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Crotone, truffa all’Unione Europea scoperta dalla Finanza

CROTONE – La Guardia di finanza di Crotone ha segnalato alla Procura regionale della Corte dei conti il titolare di un’azienda agricola per un danno erariale pari a 174 mila euro. Secondo quanto emerso dalle indagini dei finanzieri l’impresa ha beneficiato di un finanziamento pubblico ma dall’analisi della documentazione, è emersa la truffa ai danni dell’Unione Europea. In particolare attraverso l’esame della posizione dei due fornitori dell’azienda sono state scoperte irregolarità relative al mancato pagamento di Iva per 100 mila euro e l’illecito incasso di un contributo relativo ad un finto disoccupato agricolo.

Truffa all’Inps, 157 denunce

MONTEGIORDANO (CS) – La Guardia di Finanza di Montegiordano ha denunciato alla Procura della Repubblica di Castrovillari 157 persone, per aver falsamente dichiarato indennità di disoccupazione, sussidi di maternità, assegni familiari e indennità di malattia. L’ammontare della truffa all’Inps è di oltre 700 mila euro, erogati attraverso la predisposizione di falsi contratti di fitto/comodato di terreni. Sulla carta risultavano assunti centinaia di operai agricoli (lavoratori inesistenti) a tempo determinato ed effettuate 8 mila giornate lavorative. In realtà si trattava di lavoratori fittizi impiegati su terreni inesistenti, o addirittura sottoposti a sequestro dalle stesse Fiamme Gialle per inquinamento ambientale. Oltre all’indebito incasso di contributi statali, non sono stati versati contributi previdenziali Inps per circa 150 mila euro. Il danno complessivo segnalato alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Catanzaro è risultato di 757 mila euro.

‘ndrangheta: sequestrato il centro commerciale I Due Mari

CATANZARO – La Guardia di finanza del Gico di Catanzaro sta eseguendo un maxi sequestro di beni del valore di 500 milioni di euro a Lamezia Terme. L’attività ha colpito la cosca Iannazzo con il sequestro di svariati beni riconducibili a 65 persone fisiche e 44 persone giuridiche. Sigilli a svariati beni tra automezzi, rapporti bancari, quote societarie,appezzamenti di terreni, appartamenti, fabbricati, complessi aziendali relativi ad attività commerciali in diversi settori economici quali calzature, costruzioni, commercio di autoveicoli. Tra i beni di rilievo posti sotto sequestro c’è il noto centro commerciale I Due Mari di Maida, l’ipermercato Midway e La Nuova Nave a Lamezia Terme, riconducibili all’imprenditore Francesco Perri, il quale, secondo il Gico della Guardia di finanza e la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, sarebbe molto vicino alla ‘ndrangheta. Secondo quanto si legge nell’ordinanza, avrebbe stretto con il capo cosca Vincenzino Iannazzo “un solido e proficuo rapporto di natura sinallagmatica al punto tale da essere definito colluso”. Altri beni del gruppo Perri si trovano anche in provincia di Cosenza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. La storia della realizzazione dell’imponente centro commerciale “Due mari”, è legata a doppio filo alla guerra tra cosche che insanguinò Lamezia Terme a partire dal 2003. La grande struttura realizzata dall’imprenditore Antonio Perri tra Catanzaro e Lamezia Terme, lungo la statale 280 detta appunto “dei Due mari”, determinò nuovi assetti che avrebbero spostato l’epicentro dell’economia locale dal centro di Lamezia Terme. Decine di commercianti, a seguito della realizzazione del centro commerciale, avrebbero trasferito le loro attività in quella zona e quindi sarebbero passati sotto il controllo della cosca Iannazzo. Un cambiamento che sottraeva alla cosca Torcasio, egemone nella zona di “Capizzaglie” di Lamezia, la possibilità di controllare le estorsioni. Dapprima cercarono di impaurire i commercianti con telefonate minatorie ma, non ottenendo risultati, decisero di mandare un segnale forte. Fu per questo motivo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, che Antonio Perri, 71 anni, fu ucciso il 10 marzo del 2003 mentre si trovava nel supermercato “Atlantico”. Fu proprio l’omicidio dell’imprenditore che fece da “detonatore” della guerra di mafia culminata con l’assassinio di due esponenti di vertice dei Torcasio, Antonio e Vincenzo. Come risposta ai due omicidi venne trafugata la bara di Antonio Perri, con la successiva richiesta di un riscatto di 150 mila euro per la restituzione. La salma verrà poi ritrovata dalla polizia il 21 marzo 2008, seppellita a 50 metri dalla strada dei Due Mari. In questo contesto si sarebbe consolidato il rapporto tra la cosca Iannazzo e l’imprenditore Francesco Perri, figlio di Antonio, e nuovo titolare del centro commerciale “Due Mari” arrestato nel maggio scorso, con l’accusa di associazione mafiosa, nell’ambito dell’inchiesta “Andromeda” della Dda di Catanzaro. L’attività economica proseguirà sotto l’egida di un “pool” di professionisti che curerà l’amministrazione del centro commerciale, che potrà proseguire così regolarmente la sua attività. L’inchiesta che ha portato al sequestro dei beni è stata condotta dal pm della Dda Elio Romano sotto le direttive del procuratore della Repubblica facente funzioni, Giovanni Bombardieri.

Non emettono scontrino fiscale. Sigilli a otto negozi

CORIGLIANO CALABRO (CS) – La Guardia di Finanza di Corigliano Calabro in esecuzione di appositi provvedimenti emessi dalla Direzione Regionale per la Calabria dell’Agenzia delle Entrate, ha apposto i sigilli ad otto esercizi di commercio al dettaglio, per la reiterata mancata emissione dello scontrino fiscale. Si tratta di attività commerciali gestite in prevalenza da cittadini extracomunitari, sorpresi in più occasioni ad effettuare vendite senza emettere scontrino fiscale. In tema di sanzioni, la normativa inerente l’obbligo di rilascio dello scontrino o della ricevuta fiscale prevede, nel caso si rilevino quattro violazioni commesse in tempi diversi, anche la sanzione della sospensione dell’autorizzazione amministrativa e quindi la temporanea chiusura dell’attività. L’attività svolta si inquadra in un più ampio dispositivo di polizia economico-finanziaria predisposto, a livello locale, dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza.

‘ndrangheta, maxi operazione nella locride

REGGIO CALABRIA – Alle prime luci dell’alba, in provincia di Reggio Calabria, è scattata una vasta operazione anticrimine condotta congiuntamente dalle Fiamme Gialle e dai Carabinieri nei confronti di un gruppo di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura ed esercizio abusivo del credito, con l’aggravante del metodo mafioso, operanti nella Locride ed, in particolare, nei Comuni di Siderno, Gioiosa Jonica e Marina di Gioiosa Jonica. L’operazione, che ha impegnato oltre 400 militari, tra finanzieri del comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Calabria e dello Scico di Roma, e carabinieri del Ros, del comando provinciale di Reggio Calabria e dello squadrone eliportato carabinieri “Cacciatori di Calabria”, ha portato all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica-Dda di Reggio Calabria a carico di 34 persone, nonché a perquisizioni nei confronti di 52 indagati ed al sequestro preventivo di beni mobili, immobili e società per un valore di circa 15,5 milioni di euro. L’indagineprende le mosse dalla denuncia di un imprenditore operante nel settore tipografico, ora residente insieme alla sua famiglia in località protetta, che ha delineato una complessa attività di usura ai suoi danni da soggetti contigui alle cosche di ‘ndrangheta operanti nei Comuni della fascia Jonica della Locride, gli “Ursino-Macrì” e “Jerinò” di Gioiosa Jonica, i “Rumbo-Galea-Figliomeni” di Siderno, i “Bruzzese” di Grotteria, i “Mazzaferro” di Marina di Gioiosa Jonica. Le indagini, corroborate dalle investigazioni dei carabinieri del Ros sulle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, hanno permesso di ricostruire la struttura della locale della ‘ndrangheta di Gioiosa Ionica, riconducibile alle famiglie Ursino – Macri’ – Jerino’ e individuare un consistente giro di usura ai danni di oltre 50 persone alle quali le cosche applicavano interessi usurari oscillanti tra il 50% ed il 500% annuale. Le indagini hanno evidenziato che quando la vittima di usura non poteva far fronte agli interessi mensili con il denaro, veniva costretta, in alcuni casi, ad emettere fatture false a favore di società riconducibili e/o vicine agli usurai, al fine di far figurare costi mai sostenuti da queste ultime ed abbattere così la base imponibile ai fini della successiva tassazione. Molti dei componenti della locale di Gioiosa Ionica sono già detenuti in quanto coinvolti in varie operazioni di polizia giudiziaria e colpiti da condanne, pertanto il provvedimento di fermo è stato emesso a carico degli affiliati in stato di libertà, sul conto dei quali sono emersi concreti elementi a suffragio della sussistenza del pericolo di fuga all’estero, in considerazione degli strettissimi legami tra la ‘ndrangheta di Gioiosa Ionica e la criminalità organizzata di matrice calabrese operante in Canada che, come accertato, tra l’altro nei processi “Crimine” e “Morsa sugli appalti”, costituisce una diretta emanazione della stessa “società” gioiosana.

Cosenza, scommesse illegali in circolo ricreativo

COSENZA – La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Cosenza ha scoperto un locale aperto al pubblico ”mascherato” da circolo ricreativo, in cui venivano giocate centinaia di scommesse sportive per conto di allibratori maltesi. Quella che appariva essere una associazione non riconosciuta e senza fini di lucro, era in realtà il punto di ritrovo di scommettitori che all’interno dei locali avevano a disposizioni computer, tabulati con le quote offerte da bookmakers stranieri per le partite di calcio di tutto il mondo e tutto ciò che occorre per fare le proprie giocate. Le Fiamme Gialle cosentine hanno dapprima effettuato sopralluoghi per acquisire più dati possibili sul gestore della sala scommesse e sui suoi clienti e, successivamente, hanno pianificato il loro intervento nel momento di maggior concentrazione di eventi sportivi oggetto di scommesse. Il rappresentante dell’associazione è stato denunciato per ”Esercizio abusivo di attività di gioco e scommessa”, reato che prevede la reclusione da sei mesi a tre anni, e per ”Esercizio di giochi d’azzardo”, reato che prevede l’arresto fino ad un anno ed un’ammenda in denaro. A questo si aggiungono le violazioni dovute all’assenza delle necessarie autorizzazioni di pubblica sicurezza. Il locale adibito esclusivamente a centro raccolta scommesse è stato posto sotto sequestro insieme ai computer, alle stampanti ed alle matrici utilizzate per le giocate.

Reggio Calabria, emergenza criminalità

REGGIO CALABRIA – L’esecuzione dell’imprenditore edile Giovanni Vilasi, freddato a colpi di pistola in pieno giorno a Reggio Calabria, ha riacceso i riflettori sull’escalation criminale che soffoca la regione, in particolare l’area dello Stretto. Il fatto di sangue, sul quale indagano polizia e carabinieri, si è consumato nel pomeriggio. L’uomo, ritenuto dagli investigatori vicino alla cosca Libri, era appena uscito da una pasticceria e mentre si accingeva ad entrare nella sua auto, è stato ucciso con tre colpi di pistola alla testa. Secondo una prima ricostruzione del fatto, il killer è giunto a bordo di un motorino sul quale si è poi dileguato insieme ad un complice. Non ci sarebbero testimoni. Immediatamente il prefetto Claudio Samartino ha convocato una seduta del comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica a cui hanno preso parte il Procuratore della della locale Direzione Distrettuale Antimafia, il Questore ed i Comandanti provinciali dei carabinieri e della Guardia di finanza.
Nei giorni scorsi il ripetersi degli attentati di ndrangheta, anche nei confronti di pubblici amministratori, aveva spinto il Ministro dell’Interno Alfano a presiedere a Reggio Calabria la Conferenza delle Autorità di Pubblica Sicurezza. Un segnale della presenza dello stato in un territorio che continua però a rimanere ostaggio della criminalità.

Evasione fiscale, sequestro di beni a carico di un imprenditore

CROTONE – Beni immobili per 280 mila euro sono stati sequestrati dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Crotone al rappresentante legale di una società, accusato di reati fiscali. Il sequestro per equivalente, riguardante tre unità immobiliari tra terreni e fabbricati, è stato fatto in esecuzione di decreto emesso dal Gip del Tribunale di Crotone su richiesta della Procura della Repubblica. L’indagine dei finanzieri, condotta in sinergia con l’Agenzia delle entrate, ha consentito di rilevare l’omesso pagamento dell’Iva e, nel contempo, di operare il sequestro dei beni immobili e non delle somme di denaro allo scopo di salvaguardare la situazione patrimoniale e reddituale del debitore consentendogli di continuare l’attività imprenditoriale e di estinguere il debito attraverso un piano di ammortamento.

Operazione China Carnival: sequestrate oltre 500 mila maschere e parrucche

Cosenza ( Cs) – I finanzieri del comando provinciale di Cosenza, nell’ambito di interventi finalizzati a prevenire la commercializzazione di prodotti nocivi o pericolosi per la salute, predisposti proprio in occasione delle festività di carnevale, hanno sequestrato oltre 500mila maschere e vestiti di carnevale, destinati alla libera vendita, carenti dei contenuti informativi e pericolosi per il consumatore. L’operazione, denominata “China-Carnival”, sviluppata a seguito del quotidiano controllo del territorio, ha permesso di individuare società gestite da soggetti di nazionalità cinese che ponevano in vendita articoli di carnevale pericolosi provenienti dall’area asiatica. Nel corso degli interventi i finanzieri cosentini hanno individuato migliaia di capi ed accessori d’abbigliamento da utilizzare per i travestimenti di carnevale, quali maschere veneziane, maschere di personaggi di fantasia, parrucche, oltre ad una serie di altri prodotti, destinati alla vendita in violazione delle prescrizioni di sicurezza e trasparenza a tutela del consumatore di cui al D.Lgs 206/2005 (Codice del consumo). Gli articoli di carnevale in sequestro, destinati prevalentemente ai consumatori più giovani, sono risultati potenzialmente pericolosi poiché gli acquirenti, indossandoli, sarebbero stati esposti al rischio di contrarre infezioni cutanee e/o altre malattie dermatologiche. A conclusione dell’operazione sono stati posti sotto sequestro oltre mezzo milione di maschere e vestiti di carnevale ed i legali rappresentanti delle società coinvolte sono stati segnalati alle autorità competenti.

Olio estero spacciato per italiano. Maxi operazione antifrode tra Puglia e Calabria

Olio 2TRANI (BA) – L’Ispettorato repressione frodi del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, ha condotto una vasta operazione, denominata in codice “Mamma Mia”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani, in collaborazione con la Guardia di finanza, che ha portato al blocco di un vasto e collaudato sistema di frode, radicato in Puglia e Calabria, nel settore oleario. Sono otto gli indagati, accusati di frode agroalimentare e di reati fiscali, connessi a un giro di fatture false per oltre 13 milioni di euro, attestanti il commercio di 2mila tonnellate di olio certificato 100% italiano ma proveniente in realtà da altri paesi. La minuziosa e complessa attività di analisi degli investigatori ministeriali, ha permesso di accertare che tra il 2014 ed il 2015 oltre 2mila tonnellate di olio extravergine di oliva proveniente da Spagna e Grecia sono state commercializzate come olio 100% Italiano. Il complesso sistema di frode prevedeva il ruolo di imprese pugliesi e calabresi che emettevano falsa documentazione attestante l’origine nazionale di olio extravergine di oliva. Il prodotto poi, arrivava presso ignari soggetti imbottigliatori pronto per il confezionamento e la distribuzione sul mercato con la certificazione apparentemente regolare di made in Italy. Le persone coinvolte provvedevano poi a smaltire l’olio non italiano attraverso vendite fittizie a operatori compiacenti, anche esteri, al fine di farne perdere le tracce. Le ipotesi investigative sono state confermate anche da Organismi di controllo esteri. Alla luce di quanto emerso dalle indagini, su delega e sotto il coordinamento del dott. Antonio Savasta della Procura della Repubblica di Trani, con la collaborazione della Guardia di Finanza di Andria, Crotone e Gioia Tauro, sono stati eseguiti 16 sequestri e 12 perquisizioni. Nel corso dell’operazione è stata sequestrata un’ingente mole di documentazione e anche materiale informatico, attualmente al vaglio degli investigatori dell’Ispettorato repressione frodi. Le partite di falso olio 100% Italiano sono state rintracciate mediante la documentazione di vendita, mentre le quote ancora residue saranno ritirate dal mercato mediante un articolato sistema di richiamo dei prodotti irregolari.