale operativo, i latitanti Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro. Crea, che da oltre dieci anni sfugge alla giustizia, e Ferraro, latitante da diciotto, sono stati scovati dagli investigatori in un bunker nascosto dentro un costone di roccia ad Agro di Maropati, fra Rizziconi e Melicucco. Figlio prediletto di Teodoro Crea, Giuseppe è per gli investigatori il capo dell’omonimo clan di Rizziconi, che ha continuato a dirigere durante gli anni di latitanza. Secondo alcune ipotesi investigative, non si tratterebbe solo di uno stratega lucido degli investimenti del clan, ma anche di un killer efferato. Secondo alcune ipotesi, sarebbe stato lui ad uccidere Francesco Inzitari, figlio appena diciottenne di Pasquale, ex consigliere provinciale di Reggio Calabria. Braccato dagli investigatori, Giuseppe Crea era sfuggito nuovamente all’arresto nel giugno 2014, quando l’operazione Deus ha prosciugato la sua rete di fiancheggiatori. Per oltre diciotto anni e’ riuscito a sfuggire agli investigatori l’altro boss finito in manette questa mattina all’alba, Giuseppe Ferraro, boss di Oppido Mamertina e capo storico dei Ferraro Raccosta, sopravvissuto alla cruenta faida che dagli anni Ottanta vede il suo clan in guerra con quello dei Mazzagatti- Polimeni – Bonarrigo. Un conflitto sopito per lungo tempo, ma che nel 2012 ha fatto registrare una nuova recrudescenza, dopo l’omicidio di Domenico Bonarrigo, capo del clan avversario dei Ferraro Raccosta. Sarà lo stesso Giuseppe Ferraro – secondo gli investigatori – a sacrificare gli uomini della sua famiglia che avevano usato turbare la pax mafiosa, consegnandoli ai Mazzagatti- Domenico- Bonarrigo, che li uccideranno uno dopo l’altro. Uno di loro, Francesco Raccosta, verrà dato in pasto ai maiali ancora vivo. I particolari dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa, con la partecipazione del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho. Nel covo trovate anche circa 20 armi fra pistole, fucili mitragliatori, fucili a pompa e numerose munizioni. Intanto anche il Ministro Alfano ha espresso compiacimento per l’operazione: “Oggi è un’altra bella giornata per tutti e per il Paese, perché oggi la giustizia ha vinto ancora una volta e ha vinto in modo eclatante con l’individuazione e l’arresto di due boss capicosca della ‘ndrangheta, catturati in un bunker in provincia di Reggio Calabria – ha detto il Ministro Angelino Alfanodell’Interno – Sono stati arrestati, in una operazione di altissimo livello, Giuseppe Ferraro, latitante da quasi vent’anni e condannato per associazione mafiosa e omicidio, e Giuseppe Crea, il maggiore esponente della ‘ndrangheta tirrenica, ricercato da dieci per associazione mafiosa, entrambi esponenti dei clan della Piana di Gioia Tauro e inseriti nell’elenco dei latitanti più pericolosi d’Italia. Questo a dimostrazione del fatto che non si può sfuggire per sempre alla giustizia perché la squadra-Stato lavora ogni giorno per ripulire il territorio dalla mala pianta del crimine organizzato, perché i cittadini, che della squadra-Stato fanno parte, possano credere sempre di più nella forza delle istituzioni”.

Omicidio di Cetraro, l’assassino ha confessato. E’ stato il cognato della vittima

CETRARO (CS) – Risolto in meno di 24 ore l’omicidio del medico Anna Giordanelli, 52 anni, assassinata ieri sera a Cetraro mentre faceva jogging nei pressi della sua abitazione, in una zona isolata rispetto al resto del paese. A compiere il delitto sarebbe stato il cognato, Paolo Di Profio, un infermiere di 46 anni. L’uomo, secondo quanto si apprende dagli ambienti della procura di Paola, avrebbe confessato dopo un lungo interrogatorio. Movente del delitto sono i dissidi sorti tra il Di Profio e la Giordanelli, in seguito alla separazione dell’uomo, sposato proprio con la sorella della vittima. Il corpo della Giordanelli era stato rinvenuto ieri da alcuni passanti, riverso in una pozza di sangue. In un primo momento si era pensato ad un pirata della strada che non si era fermato a prestare soccorso, ma l’arrivo delle forze dell’ordine e del medico legale aveva fatto subito intuire che la donna era deceduta per un’aggressione consumata con un colpo contundente. Esclusa l’aggressione sessuale o la rapina, la donna non aveva con sé oggetti di valore, il procuratore Bruno Giordano ha immediatamente battuto la pista dei rapporti familiari e personali. Con il passare delle ore sono emersi i profondi dissidi esistenti tra la vittima e Paolo Di Profio, che imputava alla cognata delle responsabilità relative alla sua separazione. Questa mattina l’uomo è stato sottoposto ad un lungo interrogatorio. Contemporaneamente è stata rinvenuta l’arma del delitto, un piede di porco ancora sporco di sangue, perfettamente compatibile con la ferita al capo inferta alla dottoressa uccisa. Nel pomeriggio la svolta con la confessione resa dal Di Profio. Secondo alcune indiscrezioni, l’uomo avrebbe prima negato. Poi, messo alle strette dagli inquirenti, ha confessato. Secondo quanto si apprende da ambienti investigativi l’uomo non accettava la separazione dalla moglie. Esasperato dalla situazione venutasi a creare, si è recato sulla strada che la donna frequentava abitualmente per fare jogging e l’ha avvicinata. I due avrebbero iniziato a discutere ed al culmine del litigio il Di Profio ha afferrato un piede di porco con cui ha colpito la cognata al cranio, uccidendola. L’omicidio non ha avuto testimoni. 

Hamil Mehdi si difende: mai pensato di andare a combattere

Hamil MehdiCOSENZA – Hamil Medhi, il marocchino di 25 anni arrestato per auto-addestramento ai fini di terrorismo internazionale, si è difeso sostenendo di aver visto i video di propaganda dello Stato islamico “solamente per curiosita’”, e di aver fatto il viaggio in Turchia perché voleva “pregare nella moschea più grande, ma anche più vicina ed accessibile economicamente”. Nell’interrogatorio di garanzia, durato poco più di venti minuti, il marocchino, visibilmente provato, ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari di Cosenza, che lo ha sentito per rogatoria, ed ha fornito la sua versione sulle accuse contestategli. Il primo punto affrontato è stato quello dei video. Ed a tale proposito Hamil Medhi ha tenuto a precisare di non essere entrato in nessun sito. “Ho solo visionato dei video su youtube per pura curiosità”. Sul fronte del viaggio in Turchia, da dove è stato espulso e rimandato in Italia perché ritenuto pericoloso, il venticinquenne ha ribadito quanto aveva già detto in passato. Il viaggio ad Istanbul era finalizzato solo “a poter pregare nella più grande moschea. E quella turca è la più accessibile per le spese economiche che bisogna sostenere per arrivarci”. Anche sul tema delle telefonate Hamil Medhi ha voluto puntualizzare al giudice che si è trattato solo di contatti con il cugino che vive in Belgio. “Volevo andare in quel Paese – ha detto – per lavorare, ma quando mio cugino mi ha detto che la situazione è come quella italiana sono rimasto con la mia famiglia”. Alla fine dell’interrogatorio il difensore del marocchino, l’avvocato Francesco Porto, ha chiesto la revoca della misura cautelare e del divieto di colloquio con i familiari. Ma il legale ha commentato anche la normativa approvata nel 2015 che ha reso possibile l’arresto di Hamil Medhi. “Si tratta – ha detto Porto – di una norma che punisce non un reato ma l’intenzione di una persona”. Intanto sul fronte investigativo l’attività non si è certo sopita. Gli inquirenti, infatti, stanno cercando di stabilire se il marocchino possa avere contato su una rete di collegamenti che gli hanno consentito di entrare in contatto con gli ambienti del radicalismo internazionale. Il giorno in cui Hamil Medhi venne fermato nell’aeroporto di Istanbul, ad esempio, sul suo telefono arrivarono ben 18 chiamate da un’utenza che risulta a sua volta in contatto con quella di Anas el Abboubi, il marocchino della provincia di Brescia che si troverebbe in Siria e che fu arrestato nel 2013 con l’accusa di essere il fondatore della filiale italiana di “Sharia4”, il movimento ultraradicale dell’imam belga Omar Bakri, messo al bando nel 2010. Hamil Medhi avrebbe avuto anche contatti con un’utenza belga che a sua volta era in collegamento con quella utilizzata da  Ayoub El Khazzani, l’attentatore del treno Parigi-Amsterdam. Per cercare di trovare elementi utili alle indagini è stato nominato un perito tecnico che ha già avviato accertamenti sul computer e sui telefoni sequestrati al marocchino arrestato. Ad un interprete, inoltre, è stato affidato l’incarico di tradurre tutto il materiale scritto in arabo ed i video scaricati.